Onore e timoreL'onore dei genitori nella TorahLa storia del mondo e la storia dell'uomo e' narrata nella Genesi come collaborazione attiva tra uomo e D-o. Adamo, gia' dalla nascita del primo figlio e' consapevole che tre soci partecipano alla formazione del bambino dicendo ho acquistato un uomo con il signore (Genesi IV,1 e Rashi' in loco). I patriarchi vengono giudicati dai maestri del Midrash nelle qualita' morali proprio con il metro dell'obbedienza e del rispetto verso i genitori. Attraverso i singoli comportamenti possiamo riscontrare o meno l'adesione od un generico rispetto verso i genitori, senza entrare con cio' nel campo dello ius non scriptum che fissa comportamenti e consuetudini. Come sono contraddittorie queste fonti della Genesi! Cam viene maledetto per aver mancato di rispetto al padre vedendone le nudita'; Abramo stabilisce una cesura netta, un distacco totale con la sua famiglia agendo su ordine divino. Ismaele viene cacciato di casa per aver mancato di rispetto alla matrigna, mentre Isacco, modello della cieca obbedienza al volere paterno, sta per rimetterci la vita;Giacobbe obbedisce alla madre per ingannare il padre, mentre Esau', pur deliziando il padre con la sua cacciagione, perde la benedizione. Rachel, per obbedire al padre lascia il posto alla sorella Leah, ma poi e' pronta a rubargli gli idoli, mentendo apertamente con la scusa di non potersi alzare di fronte al padre. Shimon e Levi' per aver difeso l'onore familiare vengono duramente ripresi dal padre, mentre Giuseppe viene assecondato con una tunica multicolore nei sui sogni di grandezza, pur osando sognare il padre e la madre inchinati di fronte a lui. Una volta divenuto vicere' dimentica il padre addolorato per la sua scomparsa; alla notizia dell'arrivo del padre in Egitto non fa un passo per andargli incontro, precipitandosi al capezzale del padre morente solo per ricevere insieme alle benedizioni, la doppia eredita'. Enigmatici questi personaggi della Genesi, non c'e' che dire; la loro pieta' e giustizia si volge verso ogni altra direzione, purche' diversa da quella dei genitori. Cio' servira' proprio per specificare la solenne cornice del Sinai in cui D-o inserira' l'onore per i genitori, sottolineando che non si tratta di una mera consuetudine familiare, ma di una vera e propria obbligazione giuridica da cui dipende il benessere individuale e sociale. Secondo il Targum Yehonathan, gia' in Esodo XV,25, subito dopo il passaggio del Mar Rosso, D-o benedetto avrebbe posto a Mara' statuto e legge cioe' quello statuto imposto che e' la legge razionale, appunto l'onore verso i genitori. Questa anticipazione rispetto ai dieci comandamenti vuole significare che il popolo ebraico non avrebbe potuto mantenere le sue caratteristiche durante l'attesa di cinquanta giorni per questo precetto. Una prova indiretta di cio' si trova nella seconda versione dei dieci comandamenti, in Deuteronomio V,16 come ti ha ordinato il signore tuo D-o, appunto come ti ha gia' ordinato a Mara'. Solo all'interno dei dieci comandamenti pronunciati direttamente da D-o a tutto il popolo d'Israele poteva essere solennemente pronunciata la frase in Esodo XX,12: Onora tuo padre e tua madre affinche' si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che il signore tuo D-o ti da' (Esodo XX,12). I nostri maestri fanno notare come questo comandamento costituisca l'anello di congiunzione tra i precetti, tra l'uomo e D-o (ove e' scritto il nome di D-o) e quelli tra uomo e uomo, un ponte lanciato tra il mondo dell'essere e quello del dovere. All'osservanza di questo precetto viene collegata la ricompensa della vita, con un legame funzionale tra causa e effetto: riconoscere il merito di chi ci ha dato la vita al fine di meritare il suo prolungamento, significa mantenere un rapporto originale di purita' e di innocenza dalla nascita, attraverso la fase della crescita e maturita' nel riconoscimento, o meglio riconoscenza verso i genitori. Nei dieci comandamenti sembra a prima vista essere tralasciata l'importanza sociale di questo precetto, ma basta leggere la ricompensa per rendersi conto come la stessa permanenza del popolo ebraico in Erez Israel sia condizionata all'onore verso i genitori; l'accenno alla terra che il signore tuo D-o ti da' viene a costruire nello stesso tempo la premessa - promessa di una societa' ordinata e prospera nella propria terra e nella propria patria; in tutte le lingue il concetto di patria si ricollega proprio alla stessa radice che indica i genitori. Anche nello Shema', in cui e' possibile ravvedere i dieci comandamenti, viene detto, che e' condizione necessaria l'osservanza dei precetti affinche' aumentino i vostri giorni e i giorni dei vostri figli sulla terra che il signore ha giurato ai vostri padri per darla a voi, come i giorni del cielo sulla terra (Deuteronomio XI, 21). I commentatori sottolineano come nel premio di vedere prolungati i giorni sia contenuta:
Nella seconda versione dei dieci comandamento in Deuteronomio V, 16 viene detto: onora tuo padre e tua madre affinche' si prolunghino i tuoi giorni e affinche' tu abbia bene sulla terra che il signore tuo D-o ti da'. Il bene qui promesso e' il premio immediato, morale e materiale dell'osservanza di questo precetto, ben distinto dal prolungare i giorni inserito in una dimensione piu' generale. I Midrashim qui riportati illustrano come questo comandamento confermi la validita' di quelli precedenti e come vada collegato al successivo divieto di uccidere, sottolineando come qualsiasi offesa apportata ai genitori e' direttamente un'offesa a D-o; parimenti l'onore da tributare ai genitori supera per sforzo materiale quello necessario per l'applicazione degli altri precetti. Un valore universale e veritieroSpiego' Ula' davanti alla soglia del principato: che cosa significa il verso che dice: ti loderanno tutti i re della terra quando ascolteranno i detti della tua bocca? (Salmi CXXXVIII, 4)? Non e' scritto il detto della tua bocca (al singolare), ma i detti (al plurale) della tua bocca. Quando il santo benedetto egli sia pronuncio': io (sono il signore tuo D-o) e non avrai (altri di altre divinita' al mio cospetto), le nazioni pensarono che egli cercasse la gloria personale; quando disse: onora tuo padre e tua madre tornarono ad apprezzare anche i primi comandamenti. Da qui Raba' dedusse l'inizio della tua parola e' verita' (Salmi CXIX,160). Perche' l'inizio della tua parola diviene evidente che anche l'inizio e' verita'. (T.B. Qiddushin 31a) Il mancato onore e' omicidio.E' scritto onora tuo padre e tua madre e non uccidere (Esodo XX,12-13). Qual e' il motivo di questa vicinanza? Per insegnarti che se l'uomo ha degli alimenti a casa sua e non ne fa godere suo padre e sua madre, addirittura nella loro giovinezza (e non e' necessario dire nella loro vecchiaia), di fronte a D-o e' come se fosse stato, tutti i giorni della sua vita, un'omicida. Per questo motivo e' stato detto onora tuo padre e tua madre vicino a non uccidere. (Tanna' De-Be-Eliahu 26, Yalqut Shim'oni) D-o benedetto abita tra l'uomo e i suoi genitoriInsegnarono i nostri maestri: Alla formazione dell'uomo partecipano tre soci: D-o benedetto, il padre e la madre. Quando l'uomo onora il padre e la madre, il santo benedetto egli sia, dice: considero questo a vostro merito, come se avessi abitato tra voi e mi aveste onorato. L'offesa ai genitori e' offesa a D-oQualora un uomo maledicesse suo padre e sua madre, li colpisse e provocasse loro una ferita, sarebbe come se il santo benedetto egli sia piegasse le gambe sotto il trono di gloria e dicesse: io ho reso l'onore dei genitori simile all'onore per me, se mi fossi trovato presso questa persona, egli si sarebbe comportato nello stesso modo con me! Ho fatto bene a non abitare nelle sue vicinanze. (Tana' De-Be-Eliahu, 24) L'onore dei genitori e quello per D-oRabbi Shim'on Bar Iohai diceva: l'onore dei genitori e' certamente una grande cosa, al punto che il santo benedetto egli sia lo ha preferito al suo stesso onore. E' scritto a proposito dell'onore per il signore: onora il signore con la tua ricchezza (Proverbi III,9). Come lo si onora con la ricchezza? Mette da parte le spighe cadute, quelle dimenticate (omette di mietere) l'angolo del campo, (taglia) l'offerta, la prima e la seconda decima, la decima del povero, l'inizio dell'impasto, (costruisce) una succah, (acquista) un lulav, uno shofar, dei tefillin, lo zizith, da' da mangiare agli affamati, fornisce da bere agli assetati e da vestire agli ignudi. Se tu ne hai la possibilita', hai l'obbligo di eseguire tutti questi precetti mentre, non avendone la disponibilita', non sei obbligato ad alcuno di questi. Invece quando vai a mettere in pratica l'onore del padre e della madre, sia che tu abbia la ricchezza sia che non ne disponga, in tutti i casi onora tuo padre e tua madre anche se dovessi andare a chiedere la carita' di porta in porta. (Pesiqta' 23, Mekhilta' Itro'; T.Y. Peah I, 5) Nella Parashah di Qedoshim, dopo l'ordine di essere distinti (Qedoshim) a somiglianza della santita' di D-o, nel verso immediatamente successivo (Levitico XIX, 3) e' scritto: ognuno temera' sua madre e suo padre e i miei sabati osserveranno, io sono il signore vostro D-o. I nostri maestri hanno ravvisato la somiglianza di contenuto tra la Parashah di Qedoshim e i dieci comandamenti, sottolineando acutamente le importanti sfumature che si colgono dalle differenze dei due testi. La prima importante differenza e' di aver anteposto nel timore la madre al padre, mentre nell'onore e' scritto prima il padre poi la madre. Secondo Rashi' la Torah vuole superare un fattore di ordine psicologico ponendo entrambi i genitori sullo stesso piano (T.B. Qiddushin 30b-31a) Uguaglianza tra padre e madreAbbiamo inoltre imparato: Rabbi' (Yehudah Hanasi') afferma: e' chiaro ed evidente davanti a colui che ha parlato e il mondo fu, che generalmente un figlio onora sua madre piu' di suo padre, dal momento che lei lo convince con buone parole. Per questo il santo benedetto egli sia ha anteposto l'onore del padre a quello della madre; e' inoltre chiaro e manifesto davanti a colui che ha parlato e realizzato il mondo che un figlio ha generalmente timore del padre piu' che della madre, dal momento che il padre gli insegna la Torah, per questo motivo il santo benedetto egli sia ha anteposto il timore della madre a quello del padre (Levitico XIX, 3: ognuno abbia timore di sua madre e di suo padre). Insegno un Tanna' davanti a Rav Nachman: quando l'uomo affligge suo padre e sua madre, il santo benedetto egli sia afferma: ho fatto bene a non abitare tra loro, dal momento che qualora avessi abitato tra loro mi avrebbero provocato dolore! (T.B. Qiddushim 30b-31a) Ibn Ezra fa notare come il plurale temerete coinvolga una responsabilita' della societa' nel promuovere e mantenere il rispetto verso i genitori. L'idea di misurare il grado morale di una societa' attraverso il rispetto verso i genitori e' centrale nell'ultima cantica di Mose' (Deuteronomio XXXIII) e diverra' ricorrente nei profeti. Il popolo d'Israele che si allontana dal signore viene visto come un figlio ribelle e irriconoscente dei benefici ricevuti. Nei dieci comandamenti il sabato viene menzionato prima dei genitori, mentre qui in Levitico avviene il contrario: i maestri danno alla Waw un valore avversativo ognuno temera' sua madre e suo padre, ma i miei sabati osserverete perche' entrambi siete obbligati ad onorarli, io sono il signore vostro D-o, tuo e dei tuoi genitori, per cui, qualora ti dovessero obbligare a profanare il sabato, non ascoltarli. La precedenza dell'onore verso i genitori, in genere comportamento attivo a loro favore, viene quindi ribaltata nel suo aspetto negativo del comportamento contrario alla legge, in genere frenato dal timore. Nella preghiera quotidiana (Yozer), nella benedizione immediatamente precedente allo Shema', chiediamo al signore di unire il nostro cuore per amare e temere il suo nome. L'istinto dell'uomo e' naturalmente in bilico tra questi due impulsi; lo scopo dei precetti e' di portare all'equilibrio interiore attraverso il comportamento esteriore, per farci superare il dualismo delle passioni e condurci all'idea dell'uno con un solo sentimento verso chi ci ha dato la vita. Dalla HalakhahLa Torah, definita legge di vita, vuole essere una norma quotidiana valida per tutti i tempi indicando nella Halakhah la via da percorrere nell'esecuzione dei suoi precetti. La Torah scritta, propriamente il pentateuco, non puo' prescindere dalla produzione giuridica ad essa parallela, che e' l'interpretazione autentica della legge, sia in sede dottrinale che giurisprudenziale. La Mishnah ed il Talmud hanno accompagnato nei secoli il testo biblico favorendone la comprensione e l'applicazione pratica, delineando le fattispecie che rientrano nella previsione della norma. Interi trattati prendono spunto da un solo versetto della Torah. Per il precetto dell'onore e del timore, i maestri hanno ritenuto che tale materia vada affidata all'istinto del singolo, lodando chiunque abbia un comportamento ultra iuris, facendo rientrare l'onore dei genitori tra le cose di cui non esiste una misura-limite. Tuttavia hanno ritenuto necessario stabilire alcune norme - guida che fissino il minimo indispensabile per la corretta applicazione del precetto. Tutte le fanti classiche della Halakhah hanno dedicato un capitolo a questi due precetti che potremmo definire visioni speculari di un'unica realta', seconde le parole del profeta Malachi' III,24 faro' tornare il cuore dei padri verso quello dei figli e quello dei figli verso i loro padri. Riportiamo la spiegazione dei due versi da cui si deduce l'onore ed il timore dei genitori, secondo l'esposizione del Sepher Hahinukh (composto tra il 1274 ed il 1310 da Rabbi Aharon Ha-Levi di Barcellona, editio princeps, Venezia 1523). Tale opera analizza i 613 precetti nell'ordine in cui questi sono esposti dalla Torah, illustrandone i dettagli derivati dalla tradizione orale e fornendo per ogni precetto una spiegazione morale che chiarisca gli obiettivi della sua osservanza. Sul piano giuridico stabilisce inoltre l'ambito di applicazione del precetto nel tempo e nello spazio e la sanzione prevista dalla Torah per la sua violazione. Dal Sepher HahinukhPrecetto 27: onorare il padre e la madre, come e' detto onora tuo padre e tua madre. L'estrinsecazione dell'onore consiste nel dare (al genitore) da mangiare, da bere, da vestire, vestirlo, coprirlo, portarlo a spasso e riaccompagnarlo. Alla base di questo precetto sta l'opportunita' che l'uomo riconosca e si comporti generosamente verso chi gli ha fatto del bene, non si comporti da stolto, estraneo e privo di riconoscenza, perche' questa e' una cattiva qualita' certamente obbrobriosa davanti a D-o ed agli uomini. Si renda quindi conto che il padre e la madre sono la causa del suo esistere e percio' e' opportuno conferire loro ogni tipo di onore e beneficio che e' nelle sue facolta', perche' lo hanno messo al mondo e si sono affaticati nella sua infanzia. Fissando questa virtu' nella sua persona, (l'uomo) riconoscera' il bene (che proviene) da D-o che e' la causa prima del suo essere, di quello dei suoi padri, fin dal primo uomo. (riconoscera') che egli lo ha fatto venire al mondo, gli ha fornito ogni giorno le sue necessita' lo ha rafforzato nei suoi elementi e nella perfezione delle sue membra, gli ha fornito un'intelligenza capace di conoscere e capire: se non ci fosse l'anima di cui D-o gli ha fatto grazia, l'uomo sarebbe come un cavallo o un mulo senza comprendonio, quindi rivolga il suo pensiero all'attenzione che dovra' porre nel servizio del santo benedetto egli sia. Tra le norme di questo precetto rientra ad esempio (stabilire):
Tutti i particolari (di questo precetto) sono spiegati (nel trattati di) Qiddushin ed in altri passi del Talmud. Il precetto e' in vigore in ogni luogo ed in ogni tempo sia per gli uomini che per le donne finche' sia loro possibile, cioe' adire qualora non venga loro impedito dai mariti. Chi trasgredisce quest'obbligo omette un precetto positivo; la sua pena e' molto grande poiche' viene considerato come se si fosse comportato in modo irriconoscente verso suo padre che e' nei cieli. Qualora il tribunale abbia potere coercitivo puo' costringere all'esecuzione di un precetto, come e' stato gia' scritto: ove c'e' l'omissione di un precetto positivo, il tribunale puo' costringere all'esecuzione. 212 precetto Temere padre e madreTemere i genitori (significa) comportarsi nello stesso modo con cui ci si comporta verso chi si teme, secondo quanto e' detto ognuno sua madre e suo padre temera'. Spiega il Siphra': quale e' il timore? Non sedere al posto del genitore, non parlare in sua vece ne' contraddirlo (e nemmeno sostenere che egli ha ragione). I motivi del precetto sono stati spiegati a proposito dell'onore verso i genitori. Tra le regole di questo precetto rientrano gli insegnamenti del maestri (che stabiliscono) fino a che punto debba arrivare il timore dei genitori; anche se essi lo avessero colpito e gli avessero sputato in faccia non li deve far vergognare; tuttavia i maestri hanno vietato ai genitori di percuotere il figlio adulto, dal momento che cio' potrebbe (provocare una reazione) e rientrare nel caso davanti ad un cieco non porre inciampo; addirittura e' prevista la scomunica contro questo comportamento di un genitore. A proposito dell'importanza di questa Mitzvah, hanno insegnato che anche nel caso in cui la salute mentale dei genitori divenga debole, il figlio deve tuttavia comportarsi nel pieno rispetto delle loro idee, mentre qualora divengano completamente folli, puo' ordinare ad altri di comportarsi con essi secondo le circostanze. Il figlio illegittimo ha l'obbligo del timore dei genitori naturali, pur essendo esente da ogni responsabilita' penale in caso di offesa o ingiuria a loro arrecata. Hanno insegnato (i maestri) che qualora i genitori ordinano di trasgredire i precetti della Torah o della tradizione orale non si deve dar loro ascolto. Maggiori particolari si trovano nel Talmud, per lo piu' nel trattato di Qiddushin. Questo precetto e' in vigore in ogni luogo ed in ogni tempo, sia per l'uomo che per la donna. Chiunque lo trasgredisce, diminuendone il timore per loro ha omesso un precetto positivo salvo il caso in cui il padre non abbia tollerato e permesso tale comportamento, perche' qualora un padre rinunci al suo diritto all'onore, questo viene revocato. Come abbiamo letto nel Sepher Hahinukh nel caso di conflitto tra l'onore verso i genitori e la parola divina e dei maestri e' necessario sottomettere alla norma generale quello di eseguire il comando individuale impartito contra legem dal genitore. Il timore dei genitori ed il timore del signoreAbbiamo imparato ognuno temera' suo padre e sua madre (Lev. XIX,3). Qualora un padre ordini al figlio di divenire impuro (se si tratta di un Cohen) o di non restituire un oggetto trovato, puo' darsi il caso che gli debba dare ascolto? Il verso dice: ognuno temera' sua madre e suo padre ed osserveranno i miei sabati, io sono il signore vostro D-o. Tutti voi siete obbligati ad onorarmi.(T.B. Yebhamot 6a) Ugualmente il precetto della Torah ha la precedenza di esecuzione temporale sull'ordine particolare impartito dal genitore. Elazar Ben Matia' sostiene: se mio padre mi chiedesse di dargli da bere e (nello stesso momento) avessi un precetto da compiere, io lascerei l'onore per il padre ed eseguirei il precetto, dal momento che tanto io quanto mio padre siamo obbligati al precetto. Isi' figlio di Iehudah sostiene: qualora sia possibile che il precetto venga eseguito per interposta persona, venga eseguito da altri ed egli venga (ad occuparsi) dell'onore del padre.(T.B. Qiddushin 32a) Parimenti c'e' l'obbligo di far notare con discrezione un errore commesso dal padre: abbiamo studiato che nel caso in cui il padre contravvenisse alle parole della Torah non gli dira': papa' hai trasgredito le parole della Torah, ma gli dira': papa', e' scritto cosi' nella Torah?. In fondo non e' la stessa cosa? Invece deve dirgli: papa' il verso scritto nella Torah e' cosi'? (come il tuo comportamento)? (T.B. Sanhedrin 81a) Molto spesso la verifica delle posizioni giuridiche individuali si ha in situazioni limite in cui e' necessario stabilire un diritto di precedenza. Chi si deve riscattare per primo?Insegnavano i nostri maestri; qualora si trovassero in prigionia un individuo, suo padre ed il suo maestro, la propria persona ha la precedenza (nel pagamento del riscatto) su quella del maestro, mentre il maestro ha la precedenza sul padre. La madre ha la precedenza su tutti.(T.B. Horayot 13a) La spiegazione di questa norma va cercata innanzitutto nel tentativo di evitare alla donna le violenze connesse con la prigionia; non c'e' quindi alcuna superiorita' della madre sul padre o viceversa, mentre viene affermata quella del maestro sul padre, in quanto la prigionia del maestro impedirebbe la crescita intellettuale. Rimane tuttavia fermo che l'istinto di conservazione e l'obbligo di salvaguardare la propria persona ha la precedenza su ogni altro precedenza su ogni altro precetto positivo, in quanto solo chi rispetta se stesso sara' in grado di rispettare gli altri, prolungare i suoi giorni per poter applicare quotidianamente i precetti della Torah. Dal MidrashIl termine Midrash proviene dalla radice darash che significa ricercare, esaminare. In opposizione all'interpretazione letterale, chiamata peshat, il Midrash designa un'esegesi che va piu' lontano del senso letterale per tentare di approfondire lo spirito della scrittura. Una distinzione fondamentale va posta tra l'esegesi giuridica del testo, Midrash Halakha, e quella omiletica, Midrash Haggadah, creata appositamente per elevare moralmente l'uditorio o risvegliare l'attenzione nel corso di una lezione. Questa letteratura ebbe il suo massimo sviluppo nel periodo degli 'amoraim (maestri del Talmud, tra il IV-V sec. D.e.v.) Come testimoniano le fonti sparse in tutto il Talmud, mentre solo piu' tardi venne messa per iscritto in opere specificatamente haggadiche. Abbiamo riportato nella parte dedicata alla Torah i Midrashim strettamente collegati al testo: in questa parte abbiamo scelto, sulla base del Sepher Haggadah di Bialik-RavizkI, quei racconti elaborati dai maestri per chiarire attraverso l'esempio personale la grande importanza di questo precetto. L'umanesimo del pensiero ebraico sottolinea come presso i non ebrei questo precetto sia stato tenuto sempre in grande considerazione. L'uomo in quanto tale e' fonte di norma qualora aderisca all'idea universale della riconoscenza verso l'autore della propria vita, entrando cosi' in rapporto con D-o e meritando ogni bene felicita' e benedizione. Fino a che punto?Chiesero a r.Eliezer: fino a che punto deve arrivare l'onore per il padre e per la madre? Egli rispose: al punto che il genitore prenda in custodia dei denari e li getti in mare in sua presenza ed egli non provochi a lui vergogna.(Qiddushin) La madre di Rabbi Tarfon era scesa a passeggiare nel suo giardino durante il sabato e si ruppe un laccio del suo sandalo.Rabbi Tarfon ando' li' e mise le sue mani sotto le sue palme dei piedi finche' non arrivasse nel suo letto. Una volta egli si ammalo' ed entrarono i saggi a visitarlo; ella disse loro: pregate a favore di mio figlio Rabbi Tarfon, poiche' egli si e' comportato con me con estremo onore. Le chiesero che cosa avesse fatto ed ella racconto' quanto era avvenuto. Le dissero: anche se avesse compiuto cio' migliaia di volte non sarebbe ancora arrivato a meta' dell'onore che la Torah ha stabilito. La madre di Rabbi Ishmael ando' a lamentarsi pressi i nostri maestri dicendo: sgridate mio figlio Ishmael perche' non si comporta con me con rispetto. In quel momento si raggrinzi' il volto dei maestri e dissero: e' forse possibile che Rabbi' Ishmael non si comporti con rispetto verso i genitori? Chiesero a lei che cosa le avesse fatto ed ella rispose: quando esce dalla casa di studio io chiedo di lavargli i piedi e di dargli dell'acqua e lui non me lo lascia fare. Gli dissero: dal momento che questo e' il suo desiderio, questo e' il modo per te di onorarla. Rabbi' Zera' si addolorava dicendo: magari avessi padre e madre in modo da poterli onorare ed ereditare cosi' il gan eden. Quando senti' queste due notizie disse: benedetto il signore, per il fatto che non ho padre e madre, dal momento che non avrei potuto comportarmi come Rabbi' Tarfon ne' accettare cio' che fece Rabbi' Ishmael. Disse Rabbi' Abun: io sono esente dall'onorare padre e madre. Dissero: suo padre era morto dopo averlo concepito e sua madre quando lo partori'.(Talmud Ierushalmi, peah I, 5; T.B. Qiddushin, 31b) Rabbi' Tarfon aveva una madre anziana. Ogni volta che ella voleva salire sul letto egli piegava la schiena e questa saliva su di lui, quando scendeva, ella scendeva su di lui. Venne al essere lodato nell'accademia. Gli dissero: ancora non sei arrivato a meta' dell'onore dovuto. Ha forse gettato mai a mare un sacchetto di denaro senza che tu la facessi vergognare?(T.B. Qiddushin 31b) Di fronte al signoreQuando Rav Iosef sentiva il suono dei passi della madre,diceva: mi alzo in piedi di fronte alla divina presenza che arriva.(Qiddushin 31b) Disse Rabbi' Abbahu': mio figlio Abime' ha messo in pratica il precetto dell'onore verso i genitori. Abime', gia' durante la vita del padre, aveva cinque figli degni di fiducia. Malgrado cio', quando Rabbi' Abbahu' arrivava a chiamare dalla porta, Abime' correva ad aprirgli dicendo: ecco, ecco, vado io finche' non arrivava la'. Una volta Rabbi' Abbahu' gli chiese dell'acqua; mentre gliela stava portando egli si addormento', allora il figlio si piego' e fu vicino (al padre) fino al suo risveglio.(ibi) Conta l'intenzione!Insegno Abime' figlio di Rabbi' Abbahu': c'e' un caso di chi alimenta suo padre con carni ingrassate ed alla fine ereditera' il gheinnom (valle di perdizione) e di chi fa lavorare suo padre alla macina ed eredita il gan eden. In che modo fa mangiare a suo padre volatili ingrassati ed eredita il gheinnom? Un tale nutriva suo padre con volatili ingrassati. Una volta gli disse il padre: figlio mio da dove ti provengono questi animali? Egli rispose: vecchio! Mangia e stai zitto, dal momento che anche i cani mangiano in silenzio. Risulta chiaro quindi che si puo' alimentare il padre con volatili ingrassati ed ereditare il gheinnom. Qual e' il caso di chi fa lavorare il padre alla macina ed eredita il gan eden? C'era un tale che era mugnaio e lavorava con la macina. Il re mando' a prendere dei mugnai (per il suo lavoro). Disse (al padre) padre mio, vieni a macinare al posto mio (mentre io andro' al lavoro coatto dal re) in modo che qualora dovessi arrivare al disprezzo, venga io disprezzato e non tu; se dovessi arrivare alle frustate, verro' io frustato e non tu. Ecco quindi il caso di chi fa lavorare il padre alla macina ed alla fine ereditera' il gan eden.(Talmud Yerushalmi peah I,5; T.B. Qiddushin 31b-32a) L'onore dei genitori presso i non ebreiChiesero a Rav Ula': fino a che punto deve arrivare l'onore per i genitori? Disse loro: uscite a vedere cosa fece uno straniero ad Asqelon di nome Dama' Ben Netina'. Una volta i maestri gli proposero un affare con seicentomila (denari) di ricompensa, ma la chiave era deposta sotto i cuscino del padre e non lo disturbo'. Disse Rav Iehudah a nome di Shemuel: domandate a Rabbi' Eliezer fino a che punto debba arrivare l'onore dei genitori, egli rispose: uscite a vedere come si comporta uno straniero con suo padre ad Asqelon. Il suo nome era Dama' Ben Netina'. Una volta i maestri cercarono presso di lui una pietra preziosa per il pettorale del sommo sacerdote al prezzo di seicentomila denari. La chiave era riposta sotto il cuscino del padre ed egli non lo disturbo'. L'anno dopo D-o gli diede la ricompensa, facendogli nascere una vacca rossa nel suo gregge. I saggi d'Israele vennero presso di lui; egli disse loro: so bene che se vi chiedessi tutte le sostanze del mondo voi me le dareste, ma io vi chiedo solamente il denaro che ho perduto per onorare mio padre. Disse Rabbi' Hanina': se chi esegue un precetto, pur senza essere comandato, (ha una ricompensa) tale, a maggior ragione l'avra' chi l'esegue avendone ricevuto il precetto.(T.B. Qiddushin 31a) Disse Rabbi' Hizqiah: c'era uno straniero ad Asqelon che era capo del consiglio degli anziani, tuttavia non volle mai sedersi sulla pietra dove si era seduto il padre e dopo la morte ne fece un luogo di culto. (T.Y. Peah I,5) Disse Rabbi' Abbahu': gli alunni di Rabbi' Eliezer il grande gli chiesero: cosa (significa) l'onore verso il padre e la madre? Disse loro: andate a vedere cosa fece Dama' Ben Netina' ad Asqelon; sua madre era divenuta folle e lo colpiva con il sandalo davanti al consiglio degli anziani ed egli non disse altro che basta, mamma,e quando gli cadde il sandalo alla mano glielo raccolse affinche' non dovesse disturbarsi.(Devarim Rabba' I; T.Y. Peah I,5) Quando venne Rav Dimi' egli disse: una volta egli era vestito di una tunica d'oro e siedeva tra i grandi di Roma, venne sua madre e gli strappo' (la tunica), lo colpi' sulla testa e gli sputo' in faccia, ma egli non la fece vergognare.(T.B. Qiddushim 31a)
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