Rav Hazan

Diversi per forza?

Approfitto del fatto che siamo nella zona di Roma per ricordare che uno dei grandi maestri del Talmud, Ben Harash, era vissuto a Roma, aveva creato un insediamento a Roma ed una Yeshiva'. Questo e' venuto dopo la distruzione del Bet Hamidash, era piu' o meno coetaneo di Rabbi Akiva e tanti si sono spesso chiesti, come mai proprio a Roma.

E' vero che il tempio era stato distrutto, e' vero che gli ebrei erano stati esiliati, tuttavia l'insediamento in Erez Israel, sicuramente era piu' importante, allora come mai proprio Roma? Forse potremmo avvicinarci al pensiero di Rav Ben Harash prendendo spunto da Pirkei Avot, dalla Torah e forse da qualche passo del Talmud.

Come sapete, proprio in questi Shabbatot, e' abitudine proprio tra Pesach e Shavuot leggere Pirkei Avot, le massime dei padri, che non sono vere e proprie Halakhot, cioe' leggi, ma piuttosto, sono regole di vita che dovrebbero elevarci proprio in queste settimane per ricevere la Torah nel giorno di Shavuot.

Dice Pirkei Avot: Hillel Omer, Hillel dice, cerca di essere un allievo di Aaron (Ha Cohen). Ama la pace e segui la pace. Ama le creature e avvicinale alla Torah. Generalmente questo viene interpretati come due insegnamenti: il primo di pace, il secondo di amore per gli uomini.

In realta', e' messaggio unico. Ama lo Shalom. Ma non basta amare lo Shalom, bisogna perseguire, ricercarlo. Come? Dice Hillel, amando e rispettando le Briot, le creature di D-o. Gli uomini, ma non soltanto. Amore e' un sentimento fuggente. E' importante dare all'uomo qualcosa di piu' concreto, avvicinargli alla Torah. Se si vuole Shalom, bisogna avvicinare gli uomini alla Torah.

Shalom e' uno degli appellativi di D-o e se vogliamo che D-o si riveli nel mondo, e' importante che l'uomo si avvicina alla sua Torah. E' questo e' il compito di Aaron, proprio di Aaron, il sommo sacerdote, e quindi del popolo d'Israele. Un popolo di sacerdoti, come D-o stesso li chiama nel versi antecedenti al ricevimento della Torah su monte Sinai. Un popolo di sacerdoti fra i popoli del mondo, distinto dagli altri perche' pur vivendo tra gli uomini hanno l'obbligo e la responsabilita' di insegnare al mondo il valori universali della Torah. Come un maestro con i suoi allievi, che pur mantenendo un certo distacco, dev'essere capace a legare e integrarsi per poter trasmettere il suo messaggio.

C'e' la famosa parabola dell'angelo che offre la Torah ai vari popoli prima di Shavuot e tutti la rifiutano perche' non adatta a loro, finche' non lo offre agli ebrei che lo accettano. E' mai possibile che l'uomo non accetti il dono di D-o? Il fatto e' che ricevere la Torah non significa soltanto seguirla bensi' insegnarla, offrirla agli altri ed essere di esempio. E questo richiede molto di piu', richiede impegno e umilta'.

Il compito affidatoci sul monte Sinai ci rende per forza diversi. Nel bene e nel male siamo sempre in prima linea con gli occhi del mondo puntati su di noi.

Dopo che D-o ha dato i dieci comandamenti, la Torah dice, la voce di D-o era grande e senza fine, senza interruzioni.. Il significato semplice che Rashi porta nel suo commento e' che la voce di D-o risuona permanentemente nel mondo. Non solo i dieci comandamenti bensi' tutta la Torah e' stata data da D-o. Non solo in quella generazione bensi' in ogni generazione.

I maestri, quando rivelano il significato della Torah, ci rivelano che la Torah non e' cambiata nell'arco delle generazioni e dei millenni e' sempre voce, la stesso Kol Gadol Ve Lo Iasaf. La stessa voce rigorosa di D-o che non ha subito interruzione alcuna. Il Midrash ha un altra spiegazione, piu' profondo, che sicuramente si puo' legare alla prima sul perche' la voce di D-o non e' stata interrotta.

La voce di D-o si e' divisa in sette voci. E queste sette voci si sono divise in settanta voci. Quella stessa voce non si e' fermata al popolo d'Israele bensi' il suo messaggio viene ritrasmesso senza interruzioni ai settanta popoli della terra, ai Bene Noach.

Tutta l'umanita' ha l'obbligo di osservare i propri precetti nella Torah, le sette Mizvot Noachidi. Non solo, ma la Torah si preoccupa di farci sapere che l'importanza dei Bene Noach, l'importanza dei precetti dei settanta popoli non e' per nulla secondaria. La stessa voce che ha dato a noi i dieci comandamenti, si e' ripercorsa sui popoli dell'umanita'. Basta leggere il Rambam. Nella legge del Melachim egli spiega, e cosi' Moshe Rabbenu ha detto agli ebrei: in nome di D-o, cercate di stimolare, di insegnare, di convincere i vari popolo a seguire le loro sette Mizvot. Non solo, piu' avanti dice, e' importante che i Bene Noach quando fanno le loro Mizvot, sappiano che questo viene da D-o attraverso Moshe Rabbenu. E' necessario a questo punto rendersi conto della tremenda responsabilita' che abbiamo ad insegnare agli popolo le sette Mizvot, quei valore universale che portano il Shalom nel mondo, i valori che sono gli unici a togliere le barriere fra i popoli. Forse nei secolo passati, cio' sarebbe stato impensabile. Un tempo, a far sentire i proprio diritto, un ebreo rischiava la propria vita. Ma oggi e' diverso.

Oggi, grazie a D-o, viviamo relativamente nei tempi in cui un ebreo puo' facilmente trasmettere un messaggio spirituale, attraverso i giornali, la radio e televisione, i filmati, i video, il cinema. Ci viene spesso richiesto di tenere conferenza e dibattiti. Kol Gadol Ve Lo Iasaf. Attraverso i nostri insegnamenti, di ognuno di noi, non solo dei rabbini ma da ogni ebreo, gli insegnamenti nelle settanta lingue, fra i settanta popoli e' l'unico modo per fare che il verbo di D-o non si interrompera' mai. Nel riportare un passo della Ghemera' in : forse l'unico motivo per cui D-o ha esiliato il suo popolo tra gli altri popoli della terra e' affinche' si aggreghino ad essi gli stranieri. Sappiamo come il proselitismo non faccia parte della cultura ebraica, proprio per il profondo rispetto verso gli uomini.

Qui piuttosto, si intende che gli esiliati fuori dalla loro terra, gli ebrei hanno l'obbligo, vivendo tra i popoli di riscoprire le scintille divine sparse nel mondo. Generalmente, il galut viene inteso come una punizione alla scopo di migliorarci finalmente per la redenzione. Esiste pero' un pensiero piu' profondo secondo il quale l'esilio dalla nostra terra ha lo scopo di avvicinare il mondo intero a D-o e solo quando gli altri popoli osserveranno i loro precetti, allora sara' attuale la redenzione e il giorno del Mashiach.

A cominciare da Avram Avenu, D-o ha scelto i figli d'Israele per portare la Torah nel mondo e i suoi insegnamenti e non per rilegarla solo a noi stessi. Adesso, forse sara' piu' chiaro il comportamento di Rav Ben Harash e del suo insediamento di una Yeshiva' a Roma. In un suo significativo commento sull'agnello che gli ebrei dovettero sacrificare per uscire dall'egitto, egli ci racconta che gli ebrei erano nudi, senza Mizvot. Non avevano nessun merito quando D-o decise di dargli la Mizva' del sacrificio dell'agnello pasquale.

Gli ebrei ebbero il coraggio di sacrificare questo agnello, sacrificare nel senso di avvicinare a D-o. L'agnello rappresentava l'idolatria di Egitto, i costumi, le sue tradizioni, la sua filosofia. Eppure, nessuno si oppose, anzi, i primogeniti, la crema dell'Egitto, difesero l'atto degli ebrei a rischio della propria vita.

Questo spiega, Beh Harash, fu l'unico merito degli ebrei. 210 anni di esilio degli ebrei nell'Egitto ci sono voluti per influenzare la cultura degli egiziani. E' questa la novita' che ci porta Ben Harash. Egli era un coetaneo di Rabbi Akiva. E' vissuto dopo la distruzione del tempio a Gerusalemme e l'inizio dell'esilio romano e egli ha voluto lanciare un messaggio, che l'unico modo per meritare la ricostruzione del tempio era andare a Roma, aprire una Yeshiva' e studiare la Torah. Per poter essere degni, non dobbiamo limitarci a insegnare la Torah e i suoi insegnamento soltanto ai nostri figli. E' importante, difficile, arduo, pero' e' importante che l'ebreo deve dividere la sua ricchezza con il mondo intero.

Gli insegnamenti dei nostri maestri, specialmente per noi ebrei italiani, devono raggiungere ogni punto del paese finche' siamo fieri di annunciare a voce piena non Babele-Gerusalemme, ma mi Milano T'ze Torah Ud'var Hashem Roma.

Rav Itzchach Hazan

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