Riccardo Pacifici

Dai Midrashim: i dieci martiri

Allorquando fu decretato in terra che dovessero essere uccisi i maestri d'Israele, i colleghi dissero a R. Ishmael: sommo sacerdote, sali verso il cielo e cerca di sapere se questa sentenza e' voluta dal santo benedetto egli sia. R. Ishmael si purifico', si rivesti' del Taled e dei Tefillin e pronuncio' il nome ineffabile (di D-o) allora il vento lo sospinse verso il cielo ove l'arcangelo Gabriel, incontratolo, gli domando':

Sei tu quel Ishmael del quale si gloria ogni giorno il tuo creatore, dicendo che sulla terra vi e un suo servo che gli assomiglia nello splendore del volto?

Sono io, rispose.

E perche' sei salito sin qua?

Son salito per sapere se la sentenza e' stata sanzionata dal santo benedetto egli sia.

Ti giuro, o Ishmael, che cosi' ho udito di dietro alla cortina (del trono di D-o): dieci maestri d'Israele sono destinati al martirio.

E perche'? disse R. Ishmael.

Per la vendita di Giuseppe; infatti la giustizia ogni giorno reclama dinanzi al trono di D-o dicendo: hai forse scritto inutilmente sia pure una sola lettera della Torah? Ebbene e scritto: chi ruba una persona e poi la vende, e' reo di morte (Es. XI, i6), ed ecco (i capostipiti) delle dieci tribu' vendettero Giuseppe ed ancora non hai chiesto conto di cio' ne' a loro ne' ai loro discendenti!

E il santo benedetto egli sia non ha trovato che in noi lo strumento per esigere conto della vendita di Giuseppe ?

Dal giorno in cui avvenne il fatto, in nessuna generazione il santo benedetto egli sia ha trovato, se non in voi, uomini giusti e pii al pari dei (capostipiti) delle dieci tribu', e percio' ha scelto voi.

R. Ishmael scese allora in terra e comunico' ai colleghi che la sentenza era stata sanzionata; essi da un lato si addolorarono perche' era stato emesso contro di loro un tale decreto, ma dall'altro gioirono nel sapere che erano stati paragonati ai capostipiti delle dieci tribu'.

Furono dunque presi per essere messi a morte: R. Shimeon Ben Gamliel e R. Ishmael, sommo sacerdote. R. Shimeon piangeva e percio' R. Ishmael gli disse: /p>

Con due passi ti troverai in mezzo ai giusti, e piangi?

Mi dolgo, rispose, perche' non so per quale motivo sono ucciso.

Se una persona viene ad interpellarti per un giudizio, ti e' mai capitato in vita tua di farlo attendere finche' tu non avessi bevuto, calzato la tua scarpa, o indossato il tuo Taled? E tu sai che la Torah ha detto:

Se tu lo affliggerai (Es. XXII, 22), il che e' interpretato nel senso che non si deve causare al proprio simile alcun maltrattamento, sia grave, sia tenue.

Mi hai consolato, o maestro, rispose R. Shimeon.

Entrambi si misero a supplicare il carnefice.

L'uno diceva: io sono sommo sacerdote, discendente della stirpe di Aron: uccidimi per primo, sicche' non veda la morte del mio collega.

E l'altro diceva: io sono nassi', discendente della stirpe davidica: uccidimi per primo, sicche' non veda la morte del mio compagno.

Gettate le sorti! Disse il carnefice.

La sorte cadde su R. Shimeon Ben Gamliel. Il carnefice prese la spada e gli recise il capo. R. Ishmael lo prese, se lo mise in seno e cosi' piangendo e gridando esclamava: o bocca santa e verace che pronunciavi detti preziosi come perle! Questa e' la retribuzione per la Torah!

Mentre R. Shimeon e R. Ishmael erano messi a morte, ne fu data notizia a R. Akiba'. Questi, laceratosi le vesti e cintosi di sacco, disse ai suoi discepoli:

Preparatevi a qualche grave castigo, perche' se alla nostra generazione era destinato un qualche bene, nessuno ne sarebbe stato meritevole piu' di R. Shimeon e di R. Ishmael; deve essere percio' chiaro e manifesto dinanzi al creatore del mondo che, nel mondo, una grave sciagura sta per scendere e percio' questi giusti si separano da noi, affinche' si adempia quanto e' scritto nel verso: il giusto muore... ma per sottrarlo ai mali che vengono, il giusto viene ritirato (dal mondo) (Isaia LVII, 1).

Dopo presero R. Akiba', che interpretava gli ornamenti delle lettere della scrittura e che rivelava la Torah cosi' come fu data a Mose' sul Sinai. Mentre lo conducevano a morte, il generale (romano) ricevette una lettera con la quale si annunciava una ribellione del re di Arabia; percio' R. Akiba' fu tenuto prigioniero sino al ritorno del generale dalla guerra. Quando torno', dette ordine che il suo corpo fosse lacerato da pettini di ferro, ed egli, mentre cosi' veniva torturato, ripeteva: la rocca, perfetto e' il suo operare, poiche' tutte le sue vie sono giustizie. D-o di veracita' e senza nequizia, giusto e retto egli e' (Deut. XXXII, 4).

Si udi' una voce celeste che disse: beato te, R. Akiba', che fosti giusto e retto e la cui anima usci' come quella degli uomini giusti e retti!

Quando la notizia della sua morte giunse a R. Chanina' Ben Teradion e a R. Jehuda' Ben Baba', si lacerarono gli abiti, si cinsero di sacco e dissero: fratelli, la morte di R. Akiba' non e' che un segno (delle colpe della nostra generazione).

Poi R. Chanina' Ben Teradion venne preso. Di lui si diceva che era amabile agli occhi del santo benedetto egli sia e degli uomini; mai si era udita sulla sua bocca una parola offensiva verso il proprio simile. Quando fu proibito di insegnare la Torah, egli continuo' a diffonderla e a illustrarla in pubbliche riunioni. Lo presero e, avvolgendolo in un Sefer Torah, lo circondarono di fascette di legno alle quali dettero fuoco; poi portarono dei batuffoli di lana, inzuppati nell'acqua e li collocarono vicini al suo cuore per prolungare l'agonia.

La figlia gli disse: babbo, come potro' vederti cosi'?

Se fossi stato bruciato da solo, anche a me la morte sarebbe stata grave, ma ora che la Torah e' bruciata insieme a me, sono certo che chi rivendichera' l'offesa fatta alla Torah, rivendichera' anche la mia.

E i discepoli gli chiesero: maestro, cosa vedi?

Vedo, rispose, che le pergamene si bruciano, ma le lettere si librano nell'aria.

Apri la bocca, gli dissero, affinche' il fuoco penetri (e cosi' si abbrevi la tua agonia).

No, disse, e' bene che l'anima sia tolta da chi l'ha data e che l'uomo non faccia violenza a se stesso.

A questo punto il carnefice disse: maestro, se io aumento la fiamma e ti tolgo la lana di sopra il cuore, mi prometti di farmi partecipe della vita eterna?

Si' rispose.

Ebbene, giuramelo!

Glielo giuro'. E senz'altro aumento' il fuoco, tolse i batuffoli di lana e cosi' la sua anima esalo' piu' presto. Egli stesso (il carnefice) si getto' quindi in mezzo alle fiamme.

Allora usci' una voce che disse: R. Chanina' Ben Teradion e il suo carnefice sono destinati alla vita eterna.

Ripensando con le lacrime a questo fatto, Rabbi' osservo: c'e' chi si acquista il mondo eterno in tanti anni e c'e' chi lo acquista in un attimo!

Dopo fu ucciso R. Jehuda' Ben Baba'. Di lui raccontavano che non aveva assaporato il sonno, piu' di un cavallo, dall'eta' di diciott'anni sino ad ottanta anni.

Una volta le autorita' comminarono la pena di morte a chi procedesse ad una ordinazione (semicha') e a colui che ne fosse investito e minacciarono parimenti di distruggere la citta' ove tale ordinazione fosse avvenuta. Ora R. Jehuda' Ben Baba' si reco' nello spazio situato tra due mondi e al confine tra due citta' e ivi ordino' (maestri) cinque suoi discepoli e cioe': R. Meir, R. Jehuda', R. Shimeon, R. Jose' e R. Eleazar Ben Chanania'. Quando i nemici li ebbero riconosciuti, egli disse:

Correte, figli miei!

E di te cosa avverra'? domandarono.

Ecco, io sono nelle loro mani come una pietra che non ha chi la rimuova.

E cosi' trapassarono il suo corpo con trecento colpi di lancia, sicche' lo ridussero come uno staccio.

Dopo fu la volta di R. Jehuda' Ben Doma. Era la vigilia di Shavuoth e R. Jehuda' disse al generale:

Attendi finche' abbia adempiuto al dovere di santificare la festa, onde inneggiare al santo benedetto egli sia, che ci ha dato la Torah.

E tu, domando' il generale, credi ancora nella Torah e nel D-o che l'ha data?

Si', rispose.

E quale e' il premio della Torah?

David ha detto: oh! quanto e' grande il bene che e' riservato a coloro che ti temono! (Salmi XXXI, 20).

Non vi sono stolti al pari di voi, che credono all'esistenza di un altro mondo!

Ed io dico, riprese il maestro, che non vi sono stolti come voi, che negate l'esistenza di D-o. Ma guai a te quando vedrai noi partecipi della luce eterna e tu scenderai nel profondo della perdizione!

Il generale si adiro' e ordino' di legarlo per i capelli alla coda d'un cavallo e trascinarlo cosi' in giro per la citta'.

Dopo condussero a morte R. Chuspit, l'interprete. Di lui si raccontava che aveva 130 anni quando fu condannato al martirio ed era bellissimo di figura e di aspetto, somigliante ad un angelo del signore. Vennero e riferirono al re della sua bellezza e della sua canizie con queste parole: per la tua vita, o signore, abbi pieta' di questo vegliardo!

Il re domando' a R. Chuspit: quanti anni hai?

Centotrenta meno un giorno, rispose, e percio' ti prego di attendere che io compia questo mio giorno.

Cosa ti importa di morire oggi o domani?

Perche' io possa adempiere ancora due Mizwoth.

E quali?

La lettura dello Shema' del mattino e quella della sera, sicche' io possa proclamare la sovranita' dell'unico D-o grande e venerabile.

Sfrontati! Fino a quando riporrete fede nel vostro D-o? Egli e' ormai vecchio e non puo' salvarvi dalla mia mano, perche' se lo avesse potuto, avrebbe certamente vendicato il suo popolo, come fece al tempo dei faraoni, di Sisera' e di tutti i re della Cananea.

Nell'udire cio' R. Chuspit proruppe in pianto e si lacero' le vesti per l'offesa recata al nome di D-o, quindi soggiunse: guai a te; cosa farai nel giorno in cui D-o punira' voi e le vostre divinita'?

Il generale ordino' quindi di lapidarlo e di appenderlo.

Dopo trassero a morte R. Chanina' Ben Chachinai. Di lui si diceva che aveva passato la vita sua in digiuni, dai dodici ai novantacinque anni; quel giorno, poi, era vigilia di sabato.

I suoi allievi gli chiesero: vuoi assaggiare qualche cosa, maestro?

Sono stato a digiuno fino ad ora, non so quale via dovro' percorrere, e voi mi dite di mangiare e di bere!

Comincio' a fare il Kiddush del giorno, ma giunto alla parola vaiqadesh non lo lasciarono terminare e lo uccisero.

Una voce si udi' che disse: beato te, R. Chanina', che fosti santo e la cui anima usci in santita'!

Dopo fu la volta di R. Isebab, lo scriba. Mentre lo portavano via, i suoi discepoli gli domandarono:

Maestro, e della Torah cosa avverra'?

Credo che la Torah sara' dimenticata in Israele, perche' e' stato deciso che siano distrutte le nostre piu' preziose cose e magari se cio' potesse servire di espiazione per il nostro tempo!

E di noi cosa sara'?

Sostenetevi l'un l'altro, amate la pace e la giustizia, forse vi puo' essere una speranza.

Quanti anni hai? qli domando' il generale.

Oggi compio novanta anni, ma gia' prima che io uscissi dall'alvo di mia madre, era stato decretato che io e i miei colleghi dovessero cadere nelle tue mani. Pero' un giorno il santo benedetto egli sia chiedera' conto del nostro sangue.

Presto, uccidete anche questo! Ordino' il governatore. E cosi vedro' quale e' la potenza del suo D-o.

E comando' che fosse bruciato.

Dopo condussero a morte R. Rliezer Ben Chanania'. di lui si diceva che aveva centocinque anni e che, dalla sua infanzia sino al termine della sua vita, nessuno lo aveva udito proferire parole vane, mai aveva avuto dissidi con i colleghi sia a parole, sia a fatti; era umile e dimesso e per ottanta anni era vissuto in digiuno. Quel giorno era Kippur. Gli allievi vennero e gli chiesero:

Maestro, cosa vedi?

Vedo trasportare il feretro di R. Jehuda' Ben Baba' e di R. Akiba' Ben Josef i quali discutono intorno a questioni rituali.

E chi interviene per comporre la loro disputa?

R. Ishmael, il sommo sacerdote. E chi riesce vittorioso sull'altro?

R. Akiba', rispose, perche' ha lavorato con tutte le sue forze intorno alla Torah. Vedo inoltre, figli miei, che l'anima di ogni giusto si purifica nelle acque del Shiloach per entrare in purita' nel consesso celeste e ascoltare R. Akiba' che illustra l'argomento della giornata. Gli angeli portano dei seggi d'oro destinati ai vari giusti.

L'imperatore ordino' che fosse ucciso. Una voce celeste disse: beato te, R. Eliezer Ben Chanania', che fosti puro e in purita' usci' la tua anima!

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