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ago 24, 2002 |
Opere di Maimonide,  |
redazione

Rambam: Ilchot Yesode' Torah (5)

Capitolo 2: 10-12

Halacha'101:il santo, benedetto egli sia, riconosce la propria verita' e conosce come egli stesso e'2. Egli non conosce con una conoscenza esterna a se'3, come noi conosciamo. Che noi e la nostra conoscenza non siamo un unico. Ma il creatore, sia benedetto, lui e la sua conoscenza e la sua vita sono un unico da tutti i punti e da tutte le facce, e in ogni sentiero di unita'. Quando si dice che vive in una vita e puo' essere conosciuto con una conoscenza esterna a se', vi sono li' pi divinita'.

Egli, la sua vita e la sua conoscenza. La cosa non e' cosi' ma egli e' unico da tutti i punti, da tutte le facce in tutti i sentieri di unita'. Hai trovato che dirai: egli e' il conoscente, egli e' il conosciuto egli stesso e' la conoscenza. Tutto e' unico4. Questa cosa non c'e' bocca che possa parlarne, orecchie per udirne e non cuore d'uomo che possa comprenderlo nella sua interezza. Percio' e' detto (Gen.42:15): hey faroh (la vita del faraone) e hey nafshecha' (I Sam.25;26) (la vita della tua anima), mentre non e' detto hey Hashem (la vita di D-o), ma hay Hashem (I Sam. Ibid.)(D-o vivente)5che il creatore e la sua vita non sono due, come le vite degli esseri viventi o le vite degli angeli.

Percio' egli non comprende o conosce le creature nei termini delle creature, come esse conoscono se stesse, ma le conosce nei termini come conosce se stesso. Percio' mentre conosce se stesso, conosce il tutto, perche' il tutto dipende da lui per la propria esistenza.

Halacha' 11:i concetti che abbiamo detto in questi due paragrafi sono come una goccia nel mare rispetto a cio' che e' necessario per spiegare questo argomento. E la spiegazione di tutti i principi che sono in questi due paragrafi e' chiamato Maase' Merkava'6.

Halacha' 12: i saggi delle prime generazioni ordinarono di non investigare in queste cose se non ad una persona soltanto7, ed egli dev'essere un uomo saggio, che sia intelligente nella sua conoscenza. Dopo di cio' vengono trasmessi a lui i capitoli fondamentali e gli si fanno conoscere un poco della cosa, ed egli deve ragionare dalla sua conoscenza e conoscere i confini della cosa e la sua profondita' e queste parole sono profondissime, e non c'e' nessuna conoscenza visibile che lo accetti.e su queste cose parla Salomone nella sua sapienza, con una metafora: come agnelli per vestirti(Prov.27:26)

cosi' i nostri saggi interpretano questa metafora: gli argomenti che sono i segreti del mondo siano i tuoi abiti come a dire siano per te stesso e non discussi in pubblico.

Rispetto a queste cose e' scritto saranno per te e non per altri che te (Prov.5:17) ed e' scritto (Cantico dei cantici 4:11) miele e latte sono sotto la tua lingua i saggi delle prime generazioni hanno interpretato questa (come una metafora): le queste cose sono come miele e latte, sotto le tue labbra.

Note:

  1. Tu conosci la celebre proposizione che i filosofi hanno enunciato riguardo a D-o, che egli e' l'intelletto, l'intelligente, l'intellegibile, e che queste tre cose, in D-o, non sono che una sola cosa, nella quale non vi e' molteplicicita'(Guida degli smarriti; I,68). Torna.
  2. Psicologia del divino: psicologia di cio' che e' altro dall'umano,l'io divino non ha un es distinto da esso come quello umano, ma e' immediatamente coscienza. Metafora dell'appercezione umana che percepisce le cose e se stesso sempre come altro da se'. Questi pensiero sul pensiero e' chiarito da Maimonide negli otto capitoli. Spinoza dir: il pensiero e' attributo di D-o, ossia D-o e' cosa pensante. Qui invece secondo Rambam la divinita' rifiuta gli attributi positivi tutti monete d'argento senza valore. Anzi, l'autocoscienza come fondamento dell'essere (H. Cohen), questo e' posto dall'autoriconoscersi di D-o. Ma non solo questo. Rosenzweig scava magistralmente e trova nuovi significati: seguendo il pensiero di h. Cohen, stabilisce la sua metafisica anche su termini matematici.a=a rappresenterebbe la trascendenza di D-o e la sua identita' a se stesso. B=b l'uguaglianza fra le creature. Ma proprio dalla somiglianza fra le due identita', Rosenzweig trae che Adam e' l'immagine di D-o. Il se' simboleggiato dall'equazione b=b, si pone quindi immediatamente di fronte a D-o. Vediamo che la perfetta opposizione esterna del contenuto era gia' visibile nell'equazione in fieri con un'identita' di forma altrettanto perfetta che nell'equazione finita.l'equazione finita designa la pura chiusura in-se' da parte di una finitudine altrettanto pura. In quanto se' e non davvero come personalita', l'uomo e' creato ad immagine e somiglianza di D-o (La stella della redenzione Ed.It. P.73). Torna.
  3. La tradizione mistica dira' arditamente che il rapporto fra D-o e la sua Torah e' come quello fra la cavalletta e il suo guscio esterno. Torna.
  4. Dice Isaia ani, hhu, ani rishon ve ani aharon (io sono lui, io sono il primo io sono l'ultimo) questo affermarsi dell'io divino e' pi volte chiarito nello Zohar. Torna.
  5. Nella guida degli smarriti Rambam dimostra che D-o vivente significa in ebraico D-o che fa vivere. Torna.
  6. Si tratta della visione di Ezechiele (Ez .1;3-28). Viene considerato uno degli argomenti pi sacri e riservati a pochi mistici.dal continuo alludere a questo argomento Rambam fa intendere sia qui che nella guida degli smarriti, di essere stato introdotto a queste meditazioni ma di non poterne parlare in un'opera destinata alla divulgazione. Torna.
  7. Ez 13 A. M.: non si puo' interpretare il Maase' Merkava' di fronte ad una sola persona G: ma gli si puo' parlare dell'inizio dei capitoli, insegnava R. Hyia'. Ma R. Zera' diceva: non si puo' indicare l'inizio dei capitoli che al presidente del Beth-Din o a una persona che prova un ardente desiderio. R. Ami ha detto: non bisogna insegnare i segreti della Torah che a colui che riunisce questi cinque titoli: capo dei cinquanta, uomo onorato consigliere abile artista e sottile incantatore. R.Yohanan aveva detto a R. Eleazar: vieni ti insegno il Maase' Merkava'. Non sono abbastanza vecchio rispose R.Eleazar. Quando divenne vecchio, R. Yohanan era gia' morto. Torna.