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giu 22, 2005 |
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redazione

Il Mercante di Venezia (il film)

L'ho visto nel week end e l'ho trovato ben fatto; il finale e' un tormento... tristissimo :-/ Ho visto che in rete ci sono gia' molte discussioni in merito a questo film e sul tema "Shakespeare e l'antisemitismo". Vi riporto parte di un articolo firmato da Giorgio Israel (comparso sul Foglio,04-01-05).

[...]il riferimento all'antisemitismo deve essere evocato a ragion veduta e non quando rischia paradossalmente di oscurare proprio alcuni fondamentali della presenza nella storia culturale dell'Europa.

E' evidente che qui ci riferiamo all'"antisemitismo di Shakespeare", tradizionalmente identificato con il contenuto de "Il Mercante di Venezia". Certo, a una prima lettura, il protagonista della storia, l'ebreo Shylock soltanto un malvagio, colui che concepisce la perversa idea di prestare denaro a un cristiano prendendo come pegno una libbra di carne e che esige ci che gli dovuto con implacabile e disumana durezza.

Gi una seconda lettura permette di comprendere come Shakespeare non si muova affatto all'interno dei consueti stereotipi antisemiti, perch l'attitudine crudele di Shylock spiegata con i torti che egli ha subito e che hanno indurito il suo cuore, ed anzi si pu dire che la parte finale dell'opera contenga una vera e propria filippica contro le crudelt di cui il mondo cristiano si reso colpevole nei confronti degli ebrei.

Ma cos siamo ancora fermi a una lettura superficiale. In un denso e profondo articolo di venticinque anni fa, la grande storica inglese Frances A. Yates esamin l'opera di Shakespeare sotto un profilo simbolico pi profondo e che risalta chiaramente alla luce del contesto culturale dell'epoca. Secondo Yates, Shakespeare utilizz materiali stereotipati (convenzionali, direbbe Fano) per costruire una sofisticata allegoria sul tema della Legge.

Non si tratta per della solita consunta contrapposizione fra la dura legge ebraica dell'Antico Testamento e la legge dell'amore del messaggio cristiano, come suggerirebbe una lettura superficiale del brano in cui Porzia chiede che la clemenza temperi la giustizia.

Queste interpretazioni trascurano i profondi influssi che avevano su Shakespeare i temi della Kabbalah, che gli erano pervenuti attraverso il circolo del cabbalista cristiano John Dee, nel quale avevano largo corso le teorie sull'armonia universale del frate veneziano Francesco Giorgi, a loro volta ispirate a una filosofia giudaizzante in cui i temi kabbalistici venivano usati per corroborare la teologia cristiana, fino a vere e proprie forme di sincretismo religioso. Questi ambienti e personaggi erano fortemente influenzati dal misticismo ebraico esportato in tutta Europa dalla Spagna, dopo l'espulsione degli ebrei alla fine del Quattrocento.

Daniel Banes, in un articolo pubblicato anch'esso venticinque anni fa ("The provocative Merchant of Venice") ha tenuto conto in modo puntuale degli influssi del "De harmonia mundi" di Francesco Giorgi e si spinto fino a ricostruire lo schema kabbalistico che sarebbe l'architrave nascosta del "Mercante di Venezia": lungi dall'essere una contrapposizione fra legge ebraica e amore cristiano, la dialettica sul tema della Legge sarebbe interna a una rappresentazione di tipo kabbalistico delle emanazioni divine le cosiddette Sefirth la quale era largamente diffusa negli ambienti dei cabbalisti cristiani. Shylock rappresenterebbe la sefir "Ghevurah" o "severit di giudizio", Antonio la sefir "Hesed" o "tenerezza amorosa" e Porzia sarebbe "Tifereth" o "bellezza-clemenza" che tenta di conciliare le prime due. Pertanto, secondo Barnes, il tentativo di Porzia di convertire Shylock alla clemenza sarebbe condotto all'interno di un'argomentazione di tipo ebraico kabbalistico.

Non meno interessanti sono le osservazioni di Yates concernenti il peso che ha il tema dell'armonia universale, inteso in senso neoplatonico e kabbalistico, che pervade l'opera e che ricorre in molti dialoghi. Cos, quando Lorenzo proclama: "Siedi Gessica, guarda come il pavimento del cielo tutto costellato di stateri d'oro scintillanti; e neanche uno, neanche il pi piccino, di questi globi, che non percorra l'orbita sua cantando come un angelo in coro coi cherubini dagli occhi novelli. E la stessa armonia anche nelle anime nostre immortali--".

Ma soprattutto la metafora dei tre scrigni tra cui debbono scegliere i corteggiatori di Porzia che attira la sua attenzione. E' largamente accettato che i tre scrigni d'oro, d'argento e di piombo rappresentino le tre religioni monoteiste (come, del resto, in Boccaccio). Ed ben noto che, secondo la tradizione di cui si fa interprete Francesco Giorgi, il piombo, metallo di Saturno, simboleggia la religione ebraica. Bassanio, secondo Banes, sceglie seguendo l'ammonimento biblico dei Proverbi: "Scegliete la mia dottrina e non l'argento; scegliete la sapienza pi che l'oro fino, perch la sapienza buona pi delle perle e nessun tesoro l'uguaglia": scegliendo lo scrigno di piombo Bassanio opta per la legge ebraica e cos conquista la principessa cristiana Porzia. Osserva Yates: "In quest'opera, Shakespeare parrebbe muoversi fra i misteri della Sapienza- Torah e fra le personificazioni di essa nate in quella profusione di immagini e di canti religiosi d'amore con cui, nella persecuzione, gli ebrei sefarditi espressero la loro religione, messa al bando nella patria d'origine".

La conclusione pi interessante che deriva da queste analisi che "Il Mercante di Venezia" non affatto un'opera antisemita. Una conclusione che risalta ancor di pi ove si confronti l'opera di Shakespeare con "L'ebreo di Malta" di Cristopher Marlowe che Shakespeare certamente conosceva e in cui la figura dell'ebreo Barabba il prototipo dell'ebreo disgustoso della letteratura antiebraica, "figura destinata a fomentare l'antisemitismo della specie pi brutale". Anzi, secondo Yates, "Il Mercante di Venezia" una sorta di risposta a Marlowe: gli spettatori del prima "udivano l'armonia universale echeggiata dall'opera del frate cabbalista di Venezia, mentre quelli de "L'ebreo di Malta" erano portati a trasformarsi in folle antisemite".

A differenza di Shakespeare, Marlowe proponeva un testo di violenta propaganda in cui, con singolare modernit, proponeva la figura dell'ebreo avido e dominatore con una singolare anticipazione dei temi dei "Protocolli dei Savi di Sion": era la reazione aspra di quella parte dell'Europa animata da intransigenza e oscurantismo contro la cultura rinascimentale e la sua straordinaria capacit di realizzare grandi sintesi culturali e spirituali.

Era quella parte dell'Europa troppe volte pronta dice Yates a prenderela direzione sbagliata e a "dissipare le risorse spirituali che avrebbero potuto essere usate in modo costruttivo". [...]