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ago 23, 2002 |
Correnti religiose ebraiche,  |
redazione

Chassidut: L'Essenza dell'ebraismo.

Negli ultimi decenni sono state compilate antologie di racconti e massime pronunciate da e su di loro.

Ogni narrazione contiene argomenti basilari del chassidismo, come di tutto l'ebraismo: l'attesa della redenzione, il legame tra uomo e D-o, che pone la figura dello tzadi'k in primo piano e che a volte lo porta a errare su cammini non aperti a tutti - e certo pericolosi - proprio perche' e' l'unico comportamento che instaura il legame tra l'atto individuale e le sfere celesti. Fondamentale, infine, e' l'accento posto sulla concentrazione e soprattutto sul fervore che rendono possibile la concezione di un miracolo che puo' essere generato solo dall'uomo e diretto solo all'uomo. Tuttavia, molte di queste opere sono state prodotte da ammiratori esterni non sempre esperti conoscitori della filosofia chassidica e dei suoi insegnamenti complessi e profondi; percio' questi tentativi di definire la Chassidut e descriverne la relazione precisa con la Torah , le mitzvoth e la preghiera, non sono stati affatto soddisfacenti. e' necessaria un'analisi dall'interno, che prenda spunto dalla sua essenza elaborata, studiata e sintetizzata dai suoi pensatori; tale necessita' e' tanto maggiore oggi, per il pubblico italiano, poiche' e' molto piu' facile trovare in libreria raccolte di storie anziche' trattati o saggi e questo puo' comportare il rischio di favorire un approccio al chassidismo volto unicamente a metterne in primo piano l'apporto favolistico e folcloristico o, al piu', l'esemplare saggezza popolare impregnata di religiosita' mistica, piuttosto che l'aspetto profondo del pensiero.

Nelle pagine che seguono si cerchera' di porre ordine tra le molte spiegazioni e interpretazioni storiche sulla nascita, la natura profonda e il contributo creativo del chassidismo, tracciando una breve storia della natura e dell'idea filosofica chassidica.

La Chassidut e' stata percepita a livello popolare - in particolar modo a causa dell'apporto di storici e biografi che non ne fecero parte - come un insegnamento che enfatizza principalmente la gioia, l'entusiasmo e le emozioni in genere, nella cornice dei testi tradizionali ebraici: la Torah , il Talmud e tutto il resto.

Chi ne penetri piu' in profondita' i testi filosofici puo' rimanere, quindi, sorpreso nel riscontrarvi la grande enfasi posta piuttosto sulla pratica che non sull'emozione che non e', comunque, esclusa dagli atti semplici e quotidiani permeati dall'entusiasmo e dalla gioia. La risposta al dilemma se la Chassidut si esprima piu' negli "affetti" o nelle azioni puo' consistere nel considerarne il perno concettuale come essenza, analizzando i vari modi in cui si rivela esprimendosi in atto. Prenderemo spunto per questo breve testo, che espone il punto focale - l'essenza - del pensiero e della pratica della Chassidut, da un discorso del Rebbe di Lubavich tenuto in occasione della festa chassidica di yud tet kisle'v 5726 (1965).

Contesto Storico

Quando il Rabbi Israel Baal Shem Tov (Besht) diede inizio al movimento, la condizione materiale ed economico-politica degli ebrei nell'Europa dell'Est era precaria e quella religiosa non era certamente migliore. I po'grom del 1648 e le insurrezioni dei cosacchi avevano provocato la morte di decine di migliaia di ebrei e minato alla base il loro sistema economico, che fino ad allora era stato assai fiorente soprattutto in Polonia.

La pressione fiscale si era fatta piu' pesante a causa della necessita' di reperire fondi e uomini per finanziare le guerre in atto; inoltre gli ebrei furono costretti ad abbandonare i principali settori dell'economia.

Molti si trasferirono nelle campagne diventando locandieri, commercianti e maestri ambulanti. In quegli anni si moltiplicarono le accuse e i processi contro gli ebrei che furono cacciati da molte provincie; molte sinagoghe vennero chiuse e il Talmud fu bruciato sulle pubbliche piazze, tanto che l'antisemitismo mise profonde radici in Polonia. Al declino sociale ed economico corrispose una decadenza spirituale nel mondo ebraico che da sempre aveva superato, per istruzione e cultura, le popolazioni tra le quali viveva. Molti ebrei, infatti, che in precedenza avevano potuto dedicarsi esclusivamente allo studio della Torah , furono ora per la prima volta costretti a lavorare per vivere.

Le comunita' ebraiche si erano impoverite a tal punto da non aver piu' i mezzi per finanziare le yeshivoth allora esistenti. L'estrema indigenza in cui si trovo' la popolazione ebraica creo' presto un baratro tra la massa dei lavoratori e gli studiosi, presenti in numero via via decrescente nelle scuole rabbiniche. Questi ultimi, forti del loro sapere, d'altro canto accentuarono orgogliosamente la contrapposizione... Da tale contrasto nacquero aspre polemiche tra gli eruditi delle yeshivoth. La crisi coinvolse in modo particolare le provincie della Volinia, della Podolia e della Galizia orientale, mentre le regioni settentrionali della Lituania e della Bielorussia non furono quasi per nulla interessate da tali trasformazioni economico-sociali. e' dunque comprensibile che nelle regioni della Polonia meridionale si sia diffuso il chassidismo, a parziale rimedio contro l'avvilimento in cui erano cadute le popolazioni ebraiche. Esso seppe risvegliare i sensi per la capacita' che ebbe di agire sull'entusiasmo e sulla spontaneita' popolare, e fu in grado di produrre nuovi frutti, offrendo rimedi alla sofferenza e alla solitudine dell'individuo.

Nessuna sofferenza, nessuna solitudine poterono resistergli: questa e', per molti, la sostanza della vita chassidica "che esige che ciascuno partecipi alla vita degli altri e non lo lasci solo ne' nello sconforto ne' nella gioia".

Alla delusione e all'abbattimento spirituale dell'ebraismo orientale aveva contribuito in modo decisivo gli eventi critici dei pogrom, che avevano lasciato nella desolazione morale il popolo sopravvissuto, ma il Bah'al Shem Tov (Besht) ne risollevo' le sorti. In un antico manoscritto chassidico leggiamo un'interessante spiegazione: quando una persona e' debole, la tradizione suggerisce di sussurrarle all'orecchio il suo nome ebraico - al fine di rianimarla - perche' il nome ebraico di un uomo ha una connessione essenziale con la sua forza vitale. L'anima del Besht fu l'anima di tutti gli ebrei come e' appunto indicato dal suo nome, Yi'srael, che egli condivise con l'intero popolo. In quanto anima generale di tutto Israele, di cui quella particolare di ciascun individuo non e' che una componente, il proposito e la missione del Bah'al Shem Tov fu di cercare, accogliere e riunire tutte le anime, anche le piu' lontane, mettendole in comunicazione con il corpo e con D-o.

Soprattutto l'atteggiamento del chassidismo nei confronti dello studio e' stato spesso oggetto di polemiche. Coloro che frequentavano le yeshivoth e i rabbini che ne erano a capo spesso giudicarono, in modo errato, i maestri chassidici solo a causa della loro diversa visione nei confronti degli studi tradizionali confondendo il metodo, che era proprio cio' che i chassidi'm non approvavano, con l'oggetto, lo studio di per se' e l'insegnamento a cui, gia' dall'inizio del movimento, i maestri si applicarono con grande zelo fondando altre yeshivoth in cui, pero', lo studio non era una mera causa di orgoglio o il mezzo per diventare importanti, per differenziarsi dalle persone semplici, ma un tramite per avvicinarsi al Creatore del mondo. L'ebraismo da sempre ha sostenuto il valore assoluto e primario dello studio della Torah ; pero' in quel contesto e in quegli anni accadde che gli studiosi, sempre meno numerosi a causa delle crisi di cui abbiamo parlato, tenessero in scarsa considerazione il popolo, composto per la maggior parte da individui privi di profonda educazione religiosa. I chassidi'm si opposero alla tendenza a fare della scienza talmudica uno strumento di discriminazione culturale, e nel contempo sociale, affermando che anche la preghiera spontanea dell'uomo non istruito puo' essere espressione di altissima religiosita' . I maestri chassidici, d'altra parte, sottolinearono di continuo l'importanza dello studio, dell'applicazione e dell'attenzione rigorosa verso gli insegnamenti biblici e talmudici. Quindi il chassidismo condanna solo lo studio finalizzato alla discussione erudita e compiaciuta di se stessa.

La Torah deve essere studiata "per obbedire alle sue leggi e per osservarle", e lo studio deve essere volto a raggiungere l'unione perfetta con D-o. Tuttavia, pur mantenendo un saldo valore positivo, lo studio in se' non e' sufficiente per chi voglia vivere una vera esperienza di fede: il fervore, l'entusiasmo con cui e' necessario applicarvisi e la preghiera sono il vero propulsore della vita religiosa.

Il Contributo Creativo Della Chassidut

Uno dei principi fondamentali dell'ebraismo e' che sia la Torah Scritta sia quella Orale furono date contemporaneamente a Moshe' sul Sinay. La prima comprende la Torah , i Neviihm e i Ketuvihm; la seconda include la Mishna' , il Talmud, il Midra' sh, i commenti e le discussioni a loro connesse. Il Talmud dice: Tutto cio' che ogni studioso introdurra' nella Torah in futuro fu gia' dato a Moshe' sul Sinay (Talmud Meghilla' 19b). Queste parole si possono interpretare cosi': tutta la Torah fu data sul Sinay, ma parti di essa furono rivelate in tempi differenti della storia del popolo ebraico; ogni cosa ebbe luogo nel momento appropriato. Il fatto che un'idea, o un aspetto particolare della Torah , si riveli in un momento specifico indica che proprio quella situazione e' la piu' favorevole per il suo apparire.

Una tra le maggiori critiche mosse al Bah'al Shem Tov e alla sua nuova scuola riguardo' proprio il contributo della Chassidut all'interpretazione della Torah : quanto differiva rispetto alla norma corrente e quanto si discostava, o non si inseriva, nella tradizione.

Sono state date molte spiegazioni relative alla natura della Chassidut e al suo apporto creativo nell'interpretazione di ogni parte della Torah ; qui esporremo alcune tra le sue qualita' specifiche.

chassid e' colui che fa piu' di quanto non gli sia richiesto dalla lettera della legge, come i nostri saggi dissero: Colui che dopo essersi tagliato le unghie ne brucia i frammenti anche se potrebbe esserne danneggiato, e' un chassid (Talmud Niddah 17a). La fonte talmudica spiega che chi si taglia le unghie non dovrebbe spargerne i frammenti al suolo perche' potrebbero causare incidenti; per esempio, una donna incinta potrebbe camminarvi sopra e danneggiare il feto che e' in lei a causa dell'impurita' di cui essi sono veicolo.

Colui che sparge i frammenti delle sue unghie e' chiamato rashah (malvagio); colui che le seppellisce, agendo secondo la lettera della Legge, e' chiamato tzadi'k (giusto), mentre colui che le brucia, prendendo cosi' una precauzione supplementare per impedire che siano dissotterrate, e' chiamato chassid. Nelle Tosafo't si dice che chiunque bruci qualunque cosa appartenga al proprio corpo rischia di danneggiare se stesso: colui che agisce in questo modo e' percio' un chassid perche' va oltre la richiesta letterale della legge, e' pronto a soffrirne e non riceve un vantaggio personale dall'azione che compie, ma pone piuttosto in una condizione migliore chi gli sta intorno, preservandolo da un eventuale pericolo. Il chassid, dunque, agisce oltre il dovuto adoperandosi per servire D-o con amore e con timore, con tutte le sue facolta' . Questo perche' egli non si limita ad applicare il codice di leggi meccanicamente, ma compie le mitzvoth con tutto il sentimento.

L'innovazione che il chassidismo ha introdotto e' la seguente: chassid non e' solo colui che non si limita ad attenersi alla lettera della legge, ma e' anche chi conosce le proprie capacita' e i propri limiti, sa le proprie mancanze e si sforza di colmarle osservando la volonta' di D-o.

Vi sono due livelli nell'osservanza delle mitzvoth: colui che osserva per timore di D-o e colui che e' motivato dall'amore verso D-o. Quest'ultimo e' un livello piu' alto, in quanto prima viene l'osservanza dettata dal timore della punizione e successivamente, ad uno stadio piu' elevato, l'osservanza fine a se stessa, per amore della mitzva' e di Colui che l'ha comandata. Dicono infatti i chachami'm: "Inizia a osservare le mitzvoth per timore e finirai con l'osservarle per amore".

Un chassid e' colui che compie i precetti per amore di D-o. L'amore verso D-o comunque e' gia' insito in ogni ebreo, nella scintilla Divina che c'e' in ogni anima: un chassid e' colui che lo manifesta istintivamente, vale a dire senza calcoli o ragionamenti.

Si racconta che lo Tze'mach Tze'dek, nipote dell'a'lter Rebbe fondatore della chassidut chabad, domando' una volta al nonno: "Qual e' la principale idea della Chassidut?"; non chiese che cosa fosse il movimento perche' gia' sapeva che la Chassidut e' studio divino che porta alla comprensione dei piu' alti insegnamenti della Torah . L'a'lter Rebbe rispose: "La Chassidut e' tesa a cambiare la natura degli attributi di una persona"; cio' significa mutarne non soltanto le inclinazioni naturali ma piu' propriamente "la natura del carattere". Egli non intendeva con cio' indicare un impegno generico volto a modificare l'attitudine umana dal male al bene; semmai, facendo leva sull'inclinazione al bene, e' necessario tendere a riportare il male al bene, poiche' nulla deve essere lasciato semplicemente alla natura delle cose. Per il chassidismo il male puo' essere redento attraverso un processo di elevazione.

In un articolo l'a'lter Rebbe spiego' quali sono le vie del cambiamento nella natura del carattere di un individuo attraverso una dettagliata analisi del concetto chassidico delle tre anime fondamentali presenti in ciascun ebreo: l'anima divina, l'anima intellettuale e l'anima animalesca. Ciascuna contiene in modo complementare, secondo l'indole che le e' propria, sia le facolta' emotive, sia quelle intellettuali, sia quelle naturali. L'anima animalesca e' chiamata cosi' perche' tutti i suoi desideri sono volti ai piu' bassi fini materiali. La parte intellettuale dell'anima animale sviluppa un'azione razionalistica, secondo le sue capacita' , a favore dell'autoconservazione e dell'autogiustificazione. La parte emozionale e' lo ye'tzer hara' medesimo.

In tale ambito la parte intellettuale dell'anima animale si adopera a giustificarne gli atti, mentre la parte emozionale e' cio' che la spinge al male, fino a che un individuo ha gli strumenti appropriati per correggere le inclinazioni dell'anima animale. Il vero servizio divino, specifica tuttavia l'a'lter Rebbe, non consiste tanto nel rompere quanto piuttosto nel riparare con l'azione del tikku'n (atto riparatorio); questo intervento comincia con un intervento sull'anima intellettuale, quella intermedia. Lo strumento e' lo studio che include la contemplazione delle idee in consonanza con il livello di comprensione proprio all'individuo e anche con tutto cio' che puo' essere compreso dal suo cuore. Sia l'anima divina sia l'anima intellettuale hanno attributi emozionali (middo't): per sua natura la seconda e' portata a essere attratta da tutto cio' che sta sotto di essa, mentre la prima, l'anima divina, e' spinta piuttosto dall'aspirazione nei confronti di tutto cio' che e' al di sopra. Cambiare la natura delle caratteristiche di ciascuno significa anche modificare le middo't di entrambe le anime. Per l'anima intellettuale vuol dire porre tutto l'impegno nella tensione al bene, non perche' sia razionalmente accettabile, ma perche' e' comandatoda D-o: ne consegue che il compito dell'uomo e' superare i confini della ragione per conseguire un valore ben piu' alto. Per quanto riguarda l'anima divina, la natura delle middo't si manifesta nel desiderio di lasciare il corpo fisico ed essere assorbita dalla propria fonte, D-o. Le middo't si trasformano dirigendosi verso il servizio di D-o nel mondo fisico, non ignorando i confini del corpo. Gli insegnamenti della Chassidut hanno quindi creato la possibilita' per ciascuno di avvicinarsi e comprendere la divinita' , prescindendo da quanto sia elevato il livello dell'anima.

Fino all'emergere del pensiero chassidico gli studi esoterici della Torah , quali la Cabalah , erano riservati a un'e'lite spirituale composta da anime elevate o purificate. La Chassidut rende i concetti piu' complessi accessibili a tutti, articolandoli in termini intellettuali, in conseguenza di quanto risposero i Cieli al Bah'al Shem Tov alla sua domanda relativa al tempo in cui sarebbe arrivato il Messia: "Quando le tue fonti scaturiranno e si difonderanno tutt'intorno", cioe' quando i suoi insegnamenti avranno percorso ogni via fino a giungere a tutto il popolo, cosicche' ciascuno comprenda la divinita' . Rabbi Dov Ber aggiunge che la frase puo' essere interpretata come un incitamento a costruire "tutt'intorno", al di fuori di se', una rete di relazioni spirituali. Questa e' l'articolazione propria della Chassidut che, come si puo' facilmente intuire, e' posta su un livello trascendente la sfera del puro intelletto umano inteso in termini razionali, che e' comunque il primo gradino del suo stesso tendersi "tutt'intorno".

Spiegando le idee sottese alla parte esoterica della Torah , la Chassidut le rende accessibili attraverso esempi e analogie che le pongono in sintonia con le facolta' e il livello dell'anima, come e' scritto: dalla mia carne io percepisco D-o (Iyo'v 19, 26), in quanto queste facolta' provengono da D-o.

Nella letteratura chassidica il versetto citato e' inteso a significare che, se si esaminano la struttura della propria anima umana e le sue facolta' che sono a immagine di D-o, si puo' giungere a comprendere la divinita' stessa. Si racconta che un grande chassid, rabbi Hille'l Paritcher, quando apprese l'esistenza di questa spiegazione disse: "Prima di diventare chassid il mio corpo era per me disprezzabile perche' tutti i problemi e limiti spirituali avevano origine da lui. Quando compresi il messaggio profondo contenuto nelle parole "dalla mia carne io percepisco D-o", cominciai a imparare che il corpo e' un magnifico vetro attraverso cui ciascuno puo' vedere la divinita' , ecco che assunse per me il suo giusto ruolo".

Questa e' dunque l'innovazione del movimento chassidico in merito alla Cabalah : rendere la divinita' intelligibile attraverso l'analogia con le facolta' umane, portare il divino entro la sfera della capacita' di comprensione umana. Cosi' ciascuno - partendo dai propri attributi emozionali, le middo't - puo' comprendere le middo't di D-o. Attraverso questo atto intellettivo, che e' purificazione, le facolta' di ciascuno si avvicinano al divino fino a entrare a farne parte e, viceversa, lo spirito di D-o stesso diviene parte delle facolta' umane.

Ci sono quattro approcci interpretativi alla Torah : psha' t - letterale; re'mez - allusivo; dru'sh - omiletico; sod - esoterico, quello della Cabalah . La Chassidut rende possibile a ciascuno affrontare e comprendere ogni parte e ogni interpretazione della Torah , non solo attraverso l'intelligenza che ha sede nell'anima divina, ma anche con l'intelligenza dell'anima intellettuale e addirittura, entro certi limiti, tramite l'anima animale.

La Chassidut rende ciascuno capace di comprendere persino le parti allusive ed esoteriche della Torah .

L'anima intellettuale fa da ponte tra l'anima animale e l'anima divina: la comprensione di cui e' capace e' un veicolo per la comprensione divina ed e' il tramite che determina un effetto sull'anima animale suscitando e sollecitando il suo interesse verso le cose divine, muovendola fatalmente al bene.

L'essenza della Chassidut

La Chassidut ha tuttavia un centro unico e indivisibile che non e' frutto della composizione di singole idee. Appare evidente, dunque, che le qualita' distintive analizzate fin qui, che costituiscono solo esempi di un ben piu' vasto insieme, non colgono ancora ne' definiscono l'essenza degli insegnamenti chassidici.

Rav Ghe'rshon Ber, allievo dello Tze'mach Tze'dek, si senti' ripetutamente sottoporre da persone differenti varie domande che riconducevano tutte, pero', a un'unica questione di fondo: "Che cos'e' la Chassidut?". Sebbene i vari interlocutori fossero d'accordo nel definire la Chassidut una filosofia divina, tuttavia volevano sapere quale vantaggio avesse sulla comprensione del trascendente rispetto alla Cabalah e alla filosofia.

Rav Ghe'rshon Ber rispondeva loro che la Cabalah descrive le sefiro't, gli attributi creativi e le manifestazioni di D-o, mentre la filosofia e la haskala' spiegano come D-o sia al di la' di ogni definizione e di ogni descrizione, come non si possa realmente comprenderlo perche' se un uomo conoscesse D-o egli stesso sarebbe D-o; la Chassidut invece sostiene "conosci D-o e diventa come lui"; insegna che tramite la conoscenza che si ha effettivamente di D-o, seppure limitata in varie forme in quanto umana, ci si integra nella fonte Divina.

La parola "luce" e' usata come metafora preferita nella Cabalah e nella Chassidut per rappresentare e descrivere le varie manifestazioni, emanazioni e forze della Divinita' . Tra i vari fenomeni fisici, la luce e' cio' che maggiormente si approssima allo spirituale in quanto non ha le limitazioni della materia. Per esempio non ha forma fisica, non si separa mai dalla sua fonte, irradia tutti gli oggetti ma non si mescola con alcun'altra sostanza ed e' essenziale per lo sviluppo di ogni forma di vita. Bisogna tuttavia tenere presente che l'analogia e' un'approssimazione e non deve essere presa in senso letterale. Temi e concetti inerenti D-o devono essere compresi spiritualmente, privati di qualsiasi connotazione materiale. Proprio a questa metafora, pero', ci ricolleghiamo per meglio intendere la redenzione del male. Tutto il creato e' pervaso da scintille di luce Divina, i cui frammenti si trovano anche negli strati piu' bassi dell'anima animale: essi possono essere restituiti alla perfezione del mondo divino tramite il percorso di elevazione che modifica la natura degli attributi dell'uomo.

La parola ke'ter significa corona e, nella letteratura cabbalistica e chassidica, rappresenta propriamente la corona, cioe' il livello che trascende le dieci sefiro't, attributi della manifestazione di D-o.

Le sefiro't sono divise in due categorie: intellettuale ed emotiva, e sono sia la fonte sia il parallelo dei dieci poteri dell'anima umana; proprio come un uomo si mostra attraverso i suoi attributi, cosi' D-o si rivela attraverso le sefiro't.

Ci sono quattro mondi, ciascuno dei quali e' una categoria generale della manifestazione divina; essi collegano il livello piu' alto, in cui c'e' totale unita' in D-o, al piu' basso, il mondo fisico in cui abitiamo, totalmente permeato dall'infinito che tuttavia e' nascosto. Ora, ke'ter e' il livello che trascende i mondi ed e' la corona delle sefiro't; si identifica con il Volere Supremo ed e' cio' che collega il D-o Infinito con il mondo finito da lui creato. e' logico comprendere che per collegare infinito e finito sia necessario un intermediario.

Si spiega meglio il concetto attraverso l'analogia con l'anima umana: la sua essenza sfugge a ogni descrizione, non e' ne' intellettuale ne' emozionale. Dobbiamo domandarci, dunque, come possa esprimersi l'anima stessa e dare origine all'intelletto e alle emozioni dal momento che li trascende: e' possibile attraverso la volonta' , che in genere non e' un potere specifico di una parte o funzione del corpo ed e' invece onnicomprensivo e illimitato. Sebbene non sia l'essenza dell'anima ma ne rappresenti solo un'estensione, un riflesso, la volonta' e' l'intermediario tra l'anima e le sue facolta' poiche' e' tramite suo che si innesca il movimento dall'anima alle facolta' che ne derivano.

In ogni intermediario si trovano due livelli che possono essere identificati come superiore e inferiore; ugualmente nella volonta' sono presenti due aspetti: ratzo'n, quello esterno, e ta'anu'g, quello interno che e' la forza motivante di ogni attivita' , incluso il volere. Da questa analogia con l'anima umana e alla luce del modo in cui la volonta' unisce l'essenza dell'anima con le sue espressioni e facolta' , possiamo capire come il livello di ke'ter, il volere di D-o, unisce i quattro mondi - Assiya' , Yetzira' , Beria' e Atzilu't - con il D-o infinito.

Quando il livello di ke'ter emanera' una nuova luce, tutte le sefiro't si rinnoveranno trasformandosi in qualche cosa di piu' alto. La Chassidut e' descritta come la nuova luce attraverso cui si rivela un aspetto di D-o, finora nascosto, di una profondita' inaccessibile in precedenza all'uomo.

La Tora, Sintesi di Ogni Perfezione

Tutto cio' che e' stato esaminato finora si applica, in generale, anche a tutte le parti della Torah , poiche' e' perfetta e comprende ogni virtu' del mondo. Queste sono state suddivise, come le sefiro't, in attributi intellettuali ed emotivi: inclinazioni morali e buon carattere, leggi e precetti etici della Torah sono epitomi di bonta' e verita' . Pensiamo al contenuto del trattato Pirke' Avo't: ha un'importanza particolare proprio perche' comincia con l'assunto del dono che Moshe' ricevette sul Sinay e perche' pone l'accento sulla specificita' della trasmissione della Tradizione Orale, cioe' che l'etica del popolo ebraico discende dal Sinay mantenendo in questo modo assolutamente intatta la sua essenza divina. Ogni altro sistema morale che l'uomo da solo puo' aver ideato mescola fatalmente buono e cattivo, vero e falso. Tutto cio' che D-o ha creato nel mondo fu creato la'asso't, perche' fosse lavorato, fissato, completato e perfezionato (cf Bereshi't Raba' 11, 6). Dopo il peccato originale - l'aver mangiato dall'albero della conoscenza del bene e del male - l'uno e l'altro, che erano stati creati per essere completamente distinti, si mescolarono.

Nulla fu piu' puro da allora e non c'e' piu' stato fino a oggi bene senza male o viceversa. Comunque, la fonte di ogni porzione di bene, che ciascun sistema umanamente concepito contiene, deriva dalla Torah che e' rimasta pura. Un episodio che riguarda il rebbe Yo'seph Yi'tzchak Schneersohn chiarifica questo punto. Un giorno incontro' delle persone che espressero varie e differenti opinioni circa le relazioni tra la Torah e la politica. Ciascuno di loro porto' un versetto a sostegno della sua tesi. Quando domandarono al Rebbe la sua opinione, egli rispose: "La Torah , poiche' e' l'assoluta perfezione di verita' e bonta' , contiene in se' tutto cio' che e' vero e che chiunque potrebbe trovare in ogni ideologia.

Questo non giustifica, pero', ogni aggiunta dell'uomo intorno a tale verita' , per cui non potete consolidare cosi' ogni vostra corrente di pensiero". La Torah e' il reame supremo in relazione a tutte le scienze e sistemi di conoscenza, come e' scritto: perche' questa sara' la vostra sapienza e la vostra saggezza agli occhi dei popoli... (Devari'm 4, 6).

La Torah e' quindi la saggezza suprema. Inoltre non solo essa comprende tutti gli aspetti positivi del mondo, ma da essa dipende l'esistenza stessa del mondo. Sia il mondo inferiore, sia i mondo superiori sono influenzati e dipendono dall'osservanza della Torah , perfino da ogni minimo dettaglio nell'applicazione delle mitzvoth da parte dell'uomo.

Il re Davi'd ha lodato la Torah per il fatto che da essa dipende l'esistenza del mondo. Eppure lodare e definire la Torah in questo senso significa limitarla e abbassarla, poiche' questo aspetto non e' che una qualita' della Torah , non ne e' ancora l'essenza: "Non vi e' lode che possa celebrare la Torah come la forza vivente dei mondi, poiche' essi stessi sono considerati nulla (rispetto all'unicita' di D-o)".

L'essenza della Torah e' che essa e' totalmente unita a D-o, la Sorgente di tutto (rispetto al quale qualsiasi altra cosa e' una nullita' ). Cosi' come tutto deriva da D-o, tutto deriva anche dalla Torah che e' unita a lui. Ora si comprende come il fatto che dalla Torah dipenda il mondo e' una qualita' della Torah che deriva dalla sua essenza.

L'intera corrente vivificatrice che sostiene il mondo dipende dalla Torah in ogni suo minimo dettaglio. Tuttavia, questi vantaggi e virtu' superiori non costituiscono ancora l'essenza della Torah , che risiede piuttosto nell'unione con l'infinita luce dell'En Sof cui e' collegata in perfetta e totale unita' . Infatti "non ci sono lodi per celebrare a sufficienza la Torah come forza vivificante di tutta la creazione, poiche' l'universo e' un nulla di per se stesso". In virtu' dell'unione con la Luce Infinita, la Torah automaticamente include ogni forma di virtu' superiore e perfezione che si trova nel mondo, ed e' la profonda corrente di vita delle frasi creatrici. Ora, se l'intima essenza di ogni parte della Torah risiede nella sua unione con la luce dell'En Sof, la principale espressione di questo rapporto e' nella Chassidut. La forma di ogni specifica parte della Torah (Parde's), nasconde l'informe astrazione dell'En Sof che vi e' strettamente connessa, come se si trattasse di indumenti nascosti che non possono essere cambiati.

Ogni livello della Torah esprime un aspetto della saggezza Divina, che, per essere percepita deve coprirsi con un "vestito". Quest'abito pur essendo esteriore al spiritualita' che trasmette comunque l'identifica e la limita, poiche' non e' intercambiabile. La Chassidut tuttavia non e' costretta e definita da alcuna forma, percio' non ha alcun abito che la identifica.

Anche quelle forme attraverso cui le idee della Chassidut si rivelano sono come un abito temporaneo che non ne identifica l'essenza - secondo le parole del salmista come un abito si consumeranno tutti, come un vestito Tu li cambierai ed essi spariranno (Tehilli'm 102, 27) - non nascondono veramente l'astrazione informe dell'En Sof.

Come sappiamo, ci sono due tipi di vesti che non si possono cambiare: ...la pelle e la carne con cui Tu mi hai creato (Iyo'v 10, 11). In altre parole i quattro approcci alla Torah , Parde's, sono le forme fisse attraverso cui essa puo' essere compresa; gli abiti della Chassidut invece non sono fissati in alcuna forma, poiche' la Chassidut include tutti e quattro i livelli di Parde's e da' loro vita. In ogni parte dei processi esaminati la partecipazione attiva di ogni ebreo e' fondamentale e, proprio per renderla possibile, la Chassidut ne ha elaborato dettagliate analisi e spiegazioni.

L'interpretazione della Torah

La nuova vita e la creativita' che gli insegnamenti della Chassidut infondono in ogni aspetto del mondo - sia nel microcosmo, il mondo in miniatura a cui ciascuno di noi da' vita, sia nel mondo reale - derivano dalla vitalita' che la Chassidut stessa desta in ogni elemento della Torah e sono generati da quelle stesse Forze Vitali in essa contenute, poiche' tutti gli elementi della Creazione sono stati ripresi - e derivano - dalla Torah stessa (Zohar II 161a. Bereshi't Rabba' ).

Tradizionalmente ci sono quattro differenti livelli di interpretazione della Torah : pesha' t, re'mez, drush e sod; gli insegnamenti della Chassidut commentano ciascuno di essi, apportandovi la propria specifica creativita' e il proprio impulso alla vita. Questo rende infondata la concezione comunemente diffusa secondo cui la Chassidut interpreti solo la parte esoterica della Torah .

Il concetto e' ben spiegato nel testo Torah t Sholomo' dove si legge: "Il mondo pensa che la Chassidut sia una spiegazione della Cabbala' , ma cio' e sbagliato".

Nel medesimo scritto si e' poi portati alla conclusione che: "La Cabbala' piuttosto e' una spiegazione della Chassidut". Questo ribaltamento di concezione puo' essere compreso in questo modo: la Chassidut e' la comprensione della Divinita' , fin quanto sia possibile. La Cabbala' , invece, non razionalizza i concetti, bensi' li schematizza secondo un ordine preciso. Percio' si puo' dire che grazie alla Cabbala' siamo in grado con la Chassidut di comprendere il Divino a livello intelletuale.

Mode' Ani'

Rispetto ai livelli del Parde's, la chassidut e' il quinto livello, separato dagli altri, che li illumina e infonde a tutti loro una nuova vitalita' , senza pero' modificarli. Per spiegare in che modo cio' avvenga prenderemo come esempio la preghiera fondamentale del Mode' Ani'. Si tratta della frase con la quale si ringrazia D-o di averci restituito l'anima dopo il sonno, che va pronunciata appena si aprono gli occhi al mattino, prima di dire, fare e perfino pensare a qualsiasi altra cosa: Mode' ani' lefane'cha, Mele'ch chai vekaia' m, shehecheza' rta bi' nishmati' bechemla' , rabba' emunate'cha - Ti ringrazio, Re vivente ed eterno, che hai fatto tornare l'anima in me, con Misericordia; grande e' la Tua fedelta' . Con queste parole l'uomo riconosce di trovarsi di fronte a D-o in ogni momento della vita, anche appena risvegliato e perfino durante il sonno, e ringrazia l'Onnipotente di avergli ridato l'anima. Il principio di sottomissione e riconoscenza al Signore e' basilare nell'Ebraismo, e deve accompagnare la vita dell'Ebreo in ogni istante; per questo il Mode' Ani' va detto come primissima cosa al mattino. D-o rende all'uomo fresca, infusa di una nuova energia, l'anima che l'uomo ha dato a D-o stanca e spossata; il compito dell'uomo e' quello di utilizzare questa energia per compiere il volere di D-o. Il risveglio del mattino simboleggia il risveglio dallo stato di torpore in cui l'uomo si trova quando e' immerso nell'oscurita' e nella futilita' del mondo e il suo rendersi conto che la propria funzione, per la quale e' stato creato, e' quella di servire D-o.

Una mancanza

Secondo il pshat (interpretazione letterale) si spiega il Mode' Ani' nel modo seguente: la frase contiene il riconoscimento e il ringraziamento a D-o per la restituzione dell'anima, che va detto, data la sua importanza, nello stesso istante in cui ci si sveglia; l'obbligo di ringraziare D-o infatti va adempiuto nello stesso istante in cui si trae un determinato piacere dal mondo. Appena svegli pero' si e' impuri, e ci si purifica dopo il primo lavaggio delle mani, successivo al Mode' Ani'; a causa dello stato di impurita' , l'uomo non puo' ancora pronunciare il Nome di D-o. Per questo il Mode' Ani' non contiene nessun Nome Divino e quindi non costituisce una vera e propria benedizione, che sara' pronunciata dopo il lavaggio delle mani (nella preghiera Elo-hai Neshamah ). Questa mancanza del Mode' Ani' e' una conseguenza dell'esigenza di conciliare l'obbligo di ringraziare D-o subito, senza ritardare nemmeno un istante, con il fatto che al risveglio l'uomo e' impuro.

A riprova di cio', essendo gli uomini all'epoca del Talmud santi puri, appena svegli pronunciavano direttamente l'Elo-hai Neshamah con il Nome di D-o, senza dire il Mode' Ani'.

Una superiorita'

La chassidut non fornisce una nuova spiegazione, diversa, ma pone questa spiegazione sotto una nuova luce. Questa e' la forza della chassidut che, staccata da un lato dagli altri quattro livelli, ma dall'altro non condizionata da nessuna immagine, puo' penetrarli e donare loro una nuova forza vitale, una luce che rende quello stesso livello piu' profondo. La chassidut mostra come il Mode' Ani', espressione di fede basilare, scaturisca dal livello di Yechidah . A ben vedere, esso non e' il risultato di un ragionamento logico in cui si collega il bene ricevuto al ringraziamento, in quanto si pronuncia nello stesso istante in cui ci si sveglia, prima ancora di "attivare" la facolta' di ragionamento; il Mode' Ani' e' qualcosa di spontaneo ed istintivo, che emana dall'anima.

Il livello di Yechidah non puo' essere contaminato da nessun difetto e impurita' . L'impurita' causa una separazione fra l'uomo, il cui corpo e' impuro, e D-o, che si riflette sull'anima staccandola dalla sua Sorgente; per lo meno e' cio' che accade ai quattro livelli, ma per definizione e' impossibile che si verifichi al livello di Yechidah , che esprime un'unione con D-o diretta e assoluta. La Divinita' che si rivela in Yechidah non subisce nessun adattamento o modifica; non vi e' nessun tramite fra questo livello dell'anima e D-o, nessun "ponte" che possa contaminarsi e di conseguenza interrompere il legame, nulla che interferisca.

Secondo la chassidut quindi, il fatto che si pronunci il Mode' Ani' con le mani impure non e' una mancanza ma, al contrario, dimostra questa unione assoluta e incontaminata con D-o. Il servizio verso D-o di un Ebreo, anche poco osservante, potra' avere delle mancanze e dei difetti da correggere, ma il Mode' Ani' restera' sempre intatto e incontaminato.

Anche la caratteristica del Mode' Ani' di non contenere il nome di D-o e' una conseguenza del fatto che esso scaturisce dalla Yechidah . Essa e' l'essenza dell'anima, e il ringraziamento che esprime e' connesso con l'Essenza di D-o, al di sopra dei nomi. Il nome infatti e' pur sempre una rappresentazione, una definizione che limita, e Yechidah e' al di sopra delle immagini e delle definizioni. Il non pronunciare il Nome di D-o non e' un difetto, ma la conseguenza del fatto che il Mode' Ani' espresso dall'anima dell'Ebreo e' superiore perfino al livello dei Nomi di D-o.

Identita' nascosta

Puo' accadere che, dopo una vita completamente "laica", una persona senta riaccendersi dentro di se' una scintilla; cio' e' possibile proprio perche' esiste un punto in cui l'anima e' unita a D-o in maniera assoluta e incondizionata, non dipendente da nulla, ne' dai trascorsi della persona, ne' dall'ambiente in cui vive, nemmeno dalla quantita' o dal livello di mitzvoth che essa compie. Il ritorno della persona in questo caso e' come il risveglio dal sonno e l'abbandono dell'impurita' , il Mode' Ani'.

La scintilla e' sempre accesa, nell'anima di ogni Ebreo, anche di quello in apparenza piu' disinteressato all'Ebraismo. Possono trascorrere anche anni e anni prima di rendersi conto che un fuoco arde in noi.

La causa scatenante di questo "risveglio" potra' essere esterna, magari improvvisa, oppure una crisi di identita' interiore, ma arrivera' necessariamente, nella vita di ogni Ebreo, un momento in cui il livello di Yechidah , gia' esistente ma latente, si manifestera' apertamente.

L'identita' ebraica non e' semplicemente l'appartenenza a una cultura o l'adesione a un sistema di valori; e' l'attaccamento a D-o, parte integrante di noi e della nostra anima. Al livello di Yechidah l'anima non puo' per definizione separarsi da D-o.

Si e' gia' detto in precedenza di come vi siano state nella storia epoche di violente persecuzioni in cui gli Ebrei, posti di fronte alla scelta se rinnegare le proprie radici e la propria fede nell'unico D-o o essere messi al rogo, impassibili hanno sacrificato la vita. Spesso e' il mondo esterno che ci porta a provare, anche a noi stessi, che siamo Ebrei.

Se non ostacoliamo la nostra anima, possiamo anche evitare di ricorrere a casi estremi per manifestare la nostra identita' che prima o poi inevitabilmente uscira' allo scoperto. La vita non deve essere una lotta continua fra anima e corpo, fra le ostinazioni e le testardaggini della fredda logica e i sentimenti del cuore; questo porta alla crisi di identita' , che non e' altro se non l'espressione di una frattura dentro di noi.

Una vita produttiva e significativa ha come condizione necessaria l'armonia, prima di tutto in noi stessi, cosa che e' possibile permettendo alla parte piu' profonda e piu' elevata di noi, l'anima, di esprimersi.

Proseguiamo con lo studio dell'interpretazione secondo il livello ancora piu' profondo del drash. Con il Mode' Ani' si ringrazia D-o ogni mattina perche' ci ha ridato l'anima, che durante la notte era tornata alla sua origine.

Si tratta di una sorta di restituzione da parte di D-o di un "pegno" datogli da noi, a garanzia del patto che noi assecondiamo l'anima Divina osservando le mitzvoth che D-o ci ha prescritto.

Fiducia illogica

A proposito del debito e del pegno, esiste una halacha' (Choshen Mishpat 292) per cui un creditore che abbia ricevuto dal debitore un pegno in garanzia, deve ridare (anche temporaneamente) l'oggetto in pegno al debitore se questi ne ha necessita' , e questo anche se il debitore non ha modo di pagare il debito. Si tratta di una dimostrazione di fiducia da parte del creditore, il quale vuole che ci comportiamo secondo la Sua volonta' e che continuiamo quindi ad essere Suoi debitori. Il Mode' Ani' termina con le parole rabba' Emunate'cha; in base al pshat esse vengono tradotte grande e' la nostra fede in Te ma, secondo il drash, il loro significato e': grande e' la Tua fiducia (riferito a D-o) in noi. La mitzva' di restituire il pegno anche se il debito non viene pagato non e' certo logica: il pegno viene dato appositamente in garanzia di un debito fino a che il debito non viene pagato, e se cio' non avviene, il creditore ha diritto di trattenere il pegno!

In caso di furto, se non esiste modo di recuperare l'oggetto rubato, la vittima ha diritto di farlo comprare da un'altra persona, per poi riaverlo; cioe', la vittima ha il diritto di recuperare l'oggetto con altri mezzi se l'autorita' giudiziaria e' impossibilitata a farlo. Perche' allora comportarsi, nel caso del pegno, in maniera esattamente opposta?

Solo un rivestimento

e' la chassidut a fornire la risposta. Come detto piu' volte, essa e' il quinto livello di interpretazione (che corrisponde al quinto livello dell'anima, Yechidah ) e interviene non a modificare, ma a infondere i quattro livelli precedenti di vitalita' , mostrandoli sotto una nuova luce. La spiegazione si basa sulla divisione delle mitzvot in tre categorie, dalle piu' logiche (comprensibili alla ragione umana) alle piu' incomprensibili: mishpatim, eduiot, chukim. La chassidut mostra come anche i Mishpatim, i precetti piu' logici, non siano in realta' mai completamente razionali poiche' il loro aspetto principale (comune a tutte le Mitzvot) consiste nell'essere espressione della volonta' di D-o, che non corrisponde ai canoni della logica dell'uomo. Alcune mitzvoth presentano delle componenti razionali esclusivamente perche' D-o ha voluto renderle piu' comprensibili e quindi piu' vicine a noi, ma questo non significa che esse siano del tutto razionali. Infatti, anche i precetti logici non vanno osservati solo perche' li capiamo e a seconda di come li capiamo, ma esclusivamente perche' D-o li ha comandati. Le mitzvoth sono espressione della volonta' di D-o. La vera volonta' e' indipendente dalla logica e in alcuni casi vi si oppone; essa non e' condizionata o provocata da elementi esterni, ma scaturisce completamente dall'anima. In misura infinitamente maggiore, la volonta' di D-o e' incondizionata e fine a se stessa e, di conseguenza, anche le mitzvoth che derivano da essa non hanno altro fine se non la loro pura osservanza in se'. Si osservano le mitzvoth perche' sono un ordine Divino. Alcune mitzvot sono parzialmente comprensibili alla logica che D-o ha concesso all'uomo affinche' questi possa osservarle con maggior coinvolgimento, ma siamo ora in grado di capire che la componente razionale e' soltanto un rivestimento del precetto, non ne e' l'essenza.

Tornando alla halacha' sul pegno, e' ora chiaro anche il motivo per cui il creditore debba restituirlo: e' questo il comportamento corretto da tenere perche' questa e' la volonta' di D-o che bisogna eseguire. Cio' mostra che in realta' tutte le Mitzvot, anche quelle rivestite di una forma razionale, sono in realta' dei Chukim nella loro essenza, non comprensibili alla ragione umana. e' proprio la chassidut a fornire questa spiegazione in quanto i quattro livelli precedenti vedono la volonta' di D-o attraverso un rivestimento, una forma e non ne raggiungono una visione completamente limpida e pura. Solo il livello di Yechidah , che non e' legato ad alcuna immagine, ha un'unione pura con D-o e una visione assoluta. A questo livello si riflette il vero concetto della volonta' di D-o fine a se stessa ed e' possibile riconoscere le mitzvoth non nell'immagine di cui sono rivestite ma nella loro essenza, come osservanza fine a se stessa, e quindi riconoscerle ed applicarle tutte come Chukim.

Dopo aver studiato i primi tre livelli, attraverso l'interpretazione della preghiera Mode' Ani', e il rapporto tra essi e la Chassidut, analizzeremo di seguito, in linea generale, il quarto livello, sod, cioe', la Ca' bala.

La Ca' bala e' la mistica, la parte esoterica piu' nascosta; l'opera di mistica per eccellenza e' lo Zohar, termine che significa "splendore" e "illuminare". Mentre la Ca' bala, difficile da capire, si limita a citare i livelli spirituali attraverso i quali il mondo e' stato creato, la chassidut li spiega razionalmente con esempi, rendendoli accessibili a chiunque. Per questo motivo, molti ritengono che la chassidut, il quinto e piu' elevato livello, intervenga a spiegare la Ca' bala, poiche' la chassidut si presenta piu' vicina alla logica dell'uomo.

Non e' cosi'; al contrario, viene detto nel Sefer Hayomyom: "Non e' la chassidut che spiega la Ca' bala ma e' la Ca' bala una spiegazione della chassidut".

Luce nascosta

In effetti, la chassidut non puo' spiegare la Ca' bala poiche' quest'ultima e' completamente al di sopra della logica. Il quarto livello di interpretazione, nonostante sia piu' elevato della logica, non puo' scendere ad un livello intellettuale inferiore poiche' non ha nulla a che fare con la razionalita' , e non si presta alle spiegazioni razionali. La chassidut invece e' il quinto livello, piu' elevato dei quattro precedenti ma, come e' stato piu' volte spiegato, essa comprende anche i livelli inferiori: ha quindi una componente razionale che le permette di essere compresa. La Ca' bala invece fornisce una chiave di lettura alla chassidut poiche' offre uno schema di base, una suddivisione in livelli, i dati da cui partire per approfondire lo studio della Chassidut. Mentre la Ca' bala e' una luce che, a meno di elevarsi fino a raggiungerla, resta completamente nascosta come qualcosa che si trova al di sopra delle nuvole, la chassidut e' una luce che scende e penetra in tutti i livelli, dando loro una nuova vitalita' ed illuminandoli.

Luce rivelata

e' chiaro ora lo scopo della Chassidut. La parte mistica era prima elevata, nascosta e inaccessibile; la chassidut ha rotto questa barriera portando questa luce in basso, per far si' che ognuno capisca secondo il suo livello, per rendere la parte piu' profonda della Torah comprensibile a tutti. Cosi', colui che e' illuminato dalla chassidut riesce ad elevarsi e a compiere la volonta' di D-o in maniera disinteressata, osservando i Precetti in nome dell'osservanza fine a se stessa (ved. n 48); va oltre il dovuto, cioe', oltre cio' che e' richiesto dalla lettera della legge, poiche' la sua pratica delle mitzvoth non e' semplicemente qualcosa di meccanico ma coinvolge tutto il suo essere, i suoi sentimenti, le sue facolta' . Il Chassid arriva ad osservare i Comandamenti Divini non come un obbligo, ma come se essi fossero la sua propria volonta' ; egli manifesta la sua essenza, l'anima unita al Creatore, la cui unica volonta' e' quella di adempiere al volere di D-o; la persona stessa quindi sente la necessita' di compiere le Mitzvot, ed esegue la volonta' di D-o per amore di D-o piu' che per timore, ad un livello piu' elevato.

La chassidut dunque rivela la luce interiore che c'e' in ogni cosa: a livello umano come spiegato; a livello universale essa rivela la forza Divina nascosta nella creazione che continua a creare la materia in ogni istante; a livello di mitzvoth la chassidut rivela l'essenza delle mitzvothe mostra che anche quelle che in apparenza sono logiche in realta' sono la pura espressione della volonta' di D-o e vanno ben oltre la loro spiegazione razionale (ved. n 57). Un figlio rispetta i genitori non solo perche' essi l'hanno fatto nascere ma perche' cosi' vuole l'Onnipotente. Anche se, per assurdo, un figlio non discendesse dai genitori, dovrebbe comunque rispettarli perche' questa e' la volonta' Divina, al di la' di qualsiasi logica.

La chassidut e' giunta a portare luce in basso, in particolare nella nostra generazione, la "settima generazione", a proposito della quale e' detto che e' l'ultima dell'esilio e la prima dell'Era Messianica; la generazione durante la quale giungera' Mashiach. E la Rivelazione della Divinita' , ora nascosta, che accompagnera' la Gheula' illuminera' il mondo una volta per tutte con la luce della verita' .Gli insegnamenti della Chassidut infondono vita anche in ogni soggetto o argomento (in tutti i livelli del Parde's) che si studia nella Torah , che poi appare in una maniera completamente differente, spinto da una forza vitale che deriva direttamente dall'Essenza. Questa vitalita' illumina cio' che la circonda e penetra profondamente nella comprensione di ciascuno. Un'analogia a questo concetto di illuminazione e vitalita' che viene ad aggiungersi alle analisi della parte Rivelata della Torah la si riscontra nell'intero servizio di Yom Kippu'r che e' accettato solo se eseguito da lui (il Gran Sacerdote) (Talmud Yoma' 32b). La santita' dello Yom Kippu'r, lo Shabba' t degli Shabba' t, che si realizza e da' i suoi effetti in virtu' dello speciale servizio svolto in quel giorno, si estende, poi, a tutti i giorni dell'anno che in questo modo sono illuminati da quel momento di profondissima unione dell'uomo con il Creatore Unico. Cio' si verifica anche in relazione al numero di preghiere che si recitano nel giorno di Kippu'r. Durante i giorni feriali si recitano solo tre preghiere. Nei giorni di festa e il Sabato, poiche' in questi giorni abbiamo una maggiore rivelazionesi, si aggiunge anche una quarta preghiera; queste corrispondono ai quattro livelli dell'anima, Ne'fesh, Ruach, Neshamah e Chaya' ; durante Yom Kippu'r ne viene aggiunta una quinta, Ne'ila' (recitata in conclusione della giornata) ed e' per suo tramite che la Yechidah dell'anima si rivela come stato di unione completa con D-o.

Yom Kippu'r e' l'unico giorno in cui un uomo e' obbligato a recitare cinque differenti preghiere che corrispondono alla rivelazione dei cinque livelli dell'anima.

Proprio come al tempo del Santuario la connessione tra l'essenza di ogni singolo individuo appartenente al popolo ebraico con D-o avveniva tramite l'ingresso del Gran Sacerdote nel Santo dei Santi durante il giorno di Kippu'r, nei nostri tempi questa unione si attua tramite le cinque preghiere che si recitano in quello stesso giorno, dal momento che le preghiere hanno sostituito i sacrifici che erano offerti nel Santuario.

La quinta preghiera, Ne'ila' , che si recita solo nel giorno di Kippu'r, apporta i suoi effetti sulle quattro che la precedono e che si recitano regolarmente durante ogni altro periodo dell'anno. Il particolare effetto di Yechidah e' indicato nell'affermazione: "Il giorno in cui ciascuno e' obbligato a recitare cinque preghiere" (Likute' Sicho't IV, 1154). Yechidah , quindi, permea l'intero giorno di Kippu'r: nel momento in cui si recita ciascuna preghiera il livello del cinque getta la sua luce e pervade con la sua santita' . Quest'unione assoluta che si rivela nella quinta preghiera e' anche il significato di Ne'ila' , chiusura: ciascuno chiude tutte le porte non lasciando spazio che per l'Unione completa con l'Essenza di D-o. Infatti nella conclusione di questo giorno solenne quando si recita la quinta preghiera e' piu' enfatizzato il legame indivisibile con D-o. Anche nella pratica si riscontra un maggior afflusso di persone che non possono mancare quest'ultimo momento, affollando improvvisamente le sinagoghe.

Lo stesso e' vero per la Chassidut, lo Yom Kippu'r della Torah . Perche' le quattro parti del Parde's sono i quattro livelli di Nefesh, Ru'ach, Neshamah e Chaya' della Torah e la Chassidut e' il quinto livello, e' la Yechidah della Torah , la cui manifestazione illumina tutti gli altri.

Olio: Metafora della Chassidut

Il vino e l'olio sono liquidi che si ottengono pigiando il frutto con metodi analoghi, ma mentre il mosto si ottiene con rapidita' , per produrre l'olio occorre uno sforzo maggiore.

Nel Talmud (Chulli'n 87a) si spiega che se da un lato l'olio e' un liquido che penetra in profondita' tutto cio' che tocca, dall'altro, pero', non si mischia con altri liquidi: e' staccato da tutto, ma allo stesso tempo impregna ogni cosa.

Yechidah e' il livello dell'anima piu' profondo e nascosto, separato dai quattro precedenti: Ne'fesh, Ru'ach, Chaya' e Neshamah , che hanno immagini cui sono legati, come l'intelletto e il sentimento; Yechidah , invece, non e' condizionata da forme o rivestimenti. Proprio perche' ne e' al di sopra, non e' vincolata ad alcun limite, puo' influenzare profondamente ogni livello come l'olio.

L'essenza, per essere tale, necessariamente possiede due caratteristiche: e' separata da ogni categoria individuale, poiche', se fosse legata a un particolare, non potrebbe essere l'essenza del tutto; pervade, pero', ogni definizione, poiche' esiste e si trova dovunque. L'essenza e' al di sopra del tutto, staccata dal tutto, ma include il tutto.

Re Shlomo', considerato il piu' saggio di tutti i tempi, poiche' era capace perfino di parlare con gli animali. L'uomo e' certo piu' elevato degli altri esseri viventi, ma rimane comunque legato al suo livello, circoscritto nella sua superiorita' che e' separazione. La grandezza di Shlomo' consiste' nell'aver raggiunto un livello completamento astratto superando i limiti di quello umano. Per relazionarsi a un livello inferiore bisogna elevarsi dai confini della propria categoria.

Questa e' la particolarita' della Chassidut: essa e' staccata da ogni definizione, al di la' del nascosto e del rivelato, non limitata ne' condizionata da alcuna immagine.

Il valore numerico della parola ya' yin - oii (vino) e' 70, lo stesso della parola sod - ceq (segreto); il vino quindi, pur rappresentando un livello molto alto e profondo, e' comunque limitato nella categoria e staccato dal resto. La parola she'men - ony (olio) ha la radice della parola shmo'ne - dpeny (otto) e della parola Neshamah - dnyp (anima).

Il numero otto rappresenta cio' che trascende la natura, poiche' la Creazione ebbe luogo in sette giorni, e' una dimensione piu' elevata, al di sopra di qualsiasi limite. D'altra parte, pero', l'otto ha modo si esistere solo perche' c'e' un serie concatenata che termina al sette, cioe' al livello superiore alla natura: questo implica che necessariamente cie' che trascende la natura ovviamente ne tiene conto e la trasforma senza rimanere, pero', chiuso nel suo mondo.

L'Essenza Si Trova Nell'Azione

I Maestri dicono che alcune particolari qualita' della Chassidut costituiscono la sua idea essenziale. Sebbene ciascuna qualita' specifica cui ci si riferisca non sia che una ramificazione della Chassidut stessa, tuttavia esse sono l'espressione dell'essenza stessa della sua natura. L'"essenza" e' cio' che penetra, pervade e si trova in ogni particolare, fino al piu' piccolo dettaglio, secondo il principio che dice: la fine e' fissata nell'inizio e l'inizio nella fine (Se'fer Yetzira' ). Questo enunciato, espresso gia' nei primi testi cabalistici, significa che solo nel compimento, nella completezza raggiunta al termine di qualsiasi opera o riflessione, si vede veramente realizzato lo scopo primo che ha mosso all'azione. La Chassidut si estende e si diffonde al livello inferiore della natura dell'uomo, al fine di trasformare l'essenza dell'anima animalesca, che e' l'esteriorita' di ciascuno; essa penetra, pero', perfino piu' in basso, purificando quella parte di mondo circostante che e', in pratica, l'esteriorita' "esterna" alla persona.

Rabbi Yosef Yitzchak insiste' a lungo su questo argomento, puntualizzando che ogni idea, ogni concetto o interpretazione che si impara deve comunque esplicitarsi in un'azione, perche' solo tramite il servizio Divino e gli atti materialmente compiuti e' possibile afferrare la natura e l'essenza della Chassidut.

Messia e Yechidah

Quattro grandi tzadikihm possedevano, e hanno rivelato nel mondo, i primi quattro livelli dell'anima: Davi'd quello di Ne'fesh, Elya' hu quello di Ru'ach, Moshe' quello di Neshamah e Ada' m quello di Chaya' . Il Messia possedera' il quinto e piu' alto livello, quello di Yechidah , e lo rivelera' nel mondo. Yechidah e' l'essenza dell'anima; al livello di Yechidah l'uomo e' completamente annullato ed e' pronto alla Mesirut Nefesh, a sacrificare la propria vita esclusivamente in nome di D-o. Il livello di Yechidah manifesta l'unione completa con D-o, come e' espresso dal termine stesso, la cui radice e' quella di echa' d - uno. La parola Yechidah , tutavia, indica un'unita' particolare, assoluta, che esclude ogni legame o dipendenza da qualsiasi fattore, interno o esterno.

L'avvento del Messia che rivelera' la Yechidah e' una conseguenza e ricompensa della Chassidut. e' noto l'episodio in cui il Bah'al Shem Tov, asceso nei mondi superiori, ha chiesto al Messia quando egli sarebbe arrivato: la risposta fu che sarebbe giunto in seguito alla diffusione delle "sorgenti della Chassidut". Dalla ricompensa si puo' capire cosa sia veramente la Chassidut.

Le diverse innovazioni apportate dalla Chassidut non sono aspetti separati, ognuno a se' stante, ma sono una conseguenza della Yechidah come livello dell'anima che si manifesta compiutamente tramite la Chassidut. Torniamo ai tre esempi, citati all'inizio, di vantaggi che il chassidismo ha portato nel mondo.

La prima innovazione consiste nel fatto che il chassid serve D-o spingendosi oltre a cio' che viene richiesto dalla halacha' (regola), lifnim mishurat hadin.

Fino ai primi quattro livelli dell'anima, l'unione con D-o avviene attraverso un tramite da cui dipende e da cui e' condizionata; l'unione e', quindi, limitata e anche il modo di servire D-o e', sempre condizionato da un motivo (sia materiale sia spirituale), si attiene semplicemente a cio' che la halacha' richiede. Al livello di Yechidah la persona serve D-o superando i limiti della regola in quanto non e' mosso da alcun interesse personale e l'unione e' assoluta, incondizionata e illimitata.

La seconda innovazione consiste nel fatto che il chassid non solo dirige il suo istinto sempre per il bene - per esempio una persona aggressiva indirizzera' la sua indole per combattere il male - ma e' in grado di trasformare la sua natura - il carattere di colui che e' aggressivo cambia lasciando spazio alla remissivita' . Cio' e' sempre dovuto al fatto che, nei primi quattro livelli dell'anima, l'uomo e' unito a D-o attraverso tramiti che formano la sua natura e la sua immagine dalla quale non si stacca; a livello di Yechidah l'unione non dipende da alcun tramite e la persona annulla completamente il proprio io di fronte a D-o, slegandosi dalla sua natura, cioe' dai tratti caratteriali che possiede dalla nascita.

La terza innovazione consiste nell'aver sollevato il mondo dal suo stato di torpore. Questa condizione, la possibilita' di "svenire", esiste solo nei primi quattro livelli in cui l'unione con D-o e' limitata e condizionata: se manca la condizione, se il ponte e' chiuso o bloccato da un ostacolo, la forza vitale viene meno. Cio' non si puo' verificare a livello di Yechidah , che esprime un'unione per cui l'anima dell'uomo e D-o sono una cosa sola, non c'e' alcun ponte fra essi, non esiste la possibilita' che si stacchino neanche temporaneamente poiche' sono inscindibili.

In conclusione la Chassidut e' un livello dello studio della Torah molto diverso dai quattro precedenti, chiusi nel loro mondo: il quinto livello esce da suoi limiti e influenza tutti gli altri. Come Yechidah esprime l'essenza dell'anima in ogni uomo, a livello individuale, cosi' essa rappresenta l'essenza vitale del mondo a livello universale. Infonde una vitalita' incondizionata e senza limiti; si comprende quindi che quando il Messia rivelera' il livello di Yechidah nel mondo, si infondera' nell'universo questa essenza di vita eterna che lo trasformera' in un mondo perfetto e completo per l'eternita' .