Capitolo IIIl concetto di Melachah2. L'idea che e' alla base della melachahEsponendo la sua interpretazione della melachah, S.R. Hirsch inizia con l'idea generale che lo Shabbath testimonia che D-o e' il Creatore supremo della terra e del cielo e di tutto quanto vi e' in essi. L'uomo e' impegnato in una costante lotta per ottenere il dominio di quello che D-o ha creato, per porre la natura sotto il suo controllo, e valendosi dell'intelligenza, dell'abilita' e dell'energia dategli da D-o vi e' in gran parte riuscito; per questa ragione e' esposto costantemente al pericolo di dimenticare la sua natura di creatura, cioe' la sua dipendenza assoluta e completa dal Signore. Egli tende a dimenticare che la stessa potenza di cui si vale per dominare la natura deriva dal suo Creatore, al Cui servizio lui stesso, la sua vita e il suo lavoro dovrebbero essere rivolti. Il compito di israele In un mondo che dimentica sempre piu' D-o, a Israele e' stato affidato il compito di preservare questa verita' che e' della massima importanza per la futura salvezza dell'umanita'. D-o ha voluto quindi che l'ebreo, assoggettando e controllando il mondo circostante come ogni altro essere umano, debba riconoscere, dimostrando/o, che la propria potenza deriva dal Creatore di tutto l'universo. Questa ammissione va manifestata dedicando ogni settimana un giorno a D-o e astenendosi dal compiere in questo giorno qualsiasi attivita' che significhi dominio dell'uomo sulla natura. Rinuncia al dominio Noi rinunciamo in questo giorno a qualsiasi attivita' di controllo intelligente e finalizzato sulle cose e sulle forze della natura; interrompiamo qualsiasi atto di potenza umana al fine di proclamare D-o Fonte di ogni potere. Astenendosi dall'esercitare la potenza umana, l'ebreo rende un silenzioso omaggio al Creatore. La caratteristica essenziale della creativita' umana e' il fine intelligente che la determina. Questo, quindi, e' il significato del basilare principio di Jda/akha' che costituisce il fondamento di tutta la legge sullo Shabbath: Melecheth machasheveth aserah Torah, cioe' (la Torah vieta - come melachah - la realizzazione di qualsiasi proposito di intelligenza che renda necessario l'uso di abile attivita' pratica". Questa e' pure l'interpretazione del principio, che altrimenti sembrerebbe oscuro, secondo il quale un atto di pura distruzione, per vigoroso che sia, non costituisce melachah: kol hameqalqelim peturim. Pertanto,se si dovesse abbattere una casa, mossi dal solo intento di distruggerla, non si commetterebbe melachah (benche' non sarebbe certo un modo raccomandabile di trascorrere lo Shabbath e l'atto sara' pertanto comunque proibito dalla legislazione rabbinica; vedi piu' avanti, capitolo iii). Se invece si dovesse compiere lo stesso atto con il proposito costruttivo di liberare l'area per renderla utilizzabile per ricostruire, allora sarebbe melachah. Vediamo chiaramente a questo riguardo che e' il fine che conta e che l'atto di melachah e' soltanto un'espressione dell'umana intelligenza creativa, se il fine cui tende e' costruttivo. La melachah comprende quindi qualsiasi attivita' di natura costruttiva (costruttiva e/o distruttiva) che determini un cambiamento significativo nel nostro ambiente materiale: significativo, cioe', relativamente alla sua utilita' per gli scopi umani. Pertanto qualsiasi atto, anche minimo, che renda manifesto il dominio dell'uomo sulla natura costituisce me/akha': accendere un fuoco o lavare i panni, fare un nodo o costruire una casa. Siamo cosi' arrivati alla definizione cercata di melachah. La melachah e': un atto che manifesta il dominio dell'uomo sulla natura, eseguito mediante l'uso costruttivo e/o distruttivo della sua intelligenza e abilita'. Una limitazione significativa Alla luce di queste considerazioni si puo' agevolmente comprendere come sia privo di senso l'argomento, spesso ripetuto, che non si compie alcuno sforzo per accendere la luce elettrica ne' per scrivere una parola. Come se l'uso dell'elettricita' non fosse una conquista dell'uomo sulla natura per il solo fatto che servirsene non richiede sforzo! O come se scrivere una parola non costituisse una manifestazione del potere inventivo dell'uomo solo perche' sembra cosi' semplice! Le azioni possono essere piu' eloquenti delle parole. Rinunciando completamente in questo giorno a questo tipo di attivita', l'ebreo, come rappresentante dell'umanita' davanti a D-o, afferma solennemente che e' solo per volonta' di D-o che l'uomo ha "il dominio su tutta la terra" e che solo D-o e' Fonte di ogni creativita'. Sia ben chiaro che astenersi dal compiere melachah e' un atto spirituale positivo. Il lavoro che l'uomo compie durante la settimana e l'illusione che esso alimenta sono come un velo che nasconde davanti ai suoi occhi la vera natura dello scopo della sua vita terrena. Astenersi dal compiere melachah significa sollevare questo velo. Fino a quando nella nostra vita di Shabbath resti una benche' minima traccia di melachah, il velo rimane abbassato. Nel campo spirituale, il minimo atto puo' avere un effetto identico a quello dell'atto piu' grande. Colui che pensa di compiere anche una sola melachah in quel giorno nega con il suo atto D-o come Creatore e Padrone del mondo: ecco perche' profanare lo Shabbath compiendo melachah equivale per la Torah all'apostasia e all'idolatria, mentre vedere un bambino o una bambina ebrei che di Shabbath evitano di cogliere anche un solo fiore costituisce nei confronti di D-o una testimonianza piu' grande di tutte le parole solenni dei poeti e dei filosofi. Comprendiamo quindi perche' astenersi dal compiere melachah sia una delle condizioni essenziali dell'osservanza dello Shabbath. |