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ago 21, 2002 |
Rabbanim Luzzatto,  |
redazione

I principi fondamentali della realta' II,2

"Lo scopo della Creazione"

Paragrafo 2

Noi stavolta giungiamo ad una piu' che stupefacente rivelazione dell'intento divino e dello scopo dell'uomo.

Ramchal sostiene che fu intento divino che i beneficiari della Sua bonta' (cioe' noi) fossero personalmente responsabili della consegna di essa da parte di D-o, anziche' passivi recipienti. Cioe', noi questo gran favore dobbiamo guadagnarcelo, anziche' ereditarlo, trovarcelo "nella cassetta della posta", o lungo la via. Noi dobbiamo prendere l'iniziativa della nostra crescita ed ascesa, essere noi a dare inizio al nostro benessere spirituale.

Se cosi' non fosse, continua Ramchal, la bonta' divina sarebbe imperfetta. Ora ci spieghiamo.

Ci sono due forze fondamentali ed opposte concretizzate dai piu' basilari elementi della nostra vita fisica: il battito del cuore ed il respiro. Inspiriamo ed espiriamo; il nostro cuore si alterna tra sistole e diastole. Ad un livello emotivo ed estremamente personale, questo si traduce nelle fondamentali forze umane del *prendere* e del *dare*.

(Ci piacerebbe spendere fin troppo tempo parlando dei misteri dei battiti e dei respiri, nonche' di queste due forze, su come definiscono le nostre giornate e richiedono tanta della nostra attenzione, e come toccano intere aree della vita che non capiamo neppure che sono da esse influenzate, come i nostri gusti musicali, la nostra scelta degli amici, ecc. - ma ci asterremo).

Oso dire che tutte le nostre azioni ed intenzioni umane possono essere giudicate dalla posizione che occupano nel continuo tra queste due forze (il dare e l'avere), e che la nostra salute morale e spirituale s'incardina sull'equilibrio tra esse.

Detto questo, e' importante capire che in una parte profonda del nostro cuore noi vogliamo soprattutto prendere, mentre nel profondo di un'altra vogliamo dare. Diciamoci la verita', la necessita' di prendere e' antichissima, e nasce dalla nostra piu' profonda umanita'. Tutto quel che facemmo mentre eravamo bimbi era prendere, cosa perfettamente normale e comprensibile. Il problema e' che alcuni di noi ci hanno preso gusto e non vogliono piu' smettere ...

D'altro canto, la necessita' di dare e' ancora piu' vecchia, dacche' origina nella nostra anima divina, che e' caratterizzata dal dare. Ma spesso e' ben nascosta nel nostro essere (proprio perche' di origine divina), e piu' spesso che no ci impediamo di dare quando spinti da necessita' naturali.

Tornando al nostro testo (non ci siamo ancora pero'; abbiate pazienza), Ramchal sta arrivando al punto che una parte di noi piu' meschina, pigra, "viziata" di noi vorrebbe semplicemente prendere e basta. E le persone piu' sensibili tra noi sanno fin troppo bene quanto spesso ne siamo colpevoli. Ci piacerebbe sederci in potrona ed essere sempre serviti, solleticati quando ci piace, grattati dove prude, ammirati, adorati, coccolati per l'intera vita. Ma una persona simile non potrebbe funzionare nel mondo in modo sano.

D'altronde, noi sentiamo un forte e potente bisogno interno di contribuire, dare, creare, influenzare, eccetera. In una parola, di dare (come possiamo) e di essere al comando. Ironicamente, nemmeno una persona cosi' potrebbe funzionare regolarmente nel mondo. E qui siamo alle prese con il dilemma umano.

Ramchal esprime tutto questo con una vena spirituale ideale ed equilibrata. Ed egli rivela che noi dobbiamo infatti *prendere*, cioe' ricevere la bonta' divina; ma dobbiamo anche *dare*, cioe' assumere un *ruolo attivo* in questa ricezione.

Altrimenti, come egli nota, la donazione non sarebbe perfetta - ci sarebbe di danno privandoci dell'occasione di soddisfare la nostra necessita' umana di *dare* (cioe' di essere attivo).

Egli quindi prosegue evidenziando che proprio giocando un ruolo attivo nella nostra crescita, noi cosi' *otteniamo qualcosa della divina perfezione*, che significa che noi diveniamo noi stessi "creatori" e datori (seppure su scala umana).

La sua affermazione conclusiva qui e' che il potenziale per perfezionarci dovette essere impiantato nel cuore umano. Perche', se D-o e' intrinsecamente perfetto (come e' stato piu' volte evidenziato), noi lo siamo solo parzialmente e potenzialmente. E noi abbiamo bisogno del permesso sia di esistere (e questo e' un dono divino, non dimenticate), che di raggiungere la perfezione.

Percio' D-o ci ha crato, ed ha creato il nostro potenziale. Ed ha creato i mezzi per farci raggiungere tale potenziale. Ma egli ha anche creato per noi la possibilita' di *non* raggiungere perfezione alcuna.

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