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set 15, 2005 |
Rassegna stampa,  |
redazione

Universit di Torino

Articolo del Presidente Ugei Tobia Zevi sull'Unit del 12 Maggio

Premessa (a cura di Michael Sorani, Vicepresidente Ugei)
Riassumiamo brevemente i fatti. Come molti di voi probabilmente sanno, visto che largomento stato affrontato da molte ed autorevoli testate giornalistiche, nei giorni scorsi allUniversit di Torino si sono verificati alcuni gravi episodi. Prima, analogamente a quanto avvenuto nei mesi scorsi a Pisa e a Firenze, c stata una durissima contestazione da parte di un gruppo di autonomi al rappresentante dellAmbasciata israeliana e alla professoressa Santus, colpevole di averlo invitato a parlare durante una propria lezione. Poi un ragazzo israeliano, che studia a Torino, colpito dalla gravit dellepisodio, ha deciso di rendere pubblica una cosa che lo turbava da tempo ed intervenuto su Maariv, dichiarando che alcuni suoi amici studenti ebrei italiani hanno paura a rivelare la propria identit perch temono episodi di antisemitismo; i giornalisti ne hanno naturalmente approfittato per montare un caso, spingendosi per lo pi a conclusioni estreme.
Tuttavia importante non sottovalutare i numerosi segnali allarmanti che ci giungono. Se non fosse purtroppo una delle tante, desterebbe molta preoccupazione, la manifestazione che, mercoled scorso, gli stessi autonomi di qui sopra, membri di un sedicente comitato contro il muro dellappartheid (o qualcosa di simile), hanno inscenato nella loro universit. Si raccoglievano firme per impedire lingresso nellateneo di qualunque rappresentante di Israele e si faceva ricorso a slogan di palese matrice antisemita.
Ovunque cartelli con questa semplice equazione: svastica = Y = $. I manifestanti si sono difesi precisando di esseri antisionisti, e non antisemiti. Ma, premesso che il confine fra i due termini piuttosto vago e che definirsi antisionisti equivale a dirsi contro lesistenza stessa dello Stato di Israele, un conto fare una critica, anche aspra, ad un Governo e confrontarsi pacificamente, un conto negare alla controparte il diritto di parola e fare ricorso ad un mucchio di pregiudizi, ignorando il pi delle volte la reale situazione. LUnione Giovani Ebrei dItalia intervenuta sullargomento, prima con un comunicato stampa e poi con un articolo del Presidente Tobia Zevi sullUnit del 12 maggio.
Siccome largomento molto delicato e siccome sarebbe interessante dibatterne anche allinterno dellUgei, riportiamo di seguito tale articolo a beneficio di quanti non avessero avuto modo di leggerlo. Inoltre sul Consiglio Esecutivo dellUgei incombe il delicato compito di rappresentare tutti i giovani Ebrei dItalia. Quindi se qualcuno dissentisse dalla posizione da noi assunta sulla questione, ci farebbe piacere saperlo.
A tal fine vi invitiamo a discuterne sul forum del sito www.ugei.it.

Da "L'Unit" 12 Maggio 2005

I recenti fatti di Torino, con la professoressa Daniela Ruth Santus cui stato impedito di svolgere regolarmente la sua lezione, sono stati al centro della cronaca per un paio di giorni. I responsabili dellebraismo italiano, al pari di molte autorit politiche e di molti organi di stampa, hanno fortemente condannato laccaduto. Anche noi, giovani ebrei, lo facciamo.

Siamo impressionati non solo dalla gravit del fatto, che si ripete ormai per la terza o quarta volta, ma anche dalla sensazione di paura e sgomento che emerge dalle parole della professoressa e di alcuni studenti intervistati sui fatti. Si devono fare a questo punto due tipi di operazione: analizzare e rimuovere le cause che hanno potuto condurre ad una situazione simile, e cercare di trovare, se non dei rimedi, almeno delle costruttive ipotesi di azione.

Quanto al primo punto di vista la questione ampiamente nota, ma talvolta giova ripetersi: inaccettabile e singolare che proprio nel contesto accademico debbano verificarsi episodi di questo genere; in un ambiente nel quale la seriet scientifica dovrebbe impedire laffermazione di slogan di rara rozzezza politica; in una societ intellettuale che dovrebbe creare modelli di comportamento anzich esempi di intolleranza. Nessuno sostiene che la politica israeliana non possa essere contestata, anche in maniera assai aspra, ma a condizione che due punti siano tenuti fermi: non si pu mettere in discussione lesistenza dello Stato dIsraele, e si deve ribadire il fatto che, con tutte le sue possibili imperfezioni, la democrazia israeliana lunica dellarea, possibile modello di sviluppo liberale per altri paesi della zona. Ci naturalmente a patto che si mantenga sempre presente la distinzione, troppo spesso ignorata, tra Israele ed ebraismo.

E per a partire dal nostro possibile contributo che vorrei provare a tracciare unipotetica, seppur complessa, prospettiva di azione: propongo agli studenti torinesi (ma non solo) legati ad associazioni filopalestinesi, a chi ha impedito di parlare al viceambasciatore israeliano, di incontrarci e confrontarci su un tema che, evidentemente, ha ancora enorme bisogno di essere studiato. La questione mediorientale.

Questo intendimento potrebbe, uscendo per un attimo dal problema specifico, assolvere un altra importante funzione: aiuterebbe ad estendere il numero di coloro che allinterno delle universit si occupano, in varia maniera, di politica. Nelluniversit in cui studio, la pi grande dEuropa (La Sapienza), si tengono oggi le elezioni degli organi studenteschi: la partecipazione alle urne prevista oscilla tra il 5 e il 10%. Il quadro giovanile allinterno delluniversit ci appare dunque come diviso tra un minoritario estremismo che sa di oscurantismo, e una generale indifferenza per la politica. Questo senza naturalmente dimenticare quel numero rilevante di studenti che, pur non essendo attivi nelle istituzioni accademiche, si impegna proficuamente nel sociale, nella politica extrauniversitaria, nelle ONG.

Incontrandoci dunque, giovani ebrei e studenti filopalestinesi, e riuscendo veramente a parlare, proporremmo un modello dazione dal duplice significato: ribadiremmo il ruolo prima di tutto culturale delluniversit, evitando manifestazioni dodio e di incivilt che sono prima di tutto figlie dellignoranza; potremmo inoltre liberare la politica universitaria dalle piccolissime enclaves in cui si muove ora, facili preda di estremismi di varia natura, per sviluppare un confronto che, oltre ad essere pi equo, sia anche pi interessante per tutti.

So bene che da entrambe le parti vi sar un opposizione interna che, anche con delle ragioni, si opporr a questa idea. Per noi ebrei certamente non facile discutere con chi ha augurato alla Professoressa Santus di saltare in aria su un autobus; ma una sfida, e credo che ne valga la pena.

Tobia Zevi, Presidente dellUnione giovani Ebrei d'Italia