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lug 16, 2005 |
Sbirciamo Eretz Israel,  |
redazione

Miti e fatti 08 La guerra dei sei giorni

La Guerra dei Sei Giorni del 1967, di Mitchell G. Bard
[Miti da confutare]
01. "I Governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra di Suez".

02. "L'attacco militare israeliano non era stato provocato".

03. "Nasser aveva il diritto di chiudere gli Stretti di Tiran alle navi israeliane".

04. "Gli Stati Uniti hanno aiutato Israele a sconfiggere gli Arabi in sei giorni".

05. "Israele attacco' la Giordania per catturare Gerusalemme".

06. "Israele non avrebbe dovuto attaccare per primo".

07. "Israele vide i territori che catturo' come terre conquistate ora parte d'Israele e non ebbe intenzione di negoziarne la restituzione".

08. "Israele espulse dei pacifici paesani arabi dalla Cisgiordania ed ha impedito loro di tornare dopo la guerra".

09. "Israele ha imposto restrizioni irragionevoli ai Palestinesi in Cisgiordania, a Gaza ed a Gerusalemme Est".

10. "Durante la Guerra del 1967, Israele ha attaccato deliberatamente la nave americana Liberty".

[I Miti in Dettaglio] 01. MITO "I Governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra di Suez".

01. FATTI Israele ha sempre espresso il desiderio di negoziare con i suoi nemici. In un messaggio all'Assemblea Generale dell'ONU del 10 Ottobre 1960, il Ministro degli Esteri Golda Meir sfido' i capi arabi ad incontrarsi col Primo Ministro David Ben-Gurion per negoziare la pace. Nasser rispose il 15 Ottobre dicendo che Israele stava cercando di gabbare il mondo, e ripetendo che il suo paese non avrebbe mai riconosciuto lo Stato ebraico [1].

Gli Arabi furono altrettanto irremovibili nel loro rifiuto di negoziare una soluzione separata per i profughi. Come disse Nasser all'Assemblea della Repubblica Araba Unita il 26 Marzo 1964:
"Israele e l'Imperialismo attorno a noi, che si confronta con noi, sono due cose separate. Ci sono stati dei tentativi di separarle per spezzare i problemi e presentarli in una luce immaginaria come se il problema d'Israele fosse il problema dei profughi, la cui soluzione risolverebbe anche il problema della Palestina e non rimarrebbe altro aspetto del problema da affrontare. Il pericolo di Israele e' nella sua stessa esistenza presente, ed in cio' che esso rappresenta [2].

Intanto, la Siria usava le alture del Golan, che torreggiano ad oltre 3.000 piedi [1.000 metri circa - Liang] sulla Galilea, per bersagliare le fattorie ed i villaggi israeliani. Gli attacchi siriani divennero sempre piu' frequenti nel 1965 e nel 1966, mentre la retorica di Nasser diveniva sempre piu' bellicosa: "Non entreremo in Palestina col suo suolo coperto di sabbia", disse l'8 Marzo 1965, "Ci entreremo col suo suolo fradicio di sangue" [3].

Alcuni mesi dopo, Nasser espresse nuovamente le aspirazioni degli Arabi:
"... il pieno ripristino dei diritti del popolo palestinese. In altre parole, noi vogliamo la distruzione dello Stato d'Israele. L'obbiettivo immediato: perfezionare la forza militare araba. Lo scopo nazionale: lo sradicamento d'Israele" [4].

02. MITO "L'attacco militare israeliano non era stato provocato".

02. FATTI Una combinazione di retorica araba bellicosa, comportamento minaccioso e, infine, un atto di guerra, non lascio' ad Israele altra scelta che l'azione preventiva. Per aver successo, Israele aveva bisogno della sorpresa. Se avesse atteso l'invasione araba, Israele si sarebbe trovato in svantaggio potenzialmente catastrofico.

Mentre Nasser continuava a fare discorsi che minacciavano la guerra, gli attacchi terroristici Arabi crebbero di frequenza. Nel 1965 furono condotte 35 incursioni contro Israele. Nel 1966 il numero crebbe a 41. Nei soli primi quattro mesi del 1967 furono lanciati 37 attacchi [5].

Intanto, gli attacchi siriani contro i qibbutzim israeliani dalle Alture del Golan provocarono una ritorsione il 7 Aprile 1967, in cui gli aerei israeliani abbatterono sei Mig siriani. Poco dopo, l'Unione Sovietica - che aveva fornito aiuti militari ed economici sia alla Siria che all'Egitto - diede a Damasco delle informazioni che facevano credere ad una massiccia mobilitazione militare israeliana in preparazione di un attacco. Ad onta delle smentite israeliane, la Siria decise di ricorrere al trattato difensivo con l'Egitto.

Il 15 Maggio, Giornata dell'Indipendenza Israeliana, le truppe egiziane cominciarono ad entrare nel Sinai e ad ammassarsi presso il confine israeliano. Entro il 18 Maggio le truppe siriane erano pronte a combattere sulle alture del Golan.

il 16 Maggio Nasser ordino' alle Forze di Emergenza dell'ONU, disposte nel Sinai sin dal 1956, di ritirarsi. Senza interessare l'Assemblea Generale, come aveva promesso il suo predecessore, il Segretario Generale U Thant acconsenti'. Dopo il ritiro dell'UNEF, la Voce degli Arabi proclamo' (18 Maggio 1967):
"Oggi non esiste piu' una forza internazionale d'emergenza che protegga Israele. Noi non avremo piu' pazienza. Non ci lamenteremo piu' con l'ONU di Israele. Il solo metodo che adotteremo contro Israele sara' la guerra totale, che dara' come risultato lo sterminio dell'esistenza sionista" [6].

Un'eco entusiasta fu udita il 20 Maggio dal Ministro della Difesa siriano Hafez Assad:
"Ora le nostre forze sono affatto pronte non solo a respingere l'aggressione, ma ad iniziare lo stesso atto della liberazione, ed a far esplodere la presenza sionista nella patria araba. L'esercito siriano, con il dito sul grilletto, e' unito.. . Io, da militare, credo che e' arrivato il momento per iniziare una battaglia di annichilimento" [7].

Il 22 Maggio l'Egitto chiuse gli Stretti di Tiran a tutte le navi israeliane ed a tutte le navi dirette ad Eilat. Questo blocco interruppe l'unica via di approvigionamento con l'Asia e blocco' l'afflusso d'olio dal suo fornitore principale, l'Iran. Il giorno dopo, il Presidente Johnson espresse l'opinione che il blocco fosse illegale e tento' senza riuscirci di organizzare una flottiglia internazionale per forzarlo.

Nasser ben sapeva che pressione stava applicando per forzare la mano ad Israele. Il giorno dopo aver predisposto il blocco, egli disse spavaldamente: "Gli Ebrei minacciano la guerra. Io rispondo: Benvenuti! Siamo pronti" [8].

Praticamente tutti i giorni Nasser sfidava Israele a combattere. "Il nostro obbiettivo fondamentale sara' la distruzione d'Israele. Il popolo arabo vuol combattere", disse il 29 Maggio [9]. Il giorno dopo egli aggiunse: "Non accetteremo alcuna.. . coesistenza con Israele.. . Oggi il problema non e' lo stabilire la pace tra gli stati arabi ed Israele.. . la guerra con Israele e' in corso dal 1948" [10].

Re Hussein di Giordania firmo' un patto difensivo con l'Egitto il 30 Maggio.

Nasser allora annuncio':
"Gli eserciti di Egitto, Giordania, Siria e Libano sono piazzati ai confini d'Israele.. . per rispondere alla sfida, mentre dietro di noi ci sono gli eserciti di Iraq, Algeria, Kuwait, Sudan e di tutta la nazione Araba.

Quest'atto stupira' il mondo. Oggi sapranno che gli Arabi sono pronti alla battaglia, e l'ora critica e' arrivata. Noi abbiamo raggiunto lo stadio dell'azione seria e non delle dichiarazioni" [11].

Il Presidente Abdur Rahman Aref dell'Iraq entro' nella mischia verbale:
"L'esistenza di Israele e' un errore che dev'essere corretto. Questa e' la nostra opportunita' di spazzar via l'ignominia tra noi dal 1948. Il nostro obbiettivo e' chiaro - spazzar via Israele dalla carta geografica" [12]. Il 4 Giugno, l'Iraq si uni' all'alleanza militare con l'Egitto, la Giordania e la Siria.

La retorica araba fu accompagnata dalla mobilitazione delle forze armate arabe. Circa 250.000 soldati (circa la meta' dei quali nel Sinai), piu' di 2.000 carri armati e 700 aeroplani accerchiavano Israele [13].

In quel momento le forze israeliane erano state in allarme per tre settimane. Il paese non poteva rimanere in piena mobilitazione indefinitamente, ne' poteva consentire alla sua rotta attraverso il Golfo di Aqaba di essere interdetta. La migliore opzione di Israele era colpire per primo. Il 5 Giugno, fu dato l'ordine di attaccare l'Egitto.

03. MITI "Nasser aveva il diritto di chiudere gli Stretti di Tiran alle navi israeliane".

03. FATTI Nel 1956 gli Stati Uniti hanno dato ad Israele garanzia che essi riconoscevano il diritto dello Stato ebraico ad accedere agli Stretti di Tiran. Nel 1957, alle Nazioni Unite, 17 potenze marittime dichiararono che Israele aveva diritto di transitare per gli Stretti. Inoltre, il blocco navale violava la Convenzione sul Mare Territoriale e sulla Zona Contigua, che fu adottata dalla Conferenza ONU sulla Legge dei Mari il 27 Aprile 1958 [14].

La chiusura dello Stretto di Tiran fu il casus belli del 1967. L'attacco di Israele fu la reazione a questo primo colpo egiziano. Il Presidente Johnson lo riconobbe dopo la guerra (il 19 Giugno 1967):
"Se un solo atto di follia fu piu' responsabile di ogni altro di quest'esplosione, quello fu l'annuncio della decisione arbitraria e pericolosa della chiusura dello Stretto di Tiran. Il diritto di passaggio marittimo innocente dev'essere assicurato ad ogni nazione [15].

04. MITI "Gli Stati Uniti hanno aiutato Israele a sconfiggere gli Arabi in sei giorni".

04. FATTI Gli Stati Uniti hanno tentato di impedire la guerra mediante negoziati, ma non poterono convincere Nasser o gli altri stati arabi a desistere dalle loro parole ed azioni bellicose. Ancora, poco prima della guerra, Johnson ammoni': "Israele non sara' solo se non decide di partire da solo" [16].

Poi, all'inizio della guerra, il Dipartimento di Stato annuncio': "La nostra posizione e' neutrale in pensieri, parole, opere" [17].

Inoltre, mentre gli Arabi stavano falsamente accusando gli USA di inviare rifornimenti ad Israele con un ponte aereo, Johnson impose un embargo delle armi alla regione (pure la Francia, l'altro fornitore principale di armi, aderi' all'embargo).

Di contro, i Russi stavano inviando massicce quantita' di armi agli Arabi.

Allo stesso tempo, gli eserciti di Kuwait, Algeria, Arabia Saudita ed Iraq stavano contribuendo con truppe ed armi ai fronti egiziano, siriano e giordano [18].

05. MITO "Israele attacco' la Giordania per catturare Gerusalemme".

05. FATTI Il Primo Ministro Levi Eshkol invio' un messaggio a Re Hussein dicendo che Israele non avrebbe attaccato la Giordania a meno che essa non avesse iniziato le ostilita'. Quando i radar giordani inquadrarono uno stormo di aeroplani che volavano dall'Egitto ad Israele, e gli Egizi convinsero Hussein che gli aerei erano loro, egli allora ordino' di bombardare Gerusalemme Est. Risulto' che gli aerei erano israeliani, e che stavano tornando dalla distruzione dell'aviazione egizia al suolo. Intanto, le truppe siriane ed irachene attaccavano la frontiera settentrionale israeliana.

Se la Giordania non avesse attaccato, la condizione di Gerusalemme non sarebbe cambiata nel corso della guerra. Ma quando la citta' cadde sotto il fuoco, Israele dovette difenderla, e cosi' facendo, colse l'occasione di unificare la sua capitale una volta per tutte.

06. MITO "Israele non avrebbe dovuto attaccare per primo".

06. FATTI Dopo soli sei giorni di combattimenti, le forze israeliane irruppero attraverso le linee nemiche ed avevano la possibilita' di marciare sul Cairo, su Damasco e su Amman. Fu richiesto il cessate il fuoco il 10 Giugno.

La vittoria giunse ad altissimo prezzo. Nell'attacco alle alture del Golan, Israele soffri' 115 morti - piu' o meno il numero degli Americani uccisi durante l'Operazione Tempesta nel Deserto. In tutto, Israele perse il doppio degli uomini (777 morti e 2.586 feriti) rispetto alla popolazione di quanto gli USA avessero perso in otto anni di guerra in Vietnam [19]. Inoltre, ad onta dell'incredibile successo della sua campagna dell'aria, l'Aviazione israeliana perse 46 dei suoi 200 caccia [20]. Se Israele avesse atteso che gli Arabi colpissero per primi, come sarebbe avvenuto nel 1973, e non avesse compiuto un attacco preventivo, il costo sarebbe stato certamente superiore e la vittoria non sarebbe stata garantita.

07. MITO "Israele vide i territori che catturo' come terre conquistate ora parte d'Israele e non ebbe intenzione di negoziarne la restituzione".

07. FATTI Alla fine della guerra, Israele aveva conquistato abbastanza territorio da piu' che triplicare l'area che controllava - da 8.000 a 26.000 miglia quadrate [da 20.700 a 67.300 kmq - Liang]. La vittoria consenti' ad Israele di unificare Gerusalemme. Le forze israeliane avevano inoltre catturato il Sinai, le alture del Golan, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. I leader israeliani si aspettarono davvero di poter negoziare un accordo di pace con i loro vicini che imponesse alcuni compromessi territoriali. Percio', anziche' annettere la Cisgiordania, fu creata un'amministrazione militare.

Praticamente alla fine della guerra, Israele cominciao' le discussioni che mostravano la sua disponibilita' a negoziare la restituzione di almeno parte dei territori. Il fatto che Israele abbia poi restituito piu' del 90% dei territori vinti nella guerra difensiva dopo aver negoziato con i vicini prova che Israele e' sempre stato pronto a negoziare la terra per la pace.

08. MITO "Israele espulse dei pacifici paesani arabi dalla Cisgiordania ed ha impedito loro di tornare dopo la guerra".

08. FATTI Dopo che la Giordania ebbe lanciato il suo attacco il 5 Giugno, circa 325.000 Palestinesi che vivevano in Cisgiordania sono fuggiti [21]. Questi erano cittadini giordani che si trasferirono da una parte di quella che consideravano la loro terra ad un'altra, soprattutto per non essere tra i due fuochi nemici.

Un profugo palestinese che era amministratore in un campo UNRWA a Gerico disse che dei politici arabi avevano sparso dicerie nel campo. "Essi dicevano che tutti i giovani sarebbero stati uccisi. La gente udiva alla radio che questa non sarebbe stata la fine, ma solo l'inizio, cosicche' essi pensarono che forse sarebbe stata una lunga guerra e desiderarono trovarsi in Giordania" [22].

Alcuni dei Palestinesi che partirono preferirono vivere in uno stato arabo piuttosto che sotto il governo militare israeliano. I membri delle varie fazioni dell'OLP fuggirono per evitare la cattura da parte degli Israeliani.

Nils-Goeran Gussing, la persona nomintata dal Segretario Generale dell'ONU per investigare la situazione, scopri' che molti Arabi temevano inoltre di non poter piu' ricevere il denaro dai membri della famiglia che lavoravano all'estero [23].

Le forze israeliane ordinarono ad una manciata di Palestinesi di andarsene per "motivi strategici e di sicurezza nazionale". In alcuni casi, fu loro concesso di tornare in pochi giorni, ed in altri Israele si offri' di aiutarli a sistemarsi altrove [24].

Israele ora governava piu' di 750.000 Palestinesi - e la maggior parte di loro era ostile al governo. Nondimeno, piu' di 9.000 famiglie furono riunite nel 1967. In totale, piu' di 60.000 famiglie ebbero l'autorizzazione a tornare [25].

09. MITO "Israele ha imposto restrizioni irragionevoli ai Palestinesi in Cisgiordania, a Gaza ed a Gerusalemme Est".

09. FATTI Nessuna occupazione e' gradevole per chi la subisce, ma le autorita' israeliane tentarono di minimizzare l'impatto sulla popolazione. Don Peretz, che scrive spesso sulla situazione degli Arabi in Israele e critica aspramente il governo israeliano, visito' la Cisgiordania poco dopo la conquista da parte delle truppe israeliane. Egli trovo' che loro stavano tentando di ripristinare la vita normale e di impedire ogni incidente che avrebbe potuto incoraggiare gli Arabi a lasciare le loro case [26].

Salvo che per la richiesta che i testi scolastici nei territori fossero purgati del linguaggio antiisraeliano ed antisemitico, le autorita' tentarono di non interferire con gli abitanti. Essi fornirono assistenza economica; per esempio, i Palestinesi della Striscia di Gaza vennero trasferiti dai campi a nuove case. Questo provoco' proteste da parte dell'Egitto, che non aveva fatto nulla per i profughi quando aveva il controllo della zona.

Agli Arabi fu data liberta' di movimento. Fu loro concesso di viaggiare fino in Giordania e tornarne. Nel 1972 furono tenute le elezioni in Cisgiordania.

Le donne ed i non-possidenti, che non potevano partecipare sotto il governo giordano, poterono allora votare.

Agli Arabi di Gerusalemme Est fu data l'opzione tra il conservare la cittadinanza giordana od acquisire quella israeliana. Furono riconosciuti residenti della Gerusalemme unificata e fu dato loro il diritto di votare e concorrere al consiglio municipale. Inoltre, i luoghi santi mussulmani furono posti sotto la tutela di un Consiglio Mussulmano. Ad onta del significato del Monte del Tempio nella storia ebraica, agli Ebrei fu vietato pregarvi.

Dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni, il Presidente Johnson annuncio' la sua opinione sul passo successivo verso la fine del conflitto:
"Certo, i soldati debbono essere ritirati; ma ci debbono essere anche diritti riconosciuti alla vita nazionale, progresso nella soluzione al problema dei rifugiati, liberta' di passaggio marittimo innocente, limitazioni alla corsa degli armamenti e rispetto per l'indipendenza politica e l'integrita' territoriale" [27].

10. MITO "Durante la Guerra del 1967, Israele ha attaccato deliberatamente la nave americana Liberty".

11. FATTI L'attacco israeliano alla nave americana Liberty fu un doloroso errore, attribuibile soprattutto all'essere accaduto nella confusione di una guerra totale nel 1967. Dieci indagini ufficiali americane e tre inchieste ufficiali israeliane hanno tutte stabilito definitivamente che l'attacco fu un tragico errore.

L'8 giugno 1967, il quarto giorno della Guerra dei Sei Giorni, l'Alto Comando Israeliano ricevette dei rapporti per cui le truppe israeliane in El Arish erano bombardate dal mare, forse da una nave egizia, come era accaduto il giorno prima. Gli Stati Uniti avevano dichiarato qualche giorno prima, davanti alle Nazioni Unite, che non avevano forze navali a centinaia e centinaia di miglia dal fronte; pero' la nave americana Liberty, una nave spia americana con l'ordine di controllare i combattimenti, arrivo' nell'area, a 14 miglia dalla costa del Sinai, a causa di mancate comunicazioni americane, in quanto dei messaggi che ordinavano alla nave di non avvicinarsi a meno di 100 miglia non furono ricevuti. Gli Israeli sbagliarono credendo che quella fosse la nave che compiva i bombardamenti, ed aerei da guerra e navi torpediniere l'attaccarono, uccidendo 34 membri dell'equipaggio della Liberty e ferendone 171.

Furono compiuti numerosi errori sia da parte americana che da parte israeliana. Per esempio, era stato riferito (erroneamente, si sarebbe scoperto) che la Liberty stava navigando a 30 nodi (ma furono ricalcolati e risultarono 28). La dottrina navale dell'epoca, non solo israeliana ma anche americana, presumeva che una nave tanto veloce fosse una nave da guerra.

Israele aveva chiesto che le navi americane fossero allontanate dalla costa, oppure che gli venisse comunicata la precisa posizione delle navi americane [28]. La Sesta Flotta fu trasferita perche' il Presidente Johnson temeva di essere trascinato in un confrtonto con l'Unione Sovietica, ed egli aveva ordinato inoltre che nessun aereo fosse inviato vicino al Sinai.

Secondo le memorie del Capo di Stato Maggiore Yitzchaq Rabin, vigeva l'ordine di attaccare qualsiasi nave non identificata sottocosta [29]. Il mare era calmo e la Corte Navale d'Inchiesta americana scopri' che la bandiera della Liberty era con ogni probabilita' pendula e non distinguibile. Inoltre, dei membri dell'equipaggio, tra cui il Comandante William McGonagle, testimoniarono che la bandiera fu abbattuta al primo od al secondo attacco.

Un rapporto CIA sull'incidente, datato 13 Giugno 1967, scopri' inoltre che un pilota troppo zelante avrebbe potuto scambiare la Liberty per una nave egizia, la El Quseir. Dopo l'attacco aereo, le torpediniere israeliane identificarono la Liberty come una nave da guerra egiziana. Quando la Liberty comincio' a sparare agli Israeliani, essi risposero con i siluri, che uccisero 28 marinai.

La convinzione che l'attacco fosse stato un tragico errore e' ulteriormente rinforzata da una nuova biografia di Yitzchaq Rabin (Dan Kurzman, Soldier of Peace: The Life of Yitzhak Rabin. NY: HarperCollins, 1998), che fu Capo di Stato Maggiore israeliano durante la guerra, che dice che gli Israeliani ebbero paura all'inizio di aver attaccato una nave sovietica, e di aver provocato i Sovietici ad entrare in guerra. Gli Israeliani furono sollevati quando scoprirono che si trattava di una nave americana, sebbene Rabin rimanesse preoccupato che l'errore avrebbe potuto mettere a repentaglio il sostegno americano per Israele [30].

Una volta che gli Israeliani furono sicuri di quel che era accaduto, essi riferirono l'incidente all'ambasciata americana a Tel Aviv e si offrirono di fornire un elicottero agli Americani per permetter loro di volare alla nave ed ogni aiuto di cui avessero bisogno per evacuare i feriti e salvare la nave. L'offerta fu accettat ed un addetto navale americano fu portato in volo sulla Liberty.

Molti dei superstiti della Liberty rimangono tuttora amareggiati, e sono convinti che l'attacco fu deliberato, come dicono nel loro sito web ( http://www.halcyon.com/jim/ussliberty/ ) Nel 1991, i giornalisti Rowland Evans e Robert Novak diedero risalto alla loro scoperta di un Americano che disse di essere stato nella Sala in cui gli Israeliani presero la decisione di attaccare la nave americana - sapendo quel che facevano [31]. Di fatto, quella persona, Seth Mintz, scrisse una lettera al Washington Post il 9 Novembre 1991 sostenendo che egli fu male citato da Evans e Novak e che l'attacco fu, di fatto, un caso di "identita' fraintesa". Inoltre, l'uomo di cui Mintz un tempo diceva di essere stato accanto a lui, un certo Generale Benni Matti, non esiste.

Inoltre, contrariamente alle affermazioni per cui un pilota israeliano aveva identificato la nave come americana in una registrazione radio, nessuno ha mai mostrato quella registrazione. Di fatti, l'unico nastro esistente e' quello ufficiale dell'Aviazione israeliana, che mostra chiaramente che nessun'identificazione siffatta fu compiuta dai piloti israeliani prima dell'attacco. Esso inoltre indica che una volta che i piloti si preoccuparono dell'identita' della nave, dopo aver letto il suo numero sulla chiglia, essi interruppero l'attacco. I nastri non contengono alcuna affermazione che suggerisca che i piloti avessero visto una bandiera americana prima dell'attacco [32].

Nessuno degli accusatori d'Israele puo' spiegare perche' Israele avrebbe deliberatamente atttaccato una nave americana in un momento in cui gli USA erano l'unico amico e sostenitore d'Israele al mondo. La confusione in una lunga catena di comunicazioni, che avvenne in un'atmosfera densa sia tra gli Americani che tra gli Israeliani (cinque messaggi dai Capi di Stato Maggiore Congiunti, diretti alla nave a cui ordinavano di starsene ad almeno 25 miglia dalla costa egizia - anzi, gli ultimi quattro dicevano ad almeno 100 miglia - arrivarono ad attacco finito) e' una spiegazione piu' probabile.

Capitano spesso in guerra incidenti dovuti al "fuoco amico". Nel 1988 la Marina Americana abbatte' per errore un aereo passeggeri iraniano, uccidendo 290 civili. Durante la Guerra del Golfo, 35 dei 148 Americani caduti in battaglia furono uccisi dal "fuoco amico". Nell'Aprile 1944, due elicotteri americani Black Hawk con grandi bandiere americane dipinte su ogni fianco furono abbattuti dagli F-15 dell'Aviazione americana in un giornata serena nella "no fly zone" dell'Iraq, uccidendo 26 persone. Difatti, il giorno prima dell'attacco alla Liberty, i piloti israeliani avevano accidentalmente bombardato una delle loro colonne corazzate a sud di Jenin, in Cisgiordania [33].

L'Ammiraglio in congedo Shlomo Erell, che fu Capo di Stato Maggiore della Marina in Israele nel Giugno 1967, disse all'Associated Press (5 Giugno 1977): "Nessuno si sarebbe mai sognato di trovar li' una nave americane.

Nemmeno gli Americani sapevano dov'era la loro nave. Le autorita' qualificate ci avevano avvisato che non c'erano navi americane entro cento miglia".

Il Segretario della Difesa Robert McNamara disse al Congresso il 26 Luglio 1967: "E' la conclusione del corpo investigativo, comandato da un ammiraglio della Marina in cui noi abbiamo grande fiducia, che l'attacco non fu intenzionale".

Nel 1987 McNamara ripete' la sua opinione che l'attacco fosse stato un errore, dicendo ad un ascoltatore che aveva chiamato il "Larry King Show" che egli non aveva visto nulla nei 20 anni successivi che gli facesse cambiare l'opinione che non c'era stato alcun "insabbiamento" [34].

Israele si scuso' per la tragedia e pago' circa 13 milioni di dollari in riparazioni umanitarie agli USA ed alle famiglie delle vittime, secondo le cifre stabilite dal Dipartimento di Stato USA. La faccenda fu ufficialmente chiusa tra i due governi con uno scambio di note diplomatiche il 17 Dicembre 1987.

[Note] [1] Encyclopedia Americana Annual 1961, (NY: Americana Corporation, 1961), p. 387.

[2] Yehoshafat Harkabi, Arab Attitudes To Israel, (Jerusalem: Keter Publishing House, 1972), p. 27.

[3] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 616.

[4] Samuel Katz, Battleground-Fact and Fantasy in Palestine, (NY: Bantam Books, 1985), pp. 10-11, 185.

[5] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter, 1976), p. 110.

[6] Isi Leibler, The Case For Israel, (Australia: The Globe Press, 1972), p. 60.

[7] Ibid.

[8] Eban, p. 330.

[9] Leibler, p. 60.

[10] Leibler, p. 18.

[11] Leibler, p. 60.

[12] Leibler, p. 18.

[13] Chaim Herzog, The Arab-Israeli Wars, (NY: Random House, 1982), p. 149.

[14] United Nations Conference on the Law of the Sea, (Geneva: UN Publications 1958), pp. 132-134.

[15] Yehuda Lukacs, Documents on the Israeli-Palestinian Conflict 1967-1983, (NY: Cambridge University Press, 1984), pp. 17-18; Abba Eban, Abba Eban, (NY: Random House, 1977), p. 358 [16] Lyndon B. Johnson, The Vantage Point: Perspectives of the Presidency 1963-1969, (NY: Holt, Rinehart and Winston, 1971), p. 293.

[17] AP, (5 Giugno 1967).

[18] Sachar, p. 629.

[19] Katz, p. 3.

[20] Jerusalem Post, (23 Aprile 1999).

[21] Encyclopedia American Annual 1968, p. 366.

[22] George Gruen, "The Refugees of Arab-Israeli Conflict," (NY: American Jewish Committee, Marzo 1969), p. 5.

[23] Gruen, p. 5.

[24] Gruen, p. 4.

[25] Encyclopedia American Annual 1968, p. 366.

[26] Don Peretz, "Israel's New Dilemma," Middle East Journal (Inverno 1968), pp. 45-46.

[27] Lyndon B. Johnson, Public Papers of the President, (DC: GPO 1968), p.

683.

[28] Yitzhak Rabin, The Rabin Memoirs, CA: University of California Press, 1996, pp. 110.

[29] Rabin, p. 108-109.

[30] Dan Kurzman, Soldier of Peace: The Life of Yitzhak Rabin, (NY:
HarperCollins, 1998), pp. 224-227; Rabin, p. 108-109.

[31] Washington Post, (6 Novembre 1991).

[32] Hirsh Goodman, "Messrs. Errors and No Facts," Jerusalem Report (21 Novembre 1991).

[33] Hirsh Goodman and Ze'ev Schiff, "The Attack on the Liberty," Atlantic Monthly (Settembre 1984).

[34] "The Larry King Show" (per radio) (5 Febbraio 1987).