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ott 23, 2001 |
La mistica ebraica,  |
redazione

La leggenda del golem, quando Rabbi Loew creo un essere

L'ombra goffa e gigantesca del golem si stende sui laboratori che praticano le ricerche sulla clonazione.

La creatura dalle sembianze umane realizzata, secondo la leggenda, nella soffitta dell'antica sinagoga di Praga dal rabbino Judah Loew, che era capace di riformulare le lettere dell'alfabeto ebraico in modo da dare a vita a un essere autonomo, era un progenitore dei mostri che popoleranno il nostro futuro? Si racconta a Praga che il noto cabalista avesse inserito sotto la lingua di un gigante d'argilla la parola 'Emet'-'Verita'', capace di infondere la vita a un essere inanimato.

Quando il golem, che avrebbe dovuto limitarsi ad obbedire agli ordini del suo padrone, comincio' ad esercitare la sua forza incontrollata mettendo a repentaglio la sicurezza del ghetto, Loew si precipito' a cancellare la lettera iniziale - la Alef (che simboleggia al tempo stesso l'essenza del creatore e il numero uno) - dalla parola che gli dava vita. Le due lettere residue formavano cosi' la parola 'Met'-'Morte', lasciando senza vita il grande corpo, che si troverebbe ancora depositato in qualche luogo impenetrabile, sotto il tetto spiovente della piu' antica sinagoga praghese.

Una storia ripercorsa ossessivamente dalla letteratura di ispirazione mitteleuropea (da Meyrink, a Singer a Wiesel), dal cinema e dal teatro dell'espressionismo. Un elemento fondamentale di quella Praga magica capitale di stregonerie, dove l'imperatore rodolfo ii d'asburgo si circondava di alchimisti e ciarlatani provenienti da tutta europa nella speranza di trovare la formula che tramutasse in oro il metallo comune.

Nella cultura ebraica il golem ha da sempre rappresentato il concetto di un corpo privo di anima. La parola ricorre una sola volta nel libro dei salmi, ma in realta' rimanda alla creazione del primo uomo. Secondo una antica leggenda sacra, infatti, Adamo nella prime 12 ore di vita non era altro che un golem.

La consapevolezza, che ne fece un essere compiuto, gli fu conferita soltanto in un secondo momento. Il tema ricorre nella letteratura Talmudica. Rabbi Hanina e Rabbi Oshia studiavano assieme ogni venerdi' il libro della creazione. Riuscirono cosi' a dar vita dal nulla a un bue e quindi ne mangiarono la carne. Un altro rabbino, Rava, creo' invece una persona vera e propria e la mando' a visitare Rabbi Zeira. Egli cerco' di interrogare la creatura, ma questa era incapace di rispondere.

Si rese conto allora di avere davanti una costruzione artificiale di rava e la fece tornare alla polvere. Questo passaggio dal trattato sul sinedrio e' solo uno dei tanti elementi delle scritture ebraiche che lasciano trasparire una particolare sensibilita' nei confronti della sperimentazione genetica.

Gia' nel libro della Genesi (cap.30) Giacobbe riesce a distinguere e a moltiplicare le proprie greggi da quelle di Labano che lo opprime facendole abbeverare in acque particolari e provocando la riproduzione di una specie caratterizzata da particolari striature sul pelo.

Secondo i commentatori della scrittura non si era trattato, come potrebbe apparire, di un intervento divino, ma piuttosto di una manipolazione genetica di cui il patriarca conosceva i segreti. In altri brani Talmudici, infine, si trovano notizie sulle operazioni chirurgiche cui si sottomettevano i fanti corridori del re Davide.

A quanto sembra la rimozione della milza e un intervento ai piedi erano riusciti a creare una razza di velocisti imbattibili. Tutti elementi che sembrano smentire la risposta ufficiale di un ebraismo apparentemente in linea con le altre culture religiose, per le quali il permesso e l'obbligo di praticare delle sperimentazioni genetiche insorgono esclusivamente per tutelare la salute umana e per limitare le sofferenze.

D'altra parte molte autorita' rabbiniche si sono espresse in maniera fortemente restrittiva riguardo alla possibilita' di esercitare la scienza medica dove non vi sia l'esigenza di curare. Ne consegue per esempio un atteggiamento severo nei confronti della chirurgia estetica, praticata per motivi di mera vanita'.

Nonostante il golem, quindi, la scienza medica ha bisogno di ottenere una autorizzazione morale prima di intervenire con le sue conoscenze. 'L'ebrasimo - conferma il rabbino milanese Alfonso Arbib - crede fermamente che i nostri corpi appartengano esclusivamente al creatore, di conseguenza, non lo puo' dire nessuno'.

Per questo motivo il Maimonide, il grande scienziato, medico e pensatore giudeo-spagnolo medioevale, escludeva la possibilita' di condannare un uomo sulla base della sua confessione: La vita di una persona non e' un suo possesso, come ha detto il profeta Ezechiele ricordando le parole dell'eterno.

Amos Vitale