Carpi, Simchat Tor 5764
E' una cosa strana, l'ebraismo liberale in Italia. Da una parte ci sono indubbie innovazioni rispetto alla pratica ortodossa ( stata abolita la separazione tra uomini e donne, le donne salgono a Sefer...) dall'altra le congregazioni riformate si sforzano di mantenere in vita quelle peculiarit dell'ebraismo italiano che la nuova leva di rabbini ortodossi pare decisa ad abolire: l'atteggiamento inclusivo nei confronti delle famiglie "miste", la musica durante le funzioni, la birkat cohanim mentre tutta la famiglia sta sotto il tallet....
Corentemente con questi presupposti, la congregazione
Lev Chadash (tra le congregazioni liberali nate in Italia la pi numerosa e
la prima ad organizzarsi) ha cercato fin dal suo esordio di fronteggiare il
rischio della "museificazione". Non un mistero per nessuno: qua e l per
l'Italia, dove una volta c'erano comunit ebraiche, vanno nascendo dei musei
ebraici. Certe (nuove, nuovissime) chiusure del rabbinato portano gli ebrei
lontano dalla vita attiva, i templi si svuotano, i Sefarim vengono spediti
altrove, e gli arredi finiscono sotto vetro. Sotto i nostri occhi si sta
realizzando la vecchia aspirazione dei nazisti: cancellare l'esistenza del
popolo ebraico, e metterne in mostra le vestigia. Un altro paradosso: nel
contrastare questa tendenza, Lev Chadash fa proprio l'insegnamento di
maestri quali rav M.E. Artom z.l., che certo non era amico delle
congregazioni riformate
Lo scorso Simchat Tor era in programma una funzione nella sinagoga di
Casale Monferrato; e con la comunit c'era gi un accordo a voce, preso
prima dell'estate. Rav David Goldberg, rabbino della prestigiosa Liberal
Jewish Synagogue di Londra, aveva assicurato la sua presenza. Se non che, a
meno di quindici giorni dalla ricorrenza, la comunit di Casale ha cambiato
idea, negando l'ospitalit a Lev Chadash e a rav Goldberg - dietro espressa
ingiunzione di un rabbino, che non il rabbino di Casale. Per quale sottile
meandro giuridico possa un rabbino milanese legiferare su Casale non lo
scopriremo mai. E' er evidente che la Comunit di Casale si fatta
intimorire da un rabbino, tra l'altro nemmeno del posto. E meno male che
nell'ebraismo italiano vigerebbe la separazione tra Stato e religione..
L'anno scorso rav Goldberg venuto a Milano, si tenuta una bellissima
celebrazione di Simchat Tor, in cui sono salite a Sefer anche le donne, si
danzato con grandi e piccini (nelle sinagoghe riformate ci sono pi bimbi
che in quelle ortodosse, e questo, mica tanto curiosamente, vale anche in
Italia...). Ignoriamo cosa sia acacduto nella splendida sinagoga di Casale
Monferrato, e temiamo che nel giorno della Gioia della Tor, quei Sefarim
siano restati al chiuso, come sempre pi spesso accade qua e l per
l'Italia
Ma quest'anno, a Carpi, no. A Carpi, provincia di Modena, esiste uno
splendido edificio sinagogale, che una volta apparteneva alla famiglia
Rovighi ed ora appartiene al Comune di Carpi. Gli arredi sono andati,
probabilmente in Israele, ma stucchi e decorazioni ci sono ancora
Quest'anno, la Congregazione liberale Lev Chadash vi ha tenuto i
festeggiamenti di Simchat Tor. L'ultimo minyan risale agli anni 20 del XX
secolo; ieri a Carpi, dentro la Sinagoga, c'erano 40 persone. Dopo quasi un
secolo sono risuonate tra quelle mura le antiche melodie ebraico-italiane,
si svolto il commevente rito della birkat cohanim, con le famiglie
riunite, come da tradizione, sotto il tallet del genitore pi anziano. Dopo
quasi un secolo, nel giorno della gioia della Tor, quelle mura hanno visto
ebrei danzare con i rotoli della Legge, uno dei quali un sopravvissuto
alla Shoah: le truppe tedesche, entrando in Cecoslovacchia, ammassavano i
Sefarim per portare a termine il loro criminale progetto di
"museificazione". Dopo la liberazione, quei Sefarim sono andati alla
Sinagoga liberale di Westmimster, dove vengono restaurati e distribuiti alle
Comunit liberali della Diaspora
Tutto questo stato possibile grazie a rav Mark Solomon, della sinagoga
liberale di Londra, che ha guidato il culto con grande maestria. E anche
grazie all'Amministrazione comunale di Carpi, che ha messo a disposizione
l'edificio; per un giorno non si pi sentito dire per le strade della
cittadina: qui venivano gli ebrei, ma si diceva "qui ci sono gli ebrei". la
speranza di Lev Chadash e dell'Amministrazione Comunale, che questo si
possa rinnovare negli anni a venire
In tutto questo, ci dispiace segnalare l'atteggiamento dell'Unione delle
Comunit Ebraiche in Italia, nel cui statuto non vi alcun riferimento
al'ortodossia, ma che continua ad accogliere solo Comunit ortodosse,
accettando il diktat rabbinico e dando scarsa prova pratica di quella
laicit tanto invocata a parole. Non siamo a conoscenza di reazioni
ufficiali da parte dell'Unione, ma una fonte ha cos commentato:
Caspita che notizia sconvolgente una amministrazione comunale
prende una decisione nel nome della liberta' religiosa a favore del
pluralismo dentro il mondo ebraico. Sono sconvolto da questa
"rivelazione" che indubbiamente e' destinata a ribaltare tutti gli assetti
attualmente esistenti. A sostituire i bet din arrivano i consigli
comunali. Veramente sono assolutamente terrorizzato
Neppure Asimov dopo una solenne sbronza avrebbe mai potuto
partorire una cosi' ardita storia di fantascienza
Ci avviamo verso un ebraismo "comunale"
N.B. Meno di un mese fa, alla commemorazione dell'eccidio di Meina, rav Mark Solomon ha intonato il kaddish; Amos Luzzatto, presidente della predetta Unione, che pure era stato invitato alla commemorazione ed era presente al momento dei discorsi, si sottratto all'occasione pi propriamente religiosa, e si infatti allontanato mentre nell'aria risuonavano le parole del Kaddish (ma assicurare il minyan quando si dice un kaddish non una mitzwa ? C' qualcosa nella personalit di rav Solomon, che viene da famiglia hassidica, che disturba il presidente dell'Unione delle Comunit Ebraiche Italiane ? La memoria della Shoah va lasciata alle istituzioni statali "comunali" ?)