Diritto alla privacy e diritto ebraico
Intervista al Rav Nachum Rachover

E' un progresso o non rappresenta piuttosto un arretramento, la definitiva calata di sipario sulla stagione del sociale? Il diritto alla privacy, la nostra conquista piu' recente, l'ultima spiaggia di una societa' ossessionata dall'invadenza tecnologica, non e' in ogni caso un'idea nuova. Faceva gia' parte del patrimonio trasmesso dalle grandi religioni monoteistiche. Le polemiche e le difficolta' d'applicazione delle nuove norme introdotte dal legislatore italiano e il dibattito che si sta accendendo in tutto il mondo occidentale a riguardo sono oggi osservate con grande interesse dagli esperti di legge ebraica, che cercano trarre dagli insegnamenti rabbinici soluzioni in linea con le esigenze contemporanee.

E' molto interessante osservare come giornalisti, pubblici amministratori, professionisti e anche gente comune si appassionino a discutere dei limiti e dei problemi sollevati dall'applicazione di questo grande principio che e' la tutela dell'individualita'. Paradossalmente la cultura ebraica, per la quale la privacy e' una storia molto antica, si trova oggi impegnata sul fronte opposto, quello di analizzare quali limiti devono essere posti alla riservatezza a tutela del bene collettivo e dei principi fondatori del rapporto fra l'uomo e il suo creatore.

Procuratore generale dello stato, docente di diritto ebraico all'Universita' ebraica di Gerusalemme e Bar Ilan di Tel Aviv, rabbino, autore d'importanti ricerche sul copyright e sulla tutela dei consumatori, Nachum Rakover e' considerato uno dei massimi esperti viventi di diritto ebraico e lavora per conto del ministero israeliano della giustizia per armonizzare i codici le leggi vigenti ai principi generali della cultura ebraica.

Sentiamo la sua opinione.

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