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set 2, 2002 |
Personaggi Celebri,  |
redazione

I ricordi di Rosemarie

Le vicissitudini di una ragazza ebrea in fuga da Fiume
che trova rifugio nella citta' martire di Boves

Lettera di Primo Levi

7 maggio 1983

Cara Mariarosa,

sono contento di essere stato la lontana causa scatenante che ti ha mossa a scrivere le tue memorie. Non sono "piccole" per niente: sono anzi un autoritratto in piedi, pieno di vigore. Neppure e' vero che non abbiano valore letterario: per scrivere in modo valido, come tu scrivi, bisogna appunto non lasciarsi tentare dalle velleita' letterarie, e tenersi ai fatti. E, accidenti, quanti e quali sono i fatti che tu hai da raccontare! Una spezzata incredibile, tutta svolte, tutta agguati, che si dipana attraverso le maglie strette o larghe dell'Italia occupata.

Benche' la si legga con molti brividi retrospettivi, la tua storia e' bella perche' non cede mai all'autocommiserazione: e' pudica e coraggiosa, mai lamentosa, e questo la distingue dalle numerose storie analoghe che ho lette. Le tue vicende sono si' quelle di una ragazza che "l'ha scampata bella", ma quasi mai per merito della fortuna; ogni pagina dimostra che la salvezza te la sei mirabilmente guadagnata. Direi che per te, come per altri fiumani, il multilinguismo e' stato un fattore primario che tu giustamente metti in rilievo.

Ti ringrazio per avermi mandato il manoscritto, che vedrei volentieri dilatato in un libro: mi pare che tu ne abbia la forza. Come forse avrai intuito, questo e' per me un periodo un po' difficile: alle preoccupazioni famigliari si e' sovrapposto un mio stato di stanchezza che mi impedisce di scrivere, e per me scrivere e' importante. Ma spero di uscirne; se non prima, almeno per il convegno di settembre.

Ti saluto con affetto, insieme con tutti i tuoi

Primo Levi

Un autoritratto in piedi

Esce in questi giorni una riedizione ampliata di un libro di ricordi e riflessioni che copre il periodo che va dalle leggi razziali del 1938 all'immediato dopoguerra: il titolo e' "Le piccole memorie di Rosemarie", l'autrice e' Rosemarie Wildi Benedict che attualmente vive in Svizzera, ad Aarau.

Il libro, che e' stato stampato a Boves per la casa editrice Primalpe di Cuneo, contiene pure una lettera di Primo Levi e una ricca documentazione storica con delle note esplicative a cura del giornalista Gianni Martini. Per questa ristampa l'autrice ha scritto un capitolo aggiuntivo un "Dopo libro" che narra degli echi che la prima edizione ha avuto.

una recente immagine dell'autrice>Ad oltre cinquant'anni dai fatti, e dopo che qualcuno ha voluto negare la Shoah, c'e' pure chi tenta di applicare il revisionismo storico anche alla Resistenza cercando di svilirla riducendola a "resa dei conti" fra fazioni rivali.

La storia di Rosemarie, con il suo modo diretto, con la sua naturalezza, senza sovrastrutture fumose e priva di compiacimenti autocelebrativi, e' importante perche' offre la possibilita' contrastare questa deriva e di accostarsi alla Resistenza cogliendone il significato autentico.

Il libro "Rosemarie" va pero' letto anche come opera letteraria poiche' riesce a toccare le corde profonde dell'animo e a trasportare il lettore in una diversa dimensione dove puo' attingere non solo conoscenza ma anche un arricchimento interiore.

La storia in se' e' semplice e lineare e dimostra come azioni estremamente coraggiose, se non addirittura eroiche, possono venir compiute da persone in apparenza normali, che hanno la stessa voglia di vita e di gioia, le stesse ingenuita', gli stessi slanci di ognuno.

Rosemarie nasce a Fiume (l'attuale Rijeka) in una famiglia ebrea. Il fascismo e le leggi razziali creano i primi problemi alla famiglia Benedict: il padre perde il lavoro, Rosemarie, alla soglia del liceo, non puo' continuare gli studi, il fratello per poter adempiere la sua attivita' scientifica deve emigrare in America. Con l'arrivo dei tedeschi, la situazione si fa insostenibile: i Benedict lasciano la loro citta' e si rifugiano dapprima a Caprino Veronese, ed in seguito ad Ozegna Canavese, non lontano da Torino, presso la famiglia di un giovane conosciuto a Fiume. Quando anche li' la situazione diventa troppo pericolosa per loro, Rosemarie e i genitori cercano scampo a Boves, citta' martire. La scelta di Boves non e' casuale ma ragionata: e' risaputo che nella citta' che ha in precedenza subito ben due eccidi con molti morti e la distruzione di centinaia di abitazioni, la popolazione non coltiva certo sentimenti filotedeschi.

carta d'itentita' rilasciata al padre di RosemarieCarta d'identita' con il cognome Benetti, rilasciata al padre di Rosemarie dal Segretario Comunale di Boves, Avv. De Caroli

A Boves, infatti, i Benedict, che hanno ottenuto documenti falsi e si fanno chiamare Benetti, si sentono protetti e allacciano profonde relazioni di amicizia con gli abitanti della citta'. Quando i tedeschi scoprono che Rosemarie, che tutti ormai chiamano affettuosamente "tota Maria Rosa" sa la lingua tedesca la chiamano a lavorare per loro come interprete.

Inizia cosi' un periodo molto difficile e pericoloso per la giovane ragazza. Oltre a non far scoprire a nessun costo la sua origine ebraica deve riuscire a conciliare due ruoli antitetici, quello palese di traduttrice per i tedeschi e quello nascosto di membro della Resistenza. Dopo la fine della guerra Rosemarie riprendera' gli studi a Torino ed in seguito si sposera' e si trasferira' in Svizzera, ad Aarau, dove e' stata docente d'italiano fino a non molti anni fa.

La lettera di Primo Levi

Rosemarie al tempo del suo soggiorno a BovesDopo aver scritto quelle che lei chiama "le mie piccole memorie" Rosemarie le ha inviate in visione a Primo Levi che le ha risposto con un'affettuosa lettera di approvazione e incoraggiamento. e' una lettera molto bella, non certo di maniera e di routine. Dalla stessa traspare che Primo Levi ha particolarmente apprezzato la naturalezza e la freschezza del racconto "che si dipana attraverso le maglie strette o larghe dell'Italia occupata" e vi ha verosimilmente ritrovato lo spirito picaresco che si respira anche nel-"La tregua" e in "Se non ora, quando?". Come nei due libri di Levi, anche nel racconto di Rosemarie (che la salvezza se l'e' "mirabilmente guadagnata") e' l'assunzione di responsabilita' e l'inventiva di fronte ai pericoli, che da' dignita' ai protagonisti e si dimostra salvifica.

Primo LeviNel libro di Rosemarie trovano conferma, e dimostrazione concreta, le riflessioni su due temi, sui quali Primo Levi si e' soffermato in due importanti capitoli del suo ultimo libro "I sommersi e i salvati": l'importanza del multilinguismo e la violenza inutile.

Nel Lager chi non sapeva il tedesco o il polacco era perduto e votato alla morte, nel racconto di Rosemarie e' la conoscenza delle lingue che le ha permesso di salvarsi e di contribuire alla lotta di liberazione. Per quanto riguarda la violenza inutile vi e' lo struggente episodio dell'arresto da parte delle SS della nonna, la quale, ultraottantenne e incapace di reggersi in piedi, e quindi del tutto inoffensiva per i tedeschi, e comunque ormai prossima alla morte naturale, viene cio' nonostante strappata dal suo letto d'ospedale e trascinata sul camion verso la prigionia.

Verso la fine della lettera Primo Levi esprimeva la speranza di vedere dilatate le "piccole memorie" in un libro: la pubblicazione di questo libro e' dunque, sia pure a distanza di anni, la realizzazione di questo suo desiderio.