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ago 21, 2002 |
Rabbanim Luzzatto,  |
redazione

I principi fondamentali della Realta' I,5

A meta' di questo paragrafo Ramchal dice qualcosa che ci e' piu' utile pero' qui, all'inizio, cioe' che le affermazioni su D-o che sta per offrirci sono ben oltre la nostra portata, e che per esse abbiamo a malapena il vocabolario.

Esaminiamo quest'affermazione. Nel passato, l'umanita' e' stata fin troppo spesso colpita dalla sua stessa abilita' di capire le cose, e di enunciare cio' che ha compreso. Ed ha creduto che cio' che non poteva enunciare non esisteva affatto,

Cosi' la scienza ha fatto del suo meglio per tracciare e disegnare con esattezza ogni cosa, la letteratura di dire le cose "proprio cosi'", l'arte e la musica hanno tentato di "cogliere l'attimo" alla perfezione, ecc.

Ma ad un certo punto nella modernita' e' divenuto chiaro che le cose non erano cio' che percepivamo di loro. Percio' la scienza si e' occupata di problemi come il Caos (per esempio), la letteratura si e' messa ad evocare sensazioni nebulose delle cose, l'arte e la musica hanno dato spazio all'astratto ed al disarmonico.

A questo punto, sembra che noi abbiamo proprio rinunciato a lottare ed abbiamo deciso di accontentarci della "realta' virtuale".

Ma i Cabalisti hanno sempre saputo che la realta' virtuale e' tutto quello che uno potrebbe mai sperare di comprendere in questo mondo, dacche' i nostri sensi esperiscono le cose solo fino ad una certa profondita', e non oltre. Proprio come i nostri antenati, che non avevano la capacita' di osservare la piu' vera immagine delle cose che e' apparsa quando fu inventato il microscopio.

Cosi' potremmo dire che ci sono in sostanza quattro livelli di realta': superficiale, microscopica (e submicroscopica), virtuale ed effettiva. Per troppo tempo l'umanita' si e' accontentata di una visione superficiale delle cose, poi siamo stati eccitati dalla visione miscroscopica, e solo ora siamo arrivati alla realta' virtuale in opposizione alla realta' effettiva che noi sappiamo essere aldila' della nostra portata.

Sebbene non se ne parli molto, quest'acquiescenza alla realta' virtuale e' un'ammissione profonda ed eccitante dei limiti umani. (A dire il vero, non e' sempre una cosa positiva, dacche' molti hanno gia' cominciato ad accettare la realta' virtuale come la realta' effettiva, ma questo e' un altro discorso).

Il pensiero di Ramchal e' che, quando si tratta di spiritualita', il meglio che possiamo sperare di avere e' dato da descrizioni virtuali, dacche' la vita dello spirito e' ben oltre la nostra portata. E di conseguenza la "d%ita' [G%dliness]" (che si puo' solo descrivere come ultra-spiritualita' [meta-spirituality]) e' ancora piu' lontana, ed in modo irrimediabile.

Rambam (Maimonide) ha evocato un'eccellente immagine a questo proposito: egli ha dichiarato che non siamo piu' abili a comprendere il mondo spirituale di quanto un pesce possa capire il concetto di fuoco! Ispirandoci a quest'immagine oseremmo dire che non possiamo capire interamente la "d%ita'" piu' di quanto i pesci possano capire la nozione di "nozione"!

Ramchal prosegue dicendo che quel che si e' detto prima e' vero perche' noi possiamo solo immaginare e sondare le cose che sono all'interno del mondo creato da D-o, e che non possiamo proprio tracciare un parallelo tra cio' che accade nella nostra esperienza e la stessa realta' di D-o, poiche' le due cose sono assolutamente dissimili.

Detto questo, Ramchal dice che una delle poche cose che *possiamo* dire di D-o e' che Egli e' del tutto *semplice* (cioe' puro e diretto). Cioe', mentre noi e tutto cio' che e' intorno a noi e' una mescolanza di numerose facolta' distinte e dipendenti, cosi' non e' D%o. Egli e' uno e completo, "puro e semplice".

E mentre le nostre capacita' spesso si mescolano (per esempio, noi possiamo evocare un ricordo di aromi, e cosi' combinare il sensoriale col cerebrale) noi comunque le obblighiamo a combinarsi in modo artificiale ed effimero, mentre ogni cosa di Lui e' semplicemente *li'*, in D-o, ed integralmente.

Alla fine, Ramchale sostiene che ci deve per forza essere un Essere al di la' delle leggi della Natura, senza pecche, imperfezioni, molteplicita' e relativita'. Altrimenti non potrebbe esistere null'altro.

Come dire: senza l'esistenza di un Essere al di sopra ed al di la' di tutto questo, non ci potrebbero essere mai le cose manchevoli, imperfette, molteplici e relative - piu' o meno come non potrebbero essere insegnate delle lezioni senza un insegnante "sopra ed oltre" le lezioni stesse.

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