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giu 25, 2002 |
Sbirciamo Eretz Israel,  |
redazione

Contributi per un ebraismo di minoranza

Molti argomenti possono essere utilizzati per tentare di definire la sfera dellebraismo; nessuno di questi pu tuttavia essere esaustivo. Ancor pi se si tentasse di identificare chi lebreo, si cadrebbe nella rete di tali proiezioni angolari.

Risulta quindi eccezionalmente difficile il tentativo di distinguere cosa possa, con propriet di giudizio, ricondursi alla nozione di >, e tuttavia questo appare oggi di straordinaria importanza per le ragioni che, con rapida sintesi, tenter di esporre.

In primo luogo, sincronicamente, non tutti gli ebrei condividono la nozione della > come argomento decisivo e superiore ad ogni altra ragione etica e politica. Esiste un significativo numero di ebrei ed ebrei israeliani che concepiscono la pace e lequilibrio politico interno ed esterno come ragioni di ordine superiore, lasciando che limperscrutabile disegno si compia, perch allAltissimo che la terra appartiene, e Lui solo ha il potere di assegnarla ad un popolo o ad un altro.
Questa posizione, per quanto trovi fondamento nella Torah, comunque minoritaria.
A renderla tale sono, eminentemente, tre ordini di ragioni: uno, lesacerbante catena di attentati terroristici che semina in ogni momento langoscia per chi vive in terra di Israele. Due, la tendenziale decadenza del partito laburista israeliano a vantaggio del likud e dei partiti religiosi. Tre, la svolta conseguente allomicidio di Yitzhak Rabin.
Il primo e il terzo punto sono tragicamente troppo evidenti per aver bisogno dessere approfonditi; vale la pena tuttavia di ricordare che Rabin non stato ucciso dal terrorismo islamico ma dalleversione interna, e proprio durante un pubblico comizio in cui sosteneva le ragioni della pace.
Sul secondo punto, invece, un particolare approfondimento pu essere utile proprio per comprendere alcuni aspetti di fondo delle dinamiche dei rapporti maggioranza/minoranza in seno alla complessa situazione politica di Israele.

Notoriamente, lo Stato di Israele nato nel 1948 sostanzialmente il prodotto storico della costruzione di unlite sionista e laburista, cui possono ricondursi sia pure riconoscendo che questa una estrema semplificazione schematica tutti i personaggi chiave della nascita di questo Stato: da David ben Gurion a Mosh Dayan, da Golda Meir a Yitzhak Rabin, da Chaim Weizmann a Shimon Peres, etc.
Il punto saliente dato dal fatto che, una volta costituito lo Stato di Israele, occorreva una popolazione in grado di far fronte, anche numericamente, ai bisogni complessi di uno Stato. La soluzione determinante, in questo senso, stata quella di aprire le porte allimmigrazione, e soprattutto allimmigrazione proveniente dalla Russia e dai paesi dellEst europeo, resa facile e fluente dalla situazione di disperazione economica conseguente al crollo del comunismo ed alla disgregazione del sistema socialista e sovietico.
Questo flusso migratorio ha certamente risolto i problemi numerici dello Stato di Israele, portando al suo interno un consistente numero di persone di varia etnia e con vario livello di istruzione (si dice persino che molti abbiano perfezionato la propria genealogia in viaggio, cos come molti abbiano ricostruito titoli di studio). Ci ha comunque reso possibile la vita dello Stato di Israele e la sua vocazione a raggiungere i confini indicati nella Torah. Questi immigrati sono stati cos posti in gran numero nelle terre di confine, nei territori occupati, a lavorare nelle imprese collettivistiche dei kibbuz.
Contadini, operai, si sono nutriti intellettivamente della sacra Torah, ma solo della Torah, privi dunque di un armamentario critico ed esegetico. Inoltre, hanno continuato a vivere con modelli familiari patriarcali con dieci, dodici figli ciascuno, a fronte del modello di vita sostanzialmente occidentale delle lites laburiste che hanno realizzato questo impianto.