Sig.ra Tullia Zevi

Cari amici, ringrazio anzitutto l'amico Avi. Non potrei essere piu' d'accordo con lui sulle cose che ha detto. Adesso cerchero' di riprenderle. Vorrei soprattutto ringraziare i promotori, i relatori e pubblico di questo convegno che e' altamente significativo. Babele e Gerusalemme. Il titolo che avete scelto mette l'accento su quello che e' oggi per me il problema centrale e fondamental del Klal Israel - rapporto fra Israele e la diaspora.

Direi che quasi non si parla d'altro ed e' decisamente un'esigenza sentita. Ho letto con attenzione la bella presentazione del convegno - quello si e' intitolato Il crollo delle ideologie e la continuita' ebraica. Mi vorrei soffermare sull'ultima frase che fa il punto della situazione. Quali sono le nostre relazioni reali e ideali con i Bene Noach e quelli con i bene Avraam? (ecc. Da programma). Questa parola perdente non mi piace. E penso che non risponda alla realta' italiana nel sense che noi, nell'immagine che si ha di noi, nel mondo ebraico, non siamo perdenti per niente. Sono appena tornata da Londra, anzi, direi che sono un po' un oggetto chiaro del desidero e dell'interesse.

Devo dire pero' che c'e piu' un interesse nella storia e nelle tradizioni ebraiche che non nella sua presente perche' c'e' una discrasia, c'e' una differenza, ecco, l'ebraismo e' piu' presente per il suo passato che non per il suo presente, ed e' questo qualcosa che noi tutti insieme dobbiamo cercare di superare. Ma io sono appena tornata da Londra dove l'istituto ebraico e l'istituto italiano che fanno parte dell'universita' di Londra insieme con l'istituto italiano di cultura hanno tenuto un convegno di oltre tre giorni interamente dedicato alle mille sfacetature della realta', della storia, delle tradizioni, del passato dell'ebraismo italiano. C'erano studiosi da tutto il mondo. Era davvero emozionante vedere come studiosi di tutto il mondo mettano sotto la lente d'ingrandimento proprio questo nostro ebraismo nelle sue individualita'.

Direi che alcuni sono addittura delle microstorie che a noi stessi sfuggono pero' e' indicativo di questo interesse. C'era un fortissmo pubblico di ebrei e di non-ebrei. Quindi, non chiamiamoci perdenti. Chiamiamoci in fase di analisi, di autoanalisi e di elaborazione. Ma io credo che abbiamo anche, come punto di vista delle piccole comunita', molto da imparare e forse da mostrare e questa e' una risponsabilita' che abbiamo noi tutti. La cosa importante che ha detto Avi e' proprio quell' esempio Livorno-Firenze. Questo e' qualche cosa che io capisco benissmo che vedendo dal di fuori questo separatismo, questo individualismo comunitario cosi' forte, che e' stata una delle nostre caratteristiche, puo' semprare un po illogico e inspiegabile.

Io sono convinta che queste due diversita' vadano mantenute, conervate e coltivate quanto e' possibile, ma pero' bisogna assolutamente guardare non solo oltre i confini municipali ma anche oltre i confini nazionali. E' questo direi il lavoro che l'unione, in quanto tale fa con moltissima attenzione. Di fatti, ho l'onore e la fortuna di far parte degli esecutivi sia del congresso ebraico euorpeo che del consiglio europeo dei consigli comunitari. Sono le due grandi organizzazioni che coordinano il lavoro che riguarda le comunita' ebraiche. Il congresso ebraico euorpeo a sua volta e' affiliato al World Jewish Congress.

Ecco che si construisce questa specie di piramide nella quale le piccole comunita' hanno, secondo me, un ruolo fondamentale perche' sono quelle che hanno delle esigenze piu' pressanti, per la loro stessa sopravvivenza e quindi la loro stessa sopravvivenza dipende dal modo in cui loro riescono ad ancorare al mondo ebraico, diciamo le comunita' ebraiche italiane con l'Europa e poi, vedremo dopo, con Israele. Ora, mentre il congresso ebraico euorpeo si occupa soprattutto di problemi politici, il consiglio europeo dei consigli delle comunita' ebraiche si occupa di problemi sociali, educativi e culturali. Ora vi do un esempio di quello che si sta cercando di fare. Il 15 maggio c'e' il congresso ebraico euorpeo a Bruxels per delle riunioni con rappresentanti delle varie banche dell'unione europea. Perche' questo? Perche' noi siamo convinti di poter usufruire di molti dei finanziamenti che sono messi a disposizione dall'unione europea per attivita' soprattutto sociali e educative.

E quindi, siccome la scarsita' dei fondi e' una malattia cronica dell'ebraismo, non parliamo dell'ebraismo italiano, si tratta della possibilita' di rendere operativi dei finaniziamenti da parte dell'unione europea e pensiamo anche di costituire un ufficio che possa ricevere delle richieste da parte delle varie comunita' europee e fornire delle informazioni su la legislazione che consentirebbe dei finaniziamenti e poi di poter fornire determinante strutture educative, ecc. Poi, dal punto di vista politico c'e' la lotta contro l'antisemitismo e il razzismo. Non si puo' dire che l'ebraismo sia indifferente o assente dall'unione euorpea e dalle sue strutture. Infatti, per esempio, la commissione di consultiva? Consultiva per il razzismo, xenofobia e l'antisemitismo attualmente diretto, preseduto da Jean Kahn, che e' presidente del congresso ebraico europeo.

Quindi ecco che un organismo ebraico diventa intolocutore e quindi anche noi, l'ebraismo italiano non siamo solo Livorno e Firenze ma attraverso l'ingresso nella **** dialoghiamo con la struttura portante del processo di unificazione dell'Europa. Per quello che riguarda il consiglio europeo dei servizi comunitari, questo si identifica soprattutto con l'attivita' sociale ed ecco che anche qui noi cerchiamo di giocare un ruolo. E' stata l'Italia, per esempio, che ha proposto la costituzione nell'ambito delle comunita' europee in cui si e' compiuto questo complesso lavoro dell'integrazione delle comunita' dell'europa centro-orientale. In questo siamo come una specie di microcosmo che certe volte ha preceduto il lavoro di integrazione da parte dell'Europa intera.

Si puo' veramente dire che l'integraizione delle comunita' centro orientali con le comunita' centro occidentali sta avvenendo in un modo estremamente soddisfacente. Abbiamo cercato di dividere in seno all'esecutivo del congresso delle comunita' ebriche che ha il supporto fondamentale del Joint americana che ci era di grandissimo aiuto nell'organizzare attivita' sociali e assitenza soprattutto educativa. Quindi riusciamo attraverso queste strutture a collegare e, inoltre si e' proceduto alla divisione dell'Europa delle comunita' ebraica in regioni. E' di recentissima costituzione, non piu' di un anno, della regione mediterranea. E questa, secondo me, e' una struttura estremamente importante.

Ci siamo riuniti il mese scorso a Marsiglia dove i rappresentanti di molte comunita' ebraiche della zona mediterranea - l'Italia era presente con il presidente della comunita' di Milano, con la vice-presidente della comunita' di Roma, con la sottoscritta come rappresentanti dell'unione. Abbiamo firmato una carta, una specie di impegno in cui stabiliamo il principio che bisogna mettere a disposizione ciascuno le nostre strutture e creare strutture piu' ampie. Campeggi, per esempio, fare i campeggi estivi e cercare di coinvolgere la nostra gioventu'. In ognuno di questi paesi del bacino mediterraneo, parlo della Spagna, della Grecia, del Portogallo, della Francia del sud (omissis).

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