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mar 30, 2004 |
Aspetti di vita ebraica,  |
redazione

Destino Comune oppure no?

Per molti il destino comune con Israele consiste nel destino degli amici e dei parenti, che vivono (e muoiono) in quel paese.

Per altri Israele fa parte dei tanti possibili destini personali paralleli che non si sono realizzati: i nostri genitori (o nonni) nel dopoguerra si sono - quasi tutti - chiesti se fare ali o restare nel paese che li aveva cos duramente rifiutati e che ora sembrava accoglierli con rinnovato calore. Siamo rimasti, ma un nostro destino parallelo, un qualche fantasma alla "sliding door" ora l, (se non gi morto in un bus).

Personalmente sono un tipo rozzo, non sono granch sentimentale, sono atea e non ho particolari passioni per i nazionalismi vari, ma lo stato di israele lascia - tuttora - una porta aperta anche a me. E siccome basta fare un passetto fuori dagli ambienti "protetti", per sentir parlare degli ebrei come di "anticristo", siccome appena la gente ha paura il mostro riaffiora e di brutto (un giorno di questi apro un thread per raccogliere le frasi antisemite sentite - specificamente - tra il 12 e il 20 settembre 2001, a crollo fresco) io considero quella porta aperta come qualcosa da non sottovalutare, e da tenere assai cara. Il mio destino - di fatto - (anche) quello del popolo ebraico, dunque (anche) di israele.

Ti sembra inconciliabile tutto questo col fatto che si trovi irritante il dover rendere conto - come ebrei - della politica israeliana? Io personalmente quando sono all'estero non amo affatto essere inquadrata e squadrata come italiana. Non amo dover rendere conto di quello che penso o non penso di berlusconi, per poter entrare nelle case francesi o svizzere.

Detesto berlusconi ma non credo di avere il dovere di esibire la mia antipatia come un passaporto, di fronte a chi italiano non . Eppure un minimo impatto sulla politica italiana ce l'ho: ogni 4 anni vado a votare, e faccio delle scelte che possono essere pi o meno sbagliate, di cui qualcuno pu anche legittimamente chiedermi conto. Viceversa che mi si chieda conto della politica israeliana proprio ridicolo. Non ho alcuna possibilit di condizionarla, inoltre sento di avere (a differenza di chi mi chiede con veemenza di schierarmi) scarse possibilit di giudicare e comprendere fino in fondo le scelte di chi vive tutti i giorni in quella situazione politica tanto amara e difficile, e di chi, in quel paese, esercita il suo diritto di voto.

lina