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ago 19, 2002 |
Storia millenaria,  |
redazione

Manoscritti del Mar Morto: torna alla luce la vita segreta degli esseni

Avevamo il software senza essere capaci di renderlo leggibile, ora abbiamo trovato anche l'hardware, ha affermato trionfante il professor Adolfo Roitman, l'illustre archeologo cui il museo d'Israele ha affidato la direzione del santuario del libro dove sono conservati i preziosi manoscritti del Mar Morto. Agli stupiti partecipanti di una conferenza stampa organizzata a gerusalemme lo studioso mostrava contemporaneamente una pietra circolare, solcata da un disegno concentrico e forata nel mezzo. L'oggetto, che ha alle spalle una storia plurimillenaria, assomiglia nella curvatura e nel diametro a una scodella di minestra e ovviamente non ha nulla a che spartire con l'informatica. Si trova per di piu' gia' in possesso degli archeologi dal 1950, ma solo ora si ritiene di aver compreso con certezza quale fosse la sua funzione.

Si tratta in realta' di uno strumento di precisione, una sorta di meridiana, utilizzata per scandire il tempo nella piccola comunita' di Qumran, non lontano dalle rive del Mar Morto, dove fra il 1947 e il 1956 furono trovati casualmente 800 manoscritti che in una straordinaria biblioteca di testi biblici vecchi di almeno duemila anni rappresentano la piu' preziosa testimonianza originale sull'ebraismo antico e sui primi anni del cristianesimo in Palestina.

La meridiana di Qumran, oltre che costituire un prezioso reperto archelogico, funzionera' anche come chiave di lettura - una sorta di nuova stele di rosetta - per una quantita' di documenti rinvenuti nella zona (il 'software' cui ha fatto riferimento il professor Roitman), che fino ad oggi non hanno potuto essere interpretati per i loro inestricabili riferimenti temporali.

Lo strumento e' venuto alla ribalta in un periodo di particolare fermento per gli studi sui rotoli del Mar Morto. Studiosi mediorientali, statunitensi ed europei continuano a scoprire sempre nuovi dati sui manoscritti, muovendosi piu' o meno prudentemnte sul quel terreno minato e denso di suscettibilita' che rappresenta lo snodo fondamentale fra l'ebraismo e il cristianesimo.

Proprio la necessita' di mettere a confronto il lungo lavoro svolto, non solo in Israele, in questi ultimi anni ha dato al professor roitman l'occasione di presentare il convegno internazionale, che sara' organizzato dal 20 al 25 luglio prossimi a gerusalemme dal museo d'Israele in occasione del cinquantenario dal primo fortuito ritrovamento di un rotolo manoscritto in una grotta di Qumran da parte di un beduino arabo.

Le celebrazioni saranno contrassegnate in Israele dall'apertura di cinque grandi esposizioni che promettono di richiamare appassionati di archelogia e studiosi di materie bibliche da tutto il mondo.

All'inizio del prossimo mese di giugno aprira' i battenti la grande mostra divulgativa una giornata a Qumran, cui si affiancheranno, nelle settimane dell'estate, le esposizioni dedicate all'Ostracon (il nome del coccio su cui venivano scritti nei tempi antichi alcuni pubblici documenti), alla Genizah del Cairo, alla conservazione e al restauro dei rotoli del Mar Morto e all'architettura del santuario del libro.

La meridiana di Qumran, che sara' esposta nella rassegna illustrativa sulla vita quotidiana nella comunita' monastica degli esseni, era stata sapientemente tarata per l'area geografica delle alture nei pressi del Mar Morto.

Si tratta di una pietra calcarea dal diametro di una ventina di centimetri, scoperta 47 anni fa dal padre domenicano Roland De Vaux, incaricato dal governo giordano (allora l'area era sotto la giurisdizione araba) di dirigere le prime ricerche nella zona. Dopo diverse vicissitudini, la meridiana, realizzata nel terzo secolo prima dell'era volgare, era finita nei depositi del museo Rockfeller, da cui e' riemersa solo recentemente.

I membri della comunita' di Qumran - ha spiegato il professor Roitman - regolavano accuratamente il proprio ritmo di vita secondo l'ora del giorno. Ma la durata di ogni singola ora, rispettando la tradizione ebraica, era diversa a seconda delle stagioni. Nella cultura ebraica la durata dell'ora non dipende infatti da un tempo convenzionale predeterminato, ma dalla divisione in dodici parti dei periodi che intercorrono fra l'alba e il tramonto e fra il tramonto e l'alba, ovviamente piu' o meno lunghi a seconda della stagione. Ne deriva che al momento del solstizio d'estate le ore del giorno abbiano la massima lunghezza e quelle della notte siano estremamente brevi, mentre la situazione si capovolge ovviamente al solstizio d'inverno.

Puo' essere utile, per farsi un'idea, sapere che la singola ora di una giornata ebraica ha in questi giorni in italia la durata di una settantina di minuti.

Ma la meridiana di Qumran, che registrando i movimenti del sole era capace di contraddistinguere anche le stagioni mediante degli intagli e una serie di solchi circolari, oltre che testimoniare di una considerevole cultura astronomica della comunita', servira' a ricostruire anche alcune peculiarita' della misteriosa vita degli esseni.

Barboni afflitti dalla mania della pulizia personale, a giudicare dalla frequenza con cui bagnavano i loro corpi, esperti nel creare un ingegnoso sistema di climatizzazione nelle grotte scavate fra un misto di calcare, gesso e sabbia, gli esseni hanno indirettamente contribuito, con questa loro propensione a portare accorgimenti sofisticati nella zona pressoche' desertica del mar morto gia' oltre duemila anni fa, anche alla conservazione dei manoscritti (su papiro e pergamena) della loro biblioteca, che costituiscono il tesoro piu' prezioso pervenutoci dalla loro esperienza.

Fra i reperti che saranno esposti a Gerusalemme anche un singolare contratto su frammento di coccio (Ostracon). Su di esso un nuovo adepto alla setta di dissidenti ebrei cede un campo e uno schiavo alla comunita', chiamata 'Yachad' (in ebraico 'insieme'). Secondo l'archeologa israeliana Janet Amitai, Yachad prefigurava per certi aspetti un modello monastico, ma d'altro canto rappresenta il primo laboratorio di quel fermento che ha portato gli ebrei alla progettazione del Kibbutz, il villaggio cooperativo configurato dai pionieri sionisti come una societa' dove il denaro e la proprieta' privata sono banditi.

In occasione del convegno del prossimo luglio saranno presentate anche le ultime ricerche dell'archeologo Magen Broshi, che ha indentificato nella zona di Qumran caverne utilizzate come abitazioni nei pressi del centro comunitario, dove i membri della setta prendevano assieme i pasti e i bagni rituali.

Le caverne, scavate dagli stessi adepti, costituivano il sistema migliore per sopravvivere al clima soffocante del deserto, perche' le rocce calcaree foderate di argilla filtravano l'umidita' e servivano da fresco riparo contro il vento e le tempeste di sabbia.

Gli uomini di Qumran - ha affermato Broshi nel corso della presentazione delle iniziative - non erano dei cavernicoli trogloditi, ma piuttosto una popolazione di intellettuali molto sofisticati, che aveva capito come rendere abitabile la regione ben prima della scoperta dell'aria condizionata.

Gli archelogi israeliani dell'equipe di Broshi sono anche riusciti a individuare, grazie ai metal detector, una rete di sentieri ormai cancellati che percorrono le giudea attorno a Qumran. Erano ancora disseminati da centinaia di chiodi staccatisi dalle calzature degli adepti e contraddistinti storicamente dal ritrovamento di monete del periodo degli Asmonei (che regnarono nel primo secolo precedente l'era volgare). La comunita' sopravvisse effettivamente fino all'anno 68, quando fu annientata dai soldati romani.

Qumran, ha spiegato Avner Goren, archeologo dell'Albright Center di Gerusalemme, fu il centro dell'estremo fondamentalismo ebraico di quei tempi. La gente viveva per scelta nel deserto, dormiva nelle caverne e aderiva con rigorosa disciplina alle parole della Thora (il pentateuco), rigettando le interpretazioni della legge elaborate dai sacerdoti del tempio di Gerusalemme, ormai compromessi con il potere temporale.

Allo stesso tempo gli esseni erano riusciti ad accumulare notevoli ricchezze, attribuendo alla comunita' i beni degli adepti e potevano permettersi di mangiare carne ogni giorno, un vero e proprio lusso per quei tempi, ha assicurato Goren.

Gli esperti ritengono che i componenti della comunita' potessero essere fra i 100 e i 200, ma non sono d'accordo se si trattasse di una societa' esclusivamente maschile.

Mentre Goren ha affermato che alcuni scheletri ritrovati, appartenenti a donne e bambini, lasciano intendere che almeno parte dei membri vivesse con le proprie compagne, Broshi ha contestato questa interpretazione, sostenendo che le ossa rinvenute sono state visibilmente trasportate sul luogo in un secondo momento e non possono essere attribuite a membri di Yachad.

In realta' - ha concluso lo studioso - quella di Qumran e' stata la prima vera comunita' monastica del mondo occidentale.

(Amos Vitale)