Mary Antin

La terra promessa

Capitolo III

Le due casate

Fra le usanze medievali che ancora persistevano nel Pale, quando il resto del mondo le aveva da tempo dimenticate, era l'utilizzo di nomignoli popolari al posto dei cognomi veri. I cognomi esistevano solo nei documenti ufficiali, come i passaporti. Le persone erano conosciute per lo piu' con i soprannomi, prosaici o pittoreschi, derivati dal loro lavoro, da caratteristiche fisiche o da imprese particolari. Fra i miei vicini di Polotzk c'erano Yankel il Parruccaio, Mulye il Cieco, Moshe il Sei-dita, e con questi soprannomi ci si riferiva ai membri delle rispettive famiglie: per esempio, "Mirele, nipote di Moshe il Sei-dita".

Fatemi dispiegare il mio albero genealogico, innalzare il mio blasone, e vedere quali eroi hanno lasciato un segno che mi renda identificabile. Fatemi cercare il mio nome negli annali del Pale.

Nel villaggio di Yuchovitch, circa sessanta verste 41 a monte di Polotzk, l'uomo piu' vecchio del paese si ricordava ancora del bisnonno di mio padre, quando mio padre era bambino. Lo chiamavano Lebe il Taverniere, e nessun biasimo era associato al suo appellativo. Suo figlio Hayyim eredito' la locanda, ma in seguito intraprese il mestiere di vetraio, e sviluppo' una certa abilita' per ogni sorta di piccole riparazioni, con cui poteva arrotondare i magri guadagni.

Hayyim il Vetraio era reputato un uomo dal bel viso, saggio nelle faccende familiari, onesto negli affari. Rachel Leah, sua moglie, era conosciuta per la sua saggezza pratica, anche maggiore di quella di lui. Era la consigliera del paese in ogni perplessita' della vita. Mio padre ricorda sua nonna come una vecchia alta e bella, svelta, attiva e indipendente. Dato che ai suoi tempi non erano state inventate ne' fasce di seta per la testa ne' cuffiette guarnite di pizzo, Rachel Leah portava l'imponente knupf o turbante sulla testa rasata. Di sabato e nei giorni di festa andava in sinagoga con un mantello lungo e diritto che andava dal collo alle caviglie, e lo portava con un tale portamento, indossando una manica sola, mentre l'altra penzolava vuota dalla spalla.

Hayyim genero' Joseph, e Joseph genero' Pinchus, mio padre. E' necessario che io consideri la sostanza da cui discendo.

Joseph eredito' l'attivita', il buon nome e il magro patrimonio del padre, e rispetto' la tradizione familiare di onesta' e poverta' ininterrottamente fino alla morte. A questo riguardo, a Yuchovitch non si e' mai sentito di nessun membro della famiglia, neanche il cugino piu' dubbio, che non fosse immerso fino al collo nella miseria. Ma cio' non era insolito a Yuchovitch: l'intero villaggio era povero in canna.

Joseph era un lavoratore modesto, uno studente modesto e uno hasid modesto. C'era solo una cosa in cui era particolarmente bravo, ed era brontolare. Anche se non era scortese, aveva un carattere che andava in ebollizione alla minima provocazione, e anche quand'era dell'umore piu' placido trovava ben poca soddisfazione nel mondo. Applicava malissimo il proverbio, vedeva sempre una parte vuota anche nel bicchiere pieno. Nelle sue condizioni di vita trovava pane in abbondanza per il suo pessimismo, e i corcontenti erano molto rari da quelle parti. Pure un certo grado di tetraggine sembrava caratteristico del personaggio. E se non aveva fiducia nel mondo, Joseph non ne aveva neanche in se' stesso, e cio' lo rendeva timido e impacciato in pubblico. Mia madre racconta che al matrimonio di mio padre, il suo unico figlio, Joseph se ne stette seduto per l'intera serata in un angolino, senza mai l'ombra di un sorriso, mentre gli invitati danzavano, ridevano e gioivano.

Forse fu per sfiducia nella condizione maritale che Joseph rimase scapolo fino alla considerevole eta' di venticinque anni. Poi si accaso' con una ragazza orfana povera come lui, vale a dire Rachel, la figlia di Israel Kimanyer di santa memoria.

Mia nonna era di animo cosi' gentile e lieto, per come io la conobbi, che immagino debba esser stata una sposa allegra. Penso che mio nonno abbia trovato grande soddisfazione nella sua compagnia, poiche' i tentativi di lei di fargli vedere il mondo con gli occhiali rosa gli davano molte occasioni di sciorinare le sue lamentele e far l'elenco delle ingiustizie. Ma si dice che non fosse mai soddisfatto, e se non rese infelice la moglie e' perche' era spesso via da casa. Si assentava per la maggior parte del tempo, poiche' un vetraio, anche se lavoratore piu' abile di lui, non riusciva a guadagnarsi da vivere a Yuchovitch. Divento' un venditore ambulante, commerciava fra Polotzk e Yuchovitch, comprendendo nel suo giro tutti i casali piccoli e desolati sparsi lungo la strada. Era un grande onere portare fuori Polotzk una quantita' di merce del valore di cinquanta rubli. L'assortimento consisteva di stoviglie dozzinali, tabacco, fiammiferi, grasso per stivali e lubrificante per ponti. Queste cose le barattava con prodotti agricoli, comprese piccole quantita' di cereali, setole, stracci e ossa. Di rado si usava il denaro in queste transazioni.

Era una vita piuttosto dura quella che conduceva mio nonno, sulla strada in tutte le stagioni, con ogni tempo, bussando in giro a piccole locande fumose, a volte contento dell'ospitalita' di qualche casupola di contadini, in cui i maiali dormivano con la famiglia. Gli andava bene se nei giorni di festa tornava a casa con un po' di farina bianca per una torta, e denaro sufficiente per disimpegnare il suo vestito migliore. Il vestito della festa, come pure i candelieri, sarebbero stati prontamente reimpegnati il primo giorno lavorativo, poiche' non si addiceva a Joseph di Yuchovitch vivere circondato da futili ricchezze.

Ad onore di Yuchovitch, va ricordato che mio nonno non dovette mai rinunciare ad andare alla sinagoga per la mancanza del suo unico vestito decente. Il suo vicino Isaac, il prestatore di denaro del paese, non rifiutava mai di restituire gli oggetti impegnati alla vigilia del sabato, anche se il denaro dovuto non era disponibile. Molti vestiti della festa, oltre a quello di mio nonno, e molti candelieri, oltre a quello di mia nonna, passavano gran parte dell'esistenza sotto il tetto di Isaac, aspettando il riscatto. Ma alla vigilia del sabato o delle festivita' Isaac li consegnava ai rispettivi proprietari, venissero a mani vuote o meno, e al termine della festa i proprietari riconoscenti li riportavano prontamente, per un altro periodo di pegno.

Mentre mio nonno era in viaggio, mia nonna amministrava la sua umile casa in modo abile, da vera massaia. Dei suoi sei figli, tre morirono da piccoli, lasciando due figlie e un unico figlio maschio, mio padre. Mia nonna nutriva e vestiva i suoi figli meglio che poteva, e insegnava loro a ringraziare Dio tanto per cio' che avevano quanto per cio' che non avevano. La devozione era quasi l'unica dottrina esplicita in cui cerco' di istruirli, il resto della loro educazione lo lascio' alla vita e al rebbe.

Puntualmente, quando l'usanza lo prescriveva, Pinchus, l'unico e vezzeggiato figlio maschio, fu mandato allo heder. Dato che in quel periodo mio nonno era in viaggio, fu mia nonna a portare in braccio il bambino, com'era costume il primo giorno. Mio padre ricorda chiaramente che lei pianse lungo la strada verso lo heder, in parte suppongo, per la gioia di avviare il figlio ad una vita santa, e in parte per la tristezza, perche' era troppo povera per portare in offerta il vino e la focaccia al miele adatti all'occasione. Poiche' nonna Rachel, pur abituata a una pia semplicita', probabilmente aveva i suoi momenti di umana debolezza come tutti noi.

Mio padre si distinse per bravura fin dall'inizio. Aveva cinque anniquando fece il suo ingresso allo heder, ma a undici era gia'yeshibah bahur - studente del seminario. Il rebbe nondovette mai usare la verga con lui. Al contrario, lo additava adesempio agli allievi ottusi o pigri, lo lodava in paese e portava lasua fama fino a Polotzk.

La coppa di pia gioia della nonna traboccava. Tutto quel che il suobambino faceva era gradito ai suoi occhi, poiche' Pinchus era destinato a diventare uno studioso, un uomo di Dio, a onore dellamemoria del suo celebre nonno, Israel Kimanyer. Essa non permettevache nulla interferisse con la sua istruzione. Quando i tempi eranodifficili, e suo marito tornava a casa con la merce invenduta,prendeva a prestito e mendicava, finche' il compenso per ilrabbino era ottenuto. Se la cattiva sorte continuava, chiedeva tempoal rebbe. Impegnava non solo i candelieri, ma anche il suo scialle ela cuffia da festa, per procurarsi le magre razioni che davano algiovane studente la forza di studiare. Piu' di una volta nelcrudo inverno, come ricorda mio padre, lei lo portava allo hedersulla schiena, perche' lui non aveva scarpe, e lei stessacamminava quasi scalza nella neve crudele. Non c'era sacrificiotroppo grande per lei nella pia causa dell'istruzione delfiglio. E quando non ci fu piu' a Yuchovitch un rebbeabbastanza erudito da guidarlo negli studi avanzati, mio padre fumandato a Polotzk, dove visse con i suoi parenti poveri, che nonerano cosi'poveri da non poter contribuire a sostentare unfuturo rebbe o rav. A Polotzk continuo'a distinguersi per labravura negli studi, finche' si comincio'a profetizzareche sarebbe diventato famoso, e tutti quelli che ricordavano IsraelKimanyer guardavano al promettente nipote con doppio rispetto.

All'eta'di quindici anni mio padre fu qualificato per insegnare l'ebraicoai principianti, e fu assunto come educatore in due famiglie chevivevano a sei verste di distanza in campagna. Il giovane precettoredoveva rendersi utile, dopo le ore di lezione, prendendosi cura delcavallo, attingendo acqua dal laghetto gelato, e dando una mano intutto. Quando la sorellina di uno dei suoi allievi mori', nelcuore dell'inverno, tocco' a mio padre trasportare ilcorpo per miglia di campagna desolata, fino al piu' vicinocimitero ebraico: non c'era anima viva ad accompagnarlo.

Dopo un periodo cosi', cerco' di continuare i propri studi, unpo' a Yuchovitch, un po' a Polotzk, come gli imponeval'occasione. Faceva la strada fino a Polotzk a fianco del padre,procedendo lentamente sul carro senza molle, per le strade piene disolchi. Trovava un piacere fanciullesco nella vita nomade, nei boschiverdi e nelle tempeste estive, mentre suo padre gli sedeva accantocupo, e non vedeva altro che i calli ossei sui garretti del cavallo,e il fango nella strada davanti a se'.

Poco altro resta da dire sull'infanzia di mio padre, giacche'gran parte del suo tempo lo trascorreva nell'aula scolastica. Aldi fuori di essa si faceva notare per l'entusiasmo nel gioco,l'audacia nel combinare marachelle, e l'indipendenza intutto. Ma il tempo dei giochi era cosi' breve per un ragazzo aYuchovitch, e le risorse cosi' limitate che anche un giovinettodi spirito giungeva alle porte della sua precoce virilita'senza rimpianti per la giovinezza troncata. Cosi' mio padre,all'eta' di sedici anni e mezzo, presto' orecchio dibuon grado alla suadente voce del sensale di matrimoni.

In verita' era ora che si sposasse. I genitori lo avevanosostenuto fin li', ma avevano due figlie da maritare, e neanche un groschen 42messo da parte per le loro doti. Il costo dell'istruzione di miopadre, man mano che proseguiva, era salito a diciassette rubli atrimestre, e il povero rebbe di rado era pagato per intero.Ovviamente l'erudizione di mio padre era la sua fortuna -col tempo sarebbe diventata la sua fonte di sostegno, ma nelfrattempo l'onere di nutrirlo e vestirlo ricadeva pesantementesulle spalle dei genitori. Era giunto il momento di trovargli unsuocero benestante, che avrebbe dovuto mantenerlo, con la moglie ed ifigli, mentre lui continuava a studiare al seminario.

Dopo i soliti colloqui fra genitori e sensali, mio padre venne fidanzatoalla figlia di un impresario di pompe funebri di Polotzk. La ragazzaera troppo vecchia - vent'anni li aveva tutti - matrecento rubli di dote, con il vitto dopo il matrimonio, per nonmenzionare i bei regali allo sposo, compensarono facilmente l'eta'della sposa. La famiglia di mio padre, fino al cugino piu'umile, si senti' esaltata dal partito trovato, e il ragazzo erapiuttosto felice: faceva sfoggio di orologio e catenella per la primavolta nella vita, e di una bella giacca nei giorni feriali. Perquanto riguarda la fidanzata, non poteva avere niente da obiettare sudi lei, perche' l'aveva vista solo da lontano, e non leaveva mai parlato.

Quando venne l'ora di cominciare i preparativi per le nozze, aYuchovitch giunse notizia della morte della promessa sposa e iprogetti di mio padre sembrarono sprofondare. Ma l'impresario dipompe funebri aveva un'altra figlia, una ragazza tredicenne, efece pressione su mio padre perche' la sposasse al posto dellasorella. Allo stesso tempo il sensale propose un altro partito, e icugini poveri di mio padre si sentirono ancora piu' importanti.

In un modo o nell'altro mio padre riusci' a mettere parolanelle riunioni familiari che seguirono: ebbe perfino l'audaciadi esprimere una forte preferenza. Non voleva piu' sapernedelle figlie dell'impresario, voleva considerare il partitorivale. Non ci furono serie obiezioni da parte dei cugini, e miopadre si fidanzo' con mia madre.

La seconda scelta era Hannah Hayye, figlia unica di Raphael, detto ilRusso. Essa aveva avuto un'educazione molto diversa da Pinchus,nipote di Israel Kimanyer. Non aveva mai conosciuto un giorno dibisogno, non era mai andata a piedi nudi a causa dell'indigenza.La famiglia aveva una solida posizione a Polotzk, poiche' ilpadre aveva un buon lavoro e una casa comoda.

La prosperita' e' prosaica, cosi' non accennero'che brevemente alla storia della casata di mia madre.

Mio nonno Raphael, rimasto precocemente orfano, fu allevato da unfratello piu' grande, in un villaggio a non grande distanza da Polotzk. Il fratello lo mando' allo heder, come eraconsuetudine, e in giovane eta' lo fidanzo' con Deborah,figlia di un certo Solomon, commerciante in cereali e bovini. Deborahnon aveva neanche tredici anni al momento del fidanzamento, ed eracosi' sciocca da aver paura del futuro marito. Un giorno,mentre tornava dal negozio con una bottiglia di lievito liquido, sitrovo' all'improvviso a faccia a faccia col fidanzato,cosa che le diede uno spavento tale da farle cadere la bottiglia,versando il lievito sul suo bel vestito, e corse a casa piangendo pertutta la strada. A tredici anni era sposata, e cio' ebbe unbenefico effetto sul suo contegno. Non ho sentito di altre sue fughedal marito.

Fra le cose interessanti che mia nonna si portava in dote, al momento delmatrimonio, oltre ai beni materiali, era la sua famiglia. Suo padreera cosi' originale che teneva un precettore per le figlie -figli non ne aveva - e permetteva che fossero istruite neirudimenti di tre o quattro lingue e in elementi di aritmetica. Ancorameno convenzionale era la sorella di lui, Hode. Aveva sposato unviolinista, che viaggiava di continuo, suonando in alberghi e locandein tutta la "remota Russia". Non avendo figli, avrebbedovuto trascorrere i suoi giorni a digiunare, pregare e lamentarsi.Invece accompagnava il marito nei suoi viaggi, e aveva perfino ilcoraggio di godersi l'eccitazione e la varieta' della lorovita irrequieta. Dovrei esser l'ultima a biasimare la miaprozia, perche' la sua condotta irregolare permise a mio nonnodi cominciare la sua carriera, i cui frutti resero la mia infanziacosi' piacevole. Per parecchi anni mio nonno viaggio' alseguito di Hode, con la funzione di shohat, fornendo carne kosher perla piccola compagnia nelle profane terre della "remota Russia",e la coppia riconoscente lo ricompenso' in modo cosi'generoso che ben presto mise da parte una fortuna di ottanta rubli.

Mio nonno penso' che era venuta l'ora di sistemarsi, ma nonsapeva come investire le sue ricchezze. Per risolvere quellaperplessita', fece un pellegrinaggio dal Rebbe di Kopitsch, ilquale gli consiglio' di aprire un negozio a Polotzk, e glidiede un groschen benedetto da tenere in cassa come portafortuna.

La benedizione del "buon ebreo" si rivelo' fruttuosa.L'attivita' di mio nonno prospero', e mia nonna glidiede dei figli, dei maschi e un'unica figlia. I figli furonomandati allo heder, come ogni bambino rispettabile, e in aggiuntaimpararono a scrivere e far di conto, quanto bastava per gestirel'attivita'. Cosi' mio nonno era soddisfatto: averedi piu' lo considerava incompatibile col sentimento religioso.Era uno di quelli che avversavano strenuamente l'influenza dellascuola pubblica, e corrompevano i funzionari del governo perche'tenessero fuori dei registri scolastici i nomi dei figli, comeabbiamo gia' visto. Quando mando' i figli da unprecettore privato, dove potevano studiare il russo tenendo ilcappello in testa, sentiva, senza dubbio, che stava dando loro tuttal'istruzione necessaria per avviarli con successo al commercio,senza violare palesemente la propria fede.

Se leggere e scrivere bastavano per i figli, ancora meno era sufficienteper la figlia. Per mia madre fu ingaggiata una insegnante, a trecopeche la settimana, per insegnarle le preghiere in ebraico, einoltre mia nonna, di per se' piu' istruita dellamaestra, le insegno' a scrivere. Mia madre imparava in fretta,ed espresse l'ambizione di studiare il russo. Molesto' eblandi', e sua madre intercedette per lei, finche' miononno fu persuaso a mandarla da un precettore. Ma il fato si opponevaall'istruzione di mia madre. Il primo giorno di scuolaun'improvvisa infiammazione agli occhi la rese temporaneamentecieca, e anche se il malessere scomparve altrettanto repentinamente,fu considerato un presagio, e a mia madre non fu permesso diritornare alle lezioni.

Eppure lei non mollo'. Risparmiava ogni groschen che le veniva datoper comprarsi i dolci, e corrompeva il fratello Solomon, il quale erafiero della propria bravura nello studio, perche' le desselezioni di nascosto. I due si davano da fare seriamente con libro epenna d'oca, nel loro nascondiglio sotto le travi, finche'mia madre fu in grado di leggere e scrivere in russo, e di tradurreun facile brano in ebraico.

Mia nonna, anche se era una brava donna di casa, non si prese la briga diinsegnare all'unica figlia le arti domestiche. Non faceva altroche viziarla e coccolarla, poi la mandava fuori a giocare. Ma miamadre era ambiziosa nei lavori di casa tanto quanto lo era con ilibri. Si accattivava la serva perche' le lasciasse impastareil pane. Imparava a fare la maglia dalle compagne di giochi. Era sanae attiva, svelta in tutto, resa irrequieta dalle energie non spese.Percio' fu ben disposta, a dieci anni, ad aiutare il padrenegli affari come sua principale assistente.

Colpassare degli anni sviluppo' un sicuro talento per gli affari,tanto che il padre poteva lasciarli tranquillamente nelle sue mani sedoveva andare fuori citta'. La sua dedizione, abilita' einstancabile energia la resero, col tempo, indispensabile. Mio nonnofu costretto ad ammettere che aveva tratto buon profitto da quel po'd'istruzione rubata, quando vide come teneva bene i libricontabili, e con quanta scioltezza trattava i clienti russi opolacchi. Forse fu questo l'argomento che lo indusse, dopo annidi ostinazione, a rimuovere il veto alle suppliche di mia madre epermetterle di riprendere le lezioni. Poiche' mentre ladevozione era la sua principale cura dal lato divino, da quellosecolare metteva il successo negli affari al di sopra di tutto.

Mia madre aveva quindici anni quando intraprese la carrieradell'istruzione superiore. Per due ore il giorno era libera dalnegozio, e in quell'intervallo lottava con tutte le forze perconquistare il mondo della conoscenza. Katrina Petrovna, la suainsegnante, la lodava e la incoraggiava, e non c'era motivo percui la promettente allieva non diventasse una giovane dama dicultura, con Madame che le insegnava russo, tedesco, uncinetto ecanto - si', seguendo uno spartito, e accompagnandola alpiano - tutto cio' per un onorario di settantacinquecopeche a settimana.

Ho detto che non c'era motivo? E che dire del sensale di matrimoni?Hannah Hayye, l'unica figlia di Raphael il Russo, che andava peri sedici, florida, brillante, capace e ben istruita, non potevasfuggire all'occhio dello shadchan. Sarebbe stata davvero bella,lasciare che una ragazza cosi' promettente invecchiasse suilibri! Bisognava portarla subito sotto il baldacchino nuziale 43,quando si poteva ottenere il prezzo piu' alto sul mercato matrimoniale!

Mia madre a quel tempo non era per niente disposta a pensare almatrimonio. Non aveva molto da guadagnare da esso, perche'aveva gia' tutto cio' che desiderava, specialmente daquando le era stato permesso di studiare. Mentre il padre erapiuttosto severo, la madre la viziava e la coccolava, e lei eral'idolo della zia Hode, la moglie del violinista.

Hode aveva comprato una bella tenuta a Polotzk, dopo che mio nonno si erastabilito li', e ci veniva tutte le volte che si stancava diviaggiare. Viveva in pompa magna, con molti servitori e dipendenti,indossava vestiti di seta nei giorni feriali, e apparecchiava conl'argenteria per l'ospite piu' umile. Le donne diPolotzk restavano senza fiato davanti al suo guardaroba, contandoquante paia di stivali ricamati aveva, a quindici rubli il paio. E lemaniere di Hode erano chiacchierate quanto i suoi vestiti, perche'aveva preso strane abitudini nei suoi viaggi. Pur essendo cosi'devota da non esser mai tentata di mangiare cibo trefah, a costo difare la fame, la sua condotta in altri ambiti non era strettamenteortodossa. Per dirne una, aveva l'abitudine di stringere la manoagli uomini, guardandoli dritto in faccia. Parlava russo come unagentile, teneva un barboncino, e non aveva figli.

Nessuno intendeva biasimare la ricca donna per il fatto di essere senzafigli, perche' era risaputo a Polotzk che Hode la Russa,com'era soprannominata, avrebbe dato tutte le sue ricchezze purdi avere anche il piu' smunto dei bambini. Ma era da biasimareperche' si esiliava volontariamente dalla comunita'ebraica per piu' anni alla volta, per vivere fra imangia-porci, ed imitare i modi audaci delle donne gentili. E cosi'mentre compativano la sua sterilita', le donne di Polotzkconsideravano la sua sfortuna come una punizione forse giusta.

Hode, povera donna, aveva un cuore affamato d'amore sotto i vestiti disatin. Voleva adottare uno dei figli di mia nonna, ma quest'ultimanon voleva saperne. Hode voleva particolarmente bene a mia madre, ela nonna, per compassione, le prestava la bambina per piu'giorni alla volta, ed erano giorni felici sia per la zia sia per lanipote. Hode offriva a mia madre mille squisitezze dalla sua sontuosadispensa, le raccontava storie meravigliose della vita in luoghilontani, le mostrava tutti i suoi bei vestiti e gioielli e la coprivadi regali.

Man mano che mia madre entrava nella giovinezza, la zia la voleva semprepiu' con se'. Seguendo un piano segreto, adotto' unragazzo dell'ospizio dei poveri e lo allevo' con tutti gliagi che il denaro puo' comprare. Mia madre, durante le visite,era spinta a frequentare questo ragazzo, ma le piaceva meno delbarboncino. Cio' rattristava la zia, che serbava nel suo cuorela speranza che mia madre sposasse il suo figlio adottivo, ediventasse cosi' dopotutto figlia sua. E al fine di abituarla apensar bene del partito, Hode le ripeteva il nome del ragazzo nelleorecchie giorno e notte fino a frastornarla, lodandolo evalorizzandolo. Apriva gli scrigni dei gioielli e ne traeva diamantiluccicanti, pesanti collane e braccialetti tintinnanti, li facevaindossare a mia madre davanti allo specchio e le diceva che tuttosarebbe stato suo - tutto di sua proprieta' - sefosse diventata la sposa di Mulke.

Mia madre ricorda ancora la collana di perle e diamanti che la ziaera solita allacciarle intorno al collo rotondo, con una luce negliocchi che riflette ancora il suo piacere di ragazza. Ma a tutti gliimportuni riferimenti al futuro della zia, mia madre rispondeva conuna risatina e una scrollata dei riccioli neri, e continuava adivertirsi, pensando che il giorno del giudizio fosse molto, moltolontano. Ma questo le piombo' addosso prima di quanto siaspettasse - l'ora decisiva, quando dovette scegliere frala collana di perle con Mulke e un giovane estraneo di Yuchovitchsenza un quattrino che era ritenuto un grande studioso.

Mulkenon lo avrebbe voluto neanche se, insieme con lui, le fossero statedate tutte le perle dell'oceano. Il ragazzo era stupido e non educabile, e d'innominabile origine. Raccattato dal pavimentosporco dell'ospizio per i poveri, suo padre era statoidentificato con il pigro portinaio che qualche volta spaccava uncarico di legna per mia nonna, e le sue sorelle erano sudicecameriere sparse per tutta Polotzk. No, Mulke non era neanche daprendere in considerazione. Ma perche' considerare qualcuno?Perche' pensare ad uno hossen 44,se si e' cosi' contenti? Mia madre andava via di corsaogni volta che veniva lo shadchan, e supplicava di esser lasciatacom'era, piangeva e invocava il sostegno della madre. Ma lamadre, per la prima volta nella vita, rifiuto' di prendere leparti della figlia. Si uni' al nemico - la famiglia e loshadchan - e mia madre si vide condannata.

Naturalmente si sottomise. Cos'altro poteva fare una figlia obbediente, aPolotzk? Si sottomise ad esser pesata, misurata, e valutata alla suastessa presenza, e si rassegno' a quanto stava per arrivare.

Quando cio' che stava per arrivare effettivamente arrivo', leinon lo riconobbe. Era tutta sola nel negozio un giorno, quando ungiovane senza barba, con stivali alla scudiera che avevano bisogno digrasso, e un cappotto troppo leggero per la stagione, entro' echiese un pacchetto di sigarette. Mia madre si arrampico' sulbancone, con un piede su uno scaffale, per riuscire a prendere lesigarette. Il cliente le diede i soldi contati e usci'. E miamadre non sospetto' minimamente che quello fosse lo hossenproposto, il quale era venuto per darle un'occhiata e vedere selasciava sperare che vivesse a lungo. Poiche' mio padre siconsiderava ormai un uomo esperto, essendo al secondo fidanzamento,ed era deciso a metter mano lui stesso nell'affare.

Lohossen non era neanche uscito dal negozio che sua madre, anch'essasconosciuta all'innocente bottegaia, entro' e chiese unalibbra di candele di sego. Porse una banconota strappata per ilpagamento, e mia madre l'accetto' e diede il resto,dimostrando di essere saggia abbastanza in faccende di soldi dasapere che una banconota strappata era moneta buona.

Dopola donna, entro' furtivo un uomo povero che veniva chiaramentedalla campagna, il quale, con maniere timide eppure decise, le chieseun pacchetto di tabacco da pochi soldi. Mia madre presento' lamerce con la sua solita prontezza, diede il resto giusto, e rimasesull'attenti in attesa di nuovi affari.

Genitorie figlio tennero consiglio dietro l'angolo, mentre l'oggettodel loro spionaggio neanche immaginava di esser stata messa allaprova tre volte, e neppure una era stata trovata in difetto. Maquella sera stessa le fu chiarito tutto. Fu convocata a casa delfratello maggiore, per un raduno sull'argomento dell'unioneproposta, e li' trovo' il giovane che aveva comprato lesigarette. Poiche' i familiari di mia madre, pur se la volevanocostringere a sposarsi, erano disposti a renderle piu' facilile cose lasciandole incontrare lo hossen, convinti che la si dovevaconvincere col bell'aspetto e la dotta conversazione di lui.

Nonha davvero nessuna importanza come si sentisse mia madre, mentresedeva, con una nipotina in braccio a farle scudo, a una estremita'di un lungo tavolo, mentre lo hossen giocherellava nervosamenteall'altra estremita'. Il contratto matrimoniale sarebbestato scritto in ogni caso, qualsiasi cosa lei pensasse dello hossen.E il contratto fu debitamente scritto, alla presenza delle famiglieriunite di entrambe le parti, dopo copiose e aperte discussioni, dovetutti, tranne i futuri sposi, avevano voce in capitolo.

Unavoce in particolare fece ripetutamente irruzione nelle consultazionifra i parenti e lo shadchan, ed era quella di Henne Rosel, unadelle numerose cugine povere di mio padre. Henne Rosel non eraignota a mia madre. Veniva spesso al negozio, per elemosinare,fingendo di prendere in prestito, un po' di farina o di zuccheroo una stecca di cannella. In occasione del fidanzamento arrivo'in ritardo, vestita con indescrivibili cianfrusaglie, con un fiorerosso finto ficcato nella parrucca sudicia. Si fece strada a spintonie gomitate fino al centro del tavolo, dove lo shadchan sedeva concarta e inchiostro, pronto a metter giu' per iscritto gliarticoli del contratto. Su ogni punto essa aveva dei commenti dafare, finche' nacque una disputa su un documento di credito chemio nonno offri' come parte della dote, mentre la famigliadello hossen insisteva sui contanti. Nessuno insistette cosi'forte come la cugina col fiore rosso nella parrucca, e quando glialtri cugini sembravano li' li' per cedere e accettare ildocumento, Fiore Rosso si alzo' e li esorto' allafermezza, altrimenti la loro carne e il loro sangue sarebbero statiimbrogliati sotto il loro stesso naso. La cugina impicciona fu fattafinalmente tacere, il contratto fu firmato, si brindo' col vinoalla felicita' della coppia di fidanzati, gli ospiti sidispersero. E tutto questo mentre mia madre non aveva aperto bocca, ela voce di mio padre si era a malapena sentita.

Inquesto modo il mio fato fu segnato. Mi da' un fremito distupore pensare a quale stretta via di scampo ho avuto, arrivai a unpelo dal non nascere affatto. Se la cugina pezzente con la parruccasudicia avesse prevalso sulla sua famiglia e mandato a monte ilfidanzamento, allora mia madre non avrebbe sposato mio padre, e inquesto momento io sarei una possibilita' non nata nel cervellodi un filosofo. E' giusto che io scelga le mie parole con lamassima attenzione, e mediti su ogni virgola, perche' stodescrivendo miracoli troppo grandi per esser pronunciatiincautamente. Se fossi morta dopo il mio primo respiro, varrebbeancora la pena di ricordare la mia vita. Poiche' prima chepotessi trovarmi in braccio a mia madre, la terra doveva esserpreparata, e le stelle dovevano prendere i loro posti; un milione dirazze dovevano morire, messe alla prova dalle leggi della vita, e unragazzo e una ragazza si dovevano legare per tutta la vita pervigilare insieme sul mio arrivo. Ero in cammino da milioni di anni, egiunsi attraverso i mari del caso, oltre la montagna infuocata dellalegge, per il tortuoso sentiero delle possibilita' umane.Moltitudini furono risospinte nell'abisso della non esistenza,cosi' da farmi spazio per strisciare nell'essere. E allafine, quando ero alle porte della vita, una pescivendola avvizzita,che non aveva ingegno bastante a mantenerla, arrivo' quasi asbattermi la porta in faccia.

Talicreature del caso noi siamo, soggetti a mille morti prima di nascere.Ma una volta che siamo qui, possiamo creare il nostro proprio mondo,se lo vogliamo. Da quando sono in grado di reggermi in piedi non homai avuto padroni. Poiche' ogniqualvolta scelgo un amicodetermino il mio destino in modo nuovo. Non riesco a pensare a nessuncataclisma che potrebbe avere la forza di smuovermi dalla mia strada.Incendi o inondazioni o l'invidia degli uomini possonoscoperchiare il tetto della mia casa, ma la mia anima si sentirebbeancora a casa sotto gli alti pini di montagna che bagnano la testanella polvere delle stelle. Perfino la vita, cosi' difficile daraggiungere, puo' farmi semplicemente da locanda di strada, sescelgo di proseguire per l'eternita'. Comunque io siagiunta qui, tutto cio' mi appartiene.

Note:

  1. "Misura di lunghezza, circa due terzi di miglio inglese." [Glossario] Una versta e' lunga circa 1,040 km.(Torna)
  2. "Nome popolare per varie monete di piccolo taglio, specialmente la mezza copeca." [Glossario] Moneta solitamente di rame del valore di due copeche; dopo il 1838 vale mezza copeca.(Torna)
  3. "(Ebraico huppah) Baldacchino portatile sotto cui viene celebrata la cerimonia nuziale, solitamente all'aperto." [Glossario](Torna)
  4. "Sposo, futuro sposo, fidanzato (yiddish)." [Glossario](Torna)

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