Riccardo Pacifici

Due giorni a Ferramonti

Se mi sono deciso a tenere questa relazione nel tempio oggi, io vi parlo non per fare un discorso rabbinico e neppure una conferenza nel senso comune, ma per raccontarvi un'esperienza di vita vissuta. Talvolta simili esperienze hanno maggior valore di ogni insegnamento e di ogni dottrina. La Torah e' vita e il nostro tempio e' il luogo ove hanno risonanza gli eventi della nostra vita individuale e collettiva.

L'esperienza di cui vi parlo e' la mia visita al campo di Ferramonti, visita che era stata preceduta da un periodo di legame e di rapporti a distanza con i nostri fratelli profughi: i messaggi. Si deve a questo collegamento ideale, se io sono stato designato a visitare come rabbino il campo. Con l'autorizzazione del R. Governo, sotto gli auspici della delasem, io mi sono recato non piu' come rabbino, ma come rappresentante dei miei confratelli d'Italia presso questi confratelli colpiti dalla sorte. Con questi sentimenti sono partito, con l'idea di vedere e ascoltare, non solo con quella di parlare; di portare il mio cuore e il cuore dei miei fratelli piu' che le mie parole. E cio', e' stato sentito, e cio' ha permesso che subito una corrente di simpatia e di fraterna cordialita' si stabilisse tra me e quei confratelli.

Sono giunto cosi' al campo che rappresenta il piu' grande agglomeramento di ebrei profughi, contando 1400 internati. Esso sorge lungo la linea ferroviaria di Sibari - Cosenza. Quivi, nell'estremo tallone d'Italia, sorge una comunita' ebraica che, se e' l'ultima cronologicamente, e' forse la prima per intensita' di vita, di pensiero e di azione. Il campo sorge sulla linea ferroviaria e, infatti, sin dal treno ho potuto avere, direi, una visione panoramica di questa minuscola cittadina quasi tutta ebraica. Entrando poi nel campo, si e' confermata in me l'impressione che avevo avuto e, cioe', quella di trovarmi quasi dinanzi a una delle nostre colonie in Erez.

Il perfetto allineamento delle bianche casette, il fatto che esse sorgano in aperta campagna e quello, poi, per me, di aver occasione di parlare in ebraico, mi aveva confermato in quella prima impressione. Questo senso di estrema serenita' d'ambiente mi veniva confermato dall'affabile accoglienza del comandante del campo, che, con umana comprensione, vigila e presiede alla vita del campo.

Il campo, che e' cintato da reticolati e vigilato da sentinelle della milizia, e' diviso in due grandi ali: in mezzo ad esse corre un lungo tratto di terreno che da' un certo respiro alla vita del campo e serve di sfogo e di passaggio. Cosi' all'esterno. Altro tratto esterno: all'intorno la visuale si estende alle ridenti colline e sui campi coltivati, sicche' la vita di questi nostri fratelli e' almeno resa piu' serena dal paesaggio naturale.

La vita all'interno e' regolata, direi, da una disciplina quasi militare. Inutile dire che l'uscita dal campo e' vietata, salvo casi eccezionali, con la scorta di agenti; come pure e' vietato l'accesso a chi non abbia regolare autorizzazione.

Le costruzioni del campo constano di file di casette, o lunghe camerate allineate le une alle altre, separate da un libero spazio di terreno. Tra un gruppo e l'altro di costruzioni vi sono come degli spiazzi in mezzo ai quali vi sono le fontane per uso pubblico.

Tipi di casette: camerate, o casette per famiglia, cucina. Io stesso sono stato alloggiato in una di queste casette, messami a disposizione dal comando e arredata con gusto e sobrieta' dai nostri dirigenti. Ho sentito tutta la poesia di questo fatto, di essere sotto lo stesso tetto dei nostri confratelli.

Come si svolge la vita. Prima di tutto dal lato materiale: camerate, ogni due, una cucina. Capo camerata, che sarebbe una specie di fiduciario, il quale cura gli interessi della camerata e provvede all'apprestamento del cibo. Le provviste si acquistano in uno spaccio autorizzato nel campo.

Lire 6 (sei) giornaliere: ogni internato (per mezzo di esse) riceve una razione di viveri, che si puo' paragonare molto da vicino a un rancio militare.

Famiglie: provvedono direttamente all'acquisto e alla confezione di cibi.

Occupazioni: sono considerati felici coloro che hanno potuto occuparsi a lavorare, chi nelle cucine, sorveglianza camerate, lavori artigianali, falegnami, sarti; altri purtroppo sono nell'inerzia, o hanno strane occupazioni: venditori ambulanti di the', bar. Data questa disoccupazione accade di veder gente che circola o passeggia per il campo.

Numero e composizione. Circa i paesi d'origine dei profughi vi e' un mosaico: tedeschi, cecoslovacchi, polacchi, ungheresi, jugoslavi. Siccome poi il campo accoglie anche una frazione minima di non ebrei, ci sono anche gruppi di greci e di cinesi. Un gruppo a se' forma lo scaglione dei cosiddetti naufraghi di rodi: 500, che occupano un'ala del campo e che, pur accomunati dalla stessa sorte, desiderano rimanere distinti dagli altri per il fatto che la loro meta e' Erez Israel.

Dirigenti del campo: Dott. Perales cura la parte organizzativa, assistenziale, rapporti col comando, con la delasem. Due rabbini. Sono essi che mi hanno accompagnato e guidato, e hanno predisposto un programma per onorare la mia visita. Questo programma si e iniziato con un piccolo ricevimento dei dirigenti al bar del campo e, dopo le prime conversazioni e la colazione, si e' avuta la prima cerimonia solenne al sacro tempio, a uno dei templi. Sono rimasto profondamente colpito da questa cerimonia preparata con cura in tutti i particolari. Tempio:baracca addobbata e abbellita. Affollamento: disposizione e attenzione assai superiore a quella che e' nei nostri templi; fra il pubblico erano presenti due rappresentanti religiosi: archimandrita e legato apostolico; particolare commovente. Coro perfetto: Baruch abba'. Due discorsi: presidente, rabbino. Mio discorso: fraternita' d'Israele, salmo di Pesach, il salmo dei salvati dalla sciagura. Preghiera cantata, cantore, fine cerimonia. Saluto in mezzo al popolo.

Visita ai malati (infermeria, farmacia) e alle camerate. Descrizione, commozione nel sentire racconti, odissee, vite troncate, studi interrotti, parenti di cui non si ha notizie da anni, gente che ha le famiglie sparpagliate in tutto il mondo: eredita' della tragedia! e' in questi avvicinamenti che ho sentito tutto il dolore. Gente che non puo' avere le cure necessarie, gli studi prediletti, ecc.

Pranzo alla sera in mio onore. Pranzo Pesach, distinzione degli intervenuti, discorsi. Nonostante cio': vita, matrimoni.

Udienze al mattino: nuovi avvicinamenti, storie viventi; gente che ha parenti in pericolo, che vorrebbe farli venire in Italia - libero confine.

Gruppo di Rodi: accademici, chalutzim; lavoro della terra, lavoro dello spirito - hanno ripreso l'antico ideale di Israele. Episodi commoventi:

Bimbo nato in viaggio, signora di 73 anni. Gente che viaggia da anni! cosi' da vicino, credete, si giudica e si vive e si sente molto di piu' che vivendo lontano.

Scuola: asilo e scuole, gruppi inferiori e superiori, programmi, saggi scolastici. Fotografia in mezzo ai bambini. Molti me li sono abbracciati perche' li sentivo piu' bisognosi delle nostre carezze e delle nostre cure.

Livello culturale: 30 medici, ingegneri, musicisti, rabbini. Concerto vocale: cosa straordinaria, musica italiana frammista all'altra. Israele che si ritira nel campo dello spirito - ammirazione sconfinata! vita dello spirito: intenso studio della Torah, lingua ebraica parlata. Spesso ho ricordato altri ambienti, dove ho vissuto, in oriente ove la vita pulsa piu' che da noi: spesso ho ricordato Erez Israel ed ho sentito l'abisso tra quelle vite e la nostra vita monotona, piatta. Biblioteca, iniziative in campo culturale, richiesta di libri, richiesta di studio; il timore di loro e' di fossilizzarsi senza cultura.

Riunione serale, comitato di assistenza: come funziona, tassa minima, tassa tempio. Miracoli! lire 4.000 per i profughi di rodi: 150 capi di indumenti. Miracoli di carita' e di assistenza. Riunione finale: discorsi, aspetto civile dell'assemblea.

Come risultato... Quando alla fine del secondo giorno si e tenuta la riunione nel secondo tempio, tempio ortodosso, ho creduto di dover affermare che avevo conosciuto tanti dolori e tante ignorate pene, pero', avevo scoperto una forza ignorata a loro stessi: una forza eterna che aleggia al di sopra delle bianche casette, e, commosso, ho pregato che la benedizione e la preghiera di dio scendesse su di loro.

Questa commozione ho serbato fino alla sera, quando, rientrando a sera sotto la luna che inondava di luce il campo, sono passato lungo le casette ed ho pensato quanta vita, quanta pienezza di vita vi era li' dentro. Ogni casa e' una storia, ogni persona un libro. E mi sono sentito legato a quei fratelli, sicche' al mattino non mi sarei sentito di lasciarli. Ho portato con me la sintesi di questa fratellanza, di questa comunanza nel dolore... Ho sentito che e' bello, e' giusto soffrire per gli altri, soffrire insieme agli altri; ho sentito la conferma di quanto dice un grande pensatore ebreo che il divino raggiunge la sua pienezza quando i singoli esseri si aprono l'uno all'altro.

Riccardo Pacifici
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