La Meghillath Ester: lo svelamento del nascosto
Articolo pubblicato su Hebraica Miscellanea di studi in onore di Sergio Sierra per il suo 75 compleanno Torino 5759-1998
" .....questi giorni di Purim non cadranno in disuso tra gli ebrei ed il loro ricordo non cessi in mezzo alla loro discendenza..." (Libro di Este'r, 9;28).
Nella sua grande opera di giurisprudenza ebraica, il Mishne'h Torahh, Maimonide (1135-1204) sostiene che nell'era messianica tutti i libri della Bibbia cadranno in disuso tranne il Rotolo di Este'r essendo questo duraturo come i cinque libri della Torahh, l'esistenza della quale e' eterna.....e, continua, "...anche se dovesse scomparire il ricordo di tutte le nostre sofferenze, quello di Purim non sara' mai cancellato".
Ma perche' proprio il Libro di Este'r e con esso il ricordo di Purim dovrebbero sopravvivere a tutti gli altri? La hlygm Meghilla'h (termine che deriva dalla radice l-l-g g-l-l, che significa arrotolare, avvolgere, e che indica la lettura su un rotolo di pergamena come il Sefer Torahh) e' un libro che narra di una comunita' completamente assimilata, sradicata dalla sua terra d'origine, lontana, materialmente e spiritualmente, dalla Terra di Israele, di cui, in tutto il racconto, non si fa' alcun cenno, n come ricordo n, tantomeno, come me'ta di aspirazione. Siamo nel pieno della hlwg gola'h, dell' esilio, quindi, al punto che gli ebrei temono addirittura di rivelare la loro identita'.
Un altro segno sorprendente e' che, contrariamente a quanto si fa' durante la festa di Chanukka'h, a Purim non si legge l'Hallel (lett.lode; e' il nome dato ai Salmi 113-118), riservato solo ai miracoli avvenuti in Terra di Israele.
Ciononostante, Este'r ottiene quello che ai valorosi fratelli Maccabei non e' stato concesso: non solo il suo libro viene incluso nel canone biblico, ma questo ha dato anche il nome ad un trattato talmudico, chiamato appunto " Meghilla'h".
Cio' che pero' piu' sorprende, nel libro di Este'r, e' che in tutto il testo non viene mai citato il Nome di Dio, n alcuno dei Suoi attributi. Questa peculiarita' della Meghilla'h, cioe' di essere l'unico libro della Bibbia non solo privo della parola e dell'azione di Dio, ma anche di qualsiasi riferimento a Lui, ha fatto discutere molto i Maestri, prima che si arrivasse alla decisione di inserire anche questo testo nel canone biblico.
La stessa storia di Este'r, sembra essere un concatenarsi di eventi del tutto casuali: ad esempio, il grande banchetto del re Assuero, la decisione di chiamare la regina Vashti', il rifiuto di questa di presentarsi, la scelta di Este'r, il tentativo del colpo di Stato scoperto casualmente da Mordekha'i, l'insonnia del re, l'arrivo di Hama'n e di Assuero proprio in quella notte. Il destino del popolo ebraico sembra completamente abbandonato al caso e alla fatalita'.
Il termine yrwp Purim, dal persiano pur, designa le sorti che si gettano per fissare una data o per regolare il destino altrui secondo il decreto del solo caso. L'esistenza degli ebrei sembra legata a una partita a dadi e il popolo stesso appare impotente in un mondo mosso dalla sorte, abbandonato a un destino cieco, in un mondo da cui Dio sembra assente o, quantomeno, cosi' ben nascosto che tutto accade come se Egli non esistesse.
I Maestri del Talmu'd, ricorrendo ai piu' originali espedienti interpretativi, si domandano "..dove si parla di Este'r nella Torahh?.." (Talmu'd babilonese; Haghiga'h 5,b). I Maestri fingono di non sapere che tra la Torahh ed Este'r trascorrono almeno sette, otto secoli.
Per capire il senso della loro domanda bisogna interpretare il testo come segue: in quale punto della Torahh si trova un'allusione alla storia di Este'r? Nella Torahh, dove e' compresa la storia passata, presente e futura del popolo ebraico, deve pur esserci un qualche riferimento al tipo di miracolo che caratterizza Purim e molta parte della storia ebraica. I Maestri leggono quindi nel verso del Deuteronomio, 31;18: "..... awh wyb ynp rytsa rtsh yknaw", "..ed Io continuero' a nascondere il Mio volto in quel giorno..", un preciso riferimento a Este'r e a Purim.
Il Talmu'd, quindi, scorge uno stretto rapporto tra il tema del Dio nascosto, che si eclissa, e l'etimologia del nome rtsa Este'r, che significa appunto nascosta.
La salvezza del popolo di Este'r e di Mordekha'i avviene in modo nascosto e discreto, diversamente da quanto accade per altri miracoli, nei quali Dio si manifesta e opera in forma palese, come, ad esempio, nella liberazione degli Ebrei dall'Egitto.
Ecco perche' qualche commentatore ha tentato di trovare un'allusione al Nome di Dio nel verso in cui Mordekha'i, spazientito dalle esitazioni di Este'r a presentarsi al re ed intercedere per la salvezza del popolo, dichiara: ".. se tu in questo momento taci, liberazione e salvezza sorgeranno da un altro luogo.." ( Ester, 4; 14).
Il termine Maqom, Luogo, designerebbe la stessa residenza divina, conformemente a quanto sostiene la letteratura rabbinica: " Egli e' il Luogo del Suo mondo, ma il Suo mondo non e' il Suo Luogo", nel senso che Dio e' onnipresente anche quando Egli e' nascosto.
La parola ebraica che indica il mondo e' olam e deriva dalla radice alum, nascosto, forse per significare che l'esistenza di Dio in questo mondo e' nascosta e lo scopo dell'olam, cioe' del mondo nascosto, e' la ricerca di quella verita', tma eme't, che secondo il Midra'sh al momento della creazione Dio ha gettato a terra, affinche' l'uomo la facesse germogliare con i suoi propri strumenti.
Compito dell'uomo quindi, e' quello di cogliere l'intervento di Dio non tanto nelle dieci piaghe o nell'aprirsi del mare, quanto piuttosto negli eventi di ogni giorno, poiche' un'eccessiva enfasi sull'attivita' miracolosa di Dio puo' farci dimenticare che la Sua presenza e' in ogni luogo.
Benche' altri quattro libri biblici portino il nome di Meghilla'h, quello di Este'r e' considerato il Rotolo per antonomasia.
Durante il suo srotolamento ci viene gradatamente rivelato cio' che e' avvolto e nascosto. Dio si rivela una guida cosi' silenziosa e invisibile, che la Sua reale partecipazione agli eventi dell'uomo puo' anche essere messa in discussione.
L'abilita', la forza di Israele consiste nel saper srotolare il rotolo, dipanare la matassa: potremmo dire nel saper "meghillare este'r", cioe' svelare il nascosto, sollevare il velo dell'ascondimento, saper leggere dietro la maschera dell'apparenza e restituire un significato autentico al volto della maschera, che di umano ha solo la parvenza.
E' detto nel Talmu'd che nel pasto del giorno di Purim e' consuetudine bere tanto vino fino al punto di non saper piu' distinguere la destra dalla sinistra, di non saper piu' riconoscere la differenza tra "maledetto Hama'n e benedetto Mordekha'i".
(E' notevole tra l'altro che le due espressioni, ykdrm ]wrb, }mh rwra arur Hama'n e baruch Mordekha'i, abbiano lo stesso valore numerico secondo la Ghematriah, regola interpretativa che si basa sul valore numerico delle lettere).
In un universo, quindi, dominato dalla confusione, dove non si discerne il giusto dall'ingiusto, dove la fatalita' sembra reggere i due estremi della catena della storia e il mondo rischia di trasformarsi in una gigantesca mascherata, e in una sbornia generale, i Maestri invitano a mantenere quel discernimento che permette di decifrare il senso del trucco universale.
In ebraico la differenza tra hlwg gola'h, esilio, e hlwag gheulla'h, redenzione, e' data da una sola lettera la a Alef, la prima lettera dell'alfabeto ebraico, la lettera con cui iniziano fra l'altro diversi nomi di Dio, la parola Ada'm, uomo, i Dieci Comandamenti, la lettera con cui doveva avere inizio la Torahh, ma che ha dovuto lasciare il posto alla b Bet, la seconda lettera dell'alfabeto, forse per insegnare al mondo, simboleggiato dalla dualita' della Bet, di tendere alla ricerca dell'Uno.
Se la gheulla'h e' la condizione ideale a cui deve aspirare il popolo ebraico, ed essa sara' raggiunta con la celebrazione di quel Seder, quell'ordine di tutta l'umanita', la gola'h del libro di Este'r, e' la condizione reale del mondo, dove tutto e' confuso, distorto, disordinato.
Tuttavia la gola'h e la gheulla'h non sono cosi' distanti fra loro come potrebbe sembrare; infatti negli anni embolismici, quando si aggiunge un tredicesimo mese, Adar Sheni', si celebra Purim nel secondo Adar, per avvicinare il piu' possibile questa ricorrenza alla festa di Pesach. Purim, infatti e' la preparazione a Pesach, una preparazione per la completa gheulla'h.
Purim, le sorti del popolo ebraico, sono legate alla ricerca e alla riconquista dell'Alef, dell'unicita', dell'identita' individuale e collettiva, di quella particella dell'Unico che e' in ognuno di noi e in virtu' della quale Gli somigliamo.
E' proprio l'assenza dell'Alef che consente agli Hama'n di ogni tempo di giocare a dadi le sorti del popolo ebraico. La disunione e le scissioni all'interno del popolo ebraico scatenano le forze di Amalek, antenato di Hama'n, prototipo dell'antiebraismo irrazionale e gratutito di tutte le generazioni destinato a minacciare l'esistenza di Israele in tutti i tempi della storia.
La salvezza nella storia di Purim, giunge viceversa solo quando Este'r rivela cio' che ha tenuto celato: la sua identita', la sua Alef, adempiendo cosi' all'imperativo della Torahh " ...Ricorda cio' che fece a te Amalek..!" (Deuteronomio, 25;17 ).
Il digiuno istituito da Este'r per invocare l'aiuto divino contro il decreto di Hama'n diventa, quindi, una premessa a un radicale capovolgimento della situazione.
La Teshuva'h, il pentimento, il ritorno, attraverso il digiuno rappresenta l'occasione per scrutare dentro di s, per riprendere in mano le sorti del proprio destino e per liberarsi da un esilio che non ha una valenza esclusivamente geografica.
La condizione necessaria per passare oltre la gola'h e raggiungere la gheulla'h e', dunque, l'esperienza della Teshuva'h, cosi' come e' detto nel Talmu'd " ..grande e' la Teshuva'h perche' avvicina la gheulla'h.." ( Joma' 86, b).
Forse questo e' il senso di cio' che e' sostenuto dalla letteratura rabbinica: la parola Purim, sorti, e' contenuta dalla parola Kippurim, espiazioni. Le sorti sono dentro le espiazioni, nel senso letterale dell'affermazione, ma si puo' anche leggere: le sorti sono nella Teshuva'h.
Solo con la Teshuva'h l'ebreo riprende quindi in mano, responsabilmente e coscientemente, le proprie sorti, non consentendo piu' che il caso decida per lui.
Purim-Kippurim, (in questo caso la Kaf iniziale potrebbe avere la funzione di " come") Purim come il giorno del grande digiuno!
La vita dell'uomo oscilla tra queste due dimensioni, cosi' diverse, ma al contempo cosi' legate tra loro. Il mascherarsi e lo smascherarsi completamente!
Il digiuno, in fondo, e' la necessaria conseguenza di un grande banchetto, e l'introspezione e' l'inevitabile reazione a una rumorosa baldoria; talvolta e' proprio una sbornia e il travalicamento dei limiti a stimolare un sincero esame di coscienza.
Nella concezione ebraica, il corpo non e' scisso dall'anima: la nostra esistenza fisica nel mondo, messa in pericolo a Purim e, quindi, esaltata attraverso un banchetto, e' inscindibile dalla nostra esistenza spirituale celebrata nello Jom Ha-Kippurim.
Non c'e' un Kippurim senza un Purim che lo determini e lo motivi, e non c'e' un Purim senza un Kippurim che lo contenga e gli dia senso.
La prima volta che figura la parola rtsa Este'r nella Torahh e' in Genesi, 4; 14:
" ..saro' rimosso dal tuo cospetto..". E' Caino che parla: egli teme di essere abbandonato da Dio e non essere considerato piu' come uomo. Caino, uccidendo suo fratello, tende a restaurare il caos originario dell'universo. Eppure la sua condanna non e' la pena capitale, ma l'esilio: il primo assassino gode di una strana immunita', nessuno ha il diritto di imitarlo, grazie a un marchio che Dio incide su di lui. Il primo segno che il Signore pone nel mondo. Secondo un midra'sh Adamo incontrando Caino rimane stupito nel trovarlo vivo, tanto da chiedergli:" non hai forse ucciso tuo fratello Abele?" Caino gli risponde: " Io ho fatto Teshuva'h padre e sono stato perdonato!" nascondendo il volto fra le mani, Adamo, allora, esclama:"tanto grande e' il potere della Teshuva'h?...non lo sapevo!".
Caino, l'uomo del crimine brutale, rappresenta la prova vivente che il perdono e' possibile e che la forza della Teshuva'h puo' far risplendere la luce velata dall'oscurarsi del volto di Dio: la Hastara't Panim.
"..Se si legge la Meghillat Este'r a ritroso non si e' compiuto il proprio obbligo.." (Mishnahh, Meghilla'h, 2; 1)
Quale e' il senso di questa norma? Chi legge la Meghillat Este'r pensando che gli eventi in essa narrati appartengano solo al passato, "a ritroso", e il miracolo non e' rilevante per il presente, non ha compiuto il suo obbligo.
Molti eventi della storia ebraica, anche quelli piu' recenti sembrano farci rivivere la storia del libro di Este'r, dove Dio sembra essere completamente assente. Per questo motivo i Maestri hanno visto nella storia di Purim, la condizione paradigmatica del popolo ebraico, indicando che sta all'uomo cercare la presenza divina nella storia, anche quando l'oscurita' dell'esilio e' divenuta piu' fitta, o quando la disumanita' della maschera rischia di trasfigurare il volto umano.
Non dimentichiamoci, infatti, che nella lingua ebraica, l'etimo h-l-g g-l-h significa " esiliare" e "rivelare" nello stesso tempo.