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ago 21, 2002 |
Feste e ricorrenze,  |
redazione

Chanucca' e le donne

Nel X anniversario della scomparsa del Rabbino capo Alfredo S. Toaff, che fu direttore del collegio rabbinico e presidente della consulta rabbinica d'Italia, pubblichiamo questo suo lavoro inedito, documento del suo acume di studioso, della sua perizia di lettore di testi rabbinici e della sua passione per le ricerche storiche.

Il Talmud Jerushalmi' (Succa' 55b) e il Midrash Rabboth (echa' I,16 e IV,19; Esther I,2) ci narrano:

al tempo dell'empio Troguinos gli nacque un figlio il 9 di av e gli ebrei digiunavano, gli mori' una figlia ed essi accendevano dei lumi. Si erano prima domandati: dobbiamo accenderli o no, ed avevano concluso: accendiamoli, e quel che ci deve accadere accada pure. Le cattive lingue ne informarono la madre, la quale gli mando' a dire: invece di stare a domare i barbari, vieni e doma gli ebrei che si sono ribellati contro di te. Egli che pensava di arrivare in dieci giorni, ci arrivo' invece in cinque, e trovo gli ebrei intenti a studiare la legge e particolarmente il versetto (Deut. XXVIII) egli suscitera' contro di te un popolo lontano, dall'estremita' della terra. Domando' loro: in che vi occupate? guarda, gli risposero, ed egli: pensavo che avrei messo dieci giorni a venire, e invece sono arrivato in cinque. Li circondo' colle sue legioni e ne fece strage.

La seconda parte del fatto si trova anche nel Talmud (Succa' LI b) coll'aggiunta del particolare che il romano vene per mare aiutato dai venti favorevoli.

Quantunque il nome del personaggio non sia troppo chiaramente espresso i particolari che il racconto ci fornisce dettero luogo agli storici di stabilire, senza molte difficolta', che non si possa trattare, come si sarebbe portati a pensare dell'imperatore Traiano. Oltre a non essere ammissibile che la moglie di lui risiedesse in oriente Troguinios e' una corruzione invece del nome Markios, in latino Marcius e si allude a Marcio Turbone che fu governatore della giudea sotto Traiano. Nel 116, ultimo anno di regno di quell'imperatore, gli ebrei si erano ribellati a Cipro, a Cirene, in Egitto, paesi barbari secondo il concetto romano. Niente di piu' facile che in cinque giorni di navigazione il generale fosse in grado di spostare il teatro della guerra da quei paesi alla Palestina.

I particolari di questa repressione sono dati dalle fonti stesse, le quali aggiungono che il sangue corse per il mare fino a Cipro: Vehala'ch Hadda'm Bayia'm 'ad Kipro's, ed il Midrash aggiunge Hanna'ar, fiume, con indicazione evidentemente errata mancando il redattore del racconto dell'esatta cognizione geografica. Ora, secondo l'opinione di storici insigni fra i quali il graetz, la guerra di Cipro fu condotta appunto da Marcio Turbone il quale distrusse in Alessandria il famoso tempio di Onia. Quanto alla nascita del figlio e alla morte della figlia di Turbone, nulla di preciso sappiamo dalle nostre fonti. Certo risulta che il suo accanimento contro gli ebrei ebbe come causa dei risentimenti personali. E' pure evidente che in quell'anno 116 si pago' assai cara l'osservanza della simpatica festa tradizionale: nuova prova per chi ne avesse bisogno, che i nostri seguivano impavidi la loro strada, senza per nulla preoccuparsi di cio' che dello splendore delle loro feste e del loro attaccamento alla fede dei padri avessero dovuto pensare i dominatori romani.

L'obbligo fatto dai Talmudisti alle donne di prendere parte attiva alla festa di Chanucca', per la ragione che esse pure beneficiarono della miracolosa liberazione operata dagli Asmonei (Nashi'm Chayiabo't Bene'r Chanucca' Deaf En ayiu' Beoto' Hannes = Shabbat 23 a) consiglio' alcuni storici a ricercare i vantaggi che alle donne particolarmente vennero dalle guerre dei maccabei. Un commento di Rashi' a quel passo ha dato luogo a molte ipotesi piu' o meno verosimili.

Egli dice che le donne dovettero soggiacere ad indegne sopraffazioni per parte dei nemici e che per opera di una donna fu fatto un miracolo, parole, come ognuno vede, molto generiche e che non trovano riscontro nel libro dei maccabei ne' in Giuseppe Flavio, fonti autorevolissime. Cosi' si ricorse ad ipotesi invero assai strane e da critici di valore come il Kraus si tento' con argomenti quanto mai artificiosi di dimostrare come si siano riportate ai tempi dei Siri e cioe' all'origine di Chanucca' le persecuzioni contro le donne, potendosi in epoca di dominazione dei romani accusare apertamente loro di cosi' turpe violenze.

Ci si parti' per tentare questa dimostrazione da un presupposto anch'esso molto dubbio e cioe' da un'apologia col libro apocrifo di Giuditta e si disse: sotto i babilonesi e gli assiri, le donne non ebbero a subire violenze, quindi quelle che si attribuiscono al lascivo generale assiro Oloferne, sono invece adombrate le nefandezze di Lucio Quieto e di altri capitani romani ai quali si aveva paura di ascriverle. Infatti, si aggiunge, il libro di Giuditta fu scritto verso la fine del regno di Traiano e il principio di quello di Adriano. Similmente, siccome una persecuzione contro le donne avvenne in quel periodo (persecuzione di cui si hanno accenni anche nelle fonti Talmudiche e Midrashiche) e dalla crudelta' del generale romano Turbone, gli ebrei furono liberati, quasi per miracolo, cosi' risolvettero di associare le donne alla commemorazione della loro liberta' e riallacciarono la celebrazione di questi ricordi a Chanucca', la festa alla quale la persecuzione di Turbone non era estranea.

Ognun vede quanto grande sia la stranezza di certe ipotesi per le quali si vuole ammettere che a commemorazioni preesistenti si aggiungessero in seguito nuovi scopi e nuove ragioni. In cio' potremmo anche concordare ove ne sentissimo imperiosa volonta' per renderci conto di fatti in altra maniera inesplicabili. Per contro notiamo innanzi tutto che i nostri libri sembrano parlare di violenza alle donne piuttosto ai tempi degli asmonei che a quelli dei romani. Dei romani, cioe' di Turbone, si legge nel citato Midrash:

Disse alle donne: ubbidite alle mie legioni, altrimenti io vi faccio quello che ho fatto agli uomini gli risposero fa ai piu' deboli cio' che hai fatto ai piu' forti subito le circondo' con le sue legioni e ne fece strage. Il sangue di queste si mischio' col sangue di quelli e si fece strada nel mare finche' giunse a Cipro. Un santo spirito gemeva e diceva: per essi io piango
. Non e' certo da questo squarcio di Midrash che sia lecito stabilire l'esistenza di leggi dirette particolarmente contro le donne.

Ma, posto pure che all'epoca romana debbano riportarsi alcuni squarci talmudici e midrashici che di violazioni di donne si occupano, noi vorremmo, per spiegare l'estensione dell'obbligo di Chanucca' in base ad essi, che nessuna traccia ci risultasse di partecipazione femminile all'epoca maccabaica.

E forse neanche in questo caso ci daremmo per vinti. Si noti intanto l'espressione Talmudica dobbligante le donne alla celebrazione di Chanucca' identica a quella che impone loro di festeggiare il Purim (Nashi'm Chayiabot Bemiqra' Meghilla' Sheaf en Haiu' Beoto' Hannes) = le donne sono obbligate alla lettura della Meghilla' perche' esse pure ebbero parte in quel miracolo. Si puo' dire per il Purim che l'eroina della festa e' una donna, senza l'intervento della quale la liberazione d'Israele non sarebbe avvenuta. Ma d'altro canto pure indipendentemente da lei, non parteciparono anche le donne ai vantaggi derivati dall'abrogazione del decreto di Aman? Similmente nel caso attuale le vittorie dei maccabei non portarono la salvezza degli uomini come quella delle donne? Questa considerazione

Basterebbe gia' da sola, per dar ragione da vedere ai Talmudisti di aver voluto che esse pure si associno ai festeggiamenti di Chanucca' e all'accensione delle faci di allegrezza. Ma c'e' di piu'; senza ricorrere agli avvenimenti del tempo di Traiano e di Adriano, credo si trovino nella storia dei maccabei avvenimenti nei quali le donne figurino come protagoniste. Si parla in Meghillat Ta'Ani't c.6 di una figlia di Matatia' Ben Yochana'n, sommo sacerdote, sorella cioe' degli eroi maccabei, che ebbe a subire un tentativo di violenza. e' stato osservato che il nome Qastryio't = lat. Castra,che figura in questo racconto ne tradisce l'origine romana, quantunque si tenti di riportarlo ai tempi dei maccabei. Si potrebbe a cio' rispondere che il redattore tardo avrebbe usato una terminologia della sua epoca, e quindi vedere nel fatto una bella prova che anche contro donne si infieri' sotto Antioco Epifane.

Tuttavia siamo anche disposti a fare a meno di questo argomento, purche' non ci si neghi senz'altro che le donne siano state vittime pur esse della tirannide siro-macedone. e' noto l'episodio Talmudico di quella madre cui furono uccisi uno dopo l'altro sette figli perche' non avevano voluto rendere omaggio alle divinita' pagane, che, dopo aver resistito a tanto strazio, si tolse la vita; e degni di rilievo sono due altri fatti narrati nella Meghillat Antiocos, di quella donna che fu impiccata col marito perche' avevano fatto circoncidere il proprio bambino, e dell'altra di cui si dice (merita riprodurre le parole testuali):

Una donna che dopo la morte del marito aveva partorito, circoncise il proprio bambino a otto giorni e con esso sali' sulle mura di Gerusalemme e disse: a te parlo, o empio bacchide; ne' noi ne' i nostri figli intendiamo venir meno alle tradizioni dei nostri padri : sabato, capo di mese, circoncisione non saranno dimenticati dai figli dei nostri figli. Cosi' dicendo, lascio' andare il figlio, gli si precipito' dietro essa stessa, e morirono entrambi
. Per quanto tarda si ritenga la redazione di questo documento, e' certo che i due fatti si riferiscono all'epoca maccabaica e sono da porsi fra i tanti in cui si riferisce in quel periodo l'eroismo muliebre. Chi affermerebbe poiche', anche in tesi generalissima, dalla liberazione da quel flagello non si avvantaggiassero anche esse? Comunque, anche se i loro uomini soltanto fossero stati colpiti non ne avrebbero esse subite le funeste conseguenze?

Di un altro fatto non privo di interesse ci da' notizia in due passi il Talmud di Gerus. (ta'ani't 66 a e Meghilla' 70 d) e in uno quello di Babilonia (Rosh Hashana' 18 b), quasi colle stesse parole: leggevo ieri, dice R. Jochana'n, che una volta, durante Chanucca', istituirono un giorno di digiuno in Lydda; in quella occasione R. Eliezer si fece rader la barba, e R. Yehoshu'a' prese un bagno. Ambedue dissero: ora andate e fate un altro digiuno per il digiuno che avete fatto. Non occorre indugiarsi troppo per spiegare l'atteggiamento dei due dottori: col radersi e prendere il bagno intendevano di fare una pubblica protesta, di dimostrare apertamente, cose proibite in giorno di lutto, come essi fossero contrariati alla istituzione del digiuno. Dissero poi che per espiare la colpa di aver digiunato a Chanucca' dovevasi nuovamente digiunare.

Quale la ragione dell'ostilita' dei due dottori contro la deliberazione in parola? L'espresso divieto di digiunare nei giorni festivi, fra i quali e' da considerarsi Chanucca', che nella Meghilla' ta'ani't si annovera tra le feste in cui il digiuno e' formalmente proibito. Se cosi' e', qualche grave ragione deve aver consigliato il supremo moderatore dell' ebraismo in quel tempo a passar sopra alla proibizione. Vediamo. Lydda, nella Palestina meridionale, citta' totalmente ebraica, fu negli ultimi anni del patriarcato di Rabban Gamliel sede del sinedrio dopo Yabne', che ragioni di convenienza avevano consigliato di abbandonare. Rabban Gamliel stesso mori' con grande probabilita', nel primo anno del regno di Adriano, cioe' nel 117-118.

Abbiamo gia' veduto a quale orribile repressione avesse dato luogo, per opera di Turbone, la Chanucca' del 116. e' evidente che dopo essa gli animi non si calmarono e che gli ebrei, in segreto, prepararono la riscossa. Da Lydda, dove certo si erano riuniti i piu' scalmanati cospiratori, parti' il segnale della rivolta che fini', com'era necessario data la grande inferiorita' numerica degli ebrei, colla loro sconfitta. Grave dovette essere la disfatta e considerevole il numero di coloro che perdettero la vita per la patria e per la fede, se a piu' riprese, nei testi rabbinici, si eslta la gloria e il merito loro: Harughe' lud en Lefani'm Mimmechizata'm (Pesachi'm 50 a, Batra' 10 b, Kohele't Rabba', IX,10).

Fra gli ebrei numerosi di Lydda, due solamente se ne conoscevano, dei quali, sebbene non si dica chiaramente che guerreggiarono coi romani, numerosi accenni li farebbero credere i capi dell'insurrezione. Nel Talmud e nel Midrash e' detto che furono condannati a morte da un capitano romano che sembra potersi identificare con Marco Turbone, e che scamparono al supplizio quasi per un miracolo. Sono Giuliano e Pappos, due fratelli di Alessandria, che i testi palestinesi chiamano Shemaya' e Achiya' (questo era il loro nome ebraico, l'altro quello greco, che allora, come oggi, si aveva l'abitudine di aggiungersi). L'arrivo improvviso di due funzionari romani Dyopli'n o Dopledi'ploi o Duumviri (forse) che destituirono il governatore, fece riacquistare ai prigionieri la liberta'.

Sul trono di Roma a Traiano era succeduto il pacifico Adriano, il quale, volendo ricondurre la tranquillita' nelle provincie, penso' subito di porre un freno alla crudelta' dei suoi luogotenenti, fra i quali Turbone non si distingueva per mitezza. Gli ebrei esultarono per la scomparsa del feroce imperatore e il 12 adar, data in cui ebbero la lieta novella, fu dichiarato festivo col nome di giorno di Traiano, Yom Traia'nos.

Ma neppure i primordi del regno di Adriano portarono agli ebrei di Palestina un po' di quiete. Il nuovo imperatore, forse per ragioni politiche, venne meno alla promessa che aveva loro fatto, di permettere la ricostruzione del tempio ed essi di nuovo si sollevarono. Capi della nuova insurrezione, Pappo e Giuliano. Nuove numerose vittime e spietata repressione per mano di una nuovo governatore Lucio Quieto. Ecco il po'lemos shel quie'tos dei Talmudisti. Grave periodo fu quello per la Palestina e il sinedrio ordino' un digiuno. Quando poi dell'assassinio di una figlia del governatore accusarono gli ebrei, la condizione loro si fece anche piu' triste. Fu allora che nel momento del pericolo generale il sinedrio stabili' un periodo di digiuno che non doveva cessare neppure durante i giorni di Chanucca'. A nulla valsero le proteste di Yehoshua' Ben Chanania' e di Elie'zer Ben Orqano's; la decisione di Rabban Gamlie'l fu ratificata. Pero' il digiuno non muto' la situazione. Per migliorare la sorte dei loro fratelli, Giuliano e Pappo decisero di denunziarsi come assassini del governatore. La sentenza di morte, pronunziata contro di loro, fu eseguita in Lydda, proprio in quel giorno che l'anno prima era stato dichiarato festivo, nell' Yom Traja'nos che per quella triste coincidenza venne abrogato.

Tanto pare sia lecito rilevare dalle notizie molteplici ma laconiche e contraddittorie che Talmud e Midrashim ci forniscono sulla festa di Chanucca' e sui dolorosi avvenimenti che alla fine del regno di Traiano e al principio di quello di Adriano ne funestarono la lieta celebrazione. Certo e' che essa corse in quel periodo un grave pericolo. Quando, patriarca Rabban Gamliel, si discuteva se Betela' Meghillat ta'anit, cioe' se in tempo di persecuzione e di pericolo, cessato il regno ebraico, le feste commemorative istituite durante il secondo tempio dovessero ancora mantenersi, en Sha'lom zom, ove l'opinione di lui avesse prevalso, questi giorni sacri alla memoria dell'eroismo dei padri non avrebbero nella memoria di noi, tardi nepoti, che un'eco lontana e forse il tempo che tutto cancella avrebbe disteso su quei fatti meravigliosi il velo dell'oblio.