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gen 17, 2002 |
Aspetti di vita ebraica,  |
redazione

Lo Shabbath

Premessa

Il popolo di Israele ha una magnifica istituzione che gli e' propria: e' il giorno santo e venerabile di sua maesta' lo Shabbath.

Nell 'immaginazione popolare, lo Shabbath e' divenuto una persona vivente, con un corpo, dei connotati, risplendente d'oro e di bellezza.

Quando il santo, benedetto egli sia, ebbe terminato l'opera della creazione, introdusse nell'universo lo Shabbath "affinche' il baldacchino nuziale che era stato appena elevato non rimanesse privo della sposa". Per lo Shabbath, meraviglia preferita tra tutti i tesori che possiede, il santo, benedetto egli sia, non trovo' che Israele che formasse con lui una coppia perfetta (Bialik).

Senza dubbio l'idea dello Shabbath, il riposo settimanale, simbolo di liberta' e di dignita' umana e giorno di rinascita spirituale, e' uno degli elementi fondamentali dell'eredita' che Israele ha trasmesso all'umanita'. Ma per il popolo di Mose' ha mantenuto un carattere, un'atmosfera specifici.

I maestri hanno scritto: "Chiamerai lo Shabbath tua delizia", "niente potra' mai uguagliare la benedizione spirituale che l'ebreo osservante trova nel riposo cosi' dolce, nella tranquillita' cosi' perfetta dello Shabbath".

Si narra che un generale romano chiese a Rabbi Josue':

"Perche' i cibi dello Shabbath emanano un profumo cosi' buono?", ed egli rispose: "noi abbiamo una spezia speciale chiamata Shabbath ed e' il suo profumo che tu respiri". Il generale romano disse allora: "Dammela!", ma Rabbi Josue' di rimando: "Chiunque osserva lo Shabbath puo' goderne, ma non e' di nessuna utilita' per chi non l'osserva". L'osservanza dello Shabbath comprende il duplice aspetto di Shamor e Zakhor, osserva e ricorda, parole usate all'inizio del quarto comandamento del decalogo, una volta nell'esodo, l'altra nel deuteronomio, e che, secondo la tradizione orale, furono pronunciate insieme dal signore sul Sinai. La prima esprime il lato "negativo" o passivo:

L'astensione dal lavoro, il riposo; mentre la seconda si riferisce alla santificazione positiva, a cio' che deve essere fatto di Shabbath: i tre pasti obbligatori, il Qiddush, l'Havdala', la preghiera e lo studio della Torah, al fine di favorire lo schiudersi e l'espandersi "dell'anima supplementare", Neshama' Yethera', di cui gode il fedele in questo giorno.

A tutti i componenti della famiglia ebraica, compresi gli animali, e' stata comandata l'astensione completa dal lavoro e la trasgressione di questo comandamento, se voluta e cosciente, equivale a negare l'esistenza del D-o creatore del mondo e redentore, in Egitto, del popolo ebraico.

E la legge orale ad aver stabilito tutti i lavori proibiti, solo una parte dei quali e' menzionata nella legge scritta; la Mishnah ne distingue trentanove principali (Avoth melakhoth) la cui caratteristica e' quella di essere lavori che furono necessari per la costruzione del tabernacolo nel deserto.

Osserverete i miei sabati e rispetterete il mio santuario, io sono il signore (lev. 26,2).

Questi lavori comprendono principalmente quelli che riguardano la preparazione del cibo, dei vestiti, i lavori di casa, l'utilizzazione della scrittura, l'accensione del fuoco, ma anche il compimento di un'opera (l'ultimo colpo di martello) e il trasporto di un oggetto da un luogo privato a uno pubblico. In ultima analisi abbracciano tutti i settori dell'attivita' umana in una prospettiva in cui il lavoro non e' misurato in base allo sforzo necessario per compierlo, ma e' concepito come la realizzazione di un'idea applicata a un oggetto, destinata a creare, a produrre o a trasformare (s.r. Hirsch).

I profeti hanno proibito anche le transazioni commerciali che stricto sensu non rientrano nelle categorie dei trentanove lavori proibiti, ma che sono intrinsecamente incompatibili con lo spirito dello Shabbath.

Se tratterrai di sabato il tuo piede dal fare il tuo interesse nel giorno a me sacro, e chiamerai il sabato delizia, consacrato al signore e onorato, e se lo onorerai tralasciando il tuo cammino, dall'occuparti dei tuoi affari e dal parlarne, allora ti delizierai in onore del signore, e io ti faro' nutrire col retaggio di tuo padre Giacobbe" (is. 58,13-14). (vedi anche Nehemia 13,15-17).

Ispirandosi a queste raccomandazioni e nell'intento di circondare le proibizioni divine con una "siepe" invalicabile, i maestri vi hanno aggiunto alcune proibizioni dette "rabbiniche". Cosi' sono state proibite diverse attivita' di carattere profano (Uvdane dechol) come la musica strumentale, il nuoto, l'equitazione, l'utilizzo dei mezzi di trasporto. Di Shabbath tutti gli utensili o strumenti che servono per un "lavoro" sono dichiarati Muqtze' e cioe' soppressi dal pensiero e dall'uso, ed e' proibito prenderli perfino in mano. Durante queste ventiquattro ore, allo scopo di estendere all'anima il dovere della santificazione, anche la tristezza e le preoccupazioni devono essere messe da parte.

Dice il Midrash: "D-o benedisse il giorno di Shabbath e lo santifico'" (Bereshith Rabba'). Egli lo benedisse con lo splendore del volto umano, lo santifico' con lo splendore che il volto umano ha durante lo Shabbath. Nel cantico dei cantici, la fanciulla, simbolo del popolo di Israele, esclama: "Sono nera, ma sono bella", e i maestri hanno dato la seguente interpretazione: "Sono nera" durante la settimana, "ma sono bella" durante lo Shabbath.

Il venerdi'

Il venerdi', molto prima dell'ora che segna l'entrata dello Shabbath, la casa ebraica e' tutta tesa nell'attesa dell'ospite meraviglioso. Fin dal momento del risveglio, la giornata assume un'atmosfera particolare: vengono fatte grandi pulizie domestiche e la cucina e' in grande fermento. Anche il Ba'al habbayth, il padrone di casa, seguendo l'esempio di illustri rabbini del Talmud, ci tiene ad avere l'onore di partecipare alla preparazione dei pasti sabbatici. La tradizione ci tramanda che Rava' salava il pesce, Rav papa' intrecciava lo stoppino, Rabba' e Rav Josef spaccavano la legna.

A pranzo e' tradizione mangiare di magro in previsione del lauto pasto della sera; spesso nel primo pomeriggio la tavola e' gia' pronta per la sera. Verso l'imbrunire l'agitazione si calma: il lavoro da fare in previsione dello Shabbath, che sembrava impossibile da terminare nel breve lasso di tempo a disposizione, e' stato terminato. La cucina a gas e' stata coperta con una lastra sotto la quale brucia una piccola fiamma destinata a mantenere caldi i cibi per la cena e per riscaldare quelli dell'indomani. Nel frattempo ognuno ha indossato i vestiti eleganti per andare incontro alla principessa Shabbath. Questa accoglienza deve aver luogo prima del crepuscolo per aggiungere un po' di profano al giorno sacro.

Il venerdi' sera

"Andiamo, glorifichiamo il signore con i nostri canti, acclamiamo la roccia della nostra salvezza!".

E' con le parole gioiose dei salmi 95 e 99 e del salmo 29 che Israele si prepara a ricevere lo Shabbath prima di intonare Lekha' dodi', inno composto nel xvi secolo a Safed dal cabbalista Shelomo' halevy alkabetz e adottato in tutte le comunita' di Israele.

Vieni o mio caro incontro alla sposa, accogliamo la festa. Osserva e ricorda contemporaneamente ci ha fatto sentire il D-o unico; il signore e' uno e il suo nome e' uno, e cio' gli e' di fama, di gloria e di lode.

Vieni, o mio caro, incontro alla sposa, accogliamo la festa. incontro alla festa su, andiamo, perche' essa e' la fonte di benedizione; dall'inizio, dalle origini, essa e' stata eletta; fu creata alla fine dell'azione, ma nel pensiero ne era il principio.

Vieni, o mio caro, incontro alla sposa, accogliamo la festa. O santuario del re, citta' regale alzati, esco dallo stato opposto a quello normale; sei stata abbastanza nella valle di lacrime, ed egli avra' pieta' di te [...].

Vieni, o mio caro, incontro alla sposa, accogliamo la festa. Vieni in pace o corona del tuo sposo, con allegria, con canto e con giubilo, in mezzo ai fedeli del popolo, tesoro vieni, o sposa vieni, o sposa.

Dopo la recitazione del salmo 92, cantico per il giorno di Shabbath, e il salmo 93, che esalta la grandezza di D-o nella natura, inizia il servizio della sera.

Tra la seconda benedizione che segue lo Shema' e il Qaddish dell'officiante che precede la 'Amida', si cantano i versetti biblici "Veshameru'": "I figli di Israele osserveranno lo Shabbath in tutte le loro generazioni, alleanza immutabile. Tra me e i figli di Israele c'e' il simbolo perpetuo che in sei giorni il signore ha fatto i cieli e la terra e il settimo giorno si e' riposato e ha ripreso respiro". Questo brano e' molto popolare e viene cantato con melodie diverse nelle varie comunita'.

La 'Amida' dello Shabbath ha solo sette benedizioni e le prime tre e le ultime tre inquadrano la benedizione centrale. Il servizio religioso e' per cosi' dire coronato dal Qiddush sul vino. L'importanza data a questa "santificazione" durante il servizio religioso in sinagoga e' piuttosto singolare poiche' in origine tale santificazione era riservata alla famiglia riunita intorno alla tavola nella propria casa. L'origine di questa usanza risale all'epoca in cui i poveri o i viaggiatori di passaggio mangiavano in una sala attigua alla sinagoga per cui in quel caso il rito non contrastava con la Halacha'.

Mentre la comunita' riceve lo Shabbath in sinagoga, questi fa la sua entrata anche nelle case ebraiche: cessa ogni lavoro, le luci sfavillano in tutte le stanze (un meccanismo a orologeria provvedera' a spengerle al momento di andare a letto e a riaccenderle la mattina seguente).La Ba'alath habbayth, la padrona di casa, deve adempiere al dovere religioso di accendere le candele dello Shabbath prima dell'ora in cui i fedeli in preghiera abbiano dato il benvenuto alla "sposa". il numero delle candele varia, ma non puo' essere inferiore a due. Facendo schermo con le due mani per proteggersi gli occhi dal loro splendore di cui ancora non vuole gioire, la padrona di casa recita la benedizione che introduce lo Shabbath nella casa: "Benedetto sia tu, o signore, nostro D-o, re dell'universo, che ci hai santificato con i tuoi comandamenti e ci hai comandato di accendere le luci dello Shabbath".

Sulla tavola apparecchiata, accanto a un bicchiere d'argento per il vino, sono posati due pani intrecciati ricoperti da un tovagliolo ricamato: sono i simboli della benedizione divina e ricordano la doppia razione di manna che cadeva il venerdi'.

Rabbi Jose' Ben Juda' diceva: "Due angeli accompagnano l'uomo il venerdi' sera al ritorno dalla sinagoga, uno buono e uno cattivo. quando rientra nella sua casa e trova le luci accese e la tavola pronta, l'angelo del bene dice: "Piaccia al cielo che sia cosi' anche il prossimo Shabbath!", e l'angelo del male risponde a malincuore: "amen". Se invece la casa non e' pronta per lo Shabbath, e' l'angelo del male a dire:

"che sia cosi' anche il prossimo sabato!", e l'angelo del bene e' costretto a rispondere a malincuore: "amen"".

Quando la famiglia e' tutta riunita, i genitori benedicono i figli ponendo loro le mani sulla testa e recitano per i figli maschi l'antica formula del patriarca Giacobbe: "Possa D-o renderti simile a Efraim e Manasse", mentre per le figlie l'augurio e' di diventare come Sara, Rebecca, Rachele e Lea. Il capofamiglia impartisce poi la benedizione sacerdotale a tutti i componenti della famiglia, dopodiche' tutti insieme intonano un cantico di benvenuto agli angeli dello Shabbath: "Che la pace sia su di voi, angeli del divino servizio, angeli del D-o supremo...", a cui fa seguito l'elogio della Esheth chail, la donna virtuosa, cosi' come fu scritto da Salomone nel capitolo 31 dei proverbi. A questo punto il padre, sollevando la coppa con il vino, pronuncia le parole del Qiddush; taglia poi il pane e ne distribuisce a ciascuno un pezzetto, l'Hammotzi'. il pasto va avanti intercalato dalle Zemiroth, i canti sabbatici, e da Divre' Torah, una conversazione istruttiva quasi sempre sul tema della Sidra' del giorno.

Secondo una antica tradizione culinaria, rispettata quasi in tutte le comunita', il pasto del venerdi' sera e' a base di pesce e carne. Naturalmente le ricette variano da regione a regione, dalla carpa all'aglio alsaziana al gefillter fisch polacco e al cuscus nord-africano, una pietanza che ricorda la manna "che somigliava a semi di coriandolo".

La giornata dello Shabbath e la lettura della Torah

Il servizio religioso dello Shabbath ricalca quello dei giorni feriali, ma con molte aggiunte di salmi e inni che celebrano la gloria di D-o e la santita' di questo giorno, destinati a immergere il fedele nell'atmosfera di gioiosa serenita' propria dello Shabbath. come negli altri giorni di festa, la lettura della Torah, una delle piu' antiche istituzioni liturgiche, stabilita da Mose' e completata da Esdra, rappresenta la parte centrale del servizio religioso. La Torah e' stata pertanto suddivisa in cinquantaquattro sezioni, Sidroth o Parashiyoth, corrispondenti al numero dei sabati nell'anno piu' lungo. Le esigenze del calendario obbligano talvolta a unire due Sidroth che vengono lette nello stesso sabato. Nel pomeriggio dello Shabbath, durante le feste e i digiuni e, come abbiamo gia' detto, il lunedi' e il giovedi' vengono letti passi tratti dal pentateuco "affinche' Israele non debba restare piu' di due giorni senza Torah".

Il "rotolo" della Torah viene estratto dall'Aron haqqodesh (l'arca santa) con solennita' e viene cantato il versetto:

"Quando l'arca si metteva in movimento, Mose' diceva:

levati, o signore, che i tuoi nemici siano dispersi, che i tuoi avversari fuggano davanti a te..."" (Num. 10,35).

Il rotolo prescelto e' portato in processione ed e' oggetto della devozione dei fedeli. La stessa cerimonia si ripete dopo la lettura della Torah, quando il sefer viene nuovamente riposto e viene letto il versetto: "E quando si fermava, egli diceva: torna a sederti fra le miriadi di Israele" (Num.10,36).

Sette uomini sono "chiamati" uno dopo l'altro a leggere una sezione della Sidra' che a tale scopo e' divisa in sette Pisqo'th. La prima "chiamata", se sono presenti, e' riservata a un Kohen e la seconda a un Levita. Ai nostri giorni un Ba 'al kore', un lettore, si sostituisce a coloro che sono stati chiamati a leggere la Torah, i quali intervengono solo per recitare le benedizioni prescritte prima e dopo la lettura della Pisqa' assegnata. La lettura viene eseguita con una intonazione che risale all'antichita'. Terminata la Parasha', un ultimo fedele, il Maftir, viene chiamato a rileggere gli ultimi versetti. In occasione di alcuni sabati speciali, del Rosh chodesh, e nei giorni di festa, la parte letta dal Maftir e' tratta da un'altra sezione e generalmente viene estratto dall'Aron un secondo Sefer. Egli poi recita, seguendo una determinata intonazione, la Haftara', un brano tratto dai libri profetici, che presenta una analogia o un collegamento con il contenuto della Parasha'.

Una volta terminata la lettura, il Sefer viene sollevato (hagbaha') e mostrato a tutti i fedeli che esclamano: "Ecco la legge che Mose', per ordine di D-o, ha presentato ai figli di Israele. Essa e' un albero di vita per coloro che vi si aggrappano, felici coloro che si appoggiano su di lei!".

I sefarditi anticipano questa cerimonia al momento in cui il Sefer viene aperto per essere letto.

Il Sefer infine viene nuovamente arrotolato e rivestito ~helila'), prima con la Mappa', una fascia, e poi con il manto.

Dopo la Haftara', il rabbino invoca la benedizione divina sui dottori della legge, sulla comunita', sullo stato e i suoi governanti e, ai nostri giorni, sullo stato di Israele.

La preghiera di Musaf, ricordo dei sacrifici supplementari offerti al tempio nel giorno di Shabbath e durante le feste, conclude il servizio religioso. Dobbiamo sottolineare ancora che, al momento della ripetizione della 'Amida', La qedusha' e' cantata con particolare solennita'.

La giornata di sabato

Il Qiddush sul vino e sul pane viene ripetuto a casa prima del secondo pasto sabbatico che, a seconda del paese,

e' composto da vari piatti tradizionali: il Kugel, il Tcholent, la Tefina. Le ultime ore dello Shabbath passano lentamente, in un clima di dolcezza e di benessere, di distensione fisica e psichica. Mentre la mente si rilassa sfuggendo perfino alla tirannia del telefono, lo spirito, libero da ansie e preoccupazioni materiali, puo' dedicarsi con delizia allo studio, l'Oneg Shabbath. Tristezza, lacrime, lutti sono banditi; e' il tempo consacrato alla vita nella propria famiglia, ai figli, agli ospiti. "Come arriva la sera, ci si sente pervasi dal rimpianto di dover gia' lasciare questo stato di felicita' passato troppo in fretta; rimpianto addolcito pero' dalla consapevolezza che fra otto giorni ci sara' uno Shabbath ancora piu' delizioso" (E. Weil).

Un tempo la preghiera di Mincha' era seguita da Derashoth (sermoni), che ai nostri giorni sono stati sostituiti, in inverno, dalla recitazione del salmo 104 e dai salmi che vanno dal 120 al 134 e durante l'Omer con la lettura di un capitolo dei Pirke' a voth, il trattato della Mishnah che raccoglie le massime religiose e morali dei Tannaim.

Ci si siede poi a tavola per l'ultimo dei tre pasti sabbatici obbligatori (seuda' shelishith) che si prolunga fino al calar della sera.

Havdala'

Con la cerimonia della Havdala', dopo Ma'ariv, la preghiera della sera, si prende congedo dallo Shabbath prima in sinagoga e poi nuovamente a casa.

Un bicchiere di vino riempito fino all'orlo in segno di abbondanza e una scatoletta di metallo o di legno contenente varie spezie odorose vengono posti davanti all'officiante o al capofamiglia. Al suo fianco un bambino tiene in mano una candela intrecciata con gli stoppini accesi. L'officiante recita la benedizione sul vino, simbolo di gioia; sulle spezie, il cui profumo ha lo scopo di trattenere l'anima di tutti i giorni che vorrebbe seguire la Neshama' yethera', l'anima dello Shabbath, quando se ne va; poi sulle luci della candela la cui fiamma ricorda che la luce fu creata il sabato sera e segna il momento della ripresa del lavoro per la settimana che sta per iniziare. La scatola dei profumi viene passata di mano in mano, e, dopo aver lodato colui che "separa il sacro dal profano", chi guida la cerimonia beve il vino e ne versa una piccola parte per spengere la candela.

Alcuni prolungano questi ultimi istanti sabbatici con canti e con uno spuntino chiamato Melavve' malka', "per accompagnare la principessa".

Paolo Sciunnach