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ago 24, 2002 |
Aspetti di vita ebraica,  |
redazione

Santificherete il cinquantesimo anno

(Lev. 25:10)

E' uso comune, tra ebrei e non ebrei, celebrare gli anniversari di avvenimenti personali, come la data di nascita, o delle nozze, o di un evento particolarmente importante nella storia di un individuo o di una famiglia. Non vi sono nei codici di legge ebraica delle regole dettagliate e precise per questo tipo di celebrazioni, ma la loro presenza nelle abitudini degli ebrei e' documentata da epoca remota; nella Bibbia la celebrazione di un compleanno e' esplicitamente ricordata, ma come un uso non ebraico, a proposito del faraone (Gen. 40:20); ma il fatto di essere un uso non ebraico non costituisce per questo un elemento sfavorevole.

Le feste ebraiche sono tutte commemorazioni annuali di un evento determinato, significativo per la storia d'Israele, e per analogia appare lecito festeggiare privatamente gli anniversari personali o familiari. In mancanza di regole ufficiali vi sono consuetudini locali; nella comunita' ebraica italiana il festeggiamento del 25esimo e soprattutto del 50esimo anniversario delle nozze assumono un rilievo quasi pubblico, con una cerimonia domestica o sinagogale alla quale partecipa un chazan che canta parte delle melodie nuziali e recita una benedizione. Il motivo per cui si segnalano proprio il 25esimo e il 50esimo anno e' riconducibile certamente a un uso piu' generale, condiviso dalla societa' circostante, dove si festeggiano le nozze d'argento e quelle d'oro e dove i numeri 25 e 50 assumono un significato particolare come quarto e meta' di secolo. Ma se ci rivolgiamo alle fonti ebraiche possiamo con facilita' scoprire che, almeno per quanto riguarda il numero 50, la sua importanza simbolica e' molto antica e ricca di significati profondi e specifici.

Fin dalle sue origini l'ebraismo ha dato un grande valore simbolico ai numeri. La storia della creazione del mondo, con cui si apre il racconto della genesi, e' tutta costruita sul ritmo del sette, finalizzata all'istituzione e alla consacrazione del sabato. Tutto lo scorrere del tempo, dalla giornata di ogni essere umano all'intera vicenda storica universale, viene ordinato nel pensiero biblico secondo ritmi precisi e definiti. E' stato osservato che la l'ebraismo e' una religione e una cultura che si distingue dalle altre per aver costruito i suoi monumenti non nella dimensione spaziale ma in quella temporale. Per questo rilievo dato al tempo diventa essenziale non solo la sua misurazione, ma anche la sua classificazione, in cui si stabiliscono frequenze e ricorrenze, e una gerarchia di importanza e sacralita'.

Nella misurazione del tempo, e piu' in generale nell'uso dei numeri, ogni cultura usa contemporaneamente diversi sistemi e unita', privilegiandone uno o l'altro secondo le necessita' e le convenzioni. Nella moderna societa' occidentale in cui viviamo il sistema piu' comune e' basato sulle decine; ma da una remota tradizione, forse di origine sumerica, conserviamo per la misurazione di ore e minuti i multipli di sei; mentre l'intero nuovissimo mondo dei computer si basa, anche se il comune utente non se ne accorge, sul sistema piu' elementare, quello binario dello 0,1.

Anche nella cultura ebraica convivono, fin dalle origini, diversi sistemi; da quello delle decine, a quello del sei e quello del sette. Il sei, o meglio il 60 (6 x10) ricorre ad esempio nelle antiche genealogie da Adamo a Noe' (cap. 5 della genesi), dove le cifre sono multipli alti del 60 con l'aggiunta di piccoli multipli del 7. Cosi' come ricorre il numero 127 (60 x 2 +7) nella vita della matriarca Sara (Gen. 23:1) e nel numero delle province persiane nella storia di Ester (Ester 1:1, 5:9, 9:30).

Nella coesistenza di diversi sistemi il numero 50 viene ad assumere un'importanza particolare, come punto di incontro di multipli differenti; 5 x 10, o 100: 2, e soprattutto 7 x 7 +1. Per questa particolarita' la parola cinquanta (Chamish m) e' molto frequente nella Bibbia comparendo quasi 150 volte, e al di la' di questo dato che puo' rispecchiare l'uso comune del numero nel linguaggio quotidiano, il numero 50 ricorre in numerose situazioni storiche e rituali, cariche di significati speciali. 50 sono i giusti che Abramo pensa di trovare a Sodoma, all'inizio della sua supplica , discussione con d. (Gen. 18:24); i capi del popolo sono ordinati per gruppi di 10, 50 ecc. (es. 18:21); nel tabernacolo ritorna con insistenza la misura di 50 braccia (es. 26 e 36); 50 anni e' l'eta' in cui i leviti cessano il servizio (Num. 4). Ma soprattutto, nella misura del tempo, sono due le circostanze in cui questo numero risalta: nella festa di Shavuoth e nel giubileo. La festa di Shavuoth cade nel calendario ebraico il 6 di siwan,e oltre al significato agricolo (festa di mietitura del grano e delle primizie) ricorda la promulgazione del decalogo.

Questa data si ricava indirettamente dall'esame del racconto biblico ricostruendo le informazioni frammentarie che questo da' sullo sviluppo degli avvenimenti. A differenza delle altre feste, per le quali viene stabilita nella Torah una data precisa, nel senso che viene indicato il mese e giorno del mese, la festa di Shavuoth cade si' in una data precisa, ma la sua individuazione avviene con un meccanismo differente. Bisogna contare, dal secondo giorno di Pesach, sette volte sette settimane complete. Finito il conto, il cinquantesimo giorno e' quello della nuova festa (lev. 23:16). I commenti si sono interrogati sui motivi di questa stranezza e hanno suggerito varie spiegazioni.

Dal punto di vista agricolo cinquanta sono i giorni che passano tra l'inizio del raccolto dell'orzo, che viene portato come offerta a Pesach, a quello del raccolto del grano. L'assenza di una data precisa, o meglio la sua mancata citazione, serve a spostare tutta l'economia dei valori sulla prima data, quella di Pesach, rispetto alla quale la seconda, Shavuoth, e' dipendente e ne rappresenta il coronamento finale. Lo stesso nome comune della festa Shavuoth, cioe' settimane, ribadisce il concetto dell' attesa e della tensione, e non il suo significato autonomo.

Il rapporto tra Pesach e Shavuoth e' stato paragonato a quello tra il primo giorno di Sukkoth e l'ultimo suo giorno festivo, detto Shemin atzereth (ottavo giorno di trattenimento), che e' considerato una festa autonoma; la settimana di mezza festa di Sukkoth che separa le due giornate solenni e' come le sette settimane che separano il complesso Pesach , Shavuoth. Alla luce di tutte queste considerazioni il significato del numero 50, riferito ad un intervallo temporale, e' quello di una completa maturazione di attesa, di tempo necessario a un compimento, di periodo finito che lega due eventi e che ne sancisce il legame e la realizzazione delle premesse. In termini mistici il dono della Torah sul Sinai e' una sorta di vincolo nuziale tra d. E la comunita' d'Israele, e cio' e' avvenuto dopo 50 giorni dalla liberazione dall'Egitto, che rappresenta gia' la stipulazione di un forte vincolo; trasportando questi simboli sulle vicende private di ogni uomo e' come se un'unione diventasse veramente totale e completa solo dopo un lungo periodo di attesa e di prova.

Lo schema del 7 x 7 +1 si ripete nell'istituzione del giubileo (lev. 25:10), dove i tempi sono allungati perche' non sono piu' sette settimane ma sette sabati di anni, cioe' sette gruppi di sette anni. Nel giubileo ognuno torna alla sua proprieta' originaria, i servi sono affrancati, e si aboliscono le differenze economiche dando a ciascuno cio' che ogni famiglia aveva avuto in termini egualitari quando era iniziato l'insediamento ebraico in terra d'Israele. Il giubileo ha il significato di rinascita sociale, di liberta' collettiva, di rigenerazione della societa'. Le famiglie si ricostituiscono: ciascuno tornera' alla sua famiglia.

Il parallelo con Shavuoth e' evidente nelle modalita' di calcolo dei tempi dell'evento, e quindi vi devono essere significati comuni: probabilmente nel senso che il dono della Torah rappresenta per Israele la sua nascita e la sua rigenerazione; la Torah si identifica con la liberta'. Il numero 50 assume in questo contesto quello della misura di un ciclo completo, di un limite invalicabile che puo' produrre guasti nella societa' e che impone delle correzioni; 50 diventa il tempo della liberta' e della rinascita, ma non nel senso della perdita dell'ordine sociale e familiare, quanto piuttosto in quello del ripristino della sua unita' ideale originaria: ciascuno tornera' alla sua famiglia. Per questo il 50 anno e' anno da santificare: santificherete il cinquantesimo anno (lev. 25:10).

Dunque la misura di cinquant'anni, per l'unione di un uomo e una donna che hanno avuto il dono di una cosi' lunga convivenza, non rappresenta solo la fine di un ciclo, e il compimento di una fase di una lunga storia, ma e' il momento del coronamento, della piena realizzazione di quel vincolo senza il quale, secondo l'insegnamento rabbinico, ciascuno dei due sarebbe solo la meta' di un essere umano, ed e' l'inizio, in piena maturita', di una nuova vicenda che si augura possa durare ancora molto a lungo.

Oggi disponiamo, grazie al computer, di mezzi nuovi, potenti e insoliti per lo studio della Torah. I ricercatori usano il computer anche per cercare nella Torah segnali nascosti e non visibili senza indicazioni tradizionali o anni di ricerche che le macchine possono ora fare in pochi secondi. Uno dei sistemi in uso e' quello di dimostrare l'unita' del testo, cercando ad esempio se esistono parole o frasi speciali che si formano prendendo a una a una le lettere che stanno a distanza tra di loro in un certo intervallo numerico costante; ad esempio si prende una lettera della Torah, poi si cerca la lettera che viene dopo di lei a distanza di n lettere, e da quest'ultima si calcola la stessa distanza e si individua la terza lettera, e cosi'di seguito. Ora se si prende all'inizio del libro della genesi la prima tau (che sta alla fine della parola Bereshit) e si cerca la lettera successiva a 50 lettere di distanza, e quindi quella dopo ancora a 50 lettere, e cosi'di seguito, le prime quattro lettere trovate formano la parola Torah. Un caso? Si proceda allo stesso modo per il libro successivo, l'esodo, dove la prima tau sta alla fine della parola shemoth, e il risultato sara' identico. Reperti analoghi, con qualche differenza di struttura, si hanno anche negli altri tre libri. Come a dire: il numero 50 richiama la Torah.