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ago 6, 2004 |
La Legge Orale,  |
redazione

T 4.04 - Introduzione al Seder Neziqin - Massekhet Sanhedrin

_Sanhedrin_ la parola usualmente resa con "Sinedrio", che era il nome di diverse assise: quella di livello superiore, che aveva poteri paragonabili a quelli che assommerebbero il Parlamento, la Cassazione e la Corte Costituzionale italiani, era composta da 71 "giudici";

sotto esso c'erano cinque "Sinedrii", composti da 23 giudici l'uno, che sovraintendevano ad un distretto della Terra d'Israele, ed in diverse cittadine c'era un _bet din_, cio un tribunale con tre soli giudici.

Il trattato _Sanhedrin_ si occupa di procedura civile e penale, ovvero dell'ordinamento e del funzionamento di tutte queste assise, e lo fa in undici capitoli.

Pu apparir strano che _Sanhedrin_ sia pi lungo del trattato che lo precede (_Bava Batra_, che di capitoli ne ha dieci), ma occorre ricordare che, come _Bava Qamma_, _Bava Metzi'a_ e _Bava Batra_ una volta componevano un trattatone di 30 capitoli (e non perch i rabbini sprecassero parole: i commentari attuali al Codice Civile sono molto pi voluminosi), cos _Sanhedrin_ ed il trattato successivo, _Makkot_, componevano un tempo un trattato di 14 capitoli.

I trattati sono stati spezzati, ma non si voluto riordinarli e questo il risultato. Passiamo ora ai capitoli.

1) Il primo capitolo definisce la gerarchia e le competenze di questi tribunali: il _bet din_ di tre giudici si occupa di cause civili (o, per meglio dire, dei casi che ricadono nella normativa dei tre trattati precedenti: _Bava Qamma_, _Bava Metzi'a_ e _Bava Batra_); i Sinedri di 23 giudici si occupano di delitti capitali; il Sinedrio di 71 giudici, come organo giudiziario, ha competenza su casi estremi come processare il Sommo Sacerdote oppure deliberare la distruzione di un'intera citt accusata di idolatria (Deuteronomio 13 - mi era stato richiesto di parlare di quel capitolo e lo feci qui).

2) Il secondo capitolo parla dei privilegi (immunit?) del Sommo Sacerdote e del re.

3) Il terzo capitolo parla della costituzione di _bate din_ ad hoc, delle regole sulla qualificazione dei giudici e dei testimoni, e di questioni procedurali.

4) Il quarto capitolo discute le differenze tra la procedura civile e quella penale.

5) Il quinto capitolo parla dell'escussione dei testi, ovvero del modo di interrogarli.

6) Il sesto capitolo parla della lapidazione (spesso sostituita dalla precipitazione: l'importante che il condannato muoia perch si scontra con delle pietre; se sono loro a venir addosso a lui [lapidazione] o lui ad andar incontro a loro [precipitazione], in fin dei conti un dettaglio).

7) Il settimo capitolo parla della pena capitale in genere; poco della lapidazione/precipitazione, molto degli altri tre modi previsti: rogo, decapitazione, strangolamento. Alla fine esso elenca i delitti per cui prevista la lapidazione/precipitazione.

8) L'ottavo capitolo dedicato al figlio caparbio e ribelle di Deuteronomio 21:18-21.

9) Il nono capitolo discute dei delitti puniti con il rogo o la decapitazione, ed approfondisce il delitto di omicidio, specialmente il suo elemento psicologico (nel nostro caso, si distingue tra l'omicidio premeditato e qullo colposo). Si parla anche di "punizioni extragiudiziali", e qui vi riferisco quel che ho capito in proposito (e che non si trova solo nel trattato _Sanhedrin_).

La legge italiana riconosce l'esimente della legittima difesa, ed esiste la figura dell'"esercizio arbitrario delle proprie ragioni", che riduce la pena che una persona dovrebbe altrimenti subire per aver fatto violenza a cose o persone. Queste cose si trovano anche nel diritto talmudico, con in pi l'autorizzazione per il padrone di casa ad uccidere il ladro colto in flagrante, a meno che non sia palesemente innocuo.

Il diritto talmudico non quello di uno stato di diritto, e va oltre: il re ha diritto di uccidere chi gli disobbedisce o lo insulta, nonch di mettere comunque a morte chi stato assolto dall'accusa di omicidio per insufficienza di prove o vizio di forma - senza processo, ma sulla sola base del suo senso di opportunit.

Gli zelanti (_qanna'im_) hanno diritto di uccidere chi ruba gli oggetti del Tempio, i colpevoli di bestemmia ed idolatria insieme, e chi va a letto con un'idolatra - purch li colgano _in flagrante delicto_.

Quello che l'ordinamento giuridico italiano disapprova come "esercizio arbitrario delle proprie ragioni" oppure "ragion fattasi" invece quasi raccomandato dal diritto talmudico: chi si sostituisce alla legge e si fa giustizia da s (in questioni monetarie, s'intende) difficilmente verr condannato da un tribunale.

Il termine rabbinico per "ragion fattasi" _tefisah_, che ha numerose applicazioni, tra cui una curiosa: chi incassa una somma grazie ad un titolo di credito non esecutivo a causa di un vizio di forma, non tenuto a restituirla.

[Ed un vero peccato che l'EJ non riporti maggiori particolari sulla questione, che permettano di paragonare la soluzione halakhica con quelle offerte dal diritto cambiario italiano].

In generale, chi ha diritto ad un'indennit e riesce ad ottenerla con mezzi extragiudiziali, pu essere al massimo condannato a risarcire il sovrappi.

Il principale limite alla _tefisah_ che il creditore non pu entrare in casa del debitore se questi non glielo permette; e solo se proprio impossibile rivolgersi ad un tribunale il creditore pu procedere da solo ad un pignoramento.

La _tefisah_ ha una normativa assai complicata; pi semplice ed importante dal nostro punto di vista l'_horaat sha'ah_ ("insegnamento del momento"), ovvero la decisione dettata dalla gravit dell'ora, e che non costituisce precedente (quelle che ambiscono a diventar precedenti sono dette _horaah ledorot_ = "insegnamento per [tutte] le generazioni).

Se i governi democratici tengono nel cassetto dei decreti legge da emanare in caso di guerra devastante, l'"insegnamento del momento" pi semplicemente il riconoscere che la situazione esige misure non contemplate dalla legge, tra le quali anche un uso perlomeno disinvolto della pena capitale o di altre pene corporali, contro chi a rigore non le avrebbe meritate, e magari con modalit insolite per rimarcare l'eccezionalit della sentenza.

[ bene ricordare per che non sempre l'_horaat sha'ah_ serve a giustificare l'arbitrio a danno di qualcuno; i responsa di Ephraim Oshry raccolti nel libro "Responsa - Dilemmi etici e teologici nella Sho" pubblicato da Morcelliana ricadono nella categoria dell'_horaat sha'ah_, ma la maggior parte di essi sospende divieti halakhici che in situazioni gravi come la Shoah sarebbero stati vissuti come afflizioni inutili].

Ecco ... dopo aver mostrato che dal diritto talmudico allo stato di diritto la distanza notevole assai, torniamo al trattato.

10) Il decimo capitolo inizia col ben noto aforisma per cui "tutto Israele avr una parte nel Mondo che Verr", compresi quindi anche i giustiziati; ma subito dopo discute dei peccati che compromettono la propria risurrezione dai morti: omicidio, adulterio, idolatria.

11) L'undicesimo capitolo parla dei crimini puniti con lo strangolamento, tra cui l' "anziano ribelle" (colui che, ordinato giudice, agisce o decide in contrasto con l'orientamento esplicitato da un precedente del Gran Sinedrio) ed il falso profeta. Nella versione babilonese della _Mishnah_ i capitoli 10 ed 11 si sono scambiati il posto.

Dei brani talmudici, particolarmente rilevante ritenuto Talmud Bavli Sanhedrin 90b-92a, in cui si cerca di dimostrare che la dottrina della risurrezione dei morti ha una base biblica.