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ago 22, 2002 |
Turismo in Italia,  |
redazione

Breve storia degli Ebrei di Verona

Gli Ebrei hanno cominciato a stabilirsi in Italia nel 2do Secolo Ante Era Volgare, ma non e' noto con precisione quando si siano stabiliti a Verona.

La prima notizia certa risale al 965, quando il Vescovo Raterio fece cacciare gli Ebrei dalla citta', forse dopo una disputa teologica tra Ebrei e Cristiani.

Dopo un tempo imprecisato pero', gli Ebrei tornarono a Verona; nel 1146-1147 si trattenne a Verona il commentatore Abraham Ibn Ezra, e verso la fine del secolo visse a Verona Eleazar Ben Samuel.

Tutto cio' fa pensare che la Comunita' ebraica locale fosse fiorente, ma si consiglia comunque di fare attenzione quando si leggono le carte veronesi dell'epoca: tra il 1169 ed il 1215 vengono li' citati degli judaei, ma non e' detto che si trattasse di Ebrei veri e propri. Ebrei accertati erano invece i fratelli Elia e Samuel, ricordati in compravendite di terreni del 1204-1205.

All'inizio del Trecento la Comunita' ebraica venne onorata da Hillel Ben Samuel, amico di Isaac Ben Mordechai (detto "Mastro Gaio", archiatra di Nicolo' 4to e Bonifacio 8vo) e, soprattutto, da Immanuel di Salomon da Roma, noto anche come Immanuello Romano o Manoello Giudeo, intellettuale e poeta che fu tra i favoriti di Cangrande della Scala, e tuttora tra i piu' noti della sua generazione.

Se gia' gli Ebrei Veronesi non godevano di favori rispetto agli altri Ebrei che vivevano nei paesi cristiani, nel 1408 la loro condizione comincio' a peggiorare, in quanto furono obbligati ad occuparsi solo del prestito su pegno e nel 1422 fu loro imposto il segno distintivo.

I due precetti furono spesso elusi, e percio' riaffermati nel 1443 da un decreto che oltretutto rendeva il segno molto piu' vistoso (una stella gialla anziche' un cerchio); nel 1480 il segno ridivenne il cerchio. Non dovrebbe essere necessario ripetere che il comportamento dei feneratori (banchieri) ebrei era irreprensibile, in quanto la loro attivita' era minuziosamente regolata (anche nei tassi d'interesse) dalle condotte con le quali le autorita' locali consentivano ad un banchiere l'esercizio del credito.

Ciononostante, i Francescani si fecero un punto d'onore di sostituirli con i Monti di Pieta', e quello di Verona fu istituito nel 1490; nel 1499 gli Ebrei furono quindi espulsi da Verona, cominciando cosi' un secolo di tensioni tra gli Ebrei e le autorita' locali, civili ed ecclesiastiche, a malapena tenute a freno dalla Serenissima.

La Guerra di Cambrai espose molti Ebrei della Serenissima al saccheggio, e quelli di Verona non fecero eccezione; per giunta, nel 1508 gli Imperiali che avevano occupato la citta' li espulsero. Essi sarebbero rientrati in citta' solo nel 1516, dopo aver versato nelle casse della Serenissima diecimila ducati.

Ciononostante, nel 1526 il Consiglio civico veronese chiese l'autorizzazione a chiudere i banchi ebraici; la Serenissima riusci' a procrastinare la decisione fino al 1548, quando agli Ebrei veronesi venne proibito il prestito su pegno.

La disposizione venne aggravata nel 1578, quando agli Ebrei veronesi fu proibito l'accettare pegni da portare al Monte di Pieta'. Questo significo' che la Comunita' ebraica dovva ora sopravvivere con i soli proventi della strazzeria (raccolta e vendita di stracci) e delle poche professioni liberali consentite agli Ebrei (tra cui la medicina).

Non si tratto' delle uniche angherie a cui venivano sottoposti gli Ebrei: essi in tutta Europa furono soggetti a tasse speciali, del cui pagamento era responsabile la comunita' in solido, e spesso vennero assoggettati a prestiti forzosi (per esempio, per finanziare una guerra) e corve'e straordinarie; per esempio, a Verona erano loro a dover fornire mobili ed altri arredi per accogliere le personalita' di passaggio.

Al segno distintivo (shaman in Ebraico, da cui l'Italiano sciamannatezza per indicare il modo in cui si porta un abito che non si ama) si aggiungeva il timore di alimentare le dicerie sulle ricchezze accumulate dagli Ebrei (dicerie smentite da tutte le inchieste economiche, anche quelle dei giorni nostri), e cio' aveva indotto le comunita' ebraiche ad imporre uno stretto codice suntuario.

A Verona in particolare, nel 1543 era stato imposto alle donne di non indossare vestiti di raso o damasco. La multa per le trasgressioni era di cinquanta scudi, di cui un terzo era la taglia per il delatore. I ghetti erano stati previsti dalla bolla papale Cum nimis absurdum del 1505, ma la loro introduzione nelle citta' italiane ed europee fu piuttosto lenta; a Verona il Ghetto era stato pianificato nel 1579, ma solo nel 1593 il Vescovo Valier riusci' a convincere le autorita' locali a mettere gli Ebrei sotto custodia.

In un primo tempo essi vennero raccolti in Vicolo Crocioni, e dal 1600 nella contrada detta Sotto i Tetti. La Comunita' non aveva opposto particolare resistenza, ma non aveva neanche sciupato il suo tempo: si era data un minuzioso regolamento di polizia ed igiene urbana, aveva nominato tre conservatori, cominciato a costruire una nuova sinagoga (di cui alcuni elementi fanno tuttora parte di quella attuale), ed aumentato perfino i poteri del suo tribunale rabbinico per garantire l'ordine pubblico interno.

Ciononostante, la spartizione degli edifici all'interno del ghetto tra le famiglie ebraiche veronesi era stata causa di tanto gravi dissidi tra il 1598 ed il 1600, che a partire dal 1620, anno dell'inaugurazione della sinagoga, l'anniversario della stessa fu inteso anche come festa dell'ingresso nel ghetto, che a quei dissidi (ed a molte occasioni di contrasto con i Gentili) aveva posto fine.

L'attivita' normativa della Comunita' non termino' nel 1600: dopo l'ingresso nel ghetto venne costituita una ronda notturna armata, e si ottenne un qualche controllo sulle guardie cristiane che sorvegliavano le tre porte (ai due estremi di Via Portici, all'incrocio con Via Mazzini e Via Pellicciai; la terza porta era forse dove si trova ora Corte Spagnola).

I contrasti con i Gentili diminuirono, ma non tanto da impedire che nel 1603 venisse celebrato a Verona un processo per omicidio rituale.

La comunita' di Verona e' tuttora di rito ashkenazita, ma nel 1638 immigro' nel ghetto una comunita' sefardita, che probabilmente si stabili' nell'attuale Corte Spagnola, e sopravvisse fino all'inizio del 20mo secolo, anche perche' nel 1655 si aggiunsero a loro dei marrani, che fecero salire la popolazione ebraica veronese a circa 900 persone.

La comunita' ebraica veronese si mostro' abbastanza ordinata e sollecita: le tasse interne ed esterne venivano pagate col sistema della cassella (ovvero, ogni capofamiglia consegnava in busta chiusa una dichiarazione del proprio patrimonio e l'impegno tributario che intendeva assumersi; la comunita' si riservava ovviamente di ritoccare le dichiarazioni troppo prudenti), mentre altre comunita' piu' povere o meno ordinate dovevano usare sistemi piu' rudi.

Esisteva un hesger (scuola talmudica) che nel 1714 era divisa in tre classi: la prima per i bimbi dai sei ai dieci anni, la seconda per quelli di oltre dieci anni, la terza per gli adulti di tutte le eta'. La licenza si otteneva dopo i sedici anni, e nel programma di studi prevalevano Bibbia, Talmud e Commentatori. Gli studi secolari erano trattati superficialmente, anche se talvolta si assumevano insegnanti gentili per questo.

Le condizioni economiche degli Ebrei veronesi non potevano dirsi eccellenti, dato che nel 1766 la Comunita' stimava che ci fossero solo 9 famiglie benestanti, 62 di mediocre condizione, e 106 povere. A queste ultime provvedevano dieci opere pie.

Inoltre il sovraffollamento era deleterio per la salute e la sicurezza: la tubercolosi era endemica nei ghetti, e gli incendi frequenti. Il piu' distruttivo di Verona accadde nel 1786: duro' tre giorni ed uccise cinque persone.

Nel 1797 i Francesi occuparono Verona, ed aprirono il Ghetto, parificando gli Ebrei agli altri cittadini; nel 1802 un Ebreo veronese, Israele Coen, fu ritenuto degno di candidarsi al Senato del Regno italico. Il Congresso di Vienna peggioro' la condizione degli Ebrei veronesi, in quanto nel Lombardo-Veneto vennero nuovamente discriminati, ma non piu' obbligati a risiedere nel Ghetto. Ma sempre nel Ghetto si decise di costruire una nuova sinagoga, nello stesso luogo della precedente, e riutilizzando molti dei suoi arredi. I lavori cominciarono nel 1854, ma vennero presto interrotti per mancanza di fondi.

L'Unita' d'Italia ha significato per gli Ebrei piu' che per gli altri Italiani, in quanto essa ha fatto cessare tutte le discriminazioni a cui erano soggetti. Questo momento magico avvenne nel 1866 a Verona. Comincio' allora un periodo d'oro per gli Ebrei veronesi, di cui gli esponenti piu' noti sono stati Cesare Lombroso, Guglielmo Lebrecht, Israele Achille Forti.

Dopo l'Unita' d'Italia gli amministratori pubblici veronesi cominciarono a rivolgere le loro attenzioni all'ex-Ghetto: esso era in una felicissima posizione, a ridosso di Piazza Erbe, ma era assolutamente infrequentabile per motivi igienici e statici. Del resto, solo gli Ebrei piu' poveri vi erano rimasti.

Gia' nel 1887 e nel 1899 erano stati pubblicati rapporti sanitari assai sfavorevoli al Ghetto, e verso il 1920 si opto' per la distruzione totale. Si sono salvate soltanto alcune case-torri che si affacciano su Piazza Erbe, anche grazie all'intervento del pittore veronese (non ebreo) Angelo Dall'Oca Bianca, che pero' avrebbe voluto salvare l'intero ghetto.

In compenso, i lavori alla sinagoga erano ripresi, ed essa pote' essere inagurata il 29 Settembre 1929-Rosh HaShanah 5690.

Durante il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale la condizione degli Ebrei veronesi fu uguale, nel bene, nel male e nel peggio, a quella degli altri Ebrei italiani; non si puo' pero' dimenticare che il congresso costitutivo del Partito Fascista Repubblicano, quello che proclamo' gli Ebrei nazionalita' nemica, si tenne a Castelvecchio il 17 Novembre 1943.

Ne' si puo' dimenticare Rita Rosani (vero nome: Rosenthal), un'ebrea triestina morta combattendo contro i Fascisti a Monte Comun, vicino a Negrar, sepolta nel cimitero ebraico di Verona, e commemorata ogni anno.

Attualmente ci sono 95 Ebrei iscritti alla Comunita' Ebraica di Verona, un numero lontano non solo dai massimi storici, ma perfino dai 340 censiti dai nazifascisti nel 1942, alla vigilia della Shoah. Ciononostante, la comunita' e' abbastanza attiva e presente nella realta' culturale veronese.

Fonti:
Attilio Milano
Storia degli Ebrei d'Italia
Einaudi 1963
Istituto Veronese per la Storia della Resistenza
Ebrei a Verona - presenza ed esclusione
Cierre Edizioni 1994