Capitolo I

Lo spirito dello Shabbath

1. Significato dello Shabbath

I nostri Saggi chiamano lo Shabbath yesod haemunah, il vero fondamento della nostra fede. Non e'un'esagerazione. Le idee piu' elevate con cui l'Ebraismo ha nobilitato la mente umana, i piu' alti ideali per i quali il nostro popo1o ha lottato per migliaia di anni, sacrificando per essi innumerevoli vite di suoi figli, ruotano tutti intorno allo Shabbath.

Dignita' del lavoro

"Lavorerai per sei giorni e farai ogni tua opera". Il fondamento dello Shabbath e', pertanto, opera faticosa, nobilitata dal Comandamento di D-o. Il lavoro non degrada: e' santo diritto naturale di ogni uomo. Quanti secoli, anzi millenni, ci sono voluti perche' il mondo comprendesse questa verita' fondamentale! Si e' percorsa molta strada dalla concezione grecoromana del lavoro, considerato umiliante, e dalla conseguente assenza di diritti dei lavoratori, alla condizione attuale. Quante agitazioni sociali, quanta miseria, quante guerre e rivoluzioni, quanto spargimento di sangue si sarebbero potuti evitare se l'ideale Libuco della dignita' del lavoro fosse stato posto fin dai tempi antichissimi alla base dell'ordine sociale!

La tradizione ebraica ci dice che Adamo si rassegno' al suo destino solo nel momento in cui gli fu detto che avrebbe dovuto lavorare. Il lavoro e' la prerogativa dell'uomo nato libero e fornito di genio creativo. "Il lavoro e' una grande cosa", dicono i nostri Saggi, "perche' onora chi lo fa".'

Liberta' spirituale

Il lavoro non e' tutto, pero'. Il lavoro puo' rendere liberi, ma si puo' anche esserne schiavi. E' detto nel Talmud che quando D-o creo' il cielo e la terra, essi continuarono a girare senza posa come due rocchetti di filo, sino a quando il Creatore ordino': "Basta".2 L'attivita' creativa di D-o fu seguita dallo Shabbath, allorche' deliberatamente Egli cesso' la Sua opera creatrice. Questo fatto, piu' di ogni altra cosa, ci presenta D-o come libero creatore, che liberamente controlla e limita la creazione da Lui attuata secondo la Sua volonta'.

Non e' quindi il lavoro, ma la cessazione del lavoro che D-o scelse come segno della Sua libera creazione del mondo. L'ebreo, cessando il suo lavoro ogni Shabbath, nel modo prescritto dalla Torah, rende testimonianza della potenza creatrice di D-o. E, inoltre, rende manifesta la vera grandezza dell'uomo. Le stelle e i pianeti, una volta iniziato il loro moto rotatorio che durera' in eterno, continuano a girare ciecamente, senza interruzione, mossi dalla legge naturale di causa ed effetto. L'uomo invece puo', con un atto di fede, porre un limite al suo lavoro, affinche' non degeneri in una fatica senza senso. Osservando lo Shabbath, l'ebreo diviene, come dissero i nostri Saggi, dome' /eyot~?yro', simile a D-o stesso. Similmente a D-o, egli e' padrone del suo lavoro, non schiavo di esso.

L'uomo e' grande solo se collabora volontariamente al piano che D-o fece per il mondo, servendosi della sua liberta' per servire D-o e il suo prossimo. Cosi' facendo diviene, come affermano i Rabbini, un "collaboratore nell'opera della creazione".

Ma la sua stessa liberta' puo' condurlo alla rovina. Il grande potere che l'uomo ha sul mondo della natura e che gli consente di controllarlo e di dominano, di imbnigliarne le energie, di modellarlo e di adattarlo alla sua volonta', questo medesimo potere rende fatalmente facile all'uomo pensare a se stesso come a un creatore che non deve rendere conto a nessuno sopra di lui. Noi, che viviamo nel xx secolo, abbiamo veduto che cosa possa portare al mondo e all'umanita' il prevalere di simili idee.

e' proprio qui che lo Shabbath ci viene in soccorso; come vedremo tra poco questo e', probabilmente, l'aspetto piu' basilare dell'osservanza dello Shabbath.

Si puo' riconoscere la verita' fondamentale che e' D-o ad aver creato il mondo; ma che cosa significa questo per l'uomo comune? Molto poco. Ma qui, come sempre, la Torah non si accontenta di pura teoria: la Torah si interessa delle azioni, delle conseguenze pratiche. Considerata cosi', la dottrina acquista vita: "Vivendo nel mondo di D-o e come Sue creature, noi dobbiamo mettere al Suo servizio tutta la potenza umana di cui ci valiamo". Solo cosi' possiamo giustificare la nostra esistenza e al tempo stesso assicurare il benessere nostro e quello del genere umano.

Le norme, uniche nel loro genere, della legge dello Shabbath servono a tenere sempre presente questa considerazione molto pratica: che ci viene impedito in questo giorno di esercitare la nostra caratteristica potenza umana di produrre e creare nel mondo della materia. Con questa inattivita' noi de-poniamo tale potenza ai piedi cli D-o che ce l'ha data. Questa idea fondamentale dello Shabbath verra' analizzata piu' ampiamente nei capitoli seguenti. Facendo bene attenzione, possiamo afferrare pero' sin d'ora quanto lo Shabbath tenta di dirci.

In realta', tutte le settimane lo Shabbath ci dice quello che D-o disse al primo essere umano: "Ti ho messo in questo mondo che appartiene a Me. Tutto quello che ho creato e' per te. Stai attento a non corrompere ne' distruggere il Mio mondo".

In questo consiste l'essenza dello Shabbath. Con lo stesso atto con cui si proclama la liberta' dell'uomo,si dichiara pure che egli e' al servizio di D-o. Tutta la nostra potenza posta al servizio di D-o: non vi e' maggiore liberta' di questa.

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