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gen 17, 2003 |
Feste e ricorrenze,  |
redazione

Nelle Tavole un'eperienza di liberta'

Dall'Avvenire del 17.01.03 un articolo di Rav Giuseppe Laras, Rabbino capo della Comunit ebraica di Milano

La testimonianza dell'Esodo ci presenta Mos come colui al quale Dio chiede di guidare il suo popolo dalla schiavit alla libert e come colui attraverso il quale viene donata la Tor, l'insegnamento divino rivelato al Sinai. Secondo la tradizione rabbinica proprio questo il momento in cui il popolo di Israele comprende il senso della particolare esperienza che sta vivendo e della vocazione a cui il Signore l'ha destinato "separandolo" dagli altri popoli (...)

Ogni manifestazione di Dio un evento trascendente di fronte al quale l'uomo chiamato a riconoscerne la grandezza e la sproporzione rispetto alla propria creaturalit, per questo anche Mos, a cui il Signore si rivela attraverso il roveto ardente, "nasconde la faccia" poich teme di "guardare" verso di Lui (cf.: Es 3,6).

Tuttavia proprio Mos ad essere definito dalla Scrittura e dalla tradizione rabbinica come colui al quale Dio concede una vicinanza e una "visione" della Sua trascendenza solitamente impossibile e pericolosa, per questo egli pu "salire" sul monte e "parlare" con il Signore che gli "risponde" con "una voce" alla quale "pu reggere" (cf.: Es 19,19; Esodo Rabb V,9).

Tutto il popolo rimane invece ai piedi del Sinai ove comunque i segni della teofania sono evidenti: tuoni, lampi, nube densa, forte suono di tromba (cf.: Es 19,16), ma soprattutto fuoco (...).

Siamo quindi di fronte ad un evento divino che, in questo modo, si d una volta per sempre nell'orizzonte di una mediazione che coinvolge in maniera particolare Mos, in quanto la rivelazione a lui concessa la sorgente a cui tutti i profeti successivi hanno attinto (...).

Il dono della Tor non solo destinato a permanere nel tempo, ma offerto per essere accolto e vissuto. La tradizione rabbinica, a tale proposito, sottolinea due aspetti importanti. Da una parte precisa che Dio si espresso nelle "settanta lingue dell'umanit" in modo che tutti i popoli potessero comprendere (cf.: Esodo Rabb V,9), dall'altra per fa notare che solo il popolo di Israele ha accolto i precetti rivelati nella prospettiva di un insegnamento per la vita (cf.: Sifr al Deuteronomio, Pisqa 343). (...)

pertanto importante che la tradizione continui a discutere e ad interrogarsi su come continuare a rimanere fedeli all'insegnamento di libert del Sinai. Non a caso gli insegnamenti rabbinici, giocando sull'assonanza dei termini ebraici charut (inciso) e cherut (libert), insegnano a considerare i precetti della Tor "libert" su tavole anzich prassi "incisa" su tavole (cf.: Mishn, Avot VI,2), ribadendo cos che l'insegnamento rivelato va accolto e vissuto in quanto proveniente dall'unico Dio capace di liberare e di trasformare una storia anonima e perdente in storia di salvezza.

Ecco allora ci di cui il popolo ebraico ancora oggi testimone fra le genti: una libert che porta all'impegno nella fedelt al dono della Tor ricevuta attraverso Mos capace di "parlare con Dio", rivelazione che, come ben ricorda Elia Benamozegh, comprende anche i precetti dati da Dio a No dopo il diluvio, i quali costituiscono l'insegnamento per i "giusti" come lui, cio i gentili amati da Dio i cui meriti fanno la prosperit fra le nazioni.