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gen 2, 2005 |
Attualità culturale,  |
redazione

D-o nascosto, D-o rivelato

Tematica del D-o nascosto: che cosa significa? D-o ha dimenticato il mondo?

La questione del D-o nascosto deriva da una situazione che oggi viviamo tutti: quella dellassenza di Dio. Qualche filosofo lha descritta con la formula Dio morto e magari ne ha dato la colpa a noi (noi uomini moderni, secolarizzati, senza Dio, oppure noi uomini ipocriti, privi di valori ecc.).

Qualche teologo si sentito in dovere di misurare la mancanza di Dio, stabilire quanto poco D-o c in questo mondo e cos via. Poi capitato Auschwitz, e qualcuno ha pensato che la via breve per spiegare la pi bieca malvagit umana fosse quella di accusare D-o della sua assenza dal mondo. Insomma dovera D-o a Auschwitz? Forse D-o ha dimenticato il mondo?

Ma nella tradizione ebraica, e nei testi sacri, questa situazione non nuova: la troviamo descritta nella formula del nascondimento del Volto di Dio. Il D-o nascosto cui allude il titolo D-o che nasconde il suo Volto agli uomini.

Dove lo troviamo? Deuteronomio 31 e 32 (e da questo in Isaia 45).

I passi biblici che parlano esplicitamente di questo nascondimento di D-o non si limitano certo al verso di Isaia 45, 15 [Certo Tu sei un D-o nascosto, D-o dIsraele che porti salvezza]: quel verso fin troppo rassicurante, nel suo paradossale presupporre la salvezza che D-o offre nascondendo il Suo Volto. Per capire la portata del problema che sta dietro a quel verso, bisogna risalire a testi ben pi crudi sulla tematica del nascondimento di Dio.

La fonte principale del problema sta nei capitoli 31 e 32 del Deuteronomio. La scena questa: Mos sta per morire e parla al popolo dIsraele; il popolo sar guidato da Giosu e dovr combattere dure battaglie, ma D-o non labbandoner e sar con lui. Ma il Signore parla a lui e a Giosu, quasi per modificare questo quadro rassicurante secondo cui D-o con noi: questo popolo fornicher [il termine ebraico vezonh - forse anche pi crudo] dietro agli dei stranieri del paese nel quale si stanzier, Mi abbandoner e violer il patto che ho stabilito con lui. Allora la mia ira divamper contro di lui e nasconder loro il Mio Volto, diventeranno preda per i nemici e grandi disgrazie capiteranno loro. In quel tempo il popolo dir: certamente per il fatto che il Signore non pi in mezzo a me, mi sono capitati tutti questi mali. Ed Io nascondere nasconder [aster astir cio continuer a nascondere] il Mio Volto in quel giorno, per tutto il male che esso fece, perch si rivolse a divinit straniere. E ora scrivete questo cantico ed insegnatelo ai figli dIsraele, e ponetelo nelle loro bocche onde questo canto sia per Me testimonianza contro i figli dIsraele. [Deut. 31, 16 - 19].

Vorrei far notare alcuni aspetti di questo passo.

1. Non D-o che abbandona gli ebrei, ma sono piuttosto gli ebrei che Lo abbandonano. E questo fatto non succede per la prima volta, come vedremo, si tratta anzi di una cosa che si ripetuta spesso (di cui il vitello di metallo un esempio).

2. Il nascondimento del Volto di Dio, che viene definito con precisione con i termini aster astir, una punizione per la mancanza di fede del popolo ebraico.

3. La colpa del popolo ebraico non ancora stata commessa, ma la precognizione divina Gli consente di sapere che succeder (tutto previsto, ma la libert lasciata [Pirqe Av. 3, 16].

4. Viene infine affidato a Mos il compito di scrivere il cantico che, con un registro ben diverso dal discorso che abbiamo visto prima, sar di ammonimento (testimonianza contro i figli dIsraele)

Nella cantica di Mos del cap. 32 i concetti vengono ripetuti, in particolare ai vv. 18 20: Il Signore che ti aveva creato dimenticasti, e il D-o che ti procre obliasti. Il Signore vide e si sdegn per lira che provocavano i Suoi figli e le Sue figlie. E disse: nasconder loro il Mio Volto e vedr come andranno a finire, perch essi sono una generazione perversa, figli senza fede.

Notate come si passi dal singolare, dal tu, al plurale, loro, i figli, a indicare che la responsabilit di ciascuno e di tutti insieme. Viene ribadito il concetto dellabbandono da parte del popolo e dalla perdita della fede, e viene precisato il senso di questo nascondimento del Volto: vedr come andranno a finire, indicando come alla provvidenza si sostituisca il caso, la casualit degli eventi, a una storia della salvezza si sostituisca lallontanamento di D-o dalla storia, e i figli sono lasciati a se stessi, uomini contro uomini, che siano loro a fare la pace e a fare la guerra (perch in fin dei conti, di questo si tratta).

Amaleq e il significato di Purim.

La pena dellHester Panim, cio del nascondimento del Volto, non altro, dunque, che labbandono alla casualit: la provvidenza di D-o si allontana dalla storia, e si ha lassenza di Dio. I Maestri parlano di due tipi di punizioni divine, una la cosiddetta middat haddin, cio letteramente la misura del giudizio. Si tratta del giudizio di Dio, che viene esercitato nei confronti degli uomini perch si correggano, si pentano e cambino vita. D-o giudica gli uomini con la misura del giudizio, middat haddin, ma tanto pi con la middat harachamim, la misura della misericordia, Egli pronto al perdono. Queste due caratteristiche della provvidenza di D-o si compensano una con laltra, anche se prevale la misura della misericordia.

Tuttavia c unaltra pena, che consiste, come abbiamo visto nella sospensione temporanea dellattenzione di D-o nei confronti della storia umana. Si tratta sempre comunque di una sospensione temporanea, perch, secondo i Maestri, altrimenti il mondo non si potrebbe reggere. Durante lHester Panim, come se il mondo regredisse al vuoto originario, al caos, tuttavia anche in questo caso il pentimento e il ritorno alla fede consente di ripristinare la Provvidenza di Dio.

In molti luoghi della Bibbia, per esempio nel libro dei Giudici, si parla diffusamente dellintervento di D-o nella Storia, ma anche della sua improvvisa assenza. I Giudici sono dotati da D-o di spirito profetico, che consente loro di portare salvezza al popolo, e intervengono solo quando il popolo stesso si pente dei suoi peccati. Ma dopo lintervento salvifico dei giudici profeti, il popolo ricade nellerrore, abbandona la strada di Dio, e viene da D-o abbandonato. Tornano cos i nemici ad attaccarlo, occuparne la terra e a perseguitarlo. Cos, le figure dei profeti hanno il compito di ammonire il popolo e di tentare, per lo pi senza successo, di condurlo alla retta via.

La middat haddin, la misura del giudizio, consiste nel colpire il popolo con punizioni, come per esempio la distruzione del Santuario, che per un caso particolare, perch da allora lo spirito profetico si allontanato dagli uomini, e, dicono i maestri, rimasto solo per i pazzi e per i bambini. Tuttavia il popolo ebraico sopravvissuto, anche se il livello di spiritualit che cera nel mondo prima, dopo la distruzione del Santuario non c pi.

Lo schema che ho descritto, fatto di incontro tra il popolo e il suo Dio, di abbandono da parte del popolo della retta via e quindi di punizione da parte di D-o nei confronti del popolo presente fin dalle vicende narrate nel libro dellEsodo, allorch nasce storicamente il popolo dIsraele. Infatti gli ebrei, ridotti in schiavit in Egitto, sono liberati direttamente dal Signore (che interviene con mano forte e braccio disteso e con grandi miracoli). Ma successivamente abbiamo labbandono della retta via: subito, appena hanno passato il Mar Rosso. I Maestri sinterrogano del motivo di queste ribellioni, e le giustificano anche con il fatto che erano partiti con gli ebrei un gran numero di Egiziani, chiamiamoli proseliti, che per non avevano perso la loro tradizione, come dimostra lepisodio del vitello di metallo (che sarebbe stato provocato dai proseliti egiziani: il culto del vitello era infatti estraneo alla tradizione degli ebrei). In ogni caso, in questo episodio, gli ebrei hanno finito lacqua, hanno sete, non mostrano fede, attaccano Dio, Mos, e cos arriva il nemico: Amaleq.

Amaleq attacca gli ebrei alle spalle, colpisce subito dopo lepisodio della ribellione a Refidim, luogo che prender il nome di Massh e Merivh (tentazione e litigio) perch gli ebrei avevano litigato e tentato il Signore dicendo: Vediamo se il Signore con noi oppure no ( vicino a noi).

Questatteggiamento, al di l se sia stato provocato dagli egiziani o meno (cinteressa poco), la dimostrazione della mancanza della fede da parte degli ebrei. E non un episodio isolato. Tutte le volte che mancher la fede agli ebrei, dicono i Maestri, verr Amaleq, e attaccher alle spalle. Sapete che la battaglia contro Amaleq fu vinta, grazie a un espediente: una pietra. Infatti, se Mos teneva le mani in alto, gli ebrei vincevano, se le teneva in basso perdevano. Allora Aron e Chur presero una pietra e Mos si sedette sulla pietra, e uno di qua e uno di l gli sostennero le mani fino alla vittoria. Che cosa significa la pietra? Si tratta di un grosso sasso, even in ebraico. Ma even formato dalla parola Av e dalla parola ben: si tratta dei padri e dei figli. Tutte le volte che la tradizione ebraica sar tramandata da padre in figlio, essa sconfigger Amaleq. E Aron e Chur erano maestro e allievo. Infatti la fede consiste proprio nella capacit di tramandare la tradizione. Se i padri saranno maestri dei figli, se ci sar la trasmissione dellebraismo, allora Amaleq sar sconfitto.

Due cose di questepisodio vanno approfondite. La prima, ovvia: che cosa centra lepisodio di Amaleq con il tema del D-o nascosto? La seconda collegata: che cos questa fede di cui si parla, cos diversa dallimmagine della fede cristiana?

La prima cosa che mi sembra evidente in questo racconto che chi si allontana e si nasconde non certo Dio, ma sono gli ebrei, gli uomini. Essi contendono con Dio, e poi si lamentano perch non vicino. Praticamente si allontanano e si lamentano della lontananza da loro stessi provocata. Intendiamoci, avevano i loro giustificati motivi: erano nel deserto, senza lacqua, pieni di sete, ecc. Nella simbologia ebraica lacqua non altro che la Torh, cio linsegnamento, la conoscenza della parola di Dio. Essi avevano dimenticato quanto il Signore aveva fatto per loro (li aveva liberati dalla schiavit dEgitto). In fondo desideravano la condizione di schiavit, perch pi facile della libert. La libert comporta la responsabilit delle scelte che si fanno, la consapevolezza della propria finitezza e quindi delle colpe che si commettono. Insomma la libert nellebraismo la Torh stessa, lesercizio della Torh (Pirqe Avot 6, 2: veramente libero non che colui che si occupa della Torh).

La Torh, noto, un dono di D-o al popolo dIsraele, che lha accettato attraverso un patto. Ma la Torh, come scritto in Deut. 30, 12, non in cielo, ma nel cuore e nella bocca degli uomini. Dunque la Torh qui in terra, per gli uomini, nelle azioni che fanno e nelle cose che dicono. cio un insegnamento umano per gli uomini.

Il concetto di rivelazione da questo al tema della verit e della fede ebraica.

Questo tema ci porta inevitabilmente a parlare del secondo aspetto della questione: D-o rivelato. Infatti, se per rivelazione intendiamo anche il dono della Torh, la Torh, che viene dal cielo (cio rivelata agli uomini) per poi in terra, tutta a loro disposizione, dipende da loro, in mano loro, degli ebrei, degli uomini. Ecco allora il richiamo che la rivelazione fa alla responsabilit e allimpegno morale, e nello stesso tempo il fatto che la rivelazione, in quanto tale, sempre gi stata, sempre prima di adesso. In fondo, il modo pi semplice e comune per identificare il concetto stesso di rivelazione di Dio, pensare che D-o prima era nascosto, ma poi si rivelato. Di fronte allassenza di Dio, allincapacit di percepirne la presenza (dovuta evidentemente anche alla mancanza di fede), ecco che si portati a farsi lalibi del D-o nascosto. Ma questo non altro che il rinnegamento della rivelazione stessa, un modo per dimenticarsene

C un evidente relazione tra il tema della rivelazione e quello della fede, di cui stavamo parlando. Nelluniverso di lettura e interpretazione ebraica piuttosto che di rivelazione, si parla dellelezione di Dio e la Sua prossimit con il popolo dIsraele. D-o abita con il popolo ebraico. Dona la Torh, rivolge agli uomini il suo volto. Ma non rivela nessuna verit che non sia un incontro tra Creatore e creatura. In ebraico la rivelazione la presenza stessa di D-o e il rivolgersi a Lui da parte degli uomini. C lamore di Dio. La Torh considerata sia un dono di Dio, che suo retaggio, eredit, morashh, in ebraico, che significa tradizione ricevuta, e in quanto tale, da mettere in pratica. Ed diversa la Torh in quanto data agli uomini (noten) da quella ricevuta (meqqabbel), come fa notare Andr Neher nel Pozzo dellEsilio, citando il Maharal di Praga. Insomma la Torh, cio il disegno di D-o per ledificazione del mondo, il suo progetto di creazione, stato dato alla creatura ed una cosa viva, in mano alla creatura. E questa la libert.

Ma la Torh non forse anche la verit? Certo, ma la verit qualcosa di vivo, dinamico, multiforme. In ebraico la parola che si usa per dire verit emeth. Ma emeth deriva dal termine emunh, cio fede, fiducia ed la saldezza rappresentata dalla pietra su cui seduto Mos (even, cio av, padre e ben, figlio dunque tradizione).

Consideriamo un altro aspetto essenziale per quella che viene chiamata la rivelazione di Dio: vediamo nellincontro con Mos che D-o lo chiama per nome, e Mos risponde eccomi (inneni). Cos aveva fatto anche Abramo. La cosiddetta rivelazione ha la forma di una chiamata e di unelezione. Ora, tutti gli uomini sono chiamati con il loro nome, sono scelti da Dio. Ma spesso non se ne accorgono. Non c bisogno di essere come Abramo, Giacobbe o Mos, e aggiungete qualsiasi altro grande profeta: dice Rabb Zusia, il grande Maestro Chassid, quando morir non mi chiederanno perch non sono stato Abramo, ma perch non sono stato Zusia.

in questottica che si pu tentare di fare una storia della rivelazione nella Bibbia, perch il Signore del mondo si rivela in realt a tutte le Sue creature, ma non tutte se ne accorgono. Adamo e cos No hanno una rivelazione, ma faticano a instaurare un contatto autentico con Dio. Soltanto un uomo dello spessore morale e dellintelligenza di Abramo riusc a interloquire, a dialogare e infine ad instaurare un rapporto di reciprocit e fiducia. Allepoca di Mos il dialogo si trasforma da individuale, qual era quello dei patriarchi, a collettivo: Mos rappresenta il profeta del popolo dIsraele, che dialoga con D-o nellottica della liberazione ebraica, di cui abbiamo parlato. Per intendere la rivelazione, se cos la possiamo chiamare, o piuttosto la manifestazione del Volto o meglio della Gloria del Signore, bisogna riferirsi ai cap. 33 e 34 dellEsodo. Mos salito sul monte, ha ottenuto le Tavole della Legge, fatte direttamente da Dio, sceso e ha visto il popolo che adorava il vitello doro. Ha rotto le tavole. La tradizione racconta che quelle tavole erano troppo lontane dal mondo, erano fatte da Dio. Mos torna sul monte e questa volte le compone lui, ecco quindi che le tavole saranno pi accessibili agli uomini. Ma c di pi. In questa fase sinstaura un rapporto stretto tra Mos e il Signore. Il Signore parlava a Mos faccia a faccia, dice Es. 33, 11. Il commentatore interpreta che il Signore parlava con se stesso, alla presenza di Mos, infatti al v. 20 il Signore dice esplicitamente Non potrai vedere il mio Volto, perch nessun uomo pu vedermi mentre in vita. Ma Mos aveva chiesto di vedere la Gloria del Signore, e la risposta stata: Far passare dinanzi a te tutte la Mia bont, proclamer il Nome del Signore e accorder grazia a chi vorr accordarla ed eserciter misericordia su chi vorr esercitarla. (Es. 33, 19). Mos insiste molto, in questi passi, sul fatto che sia D-o stesso direttamente a condurre il popolo, ed evidente che il tentativo di rapporto quello di avere una presenza di Dio salvifica e sicura. Ma la libert comporta delle responsabilit, per cui del Signore si pu vedere solo la parte posteriore, quando gi passato, solo dopo si pu sapere come stanno le cose, altrimenti, ovvio, ne va della libert umana, che anche libert di sbagliare, ma rispetto alla quale c sempre la possibilit del pentimento e del perdono. Ecco quindi che nel vero e proprio incontro tra D-o e Mos sono gli attributi del perdono e della misericordia quelli che prevalgono nel passo di Es. 34 5 7 dove il Signore mostra la Sua Gloria, che perfeziona il patto con il popolo ebraico sancito nelle seconde tavole della Legge. E Mos, quando scese dal monte, aveva il volto che irradiava di luce e le nuove tavole, fatte dalluomo, in mano.

Cerchiamo di riprendere le fila del nostro discorso: parlavamo degli ebrei che non avevano la fede, ed arrivato Amaleq. Abbiamo capito che la perdita della fede derivava dal rinnegamento di quanto D-o aveva fatto, e quindi al rifiuto del dono di Dio. Ne consegue un fatto, che punisce gli ebrei, la persecuzione di Amaleq. Ma ci sono diversi passi che mostrano con evidenza come Amaleq sia anche il nemico di D-o per eccellenza. Anzi c lordine di distruggerlo, fino a cancellarne la memoria: che cosa significa distruggere Amaleq? Significa distruggere i propri dubbi, i fantasmi, le ossessioni che ci portiamo dietro, i residui di paganesimo che sono dentro di noi. Tutti noi siamo pagani. Tutti abbiamo i nostri idoli. Come tutti abbiamo i nostri peccati, le nostre tentazioni, le nostre Massh e Merivh.

Amaleq significa che abbiamo abbandonato Dio. E quindi non lo troviamo: si nascosto. D-o si nasconde perch noi ci allontaniamo, ma anche perch siamo liberi di cercarlo e di ritrovarlo: si nasconde per amore. Questo concetto descritto benissimo dalla festa di Purim: la storia dovrebbe essere nota. Gli ebrei di Persia sono perseguitati da un ministro antisemita che li vuol distruggere sulla base di unaffermazione che potrebbe essere presente nelle leggi fasciste per la difesa della razza: Esiste un popolo sparso e diviso tra i popoli, in tutte le province dello stato, e le sue leggi sono differenti da quelle di ogni altro popolo, non rispettano le leggi dello stato, perch antepongono la loro legge, si distruggano e si rimpinguino le casse dello stato con i loro averi. [Ester, 3, 8 traduzione libera, ma che rispetta il senso del testo]. Questo ministro un discendente di Amaleq. Ora una fanciulla ebrea, Ester salver il suo popolo grazie allaiuto della sorte (Purim significa le sorti, perch la data della distruzione degli ebrei era stata estratta a sorte), ma soprattutto grazie alla provvidenza di Dio. Gi, ma D-o non compare nel libro di Ester, che potrebbe benissimo essere un libro laico. D-o nascosto tra le pieghe del libro. Ester, poi, la stessa parola ebraica che troviamo nellespressione Hester Panim, cio nascondimento del volto. In pratica il libro di Ester il libro del Dio nascosto.

Conclusione

In conclusione, Amaleq, il nemico che assale alle spalle, che vuole sterminare il popolo, come voleva Amman, dentro di ciascuno di noi, un nemico interno, la mancanza della fede. Mordechai ha dimostrato che laddove la sconfitta sembra imminente, la vittoria pu essere dietro l'angolo, in una Meghill dove non viene mai nominato il nome dell'Onnipotente, ma vengono unicamente descritte ed ironizzate le debolezze umane. Ma soprattutto Mordechai ha chiarito ad Israele che il peggiore dittatore e tiranno che esista non Faraone, non Hamman, non Hitler... ma quel demoniaco folletto che sta in noi, quel dittatore che ciascuno ha dentro di se.