Una conferenza di e su Riccardo CalimaniMia madre abita a Bassano del Grappa (VI), ed in quella citta' una delle librerie che frequento piu' volentieri, ha organizzato Sabato 25 Novembre alle 18:30 una conferenza di Riccardo Calimani, presentato dal Ch.mo Prof. Giampietro Berti (Docente di Storia Contemporanea all'Universita' di Trieste - home page http://utsweb.univ.trieste.it/~storia/Docenti/Berti.html ), per presentare l'edizione illustrata della sua "Storia del Ghetto di Venezia", pubblicata da Mondadori. Ho assistito a parte di quella conferenza, di cui ora vi faccio un breve resoconto. Sono arrivato mentre la proprietaria della libreria stava finendo di presentare i conferenzieri; il Prof. Berti ha preferito far precedere la sua prolusione dalla lettura della biografia di Calimani che si trova nel secondo risvolto di copertina del libro presentato - biografia che non mi pare indispensabile riportare qui. Berti ha ricordato che Calimani e' un autore di rilievo non solo nazionale, ma anche internazionale, che suscita invidia ed ammirazione tra gli storici di professione perche', sebbene egli sia un ingegnere, riesce a scrivere ottimi libri che vendono molto. La sua "Storia del Ghetto di Venezia" e' un libro importante perche' il tema trattato e' un aspetto del problema dell'alterita', che e' decisivo nella storia moderna. Quando lo stato-nazione nasce, esso infatti deve stabilire un rapporto con le identita' altre, rapporto che oscilla tra il confronto, il conflitto e la richiesta di mutuo appoggio. Studiare il Ghetto richiede la capacita' di inquadrare sia l'identita' ebraica, che quella della societa' di chi non era ristretto nel ghetto, e, a detta di Berti, Calimani ci e' riuscito benissimo. Non e' che Calimani abbia scoperto particolari fatti nuovi, ma l'aver lui scelto la storia del Ghetto come oculare (il paragone non e' di Berti) per inquadrare la storia veneziana rende la sua opera pregevole perche' consente nuove utili interpretazioni. L'opera di Calimani ricostruisce non solo la vita della comunita' veneziana in se', ma anche lo scontro che ci fu tra Ebrei e Cristiani a livello religioso ed istituzionale, tanto e' vero che egli inizia il libro con un capitolo sull'usura e sull'evoluzione dell'halakhah e della teologia cattolica in proposito. La storia del Ghetto non e' soltanto la storia di persone limitate nei loro diritti, ma anche di persone sfruttate e quasi vampirizzate dalla Serenissima, che esigeva da loro un contributo proporzionalmente superiore alla loro importanza numerica (1 - 2% della popolazione totale). La storia del Ghetto, secondo Berti, non e' soltanto un elemento della storia della Serenissima, ma anche un elemento della piu' generale storia europea, in quanto il considerarsi tradizionalmente gli Ebrei appartenenti sia al proprio popolo che sudditi/cittadini dello stato in cui vivevano li rendeva aperti ai rapporti internazionali e quasi tramiti naturali dei governi nei commerci con l'estero, e soprattutto con il Vicino Oriente. La storia del Ghetto e' stata influenzata da eventi quali la Guerra di Cambrai, i non sempre facili rapporti della Serenissima col Papato (vedi anche l'episodio di Paolo Sarpi), i rapporti tra Venezia e la Sublime Porta. Per non parlare delle conseguenze della scoperta dell'America (che mise Venezia ai margini del commercio mondiale), della Riforma protestante (Venezia fu uno dei pochi luoghi d'Italia dove essa trovo' una qualche ospitalita', cosa che attiro' l'attenzione dell'Inquisizione, a danno anche degli Ebrei). Parlando di Inquisizione, non si puo' non parlare di ebraizzanti e marrani, fenomeni che Calimani ha studiato con attenzione, anche concentrando l'attenzione su singole vicende biografiche. Ed infatti egli ha dedicato diversi capitoli a persone come: Leo da Modena, Sara Coppio Sullam, Simone Luzzatto, Giulio Morosini. Berti loda Calimani per la sua maestria in campo teologico, e ricorda quanto sia stata importante il contributo economico e culturale degli Ebrei allla citta' di Venezia: basti pensare all'editoria ebraica cinquecentesca. Berti aveva cominciato la prolusione descrivendo il libro come una buona introduzione al problema dell'alterita' di una societa' dentro un'altra, e l'ha conclusa definendolo una buona trattazione del problema della coppia nemico-amico, gia' trattato da Carl Schmitt, prima di ricordare che, se e' vero che fu Napoleone ad aprire il Ghetto, e' anche vero che la reazione austriaca ripristino' alcune restrizioni antiebraiche. Percio' Calimani ha terminato la sua storia del Ghetto con l'Unita' d'Italia, cosa che gli ha permesso di ricordare l'enorme contributo ebraico all'insurrezione di Venezia nel 1848. Terminato l'intervento di Berti, Calimani ha detto poche parole: ha ringraziato per le parole a suo avviso eccessivamente lusinghiere di Berti, ha ricordato che la pubblicazione del suo libro "Gesu' ebreo" gli ha fruttato un invito ad un convegno vaticano tenutosi all'inizio degli anni '90, "i volti del Cristo", a cui egli ha partecipato con un intervento di cento pagine stampato agli atti, ed ha deciso di parlare piu' degli Ebrei che del suo libro, rispondendo alle domande del pubblico. Per prima cosa, egli ha precisato che ci sono tre falsi miti in circolazione: 1) Che gli Ebrei siano sempre stati perseguitati; 2) Che l'Antisemitismo sia stato un filo rosso costante nella societa' occidentale; 3) Che gli Ebrei continuino ad aspettare il Messia. Ed ha inoltre chiesto se qualcuno sapeva il numero esatto degli Ebrei italiani e la differenza tra Ebrei, Israeliti, Semiti, Sionisti ed Israeliani. Nessuno ha risposto esattamente alle domande (nemmeno io), ed allora Calimani ha spiegato che: - gli Ebrei italiani sono 25 - 30 mila; - Giudeo, Ebreo ed Israelita sono sinonimi; il terzo termine fu preferito dagli Ebrei emancipati in quanto la parola, relativamente poco usata, non aveva acquistato le connotazioni negative attribuite nel corso dei secoli al termine "Ebreo". - "Semita" e' un termine inventato alla fine del Settecento per indicare il parlante una famiglia di lingue; "Antisemita" e' un termine coniato alla fine dell'Ottocento per indicare l'appartenente ad una ben definita "razza". Non c'e' relazione semantica tra i due termini. - Sionista e' chi sostiene la necessita' di uno stato ebraico in Palestina (e non e' detto che un sionista sia ebreo); - Israeliano e' un cittadino d'Israele, indipendentemente dalla religione. Per quanto riguarda i tre falsi miti, Calimani ha indicato il primo (la "perenne persecuzione" degli Ebrei) come il piu' pericoloso, in quanto l'inferenza implicita e': "se tutti li perseguitano, la colpa non e' dei persecutori, ma della vittima". A smentire questo mito basti pensare che in tutto l'Impero romano il 10% della popolazione era composto da Giudei o ebraizzanti, e che [a detta di Calimani] non c'e' stata netta separazione tra Ebrei e Cristiani fino al Concilio di Nicea. Il mito secondo cui l'antisemitismo sia sempre stato presente nella societa' europea nasce, secondo Calimani, dal non saper distinguere l'antiebraismo dall'antisemitismo, che sono due cose molto diverse. Infatti, per l'antigiudeo l'Ebreo convertito non merita piu' di essere trattato da Ebreo, mentre per l'antisemita uno non puo' cessare di essere Ebreo. Vedi il caso Marsiglia: lui si era inventato l'aggressione, ma sebbene egli fosse un Ebreo convertito, tutti i giornali hanno posto l'accento sull'"Ebreo" e non sul "convertito". [osservazione del sottoscritto: a parte che neppure l'halakhah consente di abbandonare la propria identita' ebraica, era stato proprio Marsiglia a porre l'accento sulla sua ebraicita' e non sulla sua conversione al Cristianesimo. Dei giornali ci si puo' lamentare solo che sono stati al suo gioco] Le radici dell'antisemitismo moderno sono state sinteticamente rintracciate da Berti e Calimani nell'Illuminismo, nel Positivismo, e nella "caduta del soggetto". Pero' non si deve credere che l'atteggiamento dei Gentili verso gli Ebrei sia stato ispirato solo dall'antiebraismo; si puo' spesso parlare di filoebraismo. Per esempio, lo "sciamanno [segno distintivo]", imposto dal Concilio Vaticano 2do [rectius: Concilio Lateranense 2do, 1215 EV] fu un provvedimento che ando' anche nell'interesse degli Ebrei, in quanto senza sciamanno Ebrei e Cristiani si sarebbero ibridati tanto da confondere le rispettive identita'. Calimani ha infine spiegato che non tutti gli Ebrei aspettano il Messia. Calimani ha scritto un libro anche su Saulo di Tarso (oggetto di uno sceneggiato RAI), ed ha spiegato che Saulo era appunto un Ebreo che aspettava il Messia. Molti altri falsi Messia sono apparsi nella storia ebraica perche' rispondevano ad un'esigenza del tempo, e poi sono stati smentiti in seguito quando le esigenze del tempo sono cambiate. Non tutti gli Ebrei aspettano appunto un Messia, a detta di Calimani [precisazione indispensabile, in quanto il pio Ebreo tutte le mattine recita i 13 Principi di Maimonide, dei quali il 12mo parla appunto del Messia]. Ci sono state varie domande di questo genere: D. Perche' mai io non ho mai incontrato un missionario ebreo? R. Un missionario ebreo c'e' stato: Shaul di Tarso, che ha cercato di diffondere tra i Pagani i Sette Precetti Noachici. Ma l'Ebraismo non ha bisogno di convertire nessuno, nemmeno per garantirgli la salvezza eterna, e percio' non ci sono missionari ebrei al giorno d'oggi. Oltretutto, l'Ebraismo non ha ne' una gerarchia ne' una serie di dogmi universalmente accettata. Uno dei motivi per cui gli Ebrei furono perseguitati nel Medioevo era proprio il loro negare il principio di autorita', cosa ritenuta sovversiva all'epoca, e magari anche il fatto che (fatte salve le correnti di ispirazione chassidica) l'Ebraismo non ritiene indispensabile un tramite tra D_o e l'uomo. D. Come fa un autore prolifico come Calimani a trovare il tempo di pensare a quello che scrive? R. Un deputato di Bassano del Grappa di nome Zen aveva tempo fa presentato un'interpellanza perche' il Governo trovasse una risposta a questa domanda. Ovviamente Calimani ne e' stato tanto lusingato da incorniciare il testo. D. Quanti sono gli Ebrei a Venezia? R. Quindici anni fa (epoca della prima edizione del libro) 600. Ora 450. D. Ci fu apertura od ostilita' degli Ebrei del Ghetto verso i Gentili? R. Il Ghetto non e' un problema ebraico, visto che gli Ebrei nel Ghetto non ci volevano proprio andare (tant'e' vero che nell'area del Ghetto di Venezia sono pochissimi gli abitanti ebrei oggi). Si parla spesso degli Ebrei come usurai, ma ci si dimentica che Venezia e molte municipalita' concedevano ospitalita' agli Ebrei solo se essi acconsentivano a prestare denaro. D. Come avveniva la trasmissione della cultura e dell'identita' ebraica alle giovani generazioni? R. Su come avveniva nello "stetl" ci ha pensato Isaac Bashevis Singer a descriverla; altrove i fattori principali sono stati l'osservanza stessa delle pratiche religiose, ed il fatto che il dotto rabbino era stimato piu' del ricco commerciante. D. Che ne pensa del libro di Chaim Cohn sul processo a Gesu'? R. Non sono idee molto nuove. Del resto Gesu' era un Ebreo osservante, e la crocifissione e' un supplizio romano. D. Come mai c'erano tanti Ebrei all'Est? R. C'e' l'ipotesi kazara di Kessel, a cui si puo' contrapporre il fatto che molti Ebrei tedeschi e francesi hanno preferito (o dovuto) emigrare nell'Europa orientale, e li' hanno figliato. D. Che differenze c'erano tra il Ghetto di Venezia e lo Stetl? R. Sarebbe meglio studiare le differenze tra il Ghetto di Roma, quello di Venezia, e lo Stetl. Agostino d'Ippona aveva concepito il concetto del "popolo testimone", che cioe' doveva testimoniare che la rivelazione mosaica, preludio di quella cristiana, era realmente avvenuta, ma doveva anche essere costretto a vivere in eterna punizione perche' non aveva abbracciato la vera religione. Su questo ideale fu costruito il Ghetto romano. Il Ghetto di Venezia fu semplicemente un recinto per persone scomode e politicamente deboli. Lo Stetl non era un luogo di residenza coatta; tuttalpiu' lo era l'intera zona in cui sorgevano, la famigerata "Zona di Residenza Ebraica" dell'Impero Russo. Poiche' avevo un altro impegno, me ne sono dovuto purtroppo andare a questo punto. Immagino pero' che la conferenza abbia proseguito fino a tarda sera con altrettanto vigore. Ho scattato anche delle foto, che verranno stampate lunedi' e poste in Internet non appena possibile. Ciao a tutti. |