Kaddish

Ogni giorno migliaia di ebrei recitano il Kaddish in ricordo di un congiunto defunto. Certi lo fanno durante un uffizio della settimana, altri durante l’uffizio dello Shabbat o delle feste. Questo rapporto tra il Kaddish e il ricordo di un essere scomparso ha fatto credere che il Kaddish e' la preghiera dei morti. Il Kaddish e' una lode a D-o e alla sua grandezza infinita. Questo testo in aramaico era recitato in epoca talmudica, alla fine di ogni studio, dai Rabbini e dai loro discepoli, in applicazione di un testo biblico: io saro' magnificato e santificato, e saro' conosciuto agli occhi di numerose nazioni, ed esse sapranno che io sono adonai (Ezechiele 38:23).

All’origine il Kaddish era composto dal primo paragrafo attuale: che il nome dell’eterno sia esaltato e santificato in questo mondo che ha creato secondo la sua volonta'. Che stabilisca il suo regno su Israele e su tutta l’umanita', presto e in un tempo prossimo, e diremo amen. A questo enunciato e dopo aver detto amen, i presenti aggiungono: benedetto sia per sempre il nome divino. È solo tardivamente che furono aggiunti gli altri paragrafi che compongono oggi il Kaddish. Variazioni importanti al testo furono introdotte nella liturgia sefardita, tanto nel primo paragrafo che nel penultimo.

L’idea che la recita del Kaddish potesse aiutare l’anima di una persona defunta a sfuggire al Ghehinom (Gheenna) e a salire in cielo sembra risalire al II secolo. Una narrazione afferma che un’anima fu autorizzata a entrare in paradiso a condizione che Rabbi Akiba trovi il figlio del defunto e lo porti a recitare il Kaddish in memoria di suo padre (Tana Deve Eliyahu Zuta 10:7).

La Mishanah insegna che il cattivo e' punito nella Gheenna per 12 mesi (Eduyot 2:10) e nel Talmud si dice che il morto non e' dimenticato per 12 mesi (Berakhot 58b). È cosi' che e' stata fissata la tradizione della recitazione del Kaddish nell’anno che segue la sepoltura. Ma nel medio evo si stabili' che questa recitazione dovesse aver luogo per 11 mesi, al fine di non lasciar capire che il defunto avesse condotto una vita poco raccomandabile e meritasse quindi una punizione di 12 mesi (Yore Deah 376).

Oggi non affermiamo che questa recita permette all’anima di un defunto di sfuggire alla Gheenna, ma questa preghiera esprime soprattutto la nostra fede in D-o e nella sua infinita compassione.

Questa preghiera non ha dunque un carattere di intercessione, ma e' l’espressione della nostra fede in D-o.

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