Note su Chaim Cohn

Ho finito di leggere il libro di Chaim Cohn "Processo e morte di Gesu' - Un punto di vista ebraico".

Bel libro, utile anche a chi non ne condivide le conclusioni, in quanto la sua ricca bibliografia consente comunque al lettore di cominciare le sue personali ricerche sul processo a Gesu'.

C'e' una cosa pero' che non mi convince, forse per la mia ingenuita'.

Mi spiego: Chaim Cohn e' stato non solo uno storico del diritto, ma anche un giudice costituzionale, ed il libro che ha scritto puo' essere ritenuto, se non il processo d'appello al processo a Gesu' che era stato insistentemente chiesto alla Corte suprema israeliana, un processo al popolo ebraico in cui gli evangelisti costituiscono i testimoni dell'accusa.

Chaim Cohn "controinterroga" i testimoni dell'accusa, cioe' gli evangelisti, ponendoli sotto una luce estremamente sfavorevole:

1) Nessuno di loro aveva assistito personalmente agli eventi, e dovevano fidarsi di cio' che era stato raccontato loro. In un tribunale anglosassone questo sarebbe sufficiente per escluderli dal dibattimento.

2) Le loro testimonianze spesso si contraddicono.

3) Molte delle loro affermazioni confliggono con quello che ci e' noto del diritto ebraico e del diritto romano dell'epoca dei fatti. Se mi consentite il paragone, e' un errore tanto grave per loro come dichiarare di essere saliti su un treno che non figura sull'orario ferroviario;

4) E' evidente che i testimoni sono piu' interessati a nuocere all'imputato che a riferire i fatti come sono avvenuti, o come sono a loro noti.

Tutto questo sarebbe stato sufficiente, in un vero processo, ad ordinare il proscioglimento dell'imputato; ma Chaim Cohn non si accontenta di questo.

Egli infatti cerca di estrarre dai racconti evangelici brandelli di verita' che non furono alterati dagli evangelisti (o da coloro che li riferirono loro), e ne fa la base della sua ricostruzione del processo a Gesu'.

Possiamo chiamare quest'operazione "fare dei testimoni d'accusa i testimoni della difesa", in quanto Chaim Cohn vuol mostrare che il suo e' l'unico modo per ottenere una ricostruzione plausibile degli eventi a partire dalle testimonianze disponibili.

A questo punto entra in gioco la mia ingenua domanda: ha senso per uno storico od un giurista agire in questo modo?

Cohn prima distrugge la credibilita' dei testimoni, e poi cerca di riutilizzare le loro testimonianze, di cui ha praticamente annullato il valore agli occhi della giuria [cioe' dei lettori]. Questo mi rende perplesso, e su questo vorrei il parere di chi ne sa piu' di me.

Il perche' Cohn voglia questo e' comprensibile: in un vero processo, giudice e giuria dovrebbero non avere prevenzioni contro l'imputato, e percio' dovrebbe bastare impedire che si convincano della sua colpevolezza per ottenere il proscioglimento; ma in questo caso, una semplice "assenza di prove" non basta, ed e' invece necessario dimostrare che l'imputato tenne invece un comportamento esemplare anziche' delittuoso.

Personalmente, scegliero' questa linea, qualora mi si chieda in futuro la mia opinione sul processo a Gesu': Le uniche persone che dubitano che Gesu' sia stato crocifisso perche' condannato da Ponzio Pilato sono quelle che dubitano anche della sua esistenza storica. Su cosa abbia preceduto e motivato quella condanna, non abbiamo alcuna notizia certa.

Approfitto dell'occasione per rispondere a due questioni che erano rimaste in sospeso nei giorni scorsi:

1) Juza delle Nuvole aveva sostenuto che Giovanni 18:28 rappresentava una tradizione ebraica che poi non era stata tramandata; io avevo risposto che il Vangelo non bastava da solo a testimoniare una cosa del genere.

Di quel brano Cohn da' due spiegazioni alquanto contraddittorie ;-), una delle quali viene inconto a Juza.

A pagina 28 Cohn ritiene attendibile quel brano, ma attribuisce il divieto di entrare in casa di un romano non ad una norma sull'impurita' legale (come invece fa la Bibbia di Gerusalemme in una nota a pie' di pagina), ma alla disistima di cui godevano i Romani in quanto oppressori, con i quali nessun Ebreo osservante avrebbe mai avuto rapporti.

Invece, a pagina 187 Cohn sostiene che gli Ebrei non sono rimasti fuori dal Palazzo pretorio perche' non volevano contaminarsi (questa sarebbe stata un'illazione gratuita dell'evangelista), ma semplicemente perche' Pilato avrebbe celebrato il processo a Gesu' con rito camerale, e quindi senza pubblico in sala.

Il brano evangelico mi e' piaciuto poco soprattutto a causa della traduzione che ne ha dato la Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente:

(...) Quelli che lo [Gesu'] accompagnavano non entrarono: per poter celebrare la festa di Pasqua non dovevano avere contatti con gente non ebrea.

La traduzione non corrisponde al testo greco (che dice semplicemente "hina me mianthosin, alla' phagosin to pascha - perche' non si contaminassero, ma mangiassero la Pasqua"), e non corrisponde al vero, come spiega esaurientemente Cohn. Qui non si e' fatto un "targum - parafrasi", ma una vera e propria menzogna.

Oltretutto, la TILC americana che io ho traduce: The Jewish authorities did not go inside the palace, for they wanted to keep themselves ritually clean, in order to be able to eat the Passover meal - Le autorita' ebraiche non andarono dentro il palazzo, dacche' volevano mantenersi ritualmente pulite, per poter mangiare il pasto pasquale, a dimostrazione che i traduttori italiani quello svarione potevano tranquillamente risparmiarselo.

2) Per Liviatan: Cohn sembra poco convinto che siano state tramandate notizie di prima mano su Gesu' da fonti rabbiniche, come mostra nel capitolo 12 - pagg. 343-353.

La "barayta" (sentenza tannaitica non inclusa nella "Mishna") di bSanhedrin 43a (quella in cui si dice che per quaranta giorni fu cercato un testimone a discarico di Gesu' dopo ch'egli fu condannato a morte per stregoneria ed aver indotto degli Ebrei all'idolatria), secondo Cohn, si riferisce ad un omonimo, in quanto le differenze tra la descrizione del caso talmudico e quella dell'evangelico sono troppe.

bSanhedrin 67a parla (insieme con altri passi) di un certo Ben Satda o Ben Stada, imputato di idolatria, convinto [= provato colpevole] grazie all'intervento di "agenti provocatori" che lo indussero a formulare una dichiarazione compromettente, e poi giustiziato. Alcune circostanze (tra cui l'essere l'esecuzione avvenuta a Lod, anziche' a Gerusalemme) fanno propendere Cohn per l'omonimia - ed anche i commentatori medievali, a suo dire, sono d'accordo.

Il Gesu' discepolo di Yehoshua' Ben Perachya di cui parlano bSotah 46a e bSanhedrin 107b e' vissuto troppo presto per essere il Gesu' fondatore del Cristianesimo.

Secondo Cohn, questi passi (ed altri citati altrove nel libro) sono stati poi riferiti al fondatore del Cristianesimo in eta' relativamente tarda, quando gli Ebrei si erano trovati nella necessita' di reagire alle calunnie cristiane, e riadattarono passi talmudici gia' esistenti alla bisogna.

Cohn si rammarica che gli Ebrei non abbiano invece combattuto il nemico "in trasferta", cioe' studiando i Vangeli per evidenziarne le contraddizioni interne e la scarsa conoscenza del diritto ebraico dimostrata dai loro autori, in modo da rigettare l'accusa di aver causato la morte di Gesu' in modo piu' efficace.

Resta il problema: perche' mai gli Ebrei non hanno tramandato notizie di prima mano?

Secondo il Maier che avevo citato tempo fa, Gesu' era una persona troppo poco importante per lasciare traccia di se'; secondo Cohn, invece, e' vero il contrario: anche se non e' vero che Gesu' fosse inviso ai Farisei (gli stessi esegeti cristiani avvertono che era molto vicino a loro), le testimonianze evangeliche del favore di cui egli godeva presso il popolo sono assai attendibili.

Probabilmente le tradizioni ebraiche su Gesu' sono state soppresse dalla censura ecclesiastica, ed anche dall'autocensura ebraica, che spesso espungeva preventivamente i passi piu' problematici nel tentativo di prevenire conseguenze piu' gravi.

Il trucco non e' servito a molto, in quanto per i censori ecclesiastici era piu' grave approvare un passo sospetto che respingere un passo innocuo; per secoli le loro doti ebraistiche sono state assai limitate, per cui spesso sopprimevano brani in modo vicino all'arbitrio.

Cohn si chiede se tra i passi censurati ormai perduti per sempre non ci fossero notizie di prima mano su Gesu' - va da se' che nessuno puo' rispondere in modo sensato.

Ciao.

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