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ago 24, 2002 |
Attualità culturale,  |
redazione

D-o Realta' assoluta

Il fondamento di tutti i fondamenti e il pilastro della saggezza sta nel riconoscere che c'e' un Primo Essere che da' esistenza a tutto cio' che esiste.

Maimonide, Mishneh Torah Hilchot yessodeh haTorah 1,1

D-o ha creato l'universo in maniera tale che percepiamo la nostra esistenza alla stregua di una realta' intrinseca e il Divino come qualcosa di insolito e nello stesso tempo di acquisito. E nostro compito raggiungere un livello di percezione completamente nuovo, in cui il Divino e' la realta' assoluta e noi siamo una creazione medita, i canali per l'espressione Divina.

Il Rebbe

Il giorno in cui assunse formalmente la guida il Rebbe inizio' il suo discorso con un versetto che recita: sono arrivato nel mio giardino. Egli chiari che D-o, all'origine della creazione, chiamava l'universo il suo giardino, il primo luogo in cui la sua essenza si era rivelata. Il Rebbe dichiaro' che dopo tanti millenni in cui la Presenza di D-o era rimasta nascosta " e dopo tutto il lavoro fatto per reintrodurre D-o nella vita dell'uomo " era giunta l'ora di completare il processo, in modo che D-o potesse di nuovo proclamare: "Sono arrivato nel mio giardino" questa volta, pero', per sempre. Durante il periodo in cui il Rebbe mantenne la leadership, il tema basilare su cui insiste' principalmente rimase lo stesso: il ruolo che l'attuale generazione deve svolgere al fine di rendere questo mondo un luogo gradito per la dimora Divina.

Come si puo' definire D-o?

D-o.

La parola stessa apre un vasto panorama di opinioni e di emozioni. Alcune persone credono il Lui con entusiasmo, altre non credono con passione mentre altre ancora professano l'agnosticismo. Chi non ha un'opinione decisa in merito a D-o?

Si puo' discutere sulla questione per tutta la vita senza mai arrivare a una conclusione, perche' probabilmente ciascuno dara' una diversa definizione di D-o. Molti di coloro che negano la Presenza di D-o in effetti ne rifiutano una falsa definizione; se fossero posti di fronte a una descrizione accurata, quasi certamente si porrebbe fine alla discussione.

Una volta un rabbino stava cercando di persuadere una persona che si dichiarava atea a compiere una buona azione. Nel tentativo di spiegare perche' considerava tali gesti inutili, l'ateo disse: "Lei sa, rabbino, che io non credo in D-o". Rispose il rabbino: "Anch'io non credo nel D-o in cui lei non crede".

Quando si tratta della parola D-o, nutriamo qualche preconcetto. Alcuni fin dagli anni dell'asilo immaginano un uomo con una lunga barba bianca seduto su un trono in cielo che lancia strali infuocati quando ci si comporta male. Per un bambino D-o puo' essere semplicemente una persona piu' autorevole e potente del padre. Forse questa e' un'immagine accettabile per un piccolo, ma chiaramente e' errata quando e' un adulto che concepisce D-o in termini tanto semplicistici e corporei. E' possibile che per alcuni la definizione di D-o si basi sulle opinioni e gli atteggiamenti di persone che si considerano religiose; forse altri hanno un'immagine negativa di D-o a causa dell'ipocrisia con cui e' stata loro presentata la sua figura a casa o a scuola; forse ad altri ancora ispira sentimenti di caldo conforto per l'amore con cui se ne parlava in famiglia, o tra gli amici e gli insegnanti. Cio' che si prova nei confronti di D-o e' stato anche influenzato dai libri letti, dai corsi seguiti, dalla musica ascoltata e da innumerevoli altre componenti inerenti la personalita' di ciascuno.

Prima di addentrarsi in una discussione su D-o e' essenziale rimuovere i significati assunti dal termine nel corsi dei secoli e le impressioni personali. Soprattutto, pero', perche' e' necessario definire D-o? Perche' non e' permesso a ciascuno dare la propria definizione personale? Perche' il nostro atteggiamento nei confronti di D-o non e' una faccenda privata; informa la maniera in cui ci comportiamo a casa e in pubblico, il modo in cui trattiamo le nostre famiglie e i colleghi di lavoro e la valutazione stessa del nostro ruolo nella vita.

Una persona che desideri cercare il significato profondo della vita deve chiedersi: che cos'e' D-o? Perche' ho bisogno di D-o nella mia esistenza? La risposta a queste domande definira' , piu' di qualsiasi altra cosa, chi siamo e come viviamo, perche' l'interrogarsi su D-o sta alla radice di tutto il comportamento umano. Ogni definizione di D-o da parte dell'uomo, comunque, sara' limitata dalla soggettivita' della comprensione e dai limiti della conoscenza.

Al di fuori di noi stessi, non abbiamo schemi di misura, pertanto, prendendo il creato come modello, cerchiamo di trarre conclusioni riguardo a D-o; ma abbiamo veramente la capacita' di definire D-o? Cerchiamo di definire un D-o creato a immagine dell'uomo o un uomo creato a immagine di D-o?

Poiche' D-o e' il Creatore, l'uomo e' fatto a sua immagine. Poiche' D-o e' una realta' , deve essere definito secondo il suo metro, non il nostro. Poiche' ha creato anche le leggi della logica e della ragione non ha senso supporre che noi, le creature, abbiamo le possibilita' e le capacita' atte a definire il nostro Creatore. Anche la macchina piu' sofisticata non puo' dirci nulla in merito all'ingegnere che l'ha progettata o le idee e le ragioni che lo hanno ispirato.

Se D-o e' totalmente al di la' della nostra capacita' di comprensione, come possiamo stabilire una relazione con lui? Prima di rispondere a questa domanda, esaminiamo il modo in cui ci poniamo in relazione e cerchiamo di comprendere la realta' che ci circonda.

Che cos'e' la realta'

Prendiamo in considerazione le varie definizioni di realta' . Dobbiamo prima di tutto ammettere che la realta' , come ogni cosa, e' definita in base agli strumenti usati per valutarla. Si puo' dire che la realta' consti solamente in cio' che sperimentiamo a livello dei sensi, ovvero in cio' che vediamo, sentiamo, gustiamo, tocchiamo o annusiamo? Questa definizione non puo' essere precisa, poiche' ignora il nostro intelletto e le emozioni. La realta' e' definibile allora in base alle nostre capacita' di pensare e di provare sentimenti in aggiunta alle nostre capacita' sensorie? Anche questa definizione non e' sufficiente perche' non comprende il subconscio, che rimane parzialmente inaccessibile sia a livello cognitivo sia emotivo. Non potremo mai definire la realta' nella sua totalita' , perche' comprende molto piu' di quanto i nostri limitati strumenti umani possano osservare o sperimentare. Le creature costituiscono soltanto una porzione limitata della realta' ; esse non sono che una parte di un insieme molto piu' vasto e la parte non definisce il tutto, ma e' il tutto a definire le parti.

Perche' mai abbiamo un vocabolario cosi' ampio quando parliamo di affari, di divertimenti o delle condizioni del tempo e invece, quando si tratta di parlare di noi stessi a livello intimo, abbiamo difficolta' a esprimere cio' che proviamo? Non dovrebbe essere piu' facile manifestare le nostre emozioni piuttosto che le questioni superficiali? Piu' il sentimento e' intimo, piu' ci sembra difficile trovare le parole.

La ragione di questo paradosso sta nel fatto che lo strumento verbale e' limitato e non puo' tradurre l'intensita' delle espressioni profonde, intime. Per comunicarle impieghiamo altri linguaggi:

quelli della poesia, della musica e dell'arte, perfino il linguaggio del silenzio. Si puo' stare davanti a un bel quadro e restarne colpiti, ma e' possibile che le parole siano inadeguate a descrivere le nostre emozioni. Analogamente, gli strumenti di cui disponiamo per definire la realta' sono insufficienti, pero' sappiamo che esiste realmente, cosi' come sappiamo che il nostro essere interiore esiste, anche se non possiamo toccarlo o definirlo. Forse siamo incapaci di definire l'amore, per esempio, ma nel ricevere un abbraccio affettuoso, chi puo' mettere in dubbio che l'emozione e' reale quanto l'abbraccio stesso?

Per scorgere la verita' , o intravedere la realta' , dobbiamo imparare a porre la nostra esistenza in una nuova prospettiva. A causa dei limiti intrinsechi della natura, la nostra e' un'osservazione unidirezionale, dall'esterno all'interno. Cio' che i nostri strumenti umani sono in grado di registrare e percepire " a livello sensoriale, intellettuale ed emotivo " e' soltanto un indicatore di quanto sta al di sotto della superficie. Incominciamo dall'osservazione dei fenomeni fisici che ci circondano e successivamente usiamo la mente e i sentimenti per rimuovere gli strati esteriori cercando di comprendere le forze interne che determinano il comportamento della natura. Se fossimo in grado di rimuovere tutti gli strati, potremmo incominciare a intravedere uno squarcio di verita' . Allo stato attuale delle cose, siamo in grado di percepire al massimo alcuni aspetti esterni della realta' , poiche' non ci e' possibile penetrare piu' all'interno.

Se non possiamo percepire nella sua completezza neppure la realta' , come possiamo avere una percezione di D-o? Perche' D-o desidera che gli uomini si muovano verso di lui, che lo cerchino e che si uniscano a lui. Cosi', attraverso la Bibbia, D-o ha scelto di autodefinirsi, di permettere a noi di capirlo e di conoscerlo, concretizzandosi poi nelle nostre vite. Quando D-o invio' Mose' a liberare il popolo ebraico dalla schiavitu' egizia, questi gli chiese di definirsi perche' il popolo credesse. D-o rispose: sono colui che sono. Con queste parole, D-o ha descritto l'essenza della sua realta' ; vale a dire, Egli esiste perche' esiste. Gli esseri umani possono concepire l'esistenza solo come processo di causa ed effetto; non si puo' comprendere o nemmeno immaginare un'esistenza che non sia definita, che non abbia una causa, che sia radicalmente diversa dalla nostra. Il concetto di esistenza si basa sulla percezione empirica; una cosa e' solo dopo che se ne e' provata l'esistenza materiale.

D'altra parte, D-o non ha altra causa al di fuori di se stesso; niente lo precede, esiste di per se'. L'essere di D-o deve esistere, perche' e' la vera realta' . Pertanto, l'esistenza di D-o e' senza paragoni, esiste senza possedere l'attributo dell'esistenza. E reale perche' e'; ha una realta' che esiste in quanto tale: sono colui che sono.

Non possiamo, percio', definire D-o. Chi volesse usare la mente umana per provare " senz'ombra di dubbio " che D-o esiste, non scoprirebbe D-o bensi' un prodotto della mente umana. Per conoscere veramente la natura di D-o, dovremmo essere come D-o.

Fu chiesto a un bambino piccolo, che sarebbe diventato un autorevole rabbino: "dov'e' D-o?". E lui rispose innocentemente: "Da qualsiasi parte lo lasci entrare".

Per iniziare a capire D-o, allora, dobbiamo imparare a trascendere la nostra mente, il nostro ego, i nostri strumenti di percezione. Solo allora D-o emergera' .

Guardare D-o con i nostri occhi, con il nostro intelletto, con la nostra logica sarebbe come cercare di afferrare la luce del sole col palmo della mano. D-o non e' definibile. Non possiamo trovare D-o, dobbiamo permettere a D-o di trovare noi, rimuovendo ogni ostacolo nella nostra vita che ne impedisca l'entrata: l'egocentrismo, la disonesta' , l'ignoranza o la paura di riconoscere qualcosa di separato e di piu' grande di noi stessi.

Un filosofo stava discutendo dell'esistenza di D-o con un rabbino rispettato, Il filosofo riteneva che, benche' ci fossero alcuni validi argomenti a prova dell'esistenza di D-o, ce n'erano molti altri ugualmente validi per negarla. Trascorso un po' di tempo il filosofo' giunse all'esasperazione: "Lei e' un uomo saggio " disse al rabbino " perche' mai resta irremovibile di fronte agli argomenti che mettono in questione l'esistenza di D-o?". Il rabbino sorrise: "La invidio " disse " lei e' cosi' immerso a ponderare l'esistenza di D-o che pensa sempre a lui, mentre io passo la maggior parte del mio tempo a pensare a me stesso". Con cio', si lasciarono.

Il filosofo si senti' lusingato dalle osservazioni del rabbino, ma era tuttavia insoddisfatto perche' la sua domanda non aveva avuto risposta. Col passare del tempo, egli maturo e finalmente le implicazioni delle parole del rabbino lo colpirono: "In effe'tti " penso' " quei rabbino mi ha insultato. Il motivo per cui passo tanto tempo a ponderare l'esistenza di D-o e' che io sono sicuro di esistere. Per il rabbino, l'esistenza di D-o e' un dato di fatto; pertanto la questione e' se il rabbino esiste e, se e' cosi', perche'?".

D-o inteso come essenza della realta' assoluta, permette all'uomo di giungere a un'intuizione stupefacente: non c'e' nessun altro al di fuori di lui o, piu' semplicemente, non c'e' nessun altro.

Questa legge e' cardine dell'esistenza: se si mette un oggetto che misura cento metri quadrati in uno spazio di cento metri quadrati, non rimarra' posto per altro. Analogamente, se si ha un ente la cui misura e' infinita, niente potra' occuparne lo spazio, in nessun tempo.

Lo stesso vale nel caso di D-o. Benche' si estenda al di la' del limite concettuale di esistenza, la realta' assoluta di D-o riempie anche lo spazio intero dell'esistenza nella forma che conosciamo. Cio' significa che non e' dato nessuno spazio possibile ad altri tipi di esistenza o di realta' , che siano gli oggetti dell'universo fisico, le verita' metafisiche che contempliamo o perfino noi stessi. Si deve, quindi, concludere che nessuna di tali cose esiste? No, perche' D-o ci ha detto che esistono, ma non hanno una realta' autonoma; esistono soltanto in quanto estensioni o emanazioni dell'energia Divina, la parte creata di una realta' assoluta, molto diversa da cio' che la nostra mente possa percepire e da quanto tutti i nostri strumenti siano in grado di provare. Per capire questa realta' assoluta ed entrarvi, dobbiamo imparare a sospendere le nostre rigide percezioni umane e permettere a noi stessi di sviluppare maniere nuove di vedere, di pensare e di credere. A tale scopo dobbiamo, in primo luogo, avere timore di D-o.

Perche' esistiamo?

Una volta riconosciuto D-o come realta' assoluta, si deve interrogare l'esistenza umana. Sappiamo di esistere perche' D-o ce l'ha detto, ma sappiamo anche che nulla ci dice che dobbiamo esistere. Se una persona non fosse venuta al mondo, con ogni probabilita' l'universo di D-o non avrebbe cessato di esistere. Invero, se l'intera nostra esistenza non avesse mai avuto luogo, la realta' assoluta di D-o non ne sarebbe rimasta intaccata.

La creazione di ciascuno di noi e' quindi la maniera in cui si esprime la scelta di D-o in favore della nostra esistenza. Nessuno di noi e' al mondo per caso; siamo qui perche' D-o desidera la nostra esistenza. Ma perche'?

D-o ha creato l'universo e tutta la vita nella forma in cui la conosciamo per soddisfare il suo ideale in qualita' di architetto Divino: D-o desidero' di avere una dimora nei mondi inferiori.

Egli creo' la terra, la natura e gli esseri umani. E nostro dovere utilizzare ogni risorsa allo scopo di rifinire e perfezionare il mondo materiale, facendone una dimora degna di D-o. Questo e' lo scopo della vita umana. Per realizzarlo D-o ha creato il mondo inferiore, il nostro che e' il piu' basso, poiche' al di sotto nulla esiste. E un mondo in cui inizialmente la realta' esistenziale di D-o e' offuscata, mentre la realta' umana e' considerata primaria. Perche' D-o ha scelto di nascondere la sua paternita' del mondo? Per far si' che l'uomo esista veramente, perche' eserciti la sua facolta' di scelta e perche' possa sentirsi indipendente. Se cosi' non fosse, la nostra esistenza sarebbe priva di significato; saremmo come marionette manovrate da fili.

D-o ha creato invece un mondo agnostico, in cui la sua realta' non e' visibile. Ha celato la sua Presenza cosi' efficacemente che percepiamo noi stessi come se fossimo la sola oggettivita' . Pur essendo consci del concreto Cospetto di D-o, ne percepiamo l'esistenza come qualcosa di estraneo e di esterno, una sorta di realta' sovrapposta. Al contrario, D-o e' la sola realta' mentre la nostra vita si colloca all'esterno. Un succedersi di livelli di comprensione divide la nostra sostanzialita' sensibile dalla sostanzialita' assoluta dell'energia Divina. Si tratta forse di un gioco in cui D-o si diverte a nascondersi all'occhio umano? No, si tratta piuttosto di un dono, di un'opportunita' che ci e' data allo scopo di familiarizzare con lui. Per scrivere, un bambino deve imparare l'alfabeto. Cosi' anche noi prima di arrivare a comprendere la luce risplendente della realta' di D-o, dobbiamo dare ai nostri occhi il tempo di abituarsi alla luce naturale che ci circonda. Solo allora potremo usare la nostra luce per scrutare attraverso i numerosi livelli di una realta' piu' profonda.

Se pero' tutta la nostra esistenza si basa sul principio che D-o cela la sua presenza, come possiamo sapere che la nostra esistenza sia effettivamente riconosciuta dal suo sguardo? Come possiamo avere la certezza che stiamo agendo al fine di perfezionare il mondo materiale? Nella Torah , D-o ci dice che desidera essere conosciuto da noi, ma come e' possibile conoscere un D-o che e' totalmente remoto? Cio' che facciamo importa veramente a D-o?

La risposta a queste domande consiste nel comprendere il procedimento misterioso e complesso con cui D-o ha creato l'esistenza umana.

D-o, che e' in se' indefinibile e indescrivibile, ha scelto di creare l'uomo e di porlo in un mondo fisico definito e descrivibile. Ha anche scelto di manifestarsi in questo mondo per mezzo delle leggi della logica che Egli stesso ha creato, tramite il prodigioso piano della natura e di ogni creatura e tramite la Provvidenza Divina. Tutti hanno la possibilita' di accedere all'esperienza degli Attributi Divini, in modo da iniziare a comprendere D-o e stabilire una relazione personale con lui. Poi impareremo ad astrarlo, ma solo alla fine ci renderemo conto che D-o rimane comunque al di la' di qualsiasi astrazione.

Certamente esistiamo nella prospettiva di D-o e cio' che facciamo gli sta a cuore; non perche' dobbiamo esistere o perche' D-o abbia la necessita' di noi, ma perche' ha scelto cosi'. Pertanto, il suo interesse nei nostri riguardi e' assoluto, non e' arbitrario e non ammette compromessi.

Il fatto che D-o ha celato la sua Presenza in modo tale da lasciarci provare l'indipendenza della nostra esistenza non significa che non esistiamo dal suo punto di vista. Il celarsi della Presenza di D-o non e' un'assenza di luce; ci troviamo, piuttosto, di

fronte a una situazione simile al caso di un contenitore che nasconde al nostro sguardo cio' che contiene, all'interno del quale, pero', si trovano la luce e l'energia pura di D-o.

Non abbiamo, tuttavia, un'esistenza autonoma perche' non c'e' nessun altro al di fuori di lui. Con lui, pero', siamo; invece, non e reale recepire il nostro esistere in quanto unicita' manifesta. Non e' dato all'intelletto umano il comprendere come D-o celi la sua Presenza permettendoci, al tempo stesso, un'esistenza autonoma, ma questo mistero non deve costituire un limite nel rapportarsi con D-o, bensi' uno stimolo vivificante, poiche' dimostra una volta di piu' la lontananza di D-o dal nostro quotidiano, inducendo un ulteriore timore nei suoi confronti unito al desiderio di avvicinarci a lui per integrare la sua realta' nella nostra vita.

Per unirci a D-o dobbiamo combinare entrambe le prospettive, quella di D-o e la nostra. In primo luogo, dobbiamo usare al massimo la mente e il cuore per scoprire e comprendere D-o per quanto ne siamo capaci; in seguito accettare che la mente umana non e' tutto e che, a causa dei limiti della nostra percezione, alcune cose stanno al di la' della nostra comprensione. Questo riconoscimento ci mette in grado di rapportarci meglio al mistero dell'esistenza di D-o, riconoscendo il paradosso di un D-o che sta al di la' della realta' a noi nota, mentre nello stesso tempo comprende tale realta' . Vuol dire che D-o e' in grado di creare sia il finito che l'infinito, sia le cose fisiche che quelle trascendenti perche' e' al di la' di entrambe, non e' ne' definito ne' indefinito. Attraverso la contemplazione di tale mistero ci eleveremo a un livello completamente diverso e, soprattutto, imposteremo una relazione con D-o secondo le condizioni da lui stabilite.

Dal momento che D-o desidera che ci uniamo a lui, ha creato a tal fine un processo elaborato e raffinato. Si inizia esaminando se stessi e interrogandosi, quindi affrontando, a livello emotivo, il dolore esistenziale che si prova andando alla ricerca di un significato.

E' importante eliminare qualsiasi nozione antropomorfica che si potrebbe dedurre da questi concetti e dalle loro analogie. Essi vanno intesi in termini privi di rife'rimenti spaziali e corporei. La Bibbia parla il linguaggio dell'uomo solo affinche' quest'ultimo abbia la possibilita' di farsi un concetto ditali idee. Ma bisogna sempre ricordare che questi termini e questi concetti devono essere spogliati di qualsiasi connotato temporale, spaziale o corporeo, perche' nessuno di essi puo' imputarsi al Divino.

Lentamente, si scala l'arduo monte rappresentato dalla realta' , passo dopo passo, rispondendo a talune domande e scoprendone altre, trovando continuamente risposte piu' profonde, finche' non riusciamo finalmente a instaurare un rapporto con D-o, unendoci a lui. Ci si rendera' conto che non e' possibile definire D-o, si accettera' che e' al di la' di qualsiasi definizione e che neppure dicendo al di la' di qualsiasi definizione si riesce a esprimere la sua indefinibilita' : in un mondo di definizioni e paradossi, riconosciamo D-o che si situa al di la' di tutte le definizioni e di tutti i paradossi.

Ogni cosa che ha posto nell'universo possiede due dimensioni, una interna e una esterna. Nel corso del tempo, arriviamo a capire questa dicotomia all'interno di noi stessi. Riconosciamo che, benche' il corpo rappresenti la nostra dimensione piu' visibile ed esteriore, e' la nostra dimensione interiore, le nostre emozioni, i nostri desideri e le nostre aspirazioni, cioe' la nostra anima che e'molto piu' importante. Dobbiamo abituarci a guardare l'universo nello stesso modo, trasformando la prospettiva della nostra visione dall'esterno all'interno nel suo opposto.

Invece di fare attenzione per prima cosa all'esteriorita' muovendoci verso l'interiorita' , dobbiamo imparare a considerare questa dimensione come la nostra forza primaria in modo da divenire in grado di farne il punto di partenza per comprendere e valutare l'esterno. Non e' un compito semplice, dal momento che per nostra natura potremmo passare tutta la vita a osservare l'universo e cio' che ci circonda dall'esterno. All'inizio, riuscire a conoscere un D-o che e' cosi' diverso da noi puo' sembrare un'impresa impossibile. Ma Egli stesso ci ha dato la capacita' di parlare di lui e ci ha detto che dobbiamo farlo. Possiamo trovare D-o dentro di noi, e possiamo perfino trovare quel D-o che sta ben al di la' di noi. Il nostro dovere e la nostra sfida maggiori stanno nel riconoscere la differenza fra la realta' umana e quella Divina, accettando le opportunita' che D-o ci ha dato per passare da una realta' all'altra.

Come e' possibile stabilire
un rapporto con D-o?

Per trovare D-o, dobbiamo lentamente abituarci a una crescita spirituale. Per farlo e' bene salire un passo alla volta, fino al punto in cui cominceremo a vedere l'universo in una prospettiva spirituale e, alla fine, dal punto di vista di D-o. Questo viaggio completa il circolo della nostra missione cosmica che comincia da D-o e finisce in D-o, esaudendo cosi' la visione del nostro Creatore.

Il primo passo da compiere in tale processo consiste nel prendere semplicemente atto di una realta' che e' molto lontana da noi stessi, riconoscendo, piuttosto, che la nostra non e' vera in se', ma e' un'estensione dell'energia Divina.

Il secondo passo lo si compie facendo di questo mondo una dimora accogliente per D-o. Infine riusciremo a unire entrambe le realta' , la nostra e quella di D-o.

E' possibile percorrere questo processo vivendo un'esistenza al servizio di un obiettivo spirituale facendoci guidare dall'anima

" il nostro livello interno " per dirigere il corpo " la nostra esteriorita' " verso un fine superiore.

E' possibile che una persona viva la maggior parte della sua vita mangiando, dormendo, guadagnandosi da vivere, divertendosi o curando comunque i propri bisogni materiali. Ma se si fa tutto cio' allo scopo di poter dedicare il poco tempo che rimane alla preghiera, allo studio, alla carita' e ad altre attivita' al servizio di D-o, si sta trasformando attivamente l'essenza della natura intima della propria realta' fisica.

Aprendo la nostra mente a una nuova possibilita' " che la nostra realta' umana e' solo una piccola parte di una realta' che avvolge il tutto " saremo in grado di superare i limiti della nostra esistenza. Cominceremo a imparare a pensare come D-o stesso; sapremo come abbracciare la fede e la ragione, l'indipendenza e l'unita' . Una volta superati i limiti del pensiero umano, saremo in grado di integrare questa conoscenza superiore nella nostra vita fisica, nella nostra logica, nelle nostre emozioni e, soprattutto, nella nostra condotta. Ci insegnano i saggi che come Egli e' benigno e misericordioso, cosi' tu sarai benigno e misericordioso.

Una condotta che segue il modello Divino crea un'unita' fra l'uomo e D-o, realizzando l'obiettivo per il quale siamo stati messi al mondo. La nostra prospettiva volge al cambiamento; cominciamo a intravedere la luce che sta dentro al contenitore. Riconosciamo D-o in tutto cio' che ci sta intorno; quando mangiamo, capiamo che ci stiamo nutrendo al fine di avere le forze necessarie per assolvere compiti elevati e Divini; ci rendiamo conto che ogni oggetto puo' e deve essere utilizzato con un fine Divino che trascende la mera soddisfazione dei nostri bisogni. Il nostro tavolo e' destinato allo studio, il nostro soggiorno alla conversazione produttiva e allo scambio. Il nostro lavoro non e' piu' soltanto un mezzo per guadagnarci da vivere, ma un'occasione per comportarci piu' rettamente ed eticamente, introducendo D-o nel mondo. Un medico riconosce la meraviglia divina nel corpo umano e un ingegnere vede nel suo lavoro il riflesso del disegno e dell'unita' divina.

E infine si impara a essere sensibili alla Provvidenza Divina, a riconoscere che ogni cosa, dal vento che fa tremare una foglia, al movimento delle galassie, e' guidata dalla mano di D-o. Invece di osservare la vita dall'esterno all'interno, si apprende a guardarla dall'interno all'esterno. Nei viaggi d'affari o in vacanza, invece di preoccuparci degli aspetti esteriori della gente che incontriamo o delle cose che vediamo, esaminiamo la vita a un nuovo livello di realta' domandandoci: "Perche' D-o mi ha portato qui? Quali lezioni profonde devo imparare da questo incontro?".

Se incominciamo a cercare un significato in tutto cio' che ci accade, la vita diventera' piu' significativa. Le nostre azioni giornaliere assumeranno un nuovo valore. Mano a mano che procediamo a rimuovere i numerosi veli che oscurano la realta' Divina, il nostro intelletto e la nostra percezione diventeranno piu' acuti.

Inizia a emergere il mondo reale, non piu' avvolto dalla confusione e dall'oscurita' ma lambito dalla luce di una conoscenza superiore. A questo punto, avremo concluso un'impresa senza precedenti:

pur affermando la nostra esistenza, avremo riconosciuto in noi stessi la manifestazione di D-o; inoltre, avremo introdotto una nuova energia in questo mondo inferiore e contribuito a rivelare l'essenza di D-o in un universo che in origine si considerava indipendente e opposto a D-o; avremo riconosciuto che il nostro mondo, che all'apparenza e' privo di causa, puo' essere stato portato alla luce soltanto da un D-o indefinito e indefinibile, che non e' sottoposto a nessuna causa.

Per rendere compiuta la sua creazione, l'architetto Divino ha fornito un modello, una carta geografica che illumina i molti sentieri tortuosi e oscuri del mondo. Questa carta geografica e' la Bibbia, che da' al genere umano le direttive per vivere una vita ricca di significato profondo, mettendoci a disposizione gli strumenti per penetrare al di la' delle cortine esteriori dell'universo fisico e per scorgervi la Divinita' . Ci mostra le buone azioni che ogni persona deve compiere, i mezzi con cui perfezionare la vita e l'ambiente. Ogni essere umano ha un compito, un angolo dell'universo da migliorare e da preparare al fine di renderlo dimora per D-o, sia egli un medico o uno scienziato, un impiegato o un camionista, un genitore o un insegnante. Quando il cosmo intero arrivera' a comportarsi secondo le intenzioni del suo Creatore, entreremo nell'Era Messianica, il tempo della redenzione e della rivelazione universale del Divino. Mettendo da parte i nostri impulsi egocentrici e muovendoci verso D-o, ne trarremo solo vantaggi.

Poiche' la nostra permanenza sulla terra e' transitoria " cosi' come le nostre occupazioni, le nostre ricompense e i nostri obiettivi materiali " quando uniamo la vita a una realta' vera ed eterna, ogni attivita' e successo diventa altrettanto vero ed eterno. D-o ha creato ciascuno fornendogli doti uniche. La nostra missione sulla terra, al cui compimento siamo stati preposti, puo' essere eseguita solo da noi; abbiamo la responsabilita' di prendere coscienza ciascuno della propria missione, dirigendo tutte le energie a questo scopo.

Paradossalmente, la nostra vita inizia ad acquistare un significato solo quando avremo scoperto quanto, da sola, ne sia priva in rapporto all'esistenza di D-o, pero', quando ci mettiamo in sintonia con la prospettiva di D-o, ci accorgiamo che la nostra vita non potrebbe essere piu' significativa di cosi'.

Spesso sentiamo che molti pongono in discussione l'esistenza di D-o. E interessante notare come le persone tendano a interrogarsi a questo proposito con molto piu' rigore di quanto non s'interroghino riguardo a molti altri aspetti della loro vita stessa. Pensiamo a quante volte facciamo affidamento sull'esperienza altrui per prendere decisioni fondamentali e accettiamo il giudizio di medici e di scienziati, nonche' il consiglio di persone che ci dicono come bisogna mangiare e dormire, giocare e lavorare, che cosa indossare e come comportarsi. Quante volte ci siamo preoccupati di prendere in esame la ricerca di cui fa uso il medico e che sta alla base della sua prognosi, o di ispezionare la cucina di un ristorante in cui mangiamo?

Quando la questione riguarda D-o, tuttavia, siamo molto piu' puntigliosi. Perche' d'un tratto diventiamo cosi' rigorosamente logici? Forse non temiamo l'enorme responsabilita' che ricadra' su di noi nel momento in cui accetteremo la missione Divina di condurre una vita ricca di significato profondo?

La gente oggi parla di D-o, del bisogno di ritornare a perseguire valori piu' elevati e di avere una maggiore coscienza della propria missione spirituale sulla terra con molta piu' frequenza di un tempo.

Tutto questo mostra le buone intenzioni, ma ora e' giunto il momento di fare qualcosa in merito, di agire. Lasciamo entrare D-o nella nostra vita; non e' difficile. D-o pretende da noi solo una piccola apertura, grande quanto la cruna di un ago, per mezzo della quale Egli ci spalanchera' l'ingresso di una realta' assoluta. Dedichiamo a D-o anche solo un limitato angolo della nostra vita, ma usiamolo esclusivamente a questo scopo.

Siamo la generazione che completera' il processo che portera' all'emergere della piena consapevolezza della presenza di D-o nel mondo. Solleviamo finalmente il velo che ha avvolto la Presenza di D-o per tanto tempo. Siamo stanchi del travestimento; stiamo aspettando la verita' e cosi' anche D-o.

Non facciamolo aspettare ancora a lungo.

Quando il Rebbe era un bambino di appena due anni e mezzo, la madre una sera ando' a controllare che il piccolo dormisse. Con sua grande sorpresa, non lo trovo' a letto. Si mise allora a cercarlo per la casa, ma senza risultato.

Alla fine, si risolse a guardare in una stanza che la famiglia usava per la preghiera e trovo' il bambino in piedi, che oscillava avanti e indietro nell'atto di pregare.

Durante tutta la vita, il Rebbe, dovunque si recasse, portava sempre con se' il suo libro di preghiere.

(tratto da Il significato profondo della vita. Il pensiero ebraico nelle parole di un grande maestro: il Rebbe M.M.Schneerson di S.Jacobson)