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mar 27, 2004 |
Personaggi Celebri,  |
redazione

Marx questo sconosciuto

Mi domando perche' sia cosi' appassionante il tema che ha oramai fatto versare fiumi di inchiostro sull'antisemitismo marxiano.

A me pare che detrattori e difensori ne mastichino poco di Marx. Anche meno di storia dell'URSS e dei suoi rapporti con gli ebrei. Men che meno mi pare che le opinioni a confronto si pongano il problema della definizione dell'antisemitismo e delle forme che prende via via nel tempo. Cosi' finiamo con citare l'Ungheria, Togliatti, Ingrao etc. e come volevasi dimostrare dall'opera di Marx planiamo disinvoltamente cento anni dopo sugli editoriali dell'Unit.

Ho sempre la spiacevole sensazione che a nessuno gliene importi niente di Marx e della "Questione ebraica" ma molto di piu' di fare delle genealogie che giu' giu' da Marx arrivino sino a Rutelli per dimostrare un marchio di fabbrica antisemita nella sinistra passata, presente e futura.
Dall'altro lato le risposte sono al solito abbastanza viete (IMHO).

Se mi levassi dalla mente l'idea che Marx stimola solo perche' parlando al passato si sparacchia meglio sul presente mi verrebbe da dire due cose. Provo a dirle presumendo che tutti siano perfettamente in buona fede e al centro del discorso ci sia solo Marx e che Marx non serva ad altri scopi.

1) L'antisemitismo non esiste. Esistono gli antisemitismi. La complessita' dell'odio contro gli ebrei e' enorme. La polizia imperiale russa - la famigerata Okhrana - fabbrica i "Protocolli dei Savi di Sion" e favorisce i pogrom in Bessarabia. Stalin perseguita ferocemente gli ebrei all'interno di un progetto folle di ingegneria sociale. Su Hitler non mi pare ci sia molto da dire ancora. Comunque lo si giri il totalitarismo (compreso il totalitarismo religioso) genera a prescindere dalle sue radici e dai suoi progetti odio nei confronti degli ebrei. Con raffinata perversione il totalitarismo di qualsiasi colore genera antisemitismo anche in assenza di ebrei. Mi ricordo di aver letto la storia di una ebrea tedesca comunista fuggita dalla germania nazista e riparata a Mosca che nel settembre 1939 viene restituita in pacco dono dai sovietici ai tedeschi. Cosicche' dopo essersi fatta UNDICI anni di gulag perche' "non affidabile" secondo le paranoie staliniane si fece un soggiorno prolungato in campo di concentramento nazista. La signora in questione si chiamava Margarete Buber Neumann. Scrive due libri: "Da Potsdam a Mosca. tappe di una strada sbagliata" (Il Mulino 2000) e "Prigioniera di Stalin e di Hitler" (Il Muliono 2000) (scrive anche un altro libro sul suo incontro con la fidanzata di Franz Kafka in campo di concentramento). Ora io suggerirei: compratevi questi due libri e insieme se vi avanza tempo anche un bel libro di Rousso (curatore) "Nazismo e Stalinismo" (Boringhieri). Poi magari riprendete la discussione.

2) Cosi' facendo secondo il mio modesto parere si potrebbe apprezzare l'uguaglianza dei totalitarismi nell'odio contro gli ebrei e le differenze con le quali questi antisemitismi si estrinsecano. In modo tale da non cadere negli assiomi di moda che al campo nazista contrappongono il gulag e viceversa con un semplicismo che va bene rispettivamente per "Libero" e per il quotidiano di Rifondazione Comunista il cui nome "Liberazione" mi e' sempre sembrato involontariamente comico.

3) Posto che i totalitarismi sono uguali ma diversi nei loro esiti si potrebbe cogliere la differenza tra "Stato razziale" nazista e "Stato ideologico" sovietico. Le differenze non sono di poco conto e coglierle non significa prendere una posizione becera del tipo "era meglio quello piuttosto di quell'altro" ma semplicemente capire un po' di piu' i termini della questione.

4) Tornando a Marx. L'ho gia' detto e lo ripeto Marx scrive un libro di antisemitismo sociale. E con cio' come ho gia' detto intendo dire che Marx inquadra l'ebraismo nel piu' vasto mondo di elementi che congiurano a mantenere oppresso il proletariato. L'antisemitismo marxiano non e' un tratto distintivo del marxismo ne e' una componente. Marx ha una pluralit di obiettivi: religioni, strutture economiche, classi sociali. Su tutti riversa fiumi di inchiostro. L'ebraismo per Marx e' uno degli elementi che impediscono il fulgere sorgere del sole dell'avvenire. Non il solo. Il suo scritto antisemita e' in funzione di un progetto politico di smontaggio e rimontaggio della societ. Dall'antisemitismo marxiano - in linea teorica - l'ebreo esce vivo se cessa di essere ebreo, se rinuncia alla sua identit sia essa religiosa che culturale. Sempre in linea teorica nel momento in cui il cristiano diventa ateo, l'ebreo diventa ateo e tutti e due lavorano per il sorgere del comunismo in quanto parte di un proletariato internazionale che distrugge sia i concetti di nazionalit che di identit, allora a quel punto nella societ marxiana c'e' posto per l'ex-ebreo, per l'ex-marxista e persino per l'ex-capitalista. Di fatto Marx chiede all'ebraismo un suicidio culturale e di identit collettivo. Se vogliamo c'e' una analogia lieve con l'antigiudaismo cristiano: convertiti e sarai integrato nell'ecclesia.

5) Il nazismo non prevede genocidi politici, culturali o religiosi. Non prevede neppure la possibilita' di una conversione. L'ebreo che si converta, che creda o non creda, che si senta ebreo o no rimane ebreo e come tale va eliminato fisicamente. Punto. Fine del gioco.

6) La differenza sostanziale - certo priva di tante sfumature perche' questo e' un post di Usenet - e' tutta qui. C'e' pero' un corollario. Dopo Marx il marxismo subisce delle elaborazioni, delle discussioni e delle revisioni che conducono a esiti differenti e per uno Stalin da un lato c'e' un Kautsky dall'altro con tutti gli esiti del socialismo e della socialdemocrazia. C'e' persino un Lenin che parla di antisemitismo come di una malattia infantile del marxismo riconoscendo esplicitamente che il nume fondatore del comunismo aveva detto una serie di cose insostenibili politicamente e umanamente. E non sto parlando di uno qualsiasi nella storia del marxismo sto parlando di Vladimir Ilic Lenin. Cio' significa che il Marxismo dopo Marx fa un percorso che ha degli esiti che mettono in discussione lo stesso Marx e questo non solo da parte dei marxisti moderati ma anche da parte dei "marxisti di sinistra" come Lenin.
Il nazismo non ha nessuna elaborazione: prende su di se' l'antisemitismo ottocentesco, ci appiccica darwinismo sociale, teorie romantiche del Volk, eugenetica e igiene razziale e fa evolvere il tutto giu' giu' sino ad Auschwitz in modo assolutamente lineare.

7) Per quanto Stalin abbia preso il marxismo lo abbia rivoltato come un calzino e stravolto come voleva e poteva e' oramai chiaro che il gulag stalinista nasceva da fini differenti da qualsiasi ipotesi di genocidio. Non c'e' stata una Shoah degli ebrei russi perpetrata dai sovietici. E se anche qualcuno avesse voglia di fare i calcoli delle pile di cadaveri a est e a ovest e abbia voglia di sostenere che le cose si equivalgono le cose non cambiano. Sull'argomento farebbe bene leggersi un libbricino di Enzo Traverso, "I totalitarismi", edizioni Bruno Mondadori. E magari a guardarsi le tabelle di mortalita' comparate (visto che qualcuno le ha fatte) o a riflettere sul fatto che Margarete di cui abbiamo parlato sopra esce viva dopo undici anni di gulag mentre la media di sopravvivenza di un ebreo nei campi nazisti si contava nei casi fortunati ad una manciata di mesi. E se cio' non lascia intuire la differenza all'atto pratico dell'antisemitismo politico da quello razziale vabbe' allora come non detto.

Non c'e' un meglio o un peggio. Ci sono due cose diverse. Le differenze contano alla fin fine.
Ci puo' essere qualcuno che pu dirmi che tutto cio' ha il sapore di sottili distinguo, non e' cosi' ma se fa comodo per speculazioni sull'oggi che sia cosi', si accomodi.

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