BACK
giu 26, 2005 |
Rassegna stampa,  |
redazione

Verso Gerusalemme

Non facile definire che cosa sia lebraismo. Certo se si ritiene che lebraismo sia una religione che ha regole precise e che si riconosce in base allosservanza di quelle regole, definirlo e riconoscerlo allora alquanto semplice. E sufficiente aprire dei testi, mettere insieme e comparare ci che nei testi contenuto, scegliere i commenti pi autorevoli.

Da questa immagine si ricava che lebraismo un costrutto culturale che stabilisce regole comportamentali e che nel tempo consente di conformare comportamenti a principi.

Gli ebrei sono coloro che si comportano in un certo modo e che si conformano a un modo di agire. Pensano perch fanno. Ovvero: sono qualcuno (soprattutto sono riconoscibili) perch preliminarmente agiscono secondo regole pratiche e pragmatiche che nel momento stesso in cui vietano e consentono, o permettono, costruiscono la personalit culturale di un individuo o di un insieme di individui.

E una risposta plausibile, sostenibile, ma non credo che sia lunica da considerare.

Come si compone lideale scaffale del sapere teologico ebraico? Si potrebbe dire che si compone dei 46 testi di ci che tradizionalmente chiamiamo Antico testamento (dizione che non mi convince, ma che diamo per buona) e poi di un corpo testuale esegetico fatto di trattati, commenti, testi normativi. E questo corpo complessivamente considerato uno sviluppo lineare di un impianto culturale tale che lo si possa leggere come un testo unico dalla prima pagina allultima? No, per due motivi:

Primo: perch la composizione stessa delle singole parti del testo non consequenziale. Isaia non un testo unico, ma stato composto in momenti diversi e noi leggiamo oggi come un unico testo numerato in capitoli successivi una cosa che non stata composta in ununica scrittura. Oppure una parte dei testi che stanno in Agiografi, p.e. stata composta prima di Deuteronomio, composto nel corso dellesperienza esilica babilonese, intorno alla met del V sec. a.C.

Secondo: perch i testi vanno letti rispetto a contesti. Consideriamo ancora Deuteronomio. Quel libro, sintetizzando il gi detto in altri testi, lo fissa in una condizione, quella dellesodo e del lento approdo verso la Terra promessa, che in realt solo anelito e non atto compiuto, permettendo cos che quella dimensione mantenga ancora un valore pur nellinfinit temporale. Interpretare testi dunque non solo limitarsi o concentrarsi sul versetto, significa anche riflettere sulle funzioni di acculturazione, di riscrittura che quei testi hanno per un attore culturale in un tempo storico dato.

Rimaniamo ancora per un attimo sul piano della produzione testuale.

Non so cosa limmaginario collettivo ritenga essere il Talmud. Secondo una immagine consolidata e un uso corrente, credo che il Talmud sia immaginato come un testo esoterico, dove si esplica il potere occulto (unimmagine in cui si sommano le proiezioni fantasmatiche di un antigiudaismo classico e lossessione del complotto che popola le pagine de I Protocolli dei savi anziani di Sion).

Allora proviamo ad aprirla, una pagina di Talmud. Vi vedremo un costrutto molto geometrico costituito da tre strati di testi: un testo in corpo maggiore che occupa il centro della pagina e la cui datazione tra il I secolo a.c. e il VI secolo d.C.; un secondo blocco di testi che circonda in senso orario il testo centrale e in cui si riuniscono alcuni commenti tradizionali e classici databili tra l XI e il linizio del XIV secolo; infine un terzo gruppo di testi posti agli angoli del testo scritto dopo il secondo testo successivi e che al massimo arrivano al XVII secolo. In breve noi abbiamo un testo nel tempo.

Ma accanto a questi testi e intorno a questi testi rimane un margine di bianco considerevole. La cultura ebraica e lebraismo esattamente quel margine bianco, ovvero la possibilit e la plausibilit di aggiungere altri testi. Ovvero di continuare il testo. E soprattutto la possibilit che chiunque, dotato di una conoscenza testuale precedente e dunque in grado di inserirsi in una catena del commento, possa mandare avanti la staffetta della storia.

Per riepilogare. Si pu studiare lebraismo, e dunque rispondere alla domanda che cosa esso sia, leggendo e rileggendo i testi di commento e studiandone le forme lessicali, le figure retoriche, la struttura logica e argomentativa e vi troveremo che tutto questo coevo ai sistemi di pensiero e alle organizzazione di retoriche assertive e persuasive coeve presenti e operanti in tutti i sistemi culturali con cui le diverse realt ebraiche si sono trovate a convivere e a coabitare nel tempo. Oppure, anche, se si considera il corpo di ci che per comodit indicher come vetero-testamentari, testi che si compongono e si assemblano nel tempo e che nella loro esposizione e successione testuale ovvero come noi oggi li prendiamo in mano uno dopo laltro non sono stati composti successivamente uno allaltro. In questo caso la domanda sar come si composto un testo che una collazione e una successione non temporale di testi.

Ma solo questo lebraismo? Direi di no.

E allora vediamo di spiegare questa cosa - lebraismo considerando altri percorsi.

Gli ebrei nella storia non si sono mai definiti in relazione a un credo religioso. Si sono definiti come un popolo che ha delle regole e che ha un sistema-mondo e soprattutto una produzione che riguarda la propria identit culturale che si costruisce attraverso pratiche, culture testuali, materiali, immateriali, e rituali e intellettuali.

Lebraismo dunque un apparato religioso, ma non solo un apparato religioso. E un insieme di pratiche rituali, normative, pragmatiche, comportamentali, ma non solo un galateo comportamentale, ovvero un insieme di atti attraverso i quali stabilire e classificare gli ebrei buoni da quelli cattivi, o i continuatori di un sistema o i suoi distruttori.

E la costruzione, nel tempo, di unidentit culturale. Perch questa costruzione sia possibile occorre che si abbia una dimensione storica della propria esperienza culturale e una visione geostorica della propria vicenda umana. In breve occorre che si acquisisca un modo dispiegare la storia della propria identit con i libri, ma non solo come produzione autoriferita di testi.

Gli ebrei sono il risultato di un costante corpo a corpo con la storia e con altri gruppi umani con cui hanno combattuto, convissuto, rispetto ai quali si sono aperti, dai quali si sono nascosti o sottratti, in mezzo ai quali si sono confusi e in mezzo ai quali sono stati rinchiusi e ghettizzati, e alla fine sono anche il risultato della loro libert nellesperienza dello Stato di Israele. Sono in breve la storia di un costante processo di ibridazione, rimescolamento, riscrittura delle proprie convinzioni. In questo percorso hanno nel tempo assunto forme del pensare, vocabolario, lingue, gastronomia, modi di alimentazione, procedure logiche, immaginarii, spiegazioni del proprio sapere.

Nella storia si resiste se si viene a patti con le vicende della storia. E se si rifiuta il confronto, se non si adeguano linguaggi, modi, pensieri, il destino la scomparsa dallo scenario della storia. Una delle operazioni preliminari da condurre quando si affronta la storia dellebraismo liberarsi dallossessione e dal mito di trovarsi di fronte allo stesso soggetto che intorno al XIII secolo a. C. attravers in forme avventurose il Sinai.

Gli ebrei non sono lo stesso soggetto storico nel tempo. Non solo perch nel tempo si sono ibridati, mescolati, trasformati, ma perch la stessa produzione normativa che tutti noi siamo abituati ad assumere come un unico scaffale lineare il risultato di esperienze e di riflessioni culturali che ogni volta hanno una loro specifica cifra culturale.

Comunemente si parla di cultura ebraica, di ebraismo e se ne parla come di un insieme organico e soprattutto continuo, ovvero come un unico testo aperto e progressivo di cui si pu fornire una ricostruzione storicistica. Doppio errore. Perch per produrre una linearit di questi tipo occorre un centro che esprima una autorevolezza costante e occorre che si definisca un canone. Ora lesperienza diasporica ebraica non ha espresso il primo aspetto (ovvero non ha dato luogo a un centro riconosciuto con una gerarchia che stabilisse costantemente il canone per tutti), e allo stesso tempo stata il risultato di conflitti fra pi centri produttivi con la prevalenza ogni volta di un luogo e di un grappolo di testi che nel tempo hanno finito per definire lebraismo.

Per descrivere la storia dellebraismo si deve ricorrere, nel corso della storia diasporica, a una catena di luoghi e a una costellazione di testi e di conflitti fra modelli interpretativi e prodotti testuali che hanno i loro snodi principali ogni volta in realt culturali diverse: Alessandria dEgitto, la Spagna della conquista araba, la Renania, la Boemia, e poi alcuni degli stati italiani, lEuropa Centro-orientale, Safed , nel tempo attuale, Israele, gli Stati Uniti, la Francia

Se noi volessimo comporre una tavola sinottica che ponesse in relazione testi scritti e che abitualmente siamo indotti a radunare entro un unico termine, cultura ebraica, appunto con le correnti sussultorie che attraversano la storia politica, sociale e culturale di questo bimillennio, vedremmo che ad ogni snodo depoca corrisponde un testo o un corpo di testi che sono il risultato selettivo di un confronto. .

E questo corpo di testi che vanno a comporre nel tempo ci che si soliti denominare con termine intemporale cultura ebraica o ebraismo.

Qual allora la sintesi? Nel corso di questo rapido excursus storico ho sottolineato insistentemente una sola espressione: nel tempo. Non stata una scelta casuale. Non credo che esista lebraismo come corpo organico che si costruisce coerentemente e che origina da un solo nucleo. Credo che esistano gli ebrei nel tempo, appunto, che producono un complesso culturale che leggiamo come un corpo coerente.

Ma gli ebrei, appunto, non sono un ordine coeso, una monade senza porte n finestre. Sono uomini e donne che la storia ha spesso costretto a mettersi in strada. Lungo le strade in cui si sono trovati a vivere e molto spesso a percorrere correndo hanno dovuto lasciare sul campo molte cose; mettere nel proprio bagaglio fatto in fretta, oggetti e testi accumulandoli alla rinfusa, scegliendo ogni volta cosa salvare, cosa gettare e cosa portarsi dietro. Spesso non potendo portarsi dietro tutto, il problema era come ricordarsi ci che si lasciavano alle spalle.

La cultura ebraica allora proprio questo: un costante principio di costruzione e di ricostruzione, nel tempo appunto, che ha un rapporto con sistemi culturali con cui si entra in contatto, con concetti che si recuperano e si inglobano lungo la strada. Non detto che abbia un principio di coerenza, si sforza di trovarlo. E per questo che al centro non sta il testo, al centro sta il commento: ovvero la capacit di costruire e individuare il senso del testo. Una dimensione che mette al centro un rapporto con la storia.

articolo di David Bidussa su La Repubblica, del 9 marzo 2005, pagina 42