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dic 19, 2003 |
Opere di Maimonide,  |
redazione

Rambam contro Kalam

Il "Kalam" non una persona: e' la teologia islamica.

Due intellettuali islamici critici Nasr Abu Zayd ed Abdelwahab Meddeb hanno una cosa in comune: per loro il declino del mondo arabo non iniziato col Sionismo o con Napoleone, bens dalla vittoria della corrente degli Ash'ariti su quella dei Mu'taziliti, avvenuta nel 12 Secolo EV

Perch tale vittoria fu tanto nefasta? Secondo Nasr Abu Zayd, perch gli Ash'ariti non solo privano l'uomo del libero arbitrio, ma vanificano pure ogni nesso causale tra gli eventi, scalzando cos le fondamenta di ogni discorso scientifico

Nessuno dei due autori spiega chiaramente come venga vanificato il principio di causalit, ma lo fa Maimonide (alias Rambam) in un brano della Guida dei Perplessi, Parte Prima, Capitolo 73 (pagg. 277-280 dell'edizione UTET), di cui vi riporto degli stralci:

(cit)
Sesta premessa
Consiste nel dire che l'accidente non permane per pi di un momento

Il senso di questa premessa che essi pretendono che D%o crei la sostanza e crei in essa qualsiasi accidente Egli voglia, in un sol colpo, e che non si possa attribuire a D%o il potere di creare una sostanza priva di un accidente, perch ci impossibile. La reale natura e il senso dell'accidente di non essere permanente e di non restare fisso per pi di un momento - ossia, per pi di un attimo

Non appena viene creato, un accidente scompare, e non permane; D%o crea un altro accidente della stessa specie, e anche quello scompare; D%o ne crea un terzo della stessa specie, e cos sempre, per tutto il periodo per cui D%o vuole che permanga quella specie di accidente

Ma se D%o vuole creare in quella sostanza un'altra specie di accidente, la crea; e se Egli cessa di creae e non crea un accidente, quella sostanza non esiste pi. Questa l'opinione di alcuni di loro, che sono la maggioranza, e questa la creazione degli accidenti di cui costoro parlano

(...) Secondo questa premessa, costoro dicono che, quando pretendiamo di tingere un vestito di rosso, non siamo affatto noi a tingerlo, ma D%o che crea quel colore nel vestito quando questo viene accostato alla tintura rossa che, secondo la nostra pretesa, passa al vestito

Costoro dicono infatti che non cos come noi pretendiamo, ma che D%o si posto come abitudine, per esempio, di non creare il colore nereo se non quando il vestito si unisce all'indaco; ma che quel nero che D%o ha creato quando il colore nero si unito all'oggetto tinto di nero non permane, ma scompare subito, e D%o crea un altro nero

(...) Attenendosi a questa tesi, costoro traggono la conseguenza che la conoscenza di queste cose che noi conosciamo ora non la stessa di ci che abbiamo conosciuto ieri: quella conoscenza non esiste pi, ed stata creata in noi una conoscenza simile; e dicono che cos, perch la conoscenza un accidente

Parimenti, alla loro credenza che anche l'anima sia un accidente consegue che per tutti gli esseri dotati di un'anima vengano create, per dire, centomila anime al secondo, perch, come sai, secondo loro il tempo composto di attimi non divisibili

Attenendosi a questa premessa, costoro dicono che, quando l'uomo muove la penna, non l'uomo a muoverla, perch questo movimento che sorge nella penna un accidente creto da D%o nella penna; e allo stesso modo, il movimento della mano che, stando a ci che noi pretendiamo, muove la penna, un accidente creato da D%o nella mano mossa; solo che D%o si sarebbe posto come abitudine di associare il movimento della mano al movimento della penna - non che la mano eserciti un qualsiasi effetto sulla penna, n che vi sia una causalit nel movimento della penna, perch costoro dicono che l'accidente non pu estendere il suo luogo d'azione

(...) In generale, non si pu dire assolutamente che una cosa sia causa di un'altra: questa l'opinione della massa dei teologi. Alcuni di loro parlano di causalit, ma gli altri li hanno condannati

Quanto alle azioni umane, su di esse c' discordanza. La dottrina dei pi, e della massa degli Ash'ariti, che, quando io muovo questa penna, D%o crea quattro accidenti, nessuno dei quali causa di un altro - sono tutti simultanei nell'esistenza - e nient'altro

Il primo accidente la mia volont di muovere la penna; il secondo accidente il mio potere di muoverla; il terzo accidente il movimento umano stesso - ossia, il movimento della mano; il quarto accidente il muoversi della penna

(...) D%o crea in questa penna sempre un movimento dopo l'altro per tutto il periodo durante il quale la penna si muove; quando essa in quiete, non si quieta finch D%o non crea in essa la quieta, e D%o non cessa di crearvi una quiete dopo l'altra per tutto il tempo durante il quale la penna in quiete; sicch, in ognuno di quegli attimi - vale a dire, dei singoli momenti - D%o crea un accidente in tutti gli individui esistenti, siano angeli, cieli o altro, e questo sempre, in ogni tempo

(...) Ma proprio a proposito delle credenze di questo genere che secondo me e secondo chiunque sia dotato di intelletto, sta scritto: "Oppure Lo ingannate, come si inganna un uomo?" [Giobbe 13:9] Infatti, questa la vera essenza dell'inganno