Le Mitzvot tra azione e intenzione
E' noto che il rapporto degli ebrei con la legge e' stato per secoli oggetto di polemica, qualche volta di malintesi e pregiudizi. La precettistica ebraica e' stata vista molte volte come l'esecuzione di azioni senza corpo e senza anima...
I1 problema sollevato riguarda alcune pratiche ebraiche che vengono discusse nel Talmud, in rapporto all'intenzione che rivelano.
L'ebreo deve recitare lo Shema' con una particolare concentrazione, ossia deve sapere perfettamente che cosa fa, deve avere il massimo livello di intenzionalita'. I1 problema e' sapere cosa sia l'intenzionalita'.
La Mishnah trova un caso particolare. Una persona sta leggendo, per proprio conto, il brano della Torah che contiene lo Shema' se giunge il momento di recitare lo Shema', la sua lettura ha valore come compimento della Mitzvah? La Misnah dice: se ha indirizzato al suo cuore (Kiwwen libbo'), esce d'obbligo. Ma cosa vuol dire indirizzare il cuore? La Ghemarah dice: le Mitzvot richiedono HawwanahUn precetto non vale se non e' realizzato con Kawwanah, intenzione. Perche'? Perche' la Mishnah ha detto chiaramente che se si legge con altra intenzione (se per esempio sta correggendo il Sefer Torah), la preghiera non vale. I1 che vuol dire che il testo, al di la' del suo significato, non ha valore.
I1 Talmud cita un'altra fonte: insegnano i nostri maestri: la lettura dello Shema' deve essere fatta come e' scritto ossia in ebraico. Questo e' il parere di Rabbi', il redattore della Mishnah, mentre tutti gli altri maestri dicono che si puo' recitare in ogni lingua, e si apre una discussione.
Siamo in un periodo di persecuzione, in un periodo nel quale molti ebrei non conoscono l'ebraico. Che cos'e' allora importante rispetto all'intenzionalita' di una preghiera? E' importante che sia detta in ebraico, anche se non e' capita, o e' importante che sia detta in qualunque lingua, e sia capita? Per dire una preghiera, bisogna capire la preghiera, o dirla in ebraico cosi' come e' stata scritta? Rabbi' Yehudah Ha-Nassi' ritiene che, per la sopravvivenza del popolo ebraico, o comunque per mantenere il legame esistente tra la preghiera e la rivelazione, e per conservare il rapporto con D-o, e' fondamentale dire la preghiera nella lingua in cui la si sarebbe recitata se non ci fossero state le persecuzioni che hanno causato l'ignoranza della lingua.
I maestri, a grandissima maggioranza, non sono d'accordo. Dire una preghiera in una lingua che non si capisce non ha senso. La cosa importante e' che la si reciti nella lingua in cui si capisce ogni parola: se si capisce ogni parola, si accetta su di se' cio' di cui si parla nella preghiera, il giogo del regno dei cieli, si accetta l'esistenza di D-o e si stabilisce un rapporto con lui. Si puo' uscire d'obbligo, adempiere al precetto, soltanto se si entra dentro il significato delle parole, e' possibile collegarsi a cio' che e' al di la' delle parole, cioe' l'intenzionalita' di adempiere al precetto e mettersi in rapporto con D-o.
Secondo il pensiero ebraico si entra in un rapporto entrando in una situazione.
I1 termine precetto e' una cattiva traduzione della parola Mitzvah, che sarebbe meglio tradurre con situazione posizione. La legge e' una particolare situazione esperienziale: si entra in tale situazione se si conosce il significato delle parole che si dicono, altrimenti no. Questa posizione sembra la piu' logica ed e' stata codificata: si puo' recitare lo Shema' in qualunque lingua si conosca.
E' interessante notare che questa e' una delle rare decisioni rabbiniche, prese ad assoluta maggioranza, che sia stata completamente falsificata dalla tradizione ebraica: nessun ebreo in nessuna parte del mondo si e' mai attenuto a questa decisione. La tradizione ebraica ha seguito il parere del singolo, di Rabbi' Yehudah Ha-Nassi': lo Shema' va detto in ebraico.
Secondo i maestri della maggioranza significato e intenzionalita' sono strettamente collegati: intenzionalita' non vuol dire altro che entrare nel significato di un testo. Per dire lo Shema' si deve capire quello che si dice, ogni singola parola e ogni singola lettera. Rabbi' Yehudah Ha-Nassi' si chiede invece: i1 significato vero di quest'azione e' la parola? E' il senso della frase? Oppure e' l'azione di dire questa frase e di collegarsi a D-o e alla tradizione? La risposta e' che l'intenzionalita' sta al di la' del significato delle parole. E' l'intenzionalita' che da' il senso, e quindi se una persona vuol dire lo Shema' in ebraico, pur non capendo l'ebraico, non capisce le parole, ma ha l'intenzionalita': l'intenzionalita' e' piu' profonda del significato.
In questa contraddizione tra l'intenzionalita' dentro il significato e intenzionalita' al di la' del significato vi e' una misura di cio' che gli ebrei intendono per la Torah e le Mitzvot: una pratica in cui il giuoco continuo e' tra significato e intenzionalita'.