Il dialogo e le attivita' interreligioseÈ evidente che incontri tra comunita' appartenenti a due fedi diverse sono possibili solamente se accompagnati dalla chiara assicurazione che ambedue le parti potranno godere di uguali diritti e piena liberta' religiosa. Nessun tipo di subordinazione dovra' essere tollerata. Un confronto democratico non richiede certamente che ci si sottometta alla logica dell'autogiustificazione nei confronti della comunita' maggioritaria. Quest'ultima, mentre discute se assolvere o no la comunita' ebraica da alcune colpe mitiche, ignora per lo piu' completamente le proprie responsabilita' storiche per le sofferenze ed il martirio inflitti alle minoranze, ai deboli, ai perseguitati. Due regole fondamentali dovrebbero governare questi contatti di gruppo.in primo luogo, l'ebraismo non deve essere visto come qualcosa che acquista una sua dignita' storica per il solo fatto di essere precursore di un'altra fede. Ogni presupposto per cui la dignita' storica della nostra religione debba essere misurata in base al paragone con un'altra, ed il fatto, anche solo accennato, per cui gli altri si aspettino fin dall'inizio mutamenti dei principi che ci hanno governato nel corso della storia sono incompatibili con i fondamenti della liberta' religiosa e di coscienza e possono solo originare discordia e sospetto. Un simile approccio e' inaccettabile per qualsiasi comunita' religiosa che abbia rispetto per se stessa, che sia orgogliosa del proprio passato, attiva nel presente e determinata a vivere nel futuro e che intenda continuare a servire D-o secondo la propria specificita'. Solamente una valutazione piena del ruolo peculiare, dell'intrinseca dignita' e delle prerogative basilari di ogni comunita' religiosa potra' aiutare a promuovere lo spirito di cooperazione tra le fedi. In secondo luogo il dialogo che scaturisce non deve toccare argomenti di ordine teologico, ma solo questioni laiche, di interesse comune. Ogni fede, nella propria sfera religiosa specifica, possiede delle parole e delle forme che sono solamente sue proprie, che riflettono il suo specifico approccio filosofico e che possono risultare anche totalmente incomprensibili a persone di fede diversa. Il rapporto con le esperienze sovrannaturali e' differente per ogni gruppo ed ogni tentativo di arrivare al dialogo su questo livello potrebbe causare piu' frizione che comprensione, piu' confusione che chiarezza e sarebbe percio' destinato a minare le relazioni tra i due gruppi. Le aree di azione comune dovrebbero essere indirizzate verso l'esterno: come combattere il secolarismo, il materialismo, la negazione ateistica della religione e dei valori trascendenti che minacciano l'esistenza di parametri morali all'interno della nostra societa'. Per quanto riguarda la religione, dovremmo farci guidare dalle parole di Micha' (4:): Tutti i popoli procederanno ognuno in nome del proprio D-o e noi andremo in nome del signore nostro D-o, per sempre. Il nostro approccio al mondo esterno e' sempre stato di carattere ambivalente: collaboriamo con persone appartenenti ad altre fedi in tutti i campi dello sforzo umano, ma nello stesso tempo cerchiamo di preservare la nostra distinta identita', che inevitabilmente comprende aspetti di separazione. Questa e' una situazione paradossale. Tuttavia, parafrasando le parole del nostro primo antenato Abramo, noi siamo molto presenti nella piu' vasta societa' ed al tempo stesso ci manteniamo stranieri ed esterni nel nostro persistente sforzo di preservare la nostra identita' storico-religiosa. |