Il sacrificio pasquale (Qorban Pesach)

La Chuqqah del sacrificio pasquale e' una azione compiuta da tutto il gruppo: Nessun estraneo deve mangiarne (Es. 12:43), ma soltanto i membri della comunita' ebraica. Durante questo sacrificio, che ricorda la nascita del popolo ebraico, il Ratzon Elion affida l'ebreo al destino storico del suo popolo. La nostra e' una storia piena di paradossi, piena di sogni, speranze e desideri non realizzati, sostenuti da una fede incrollabile. Una storia che e' tragica nelle sofferenze, ma gloriosa nella sua perenne lealta' e nella sua stupefacente sopravvivenza.

Uno degli aspetti unici della nostra storia e' sicuramente la nostra capacita' di suscitare l'odio, la persistente ed onnipresente ostilita' che parte dell'umanita' cova nei confronti del nostro popolo: cio' costituisce un fatto strano ed inspiegabile. Un altro aspetto peculiare e' costituito dal percorso tortuoso del nostro passato, che sembra violare la regola geometrica secondo la quale la distanza piu' breve tra due punti e' tracciata da una linea retta. Pare talvolta che ci avviciniamo alla meta lentamente ma con sicurezza: poi improvvisamente veniamo distratti, respinti o forzati a muoverci in direzioni opposte.

Posizioni precedentemente conquistate vengono abbandonate e viene spazzata via l'opera di intere generazioni. Interi insediamenti vengono annullati e ci troviamo ad iniziare da capo: ma sempre la redenzione torna ad ispirare nuove speranze e movimenti. Tale processo di deviazioni storiche sembra assai distante dalle vicende di altre nazioni, che paiono muoversi, piu' o meno, in linea retta, dal nazionlismo fino, talvolta, alla stabilita', per concludersi col conseguente declino.

Questo andamento irregolare e' iniziato molto presto nella nostra storia. D-o promise ad Abramo che i suoi discendenti avrebbero abitato Canaan: perche' allora ci furono secoli di schiavitu' in Egitto ed il conseguente confino nel deserto per quarant'anni prima che la promessa venisse esaudita? La Haggadah di Pessach ci fornisce una breve rassegna storica: Originariamente i nostri antenati erano degli idolatri... E ad Isacco diedi Giacobbe ed Esau'. Diedi in possesso ad Esau' il monte se'ir, mentre Giacobbe ed i suoi figli andarono in Egitto.

Strano!la promessa fatta ad Esau' di possedere il monte Seir fu realizzata pressoche' immediatamente, mentre l'eredita' di Giacobbe fini' accantonata a causa della sua discesa in Egitto. La Haggadah menziona in questa sede Esau' precisamente per mettere in rilievo il contrasto con la vicenda degli ebrei, per i quali la distanza da attraversare tra la promessa e la sua realizzazione e' lunga ed impervia. E' una caratteristica ad un tempo strana e paradossale nella nostra storia.

Dio disse a Mose' di essersi precedentemente rivelato ai patriarchi col nome di El Shaddai, D-o onnipotente, e non con il tetragramma (Es. 6:3). Ashi spiega l'ultimo dei due nomi come riferito a D-o che mantiene la promessa di far ereditare agli ebrei la terra in vita. Il tetragramma significa realizzazione. Ai patriarchi erano state fatte solamente delle promesse: si apri' davanti a loro una lunga strada prima che i loro discendenti potessero conquistare il paese. Cosi' anche riferisce la Torah: Dopo che il faraone lascio' uscire il popolo, D-o non lo guido' nella terra dei filistei, anche se era vicina (Es. 13:17). Deviazioni dalla via diritta e lunghi ritardi caratterizzano lo strano movimento della storia ebraica: pare che il nostro destino sia caratterizzato dalla via piu' lunga, non dalla piu' breve. Tale caratteristica della storia ebraica e' a sua volta un Choq, che richiede la nostra lealta' anche se sconfigge la nostra capacita' di comprensione: e' irrazionale, come lo e' la Parah Adummah nell'ambito individale.

Perche' E1 Shaddai deve essere distinto dal tetragramma, la promessa dalla sua realizzazione? Cio' nonostante, l'ebreo aspetta pazientemente, si nutre di speranze, con una fede incrollabile nella sicura redenzione. Se la razionalita', il pratico Ratzon Tachton, fossero stati la nostra guida, non saremmo mai sopravvissuti a tutte queste traversie, ci saremmo arresi tanto tempo fa, forse gia' in Egitto. Invece, l'ebreo si carica di un impegno totalizzante, derivato dal ratzon elion, che persegue con una pervicacia incurante delle circostanze pratiche.

Tale volonta' superiore, cosi' come e' riflessa nel sacrificio pasquale, e' espressa dalle parole: Io credo fermamente nella venuta del Messia, ed anche se ritarda, ogni giorno attendo la sua venuta (Maimonide, i tredici articoli di fede). L'enorme capacita' dell'ebreo di aspettare con perseveranza la redenzione unitamente al senso del suo avvento imminente, al di la' dei ritardi e dello scoramento, e' una dote unica. E simboleggiato dalla Chuqqah del sacrificio pasquale; la radice Pesach, dal punto di vista semantico, significa saltare, passare oltre ostacoli e curve in un movimento irregolare e discontinuo.

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