Il ragionamento di QorachQorach era un demagogo spinto da ambizioni egoistiche. I1 suo antagonismo inizio' quando ad aronne ed alla sua famiglia fu attribuito il titolo di Kohen, mentre i leviti, dei quali Qorach era il rappresentante di spicco, erano relegati a compiti di mera assistenza ai Kohanim. Ben sappiamo come ogni ribellione contro l'autorita' abbia bisogno del supporto di un'ideologia che tenga alto l’entusiasmo popolare e che sostenga il movimento; c'e' bisogno di un motto che proponga un ideale nobile col quale sostituire lo status quo, e quello scelto da Qorach era il buon senso. Egli proclamo' che tutte le persone ragionevoli hanno il diritto di interpretare la legge ebraica, seguendo la loro propria logica: dato che tutta la comunita' e' santa (Num. 16:3). Seguendo un ragionamento semplicistico, l'ultimo dei taglialegna e' uguale a Mose'. Un tale appello al populismo ottiene un considerevole sostegno perche' promette liberta' da una autorita' centralizzata, adula il livello mediobasso dell'intelligenza e promuove il diritto di ogni ebreo o gruppo di ebrei a seguire il proprio giudizio individuale. I1 Midrash spiega come Qorach propagandasse la propria causa: Qorach se ne ando' in giro tutta la notte per trarre in errore il popolo d'Israele. Egli disse loro: che cosa pensate, che mi stia dando da fare per me stesso? Io desidero che tutti quanti, a rotazione, riusciamo ad essere importanti (Num. R. 18). Qorach era un uomo intelligente (Rashi', ibid. V. 7), e certamente riconosceva l'esistenza di campi specialistici nei quali soltanto esperti che hanno studiato intensamente per molti anni hanno titolo per essere riconosciuti come autorita'. L'intrusione dei giudizi dettati dal buon senso in questi ambiti da parte di non esperti non puo' che essere pretestuosa e nociva. Qorach stesso non avrebbe osato interferire con l'esperienza architettonica ed ingegneristica di Betzalel nella costruzione del tabernacolo, il Mishkon, perche' tutto questo era chiaramente al di fuori delle sue competenze. Oggi la gente ragionevole riconosce l'autorita' di matematici, fisici e medici nei loro rispettivi campi e non pensa di metterli in discussione unicamente sulla base del buon senso. Perche', quindi, cosi' numerose persone in buona fede sono pronte a mettere in discussione l'autorita' dello studioso di Torah, il Lamdan, nel suo campo specifico? La forma mentis di Qorach puo' essere meglio compresa se chiariamo tre termini che contraddistinguono i vari livelli di ragione e di intelletto. Dice la Torah: egli (Betzalel) era dotato di spirito divino, di saggezza (Chokhmah), di intelligenza (Binah) e di buonsenso (Daat) (Es. 35:31). La Chokhmah fa riferimento alla conoscenza specializzata ed alla dottrina, le quali vengono acquisite tramite uno studio estensivo ed accurato. Binah e' la capacita' di analizzare, di operare delle distinzioni, trarre delle conclusioni ed applicarle ad ambiti differenti. Quando la Binah e' associata alla Chokhmah, ci troviamo davanti ad un pensatore molto dotato e creativo. La Daat ha a che fare col senso comune, l'intelligenza di base, e' insomma il discernimento di tipo pratico. L'appello di Qorach al buon senso nell'ebraismo costituiva l'affermazione che solamente la Daat e non la Chokhmah sono coinvolte nell'applicazione della Halakhah. Egli ammetteva che gli aspetti legali della Halakhah richiedono perizia sia tecnica che academica, ma volle affermare che esiste anche un aspetto psicologico ed emozionale nell'applicazione della Halakhah e nell'osservanza dei precetti. Nel giudicare l’utilita', la rilevanza e gli effetti positivi dei precetti, ogni persona dotata di intelletto e' qualificata ad avere un proprio parere sulla base di osservazioni personali. Qorach pensava che il buon senso, l'esperienza umana e la personale capacita' di giudizio fossero i criteri da seguire in questo campo, e con questo assunto ha sfidato l'autorita' di Mose'. Egli aderiva alla dottrina del soggettivismo religioso, che mette in primo piano i sentimenti individuali nell’esperienza spirituale. Dio richiede cuore, Rachmana Liba Bai (sanh. 106b), ed e' nei misteriosi recessi della propria personalita' che l'uomo incontra il suo creatore. Per contro, le Mitzvot sono atti esteriori che riflettono un bisogno interiore, le pieghe nascoste del sentimento religioso. La Mitzvah e' una forma esteriore che riflette un'esperienza spirituale: ogni esperienza interiore ha la sua espressione esteriore nel compimento di un particolare precetto. Sulla base della teoria di qorach, la Mitzvah dovrebbe rispecchiare l'atteggiamento di chi l'ha osservata. I1 valore della Mitzvah dovrebbe risiedere non nella propria attuazione, ma nel suo impatto soggettivo sulla persona, la sua capacita' di suscitare uno stato d'animo devozionale. I Tefillin trovano una loro giustificazione, stando all'opinione di qorach, solamente in quanto elevano ed ispirano. La Mitzvah dello Shofar a Rosh Hashanah acquisterebbe un valore unicamente qualora riuscisse ad ispirare il pentimento nel cuore dell'ebreo. Se invece questi precetti cessano di avere un impatto sul popolo, ecco che la loro osservanza puo' essere messa in discussione, e potrebbero venire sostituiti con nuovi rituali, maggiormente rispondenti alla mutata sensibilita'. Si desume da questi ragionamenti che il precetto potrebbe essere modificato col cambiare dei tempi, od anche a seconda dei caratteri individuali delle singole persone. In tal modo non si potrebbe parlare di potere redentore inerente alla Mitzvah al di la' dei suoi effetti terapeutici. Qorach presumeva, parlando dello Tzitzit per illustrare il proprio punto di vista, che il filo blu servisse soltanto ad evocarci orizzonti lontani, l'infinito, il legame misterioso tra il cielo ed il mare. La Mezazah, egli pensava, e' intesa a tenere desta la nostra coscienza di D-o e ad invocare la sua protezione sulle nostre case. Perche', quindi, e' necessario limitarne il simbolismo ad un brano di scrittura posto sullo stipite? Perche' non estenderlo a tutto l'abbigliamento ed a tutta la casa? Se il blu, nel caso dello Titzit, e' in grado di evocare sentimenti di vicinanza a D-o, a maggior ragione potranno farlo gli indumenti completamente blu. Il medesimo ragionamento si applica alla mezuzah. La Mitzvah e' cosi' ridotta al livello dell’ispirazione che puo' dare, e non e' qualcosa di fine a se stesso. Dal punto di vista del soggettivismo religioso e del senso comune, gli argomenti di qorach sembrano i piu' forti. In risposta ai suoi assunti ci sembra necessario ribadire la posizione dell'ebraismo tradizionale che definisce due livelli di osservanza religiosa: il precetto visto in modo oggettivo e l'esperienza interiore soggettiva che lo accompagna. Sia l'azione che lo stato d'animo costituiscono l'esperienza religiosa totale: il primo senza il secondo e' un atto incompleto, un gesto imperfetto, e possiamo facilmente dimostrare come la Halakhah dia valore ad ambedue. Nell'osservanza della lettura dello Shema', della preghiera, del lutto, piuttosto che della Simchat Yom Tov, recitiamo testi fissi e standardizzati ed operiamo atti rituali precisi, e la vera pratica religiosa, il Qiyium, si realizza nell’esperienza personale, Belev. La Halakhah vede nel coinvolgimento personale una parte essenziale dell'esperienza religiosa, tuttavia noi non consideriamo primaria l'esperienza qualitativa e soggettiva. Il nostro punto di partenza e' costituito dall'oggettiva attuazione della Mitzvah: essa non dipende dall'emozione ma induce all'emozione. L'ispirazione religiosa ed il fervore sono generati e guidati dalla Mitzvah, e non l'inverso. L'obiettivo e' costituito dalla giusta Kavvanah e da una vera Devequt, ma tutto questo puo' essere religiosamente autentico solamente se segue l'attuazione precisa del precetto. L'emozione generata dalla Mitzvah e' circoscritta e disciplinata dalla Halakhah ed il suo carattere e' tale da non offrire possibilita' di distorsione da parte di desideri e fantasie umane. La Mitzvah Halakhicamente definita ha dimensioni quantitative e precisi parametri, e questi stabiliscono l'autenticita' dell'esperienza religiosa ebraica. Cio' costituisce qualcosa di insolito, un assunto che non viene comunemente comreso: la sola vera realta' e' costituita dalla Mitzvah, l'integrita' della quale la Halakhah puo' definire e controllare. L'atto della Mitzvah e' stato prescritto da D-o e formulato dalla Halakhah, mentre il riscontro emozionale, che per sua natura rifugge da precise definizioni, non puo' essere codificato. Nell'insegnamento della Halakhah e delle sue applicazioni piu' appropriate, la dimensione conoscitiva della Chokhmah e' decisiva, mentre la Daat, il buon senso, e' insufficiente. E questo fu l'errore di Qorach, perche' in campo di Halakhah solamente lo studioso e' un'autorita' ed il senso comune puo' risultare deviante. |