L'ebraismo e le scienze

La cultura scientifica e' un patrimonio di tutti e gia' il fatto di parlare di una scienza ebraica e' segno di profonda discriminazione; si puo' invece parlare di come si concilino le scienze e l'ebraismo sulle varie scoperte effettuate; molti sono stati i casi di ebrei scienziati e non a caso questo dipende anche dalla liberta' che l'ebraismo possiede dai cosiddetti dogmi e dalla concezione del libero arbitrio, nella quale l'uomo e' libero di scegliere le Mizvoth o di non seguirle, ma nessuno potra' mai essere in grado di giudicarlo per cio' che ha fatto: ogni uomo e' responsabile delle sue azioni solamente al cospetto di D-o, ed e' questa la caratteristica che piu' prediligo nell'ebraismo.

Nella conferenza tenutasi a palazzo Valentini si e' parlato di come in tutti quanti vi sia una componente razzista, anche se latente per la maggior parte di noi (per fortuna) che molte volte puo' pero' scoppiare con conseguenze irreparabili e disastrose. Molte volte lo spunto del razzismo e' dato dall'ignoranza sulla materia trattata e, se si avesse un po' piu' di conoscenza nei riguardi della cultura del diverso, si eviterebbero molte spiacevoli situazioni. La scuola e' quindi incaricata di fornire informazioni sulle altre religioni, mostrandone le caratteristiche distintive e peculiari, che ne fanno un caso a parte, degno di essere rispettato.

Nella storia italiana, molti sono stati i casi di discriminazione e di differenziazione del popolo ebraico, a volte giustificato con l'accusa di deicidio o con l'omicidio rituale, che hanno portato al popolo ebraico delle spiacevoli conseguenze sulla sua identita': gli ebrei, se non venivano sterminati o convertiti con la forza, dovevano abitare in zone malsane, proprio a loro riservate, soffrendo delle malattie per la scarsa ed errata alimentazione o per le malattie epidemiche a diffusione immediata, data la ristrettezza dello spazio a loro destinato.

Onde evitare che cio' possa ripetersi bisogna preservare la differenza in un ambito di uguaglianza, cioe', avendo pari oneri e diritti, avere la possibilita' di poter rispettare le proprie feste senza essere per questo guardati con sospetto o con occhio discriminatorio.

In uno stato libero e dove esiste la possibilita' di esprimere la propria opinione, e' piu' facile venire a conoscenza in maniera diretta delle altre culture, magari lavorandoci insieme o avendo una tavola rotonda di dibattiti e colloqui sulle varie discipline e sapere come una determinata religione si pone di fronte a certe questioni: e' il caso della conferenza del 14 marzo, svoltasi a palazzo Valentini, dove si e' discusso del rapporto tra le scienze e l'ebraismo.

Quest'ultimo e' considerato come un'espressione della massima spiritualita', come fonte di una universalita', che cioe' produce qualcosa al di la' dell'indagine stessa in se' ed ai confini dell'ebraismo.

Nel periodo medioevale la conoscenza era stata oscurata dalla presenza della chiesa in Italia, che, con l'inquisizione, non ha permesso la diffusione delle idee di Galileo e di altri scienziati dell'epoca, le cui teorie sono state divulgate con uno scarto di quasi quattro secoli, provocando un rallentamento delle conoscenze ed un freno alla cultura.

Per fortuna nelle comunita' ebraiche, dove tutti i componenti conoscevano la lettura e la scrittura, la percentuale di alfabetizzazione era molto alta e c'era un grande impulso alla conoscenza individuale, senza censura da parte di nessuna autorita' o persona. Purtroppo, molte delle conoscenze acquisite dagli scienziati ebrei sono state rinnegate anche dal regime nazifascista, che ha eliminato qualsiasi traccia dell'ebraismo dalla cultura europea, matematica e fisica compresa, arrivando persino a negare la appena coniata teoria della relativita'. Infatti molti scienziati sono stati costretti a lasciare il proprio lavoro e gli studi e ad emigrare all'estero per poter continuare la propria attivita'. E' questa una delle ragioni del successo della scienza americana del 1900. A mio avviso, pero', bisogna si' ricordare quanto avvenuto, ma bisogna anche tirare su l'ancora che ancora ci lega al passato, per proiettarsi verso il futuro, facendo tesoro di quanto a noi accaduto, senza dimenticarlo mai, perche' oramai fa parte integrante di noi.

Giorgia Di Nepi

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