Capitolo II
Il matrimonio nella Mishnah e nel Talmud

Introduzione:

Contemporaneamente alla Torah, legge scritta, come complesso normativo della vita ebraica, fu tramandata presso il popolo ebraico la legge orale. Questa, chiamata piu' tardi Mishnah, costituisce quell'insieme di norme ed insegnamenti che fin dall'antichita' venivano trasmessi e studiati oralmente.

Per vari secoli i maestri della Mishnah o tannaiti, arricchirono e rielaborarono questo vasto materiale di norme giuridiche-religiose-sociali. Con l'aggravarsi della situazione politica e spirituale del popolo ebraico, a causa del dominio di Roma, si senti' la necessita' di riordinare e mettere per iscritto quest'enorme e voluminosa mole di tradizioni.

Colui che diede un ordinamento definitivo della legge orale e che con l'aiuto dei sui discepoli ne preparo' una redazione scritta, fu Rabbi' Yeuda' Ha-Nasi', detto il principe, verso la fine del II secolo d.e.v.

Subito dopo la sua redazione, la Mishnah divenne il testo classico che fu oggetto di studio nelle accademie palestinesi e babilonesi. La Mishnah, con le interpretazioni e le discussioni dei nostri maestri, definite con il nome di Ghemarah (studio, conclusione), fu all'origine del Talmud. A questa opera enciclopedica parteciparono piu' di quattromila maestri, denominati Amorai'm, per circa tre secoli (dal 200 d.e.v. Al 500 d.e.v.).

Per quanto riguarda le origini e la storia della redazione del Talmud, esse furono simili a quella della Mishnah. Gli insegnamenti e le discussioni degli Amorai'm furono prima tramandati oralmente per alcuni secoli ed in seguito si avverti' la necessita' di ordinarli in forma scritta.

Il Talmud, riconoscendo l'importanza fondamentale della donna e della famiglia, assegna loro un ruolo rilevante, ruolo che e' considerato ancora piu' notevole in relazione alle condizioni della donna nelle altre societa' contemporanee.

Le norme riguardanti il matrimonio vennero cosi' ad arricchirsi di nuove interpretazioni, di nuovi insegnamenti e di nuove regole. Sia i maestri della Mishnah che del Talmud contribuirono a dare un nuovo volto e un nuovo ordinamento alle regole matrimoniali. Sotto nessuno aspetto la donna e' ritenuta inferiore all'uomo ed anche se le attivita' di essa differiscono da quelle del suo compagno, queste attivita' non hanno assolutamente minor valore per il benessere della societa' e della famiglia stessa.

L'importanza e l'onore che i nostri maestri del Talmud attribuirono alla donna sia nella vita matrimoniale che in quella sociale appaiono davvero straordinari. Il matrimonio e' inteso dai nostri rabbini non solo come l'unione tra l'uomo e la donna al fine di procreare, ma soprattutto come il completamento naturale dell'uomo stesso.

Leggiamo nel Talmud:

Disse Rabbi' Eleazar: ogni uomo che non ha una donna non e' un uomo (completo), come e' detto: maschio e femmina furono creati e chiamo il loro nome uomo.

L'importanza della procreazione nel matrimonio ci viene insegnata dai dottori del Talmud in modo diretto e assoluto. Chi non adempie a questa norma e' considerato come l'omicida:

Ben Azai soleva dire:

Chiunque non si occupi (del precetto) di procreare e' come se versasse sangue e venisse a disprezzare l'immagine di D-o, come e' scritto: chiunque sparge il sangue dell'uomo, il suo sangue sara' sparso dall'uomo, poiche' a immagine di D-o egli ha fatto l'uomo. E voi crescete e moltiplicatevi, prolificate sul paese e riempitelo.

Tutte le gioie e le benedizioni che solo una moglie puo' procurare, sembrano negate all'uomo che vive senza una donna al proprio fianco. Infatti troviamo scritto:

Disse Rabbi' Tanchum a nome di Rabbi' Chanilai: ogni uomo che non ha una donna e' privo di gioia, di benedizione e di bene. Senza gioia come e' scritto: e gioirai tu e la tua casa(casa intesa come moglie). Senza benedizione come e' scritto: e faro' posare la benedizione sulla tua casa. Senza bene come e' scritto: non e' bene che l'uomo sia solo.

I nostri maestri hanno spiegato che ogni qualvolta troviamo scritto nella bibbia la parola casa questa e' sempre da intendersi come moglie. Hanno altresi' spiegato che il gran sacerdote, nel sacro giorno del Kippur, non poteva svolgere le sue funzioni se non era ammogliato:

Ed espiera' le colpe per se' stesso e per la sua casa.

Nel testo la sua casa e' da intendersi la casa di Israele; ma i maestri hanno spiegato la sua famiglia e soprattutto la propria moglie.

Prendere moglie e' cosa talmente importante che i nostri maestri hanno stabilito che si possa addirittura vendere un Sefer Torah per affrontare le spese di un matrimonio.

Disse Rabbi' Jochanan a nome di Rabbi' Meir: non e' permesso vendere un Sefer Torah altro che per studiare o per sposare una donna... cio' si impara dal versetto: D-o non creo' (la terra) per nulla, ma la formo' per essere abitata.

Il matrimonio deve essere ben ponderato da parte dello sposo ed e' addirittura sconsigliato quando l'uomo non sia in grado di mantenere la propria moglie in modo adeguato. Il Talmud cosi' spiega i seguenti versetti:

... Chi ha costruito..., ... Chi ha piantato una vigna..., ... Chi si e' fidanzato...

Con queste parole la Torah insegna la via corretta che si deve seguire:

L'uomo costruisca una casa, pianti una vigna e dopo sposi una donna.

Anche Salomone con la sua saggezza ha detto:

Prepara fuori il tuo lavoro, approntalo nel campo e dopo costruisci una casa.

Prepara fuori il tuo lavoro si intende la casa; approntalo nel campo si riferisce alla vigna; e poi costruisci la tua casa si intende (sposando) una donna.

La scelta della propria donna deve essere fatta con molta cautela, in modo da essere sicuri del passo che si sta compiendo senza fretta.

Disse Rav Papa' ... Esita nello scegliere la donna.

E troviamo ancora nel Talmud:

Cosi' disse Rav Yeuda' a nome di Rav: e' proibito all'uomo di sposare una donna senza che l'abbia vista, forse potrebbe trovare in lei dei difetti e gli diventerebbe ripugnante

Mentre la Torah dice:

Ed amerai il tuo prossimo come te stesso.

In ogni caso e' consigliato di sposarsi in giovane eta'. Nelle massime dei padri (cap.V, 26), Yeuda' figlio di Temah raccomanda di sposarsi a diciotto anni. Secondo alcuni maestri questa eta' viene ricavata dal versetto che, riferendosi al gran sacerdote, afferma:

E lui, una donna vergine dovra' prendere.

Apparentemente la parola e lui (in ebraico veu') sembrerebbe superflua: ma analizzando il valore numerico delle lettere di cui e' composta, si ottiene il numero diciotto che sono appunto gli anni in cui e' consigliato il matrimonio.

In un altro trattato del Talmud ci viene spiegato che finche' il padre ha influenza sul proprio figlio, lui stesso ha il dovere di farlo sposare:

Disse Rava' a Rabbi' Natan figlio di Amni': fino a che la tua mano e' sul collo di tuo figlio (cioe' fino a che tuo figlio ascolta le tue parole) devi trovargli una moglie, dall'eta' di sedici anni fino ai ventidue anni e c'e' chi dice dai diciotto ai ventiquattro anni. Cio' si impara dal versetto insegna al ragazzo secondo la via per lui.

Questa frase e' da intendersi nel senso che il padre ha il dovere di dare una moglie al proprio figlio, in conformita' con le sue esigenze.

Come abbiamo detto, il padre ha l'obbligo di trovare una moglie adatta per suo figlio o un marito per sua figlia:

Prendete moglie e generate figli e figlie; scegliete mogli per i vostri figli e date marito alle vostre figlie in modo che generino figli e figlie; fate in modo di aumentare e di non diminuire.

Questo concetto viene ampiamente approfondito nel Talmud.

Troviamo scritto, sempre nello stesso trattato:

Disse Rava' e cosi' veniva insegnato nella scuola di Rabbi' Ismaele: fino all'eta' di venti anni (del ragazzo) il santo benedetto egli sia sta a vigilare a che l'uomo sposi una donna, pero', se trascorsi i venti anni non si e' sposato viene maledetto.

E' assolutamente vietato all'uomo sposarsi per denaro o per qualsiasi altro interesse materiale. Infatti la mancanza di amore fra i genitori avra' conseguenze negative per i figli,come e' scritto:

Disse Rabba' figlio di Rav Ada' a nome di Rav: chiunque sposi una donna per denaro avra' dei figli che saranno disonesti, come e' detto: nel signore hanno peccato perche' hanno generato figli stranieri.

Cio' vuol dire che chi non si sposa Leshem shamaim (a gloria di D-o, per scopi sacri) e' come se peccasse nei confronti del signore, generera' figli che si allontaneranno dalla retta via e saranno per lui come degli stranieri.

Scopo del matrimonio, come abbiamo gia' detto, e' quello di allevare una famiglia e insegnare i principi della Torah ai propri figli. Viene quindi consigliato allo sposo di unirsi con la figlia di un maestro, o al padre della ragazza di maritare sua figlia con un dotto.

Troviamo infatti scritto nel Talmud:

Hanno insegnato i nostri maestri: l'uomo deve vendere tutto cio' che ha, per sposare la figlia di un saggio maestro o per maritare sua figlia ad un saggio maestro. Cio' e' come l'esempio di acini d'uva (che si uniscono) ad acini d'uva e la cosa e' buona e gradevole.

Quanto alle ragazze, rientrava tra i doveri del padre assicurare loro un marito quando erano ancora giovani. Il versetto:

Non profanare tua figlia per farne una prostituta,

Si applicava al padre;

Che tarda nel combinare un matrimonio per sua figlia quand'essa e' gia' nella eta' conveniente, o addirittura la fa sposare ad un vecchio.

Comunque al padre era proibito maritare la figlia quando questa fosse ancora troppo giovane.

Impariamo sempre dal Talmud:

Un uomo consacri (alle nozze) sua figlia quando e' ragazza.

Da qui si deduce che e' vietato maritare una ragazza che non ha raggiunto ancora la puberta'.

Disse Rav Yeuda' a nome di Rav, secondo altri invece a nome di Rabbi' Eleazar: e' proibito ad un uomo maritare sua figlia quando questa e' ancora piccola e fino a che lei non cresca e dica: questo (ragazzo) io desidero.

La ragazza sposata durante la minore eta', raggiunto il dodicesimo anno, aveva il diritto di rifiutare il matrimonio senza bisogno del divorzio.

I kiddushin

L'idea del matrimonio e' definita dai maestri del Talmud con il termine di kiddushin (santificazione). Oltre a consacrare, la parola kidde'sh ha il significato di destinare. L'uomo cioe', mediante il matrimonio, destina esclusivamente a se' la donna da lui presa in moglie, la quale diventa severamente proibita a qualsiasi altro uomo. La terminazione plurale (kiddushin) significa che si riferisce a matrimoni in generale, o forse va spiegata col fatto che si tratta di una doppia determinazione, sia del marito rispetto alla moglie che di questa rispetto al primo.

Leggiamo nella Mishnah:

La donna viene comprata (cioe' consacrata dal marito) in tre modi ed ella si acquista (cioe' si libera da questo vincolo) in due modi...

Su questo primo brano la Ghemarah si pone varie interrogativi; ecco il primo:

Come mai qui viene insegnato con la frase: la donna viene acquistata (cioe' si usa il termine acquistare) ed invece li' (all'inizio del capitolo II di Kiddushin) viene insegnato l'uomo consacra? (usando dunque l'espressione consacrare). Per il fatto che (nel primo capitolo) si vuole insegnare (che con la parola acquistare e' da intendersi con) denaro; e con il denaro da dove? (e cioe': da dove impariamo che la donna viene acquistata per mezzo di esso?) Si impara (come analogia di espressione, dal termine) prendere come il campo di Efron. Qui e' detto (a proposito della consacrazione) quando un uomo prende una donna e li' e' detto (riguardo il campo di Efron il chittita): ti ho dato i soldi per il campo, prendili da me. (cosi' come impariamo che prendere il campo di Efron e' da intendersi con denaro, per analogia anche il prendere una donna per consacrarla avviene per mezzo di denaro).

Questo prendere e' da intendersi come acquistare. Infatti e' scritto: il campo che Abramo aveva acquistato. Questo concetto si impara anche dal versetto: con denaro acquisteranno i campi. (dato che la Mishnah vuole insegnarci che la consacrazione della donna avviene per mezzo del denaro, per questo motivo) e' scritto la donna si acquista. (a questo punto si obbietta di nuovo:) venga insegnato anche li' (nel II capitolo) in cui e' scritto l'uomo consacra, cambiando l'espressione con l'uomo acquista. A questa domanda si risponde: la Mishnah all'inizio si esprime con parole della Torah (a proposito della donna si acquista), mentre dopo (e cioe' quando si dice l'uomo consacra) si esprime con il termine dei maestri del Talmud. (ci si chiede ancora:) qual e' il motivo di questa espressione dei nostri maestri? (e cioe' che il prendere una donna e' chiamata consacrazione? La risposta e' questa): perche' il marito consacrandola la rende proibita al mondo intero come un oggetto sacro del santuario...

Perche' allora non viene insegnato: l'uomo acquista la donna? perche' avrei potuto dire: anche contro la sua volonta' (puo' essere acquistata dal marito). Per questo e' scritto: la donna si acquista; con la sua volonta' (la consacrazione ha valore), contro la sua volonta' no.

Anche Labano rispondendo ad Eliezer, il quale aveva richiesto Rebecca sua figlia come moglie per Isacco, cosi' replica:

Chiamiamo la ragazza ed informiamoci dalla sua bocca.

I nostri maestri hanno sconsigliato di consacrare una donna tramite il rapporto sessuale (fino al punto da rendere proibito questa forma).

Questa unione e' considerata immorale, dato che doveva avvenire in presenza di due testimoni ed anche perche' questo rapporto poteva essere interpretato come una forma di prostituzione.

Troviamo in Kiddushin:

Rav si oppone a colui che consacra per la strada, o con il rapporto, o senza intermediari.

Se si trasgrediscono queste disposizioni, la consacrazione ha in ogni caso valore legale, ma i trasgressori vengono puniti con la fustigazione. I maestri del Talmud hanno altresi' stabilito che la consacrazione ha valore solo tra correligionari, come troviamo scritto:

Da dove impariamo (che la consacrazione non ha valore) con una straniera? Come e' scritto nella Torah: non ti sposerai con loro.

Logicamente anche il rapporto incestuoso e' considerato privo di qualsiasi valore.una volta concluso l'accordo tra i fidanzati vi era la consuetudine di offrire un banchetto con parenti ed amici in casa di lei. Il fidanzato usava fare dei regali alla sua compagna, in alcuni luoghi questo avveniva prima dei Kiddushin, in altri subito dopo.

Abbiamo spiegato precedentemente che il Moha'r, cioe' la dote che l'uomo dava ai genitori di lei, e' stabilito dalla legge in cinquanta sicli d'argento. Nel periodo della Mishnah, la ragazza poteva essere fidanzata a titolo di consacrazione con denaro corrispondente al valore di una peruta' o superiore.

Il valore di una peruta' corrispondeva ad un ottavo di un asse italiano d'argento, che corrisponde al peso di un mezzo grano di frumento.

Normalmente il periodo del fidanzamento durava un anno e questo per dare modo ai fidanzati di conoscersi e soprattutto di prepararsi nel modo migliore al matrimonio. Infatti:

Si da' alla ragazza dodici mesi da quando e' richiesta dal suo uomo, per provvedere a se stessa. Cosi' come si accorda alla donna, lo si accorda anche all'uomo per provvedere a se stesso.

In questi dodici mesi la fidanzata rimaneva in casa dei suoi genitori e le era proibito avere rapporti con il proprio fidanzato, anche se la consacrazione dei due era avvenuta con il congiungimento. L'unione tra i due fidanzati era permessa solo dopo la celebrazione dei Nissujn. Tale celebrazione avveniva quando il marito portava la sua donna nella propria abitazione, si univa a lei (iihud) e la destinava a se consacrandola. Questa unione e' detta ingresso nella Chuppa'h (camera nuziale). Solo allora la donna veniva considerata sua moglie completamente, con tutti i diritti e doveri che ne derivavano.

La Chuppa'h

La Chuppa'h rappresenta simbolicamente la coabitazione degli sposi, in sostituzione del loro appartarsi. Questo appartarsi e' la condizione principale per la validita' del matrimonio. Nel Talmud non troviamo una definizione precisa riguardante il baldacchino e alcune regole vengono ricavate da racconti e usi narrati dai nostri maestri.

La Chuppa'h veniva allestita in casa del fidanzato in una apposita stanza riservata agli sposi. Per il primogenito era il padre stesso a costruirgli una casa e gli faceva un baldacchino all'interno

In un altro trattato troviamo scritto che il padre costruiva per ogni figlio una stanza nuziale, in modo che il figlio potesse rimanere ad abitare con lui e non presso i suoceri. Sotto la Chuppa'h gli sposi rimanevano a festeggiare il loro matrimonio per sette giorni insieme con i loro parenti e non vi era altra gioia piu' grande di questa.

Vi e' su questo argomento un'interessante discussione:

Disse Rabbi' Abba' figlio di Zavda' a nome di Rav: io sposo, coloro che lo accompagnano e tutti i partecipanti alla Chuppa'h sono esonerati (dal festeggiare il precetto) delle capanne per tutti e sette i giorni (del banchetto nuziale). Qual e' il motivo? perche' questi vogliono rallegrarsi del matrimonio. E si obbietta: se e' cosi', che mangino e si rallegrino nella Sukka'. Si risponde: non vi e' gioia altro che nella Chuppa'h. Allora che mangino nella Sukka' e si rallegrino nella Chuppa'h! cio' non e' possibile perche' non c'e' gioia altro che dove si banchetta.

E' talmente importante associarsi alla gioia degli sposi, quando questi si uniscono sotto la Chuppa'h, che addirittura e' permesso sospendere lo studio della Torah per unirsi ai festeggiamenti.

Si racconta che un giorno il re Agrippa trovandosi a transitare nelle vie della citta', si era fermato per far passare un corteo di sposi, questa cosa fu elogiata dai maestri.

Sia il fidanzamento che il matrimonio venivano accompagnati da benedizioni. Il formulario che attualmente viene usato e' lo stesso che troviamo scritto nel Talmud.

Sempre sullo stesso trattato vi e' un interessante discussione sul fatto che per le benedizioni degli sposi occorra il Minian:

Disse Rav Nacman: disse Huna' figlio di Nata'n: da dove si impara che per le benedizioni degli sposi ci vogliono dieci persone? Come e' detto: ‘e prese dieci persone dagli anziani della citta' e disse sedete qui. disse Rabbi' abbia: la fonte delle benedizioni si impara da quest'altro passo: in gruppo benedite il signore D-o dalla fonte di Israele.

Questo verso vuole insegnarci che con un gruppo composto da almeno dieci persone si benedice il signore e la fonte di Israele sono gli sposi con i loro figli.

La Ketubah

I maestri del Talmud hanno stabilito che lo sposo consegni alla propria donna la Ketubah al momento delle nozze. La Ketubah e' un documento scritto in cui sono formulati gli obblighi, soprattutto di natura economica e patrimoniale, che il marito assume nei confronti della moglie per tutta la durata del matrimonio. La Ketubah stabilisce anche l'impegno del marito riguardo al mantenimento, al vestiario e al debito coniugale. Secondo Abbaie' il motivo per cui vi e' l'obbligo della Ketubah e' che la donna non deve risultare per il marito troppo leggera (cioe' poco serio il dovere del matrimonio) e l'uomo possa poi ripudiarla con facilita'.

La condizione principale scritta nella Ketubah e' l'impegno che lo sposo assume di dare in dote alla sua compagna duecento zuzim, corrispondenti alle cinquanta monete d'argento stabilite dalla Torah. Se la donna e' vedova o divorziata la dote che le spetta e' di cento zuzim. Tutti i beni del marito sono costituiti in garanzia del pagamento di questa somma, che le verra' comunque concessa nel caso che divorzi o rimanga vedova. Il marito ha la facolta' di aggiungere alla somma stabilita quanto piu' gli aggrada. In ogni caso la cifra non poteva essere inferiore a quella stabilita dai maestri, pena l'invalidita' del matrimonio, considerato in questo caso come un atto di prostituzione.

La Ketubah ha ricevuto, dopo varie stesure la sua forma completa grazie a Shimon Ben Shetach. Nella Ketubah si stabilisce una disciplina anche per i beni della moglie (nedunia'h): anche se questi rimanevano in possesso di lei, il marito poteva goderne tuttavia i frutti. Presso alcune comunita' vi era l'uso di non scrivere la Ketubah, ma anche in questi casi lo sposo aveva l'obbligo del contratto nuziale (dato che queste erano condizioni imposte dal tribunale rabbinico). In ogni caso e' proibito all'uomo stare con la propria donna senza Ketubah, anche un'ora soltanto.

Secondo i maestri del Talmud la Ketubah ci viene comandata dalla Torah stessa:

Nel caso che il padre rifiutasse di accordargliela, egli (lo sposo) dovra' pagare la somma fissata (con un contratto) per la dote delle vergini.

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