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giu 25, 2002 |
Opinioni dei nostri visitatori,  |
redazione

Dalet

Plumbeo il cielo immoto nel dolore.

Attraverso i campi, ove ora alberi
svettano muti, emerge appena
il sentiero. Birkenau, in fondo
ecco ci che resta di milioni
di lamenti. Il gruppetto avanza
silenzioso, a testa china, ognuno
si sente in colpa. In fondo, la fornace
che vomitava fumo e fiamme
infernali si fa sempre pi grande.

Noi attraversiamo la memoria,
ed entriamo nella zona di tutti
e di nessuno. Il silenzio tale
che avverti il battito, forte, accelerato
del tuo cuore. Lerba immota copre
la terra. In un angolo del sentiero,
oltre la svolta, Hashem, seduto, piange.
E un piccolo Giobbe, ma non ha
chi lo incalzi. Qui, ogni cosa stata
invertita, prima dora non conoscevo
le lacrime di Elhokim. Noi proseguiamo,
fino alla soglia del tempo e della
morte. Guardo a destra e a sinistra:
volti di rabbi con occhi sognanti,
madri disperate e inebetite,
uomini senza pi volto. Dai ghetti
dOccidente, dagli sperduti shtetl
dOriente, dalle citt dellEuropa
la schiera degli assimilati avanza.
Ognuno mi attraversa, tutti
mi passano dentro, lasciano nel
mio cuore la loro ultima parola,
mi consegnano il loro grido sconnesso,
il loro silenzio ingoiato a forza
di pugni e la loro dignit
umiliata. Hashem li ha abbandonati:
perch?
E loro vanno senza sapere pi
perch.
Lascensore di fumo e fuoco
li attende. Il mio stomaco
diventato come la pietra, ho
i brividi in tutto il corpo; la rugiada
mi scivola dagli occhi e scorre
sul mio volto di sasso. Non riesco
ancora a sciogliere questo nodo alla gola.
Eppure anche noi abbiamo camminato,
in loro e con loro , prima e dopo di loro.
Ai resti dei forni, taccio muto.

Nel verde del prato sono una lapide
di marmo nero tra le altre,
la mia mano meccanicamente posa
un sasso piccolo e bianco
sulla lapide che mi sta di fronte.
Il cielo ancora plumbeo qui;
ma, allorizzonte, cielo e terra
non si toccano pi.