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mag 20, 2005 |
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redazione

Il dolore e l'allarme degli ebrei italiani

Luzzatto: Siamo nel mirino. Il Papa: Mobilitiamoci. Berlusconi alla Sinagoga di Roma

ROMA - L'esperienza storica ce lo insegna, gli ebrei rappresentano da secoli la minoranza pi facile da colpire. E ci vale anche oggi per la nostra comunit italiana. Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunit ebraiche italiane, d voce senza giri di parole ai timori degli israeliti italiani dopo l'attentato a Istanbul. Spiega Luzzatto: Gli iscritti alle nostre comunit sono 25 mila, rappresentano una fetta molto esigua della popolazione, per di pi dispersa in piccoli gruppi sul territorio. Cos diventa facile individuare qualcuno da colpire. C' bisogno di una maggiore vigilanza. Le misure sono pronte, Luzzatto sa che nelle comunit si teme il peggio: Ci siamo attivati per far monitorare le sinagoghe, abbiamo informato il ministero degli Interni e le autorit locali di polizia. Non siamo noi ma precise organizzazioni terroristiche a individuare nell'Italia un bersaglio da colpire. E come non pensare alle sinagoghe dopo Istanbul? Ma Luzzatto aggiunge: Teniamo i nervi saldi, continueremo a riunirci e a pregare nelle sinagoghe. Garantiremo la sicurezza degli ebrei e di tutti i cittadini italiani, ha assicurato Silvio Berlusconi.

Per dare un segno immediato di attenzione, ieri mezzo mondo politico italiano ha varcato la soglia di una sinagoga. Calate le tenebre dello Shabat, la festivit tradizionale ebraica, il Tempio Maggiore di Roma sul Lungotevere (che nell'ottobre 1982 sub a sua volta un attentato da parte di un commando di terroristi di matrice islamica) ha accolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presidente della Camera Pierferdinando Casini, il sottosegretario alla presidenza Gianni letta, il ministro dell' Interno Beppe Pisanu, il capo della polizia Gianni De Gennaro. A salutarli, sotto la volta stellata affrescata nel 1904, c'era il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che guida la pi antica comunit ebraica d'Europa e ora teme il peggio: Facciamo appello a tutte le coscienze per un riscatto morale, per una lotta senza tregua al terrorismo e per una lotta contro tutto ci che lo produce.

Berlusconi in mattinata aveva parlato con Luzzatto: Le porto la solidariet mia e del governo, contate pure sul nostro aiuto (e Luzzatto: La solidariet fa sempre piacere). Emozionata la riflessione di Casini: La comunit ebraica la "nostra" comunit ebraica, perch profondamente intrecciata nella storia d'Italia oltre che alla vita della comunit nazionale. Sempre a Roma, il sindaco Walter Veltroni ha seguito la cerimonia serale di commemorazione delle vittime presieduta da Di Segni e ha chiesto che l'islam moderato isoli chi crea una situazione di terribile allarme. A Milano, in mattinata, Romano Prodi ha incontrato il rabbino capo Giuseppe Laras. Papa Giovanni Paolo II ha affrontato il tema del terrorismo, pur non nominando Istanbul: Mai pi l'appartenenza religiosa sia origine di conflitti, che insanguinano e sfigurano l'umanit.

L'ebraismo italiano dunque in allarme. Si sente parte di un mondo in pericolo, come spiega Tullia Zevi, ex presidente dell'Unione delle comunit: La miscela politica-fede esplosiva, bisogna ricondurre la fede nel suo alveo naturale. Il caso italiano? Non mi sento di isolare il nostro Paese da un contesto ben pi vasto. Il mondo ormai globalizzato e lo anche questo terrorismo. Il punto sar ora individuare le radici che collegano nei vari continenti questi fenomeni. E' un po' ci che dice anche il rabbino capo di Venezia, Elia Richetti: E' evidente che in questo momento siamo pi che mai obiettivo sensibile in ogni parte del mondo, bisogna tenere gli occhi aperti anche pi di prima.

C' infine chi pone un problema di fondo, come il regista Moni Ovadia, studioso del mondo ebraico: Chi mette una bomba in una sinagoga un mascalzone, un delinquente, lo sappiamo e lo ripeteremo fino alla nausea. Ma dirlo non basta. Le frange di una sottocultura che si sente soffocare da una forza egemonizzante finiscono col reagire utilizzando i mezzi che conoscono, per esempio il suicidio dei kamikaze. Io credo che a questo punto non resti, all'Occidente, che abbandonare la strada della supremazia accettando invece l'alterit senza pi sognare di imporre i propri modelli.

Paolo Conti

Articolo tratto da http://www.corriere.it:80/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=GERU a cura di mappik