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ago 21, 2002 |
Rabbanim Luzzatto,  |
redazione

I principi fondamentali della Realta' I,1

Rav Moshe Chaim Luzzatto ci dice che ci sono alcune cose su D-o Onnipotente che ognuno di noi deve sia "conoscere" che "credere".

Egli sembra comporre i due concetti, dacche' Rambam (Maimonide) disse in un contesto che noi dobbiamo *conoscere* alcuni fondamenti della fede, ed in un altro che noi dobbiamo *crederci*. Sembra che Ramchal sostenga che noi dobbiamo fare ambedue le cose insieme.

Questa e' la risposta accademica alla domanda sul perche' si parli di entrambe. A noi piacerebbe affrontarle diversamente ora, e rivolgere un paio di domande a proposito della combinazione. Primo, qual e' la differenza tra il credere ed il conoscere? E perche', per il nostro scopo, Ramchal ha composto le due cose?

Il modo migliore che io conosco per definire la differenza tra il conoscere ed il credere e' immaginare il mancare dell'uno o dell'altro. Mi pare che il non credere sia piu' minaccioso dal punto di vista personale ed esistenziale, e piu' oscuramente terribile del non conoscere. Questo perche' io sono convinto che se io non conosco qualcosa, io posso sempre impararla; ma se io non ci credo, mi trovo in qualche modo "arenato". Difatti, molti dei nostri Saggi hanno insegnato che il credere val piu' del sapere.

Ma anche il non sapere e' una minaccia. Sapere ad esempio perche' mi e' accaduto qualcosa di male sembra che attutisca il dolore ed offra conforto. Ma il non saperlo sembra corrodere il mio essere ed opprimermi.

Il punto di Ramchal sembra che noi dobbiamo internalizzare la verita' dell'esistenza di D-o in un modo o nell'altro, e cosi' convincerci della Sua vivente presenza, in modo che tanto l'oscura e terribile mancanza di fede in Lui, quanto la vuota, scipita ignoranza dei modi in cui D-o agisce nel mondo scompaiano semplicemente.

Ma come possiamo far *questo*?

Un suggerimento: avete notato che Ramchal ha intitolato la sua opera "*Derekh* HaShem - La *Via* di D-o", e non "*Derakhim* - *Vie*", come abbiamo invece fatto un paio di paragrafi sopra quando parlavamo de "le vie di D-o nel mondo"?

Credo che Ramchal l'abbia declinato al singolare perche' un punto cruciale in tutta la sua opera e' che nel complesso D-o abbia una via maestra, o *programma*, se vi piace chiamarlo cosi; con molti sentierucoli o programmi secondari, per cosi' dire, che portano tutti alla realizzazione del programma principale.

Riuscire a capire questo - impararlo e crederlo fino in fondo, col cuore e con l'anima - ci fara' tanto *conoscerlo* quanto *crederlo*. Ed infatti gran parte del dono di questo libro sara' il sottolineare l'esistenza del programma principale di D-o alla luce dei Suoi programmi secondari.

Detto cio', che dobbiamo credere e conoscere dopotutto? Queste cose saranno tante, e tanto io che voi dovremo pazientare, anche perche' "La Via di *D-o*" e' fatta a stadi.

La prima cosa e' che D-o e' il *primo essere*; e che egli E' esistito *prima* di ogni altra cosa o persona, e continuera' ad esistere *dopo* che ogni cosa o persona saranno scomparse.

Ma c'e' una stranezza: se Egli e' il *primo essere*, e' ovvio che e' esistito *prima* di ogni altra cosa o persona. Perche' allora Ramchal lo ribadisce? Che differenza c'e'? (Presto parleremo dell'esistenza di D-o che continuera' *dopo* quella di ogni altra cosa).

Forse noi possiamo spiegare cosi' perche' D-o e' chiamato il *primo essere* in questo modo.

Se noi in qualche modo apparissimo dal nulla e divenissimo reali per la prima volta, il primo essere che *scorgeremmo* - l'essere piu' ovvio e preminente - sarebbe D-o. Questo proprio perche' non avevamo ancora avuto la possibilita' di dare per scontata la Sua presenza, e non siamo ancora stati sviati da tutte le altre cose che ci fanno trascurare Lui.

Alla fine D-o dimostrera' inoltre di essere esistito *prima* di ogni altra cosa. Ma dopo verra' questa conoscenza, dopo che avremo superato la scossa e lo stordimento dell'aver avvistato innanzitutto la Sua presenza.

Inoltre, ci e' stato detto inoltre che Egli continuera' ad esistere *dopo* che ogni cosa e persona sara' scomparsa. Perche' dovremmo aver bisogno di sapere anche questo?

Questa sembra il modo migliore di illustrare e spiegare come D-o preceda e segua ogni cosa e persona. Immaginate un gran concerto pieno di scrosci e tuoni, toni alti e bassi, solennita' ed un piccolo. Ed immaginate che cominci con una sola nota che in qualche modo riesce ad aprirsi la strada attraverso il concerto, ed a riapparire alla sua fine.

Non mostrerebbe in retrospettiva quella sola nota di aver *definito* il concerto, e di avergli dato la sua impronta?

Questo e' proprio quello che afferma Ramchal. La presenza ineffabile di D-o definisce la realta' e le da' la sua impronta. Ed essendo Egli il primo e l'ultimo, e' la parte migliore del tutto.

La sua affermazione conclusiva e' che D-o - e solo D-o - e' sia il *creatore* ed il *conservatore* di ogni cosa.

Detta semplicemente, questo finisce col negare il potere di una qualsiasi altra cosa o persona di *creare* veramente qualcosa dal nulla (checche' ci facciano intendere le nostre fantasie e la nostra vanagloria). E finisce col sottolineare che D-o non ci ha solo creati, ma *mantiene* il nostro essere in ogni momento.

Tornando alla nostra metafora musicale, D-o non ha premuto le sue labbra (chiamiamole cosi') sulla bocca del nostro essere solo per iniziare a "suonarci" (cioe' ad animarci); Egli continua a farlo per tutta la durata del concerto.