Dott. Avi Pazner

Rabbino Bahbout,
President Zevi,
Care amiche, amici,
Sono molto contento di essere con voi oggi. Ringrazio il rabbino Bahbout di avermi invitato a partecipare a questa riunione. Sono venuto per tre ragioni: la prima e' che voi forse sapete che sono stato nominato ambasciatore a Parigi e dopo le feste purtroppo dovro' lasciare l'Italia. Ho pensato che forse per alcuni di voi, questa sara' l'ultima occasione di sentirci allora volevo approfittare di questa occasione.

La seconda ragione e' che nei miei tre anni e mezzo in Italia ho avuto molti contatti con la comunita' ebraica e mi sento molto vicino a questa comunita'.

Quando sono arrivato in Italia nell'ottobre-novembre del '91, sono stato come studente un mese a Firenze e la' era il mio primo incontro con una comunita' ebraica italiana. Sono stato accolto on molto calore da parte del mio amico rabbino sciunnach e signora e ho potuto imparare un po' sulle caratteristiche della communita' ebraica di firenze e ho sentito allora con orrore che non c'era piu' possibilita' di continuare la scuola ebraica ogni giorno come prima per, purtroppo, una mancanza di studenti.

Il fatto mi ha colpito e dopo, quando ho girato per l'Italia e ho visitato le diverse comunita' ho visto che c'era un problema generale di declino numerico nella nuova generazione degli ebrei italiani. E' una cosa che colpisce perche' questo e' il futuro del nostro popolo in questo paese.

Forse c'e' bisogno di pensare su come mantenere questa nuova generazione all'interno del popolo ebraico. Per questo sono cosi' importanti queste riunioni, questi convegni, per parlare, per vedere se ci sono delle idee nuove. Per esempio, ho parlato di firenze. Sei mesi o un anno dopo aver terminato i miei studi a Firenze, ho visitato anche Livorno, una comunita' antica, importante, dalla quale sono venuti grandi ebrei e anche la', dove ci sono 600 ebrei, ho chiesto (perche' questa e' sempre la mia prima domanda), dov'e' la scuola ebraica, dov'e' il futuro del nostro popolo. E anche la' mi hanno detto che non hanno abbastanza giovani per fare una scuola ebraica. E allora ho chiesto: ma voi siete qui a un'ora da Firenze. Perche' non fate qualche cosa insieme. La' ci sono 800-1000 ebrei e voi siete 600. Insieme siete quasi 2000. Insieme potete fare una scuola. Potete fare qualche cosa, potete conservare il futuro nella vostra nuova generazione.

La risposta fu: no, siamo due comunita' diverse e abbiamo delle storie diverse, delle diverse tradizioni, e' troppo complicato. Io devo dire che io non lo vedo cosi' complicato e che io non vedo la grande differenza fra la comunita' di Firenze o di Livorno o di Roma o di Milano o di Parigi o di Londra o di New York o di Gerusalemme. Io non vedo delle barriere che non si possono superare con un pullman, con un po' di organizzazione, con un modo di pensare fuori al campanalismo, un po' di immaginazione, di iniziativa. E ho preso questo solo come esempio e sono sicuro che ce ne sono molti altri, ma questo mi ha colpito perche' qui sono due comunita' importanti con delle radici profonde qui in Italia che mancanza di possibilita' conservare la nuova generazione, rischia di perderla.

Questa e' un'osservazione generale che forse l'ebraismo italiano dovrebbe pensare piu' come un'entita' unica che come molte comunita'. Io vi offro quest'osservazione - e non e' un consiglio da uno straniero ma da qualcuno che si sente parte di voi. Una terza ragione che ho voluto essere con voi oggi e' per sottolineare la centralita' d'Israele nella vita ebraica in tutto il mondo. Una centralita' non soltanto numerica perche' i numeri cambiano. Quando Israele e' nato nel '48 c'era appena 600.000 ebrei in Israele, il 5% degli ebrei di tutto il mondo era allora in Israele.

Oggi in Israele ci sono piu' di 4.500.000 di ebrei. Fra pochi anni Israele diventera' la comunita' piu' grande nel mondo. Anche in america, purtroppo, scnde il numero di ebrei. C'erano 6.000.000, ci sono adesso 5.500.000 e fra 15 anni ci saranno piu' ebrei in Israele che in America. E questa questione della centralita' d'Israele diventa sempre piu' accuta. Ma non parla soprattutto dei numeri. I numeri sono ovvi, specialmente per una piccola comunita' come quella italiana, ma parlo di un legame forte fra noi e i nostri fratelli e sorelle Italiane.

Dobbiamo pensare in Israele.... Non e' facile. Per esempio, c'e' stata questa initiativa alla quale ha partecipata Tullia Zevi, che e' stata invitata dal president Weissman. Ma come facciamo per realmente aiutarci l'uno l'altro, appoggiarsi, dare uno all'altro, perche' anche noi abbiamo molto da imparare. Credo che questo sia un punto molto importante e vorrei che ci pensiate a questo punto. Come essere piu' vicini a Israele; come essere piu' attivi. Non soltanto per aiutare Israele, anche quello, se', ma per aiutare voi, per aiutare la continuita', per trovare un nuovo interesse.

Con questo pensiero volevo lasciarvi oggi e dire che come sempre, l'unione fa la forza. Voi uniti prima, fra di voi, e voi uniti con noi saremo tutti piu' forti.

Grazie.

Avi Pazner

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