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set 29, 2002 |
Personaggi Celebri,  |
redazione

L'eretico Gershon Scholem

Siamo noi a scegliere la nostra strada o e' la vita che sceglie noi?

Liberamente ho tradotto, e riporto pressoche' integralmente, questo bell'articolo.
Mi scuso anticipatamente per errori ed imprecisioni che, certo, sono presenti; talvolta si avvertono macchinosita' e dissonanza: nel dubbio, ho riportato, nelle note, la frase originale.

Le mitiche passioni dell'eretico Gershom Scholem [1]

Una mattina presto del febbraio 1917, Gerhard Scholem, un diciannovennealto, con orecchie a sventola e perspicacemente amante della lettura, sedeva acolazione con i genitori nel loro confortevole appartamento di Berlino. Era unmomento di crisi familiare. Gerhard, il piu' giovane di quattro figli, era ilsolo che ancora viveva a casa. Gli altri tre erano gia' sotto le armi per laguerra del Kaiser. Reinhold ed Erich erano convinti patrioti come loro padre;Reinhold, nel gergo della destra, ando' oltre e venne a definirsi Deutschnationaler, un TedescoNazionalista. Werner, piu' grande di Gerhard di due anni, era una testa calda edi sinistra; piu' tardi divenne un impegnato Comunista. Fu ferito ad un piede inSerbia e fu ricoverato in un ospedale militare. Zoppicando, con indossol'uniforme, abbandono' il letto e si uni' ad una dimostrazione pacifista. Fu arrestatoed accusato di tradimento.

Oltre ai pasticcini rifiutati, ancora un altro tipo di tradimento stava maturando. Gerharddichiaro' di essere un Sionista e si stava apertamente preparando ad emigrare inPalestina. Due anni prima, smascherato come l'autore di un volantino circolatoad opera di un gruppo Sionista giovanile, fu espulso dalla scuola. ArthurScholem, il capofamiglia di questa supponente ciurma (meta' ammutinata) , nonpote' nulla per Werner, che era detenuto dall'Esercito. Ma Gerhard era ancora vicinoabbastanza per sentire la collera di suo padre, e Arthur Scholem ideo' unapunizione con Prussiana metodicita'. Un uomo d'affari, si stava chiedendo, autoritario, mai compromesso, soprattutto pratico; presiedeva un'avviatatipografia ed una famiglia[2] ed avrebbe potuto permettersi un cuoco ed una cameriera. A Natale, c'era unalbero minuziosamente decorato circondato da mucchi di regali. Quando Gerhardaveva quattordici anni, trovo' sotto l'albero una cornice con il ritratto diTheodor Herzl."Abbiamo scelto questa fotografia perche' sei cosi' interessato alSionismo", spiego' sua madre ("Da allora in poi", Scholem commento' decadi piu'tardi,"per Natale uscivo di casa"). Questo interesse, dal punto di vista diArthur Scholem, crebbe[3] eccessivo ed irragionevole. Gerhard non solo si getto' nello studiodell'ebraico, ma stava penetrando, con l'identico zelo riservato alleletterature Latina e Tedesca, l'ampio universo del Talmud. Ogni elemento diquesti antichi testi canonici lo attraeva: le loro preoccupazioni giurisprudenzialied etiche, la vitalita', nella stessa misura, della loro razionale e fantasiosaintrospezione; il loro famoso dialogico e spesso dissenziente discorso tra legenerazioni. Il lavoro romantico di Martin Buber e la panoramica"Storia degliEbrei" di Heinrich Graetz (con entrambi dei quali, alla fine, Scholem ebbediscussioni[4] ) furono lo stimolo iniziale; egli prosegui' cercando le teorie sionistedell'epoca e qualsiasi cosa nella Judaica che un biblio-maniaco adolescentepoteva permettersi setacciando i negozi di libri usati[5] .

Questo fu veramente troppo per il vecchio Scholem, che, oltre tutto, sconto' anche la veemente reazione del Movimento anti-Sionista degli EbreiTedeschi. La Fede puo' essere tiepidamente ebraica, ma la fedelta' assoluta, l'indubitabile identita' sociale e personale, era Tedesca. Arthur Scholem sicredeva ben integrato ed accettato nella societa'. Nessuna meraviglia che"le discussioni a tavola nella nostra famigliadivennero sfide", come Scholem ironicamente puntualizzo' in"Da Berlino a Gerusalemme", la sua concisamemoria[6] del 1977. Ma da allora Gerhard si e' trasformato[7] in Gershom.

Quella mattina di Febbraio del 1917, la famiglia a tavola erasommessamente tesa piuttosto che in sfida. Arthur Scholem aveva fatto i suoipreparativi; stava attendendo. Il campanello della porta suono', annunciandol'arrivo di una raccomandata. Era stata scritta due notti prima, ed eraindirizzata a Gerhard:

"Ho deciso di toglierti ogni sostegno. Tienipresente quanto segue: hai tempo fino al 1 Marzo per lasciare la mia casa;successivamente ti sara' vietato farvi ritorno senza il mio permesso. L'1 Marzotrasferiro' 100 Marchi sul tuo conto cosicche' non rimarrai senza mezzi, Non puoiaspettarti niente di piu' da me... Se finanziero' i tuoi ulteriori studi dopo laguerra dipende dai tuoi futuri comportamenti.

Tuo padre, Arthur Scholem

Suo padre non avrebbe potuto comprendere un giovane uomo contrario aduna guerra patriottica. Aveva un prodigio nelle sue mani che lo sconcertava[8] -un prodigio ribelle nel divorarePlatone e Kant, raramente donato ai piu' alti matematici, ed era determinato adaggiungere a questa ansia concettuale una fuori moda, imprevedibile edoltremodo ostinata dedicazione alla storia ed al pensiero ebraici. E, oltrequeste perplessita', Arthur Scholem a stento riconosceva cosa Gerhard, sul puntodi diventare Gershom (il nome di un figlio di Mose') , stava crucialmenteripudiando ed avrebbe continuato a ripudiare per il resto della sua vita. Adispetto della conoscenza della cultura europea del piu' giovane Scholem, eraproprio l'Europa, e la Germania in particolare, alla quale aveva intenzione dirinunciare. Ai suoi occhi, la lealta' di suo padre, l'amore spassionato per la Vaterland, che la maggior parte degliebrei tedeschi sentivano pienamente, non erano altro che un auto-inganno, un'illusione. Gli ebrei erano innamorati della Germania. Ad un amico ebreo cheaveva professato"sconfinata adorazione perl'arte tedesca, Goethe, ed il nostro contemporaneo Rudolf Borchardt", e che provocatoriamente aggiungeva"odioMartin Buber con tutto il mio cuore", il diciannovenne Scholemrispondeva con quella che lui chiamava "unatremenda intuizione" per il Giudaismo:

Confesso di non aver mai avuto una cosi' pienarelazione[9] con qualsiasi altra cosa; ha assorbito la mia completa attenzione dal momentoin cui ho cominciato a lavorare ed a pensare con la mia testa (vale a diredall'eta' di quattordici anni). Il confronto con la cultura tedesca che ponecosi' tanti ebrei di fronte ad un accorato[10] dilemma non e' mai stato un problema per me. Ne' l'assolutamente degiudeizzata[11] atmosfera di casa mia puo' cambiare questo. Non ho mai trovato od intravistovalori la cui legittimita' era radicata nell'essenza tedesca. Perfino iltedesco, che parlo, scompare per me completamente quando paragonatoall'ebraico.

Ad un altro corrispondente, pochi giorni prima, aveva annunciato"Noi, gli ebrei, abbiamo avuto una relazione conl'Europa solo per il gravita' che l'Europa ha esercitato su di noi in manieradistruttiva"[12] . Entrambe queste asserzioni furono fatte da un letto dell'ospedale militaredove, racconto',"i pesanti passidell'antisemitismo colpiscono sempre la mia schiena". Come i suoifratelli piu' vecchi prima di lui, fu indotto al servizio militare; diversamenteda Werner, non era stato ferito in battaglia. Piuttosto, stava nel reparto dimalattie mentali, sofferente per un tipo di malattia nervosa-e poi ancora fuun'invenzione,"una macchinazione colossale", come la defini', a farlo espellere dall'esercito. In effetti, fu in parte l'unoed in parte l'altro, e riuscirono a liberarlo[13] ."Potro' lavorare ancora", grido'."Non sprechero' la mia giovinezza in queste odiosecircostanze, e posso celebrare il mio ventesimo compleanno indossando abiticivili".

L'intervallo di tre mesi tra l'espulsione dalla casa paterna ed il suocompito di coscritto nell'esercito risulto' particolarmente fruttifero. Ando' avivere alla pensione Struck, in un quartiere privo di fascino di Berlinoaggiungendosi ad un gruppo di intellettuali ebrei che mantenevano fervide[14] , ancorche' contrastanti, opinioni sioniste[15] . Tra i poliglotti e fieri letterati a pensione c'era un futuro presidente diIsraele, e fu qui che Scholem si impegno' in una traduzione dallo Yiddish (unalingua nuova per lui) di un saggio in memoria degli Ebrei vittime di Arabiriottosi in Palestina: la sua prima pubblicazione ordinaria[16] . Durantequesto stesso periodo, comincio' la sua durevole amicizia con lo scrittore ebreoS. J. Agnon, che sarebbe un giorno stato premiato con il Nobel per laletteratura, e le cui storie Scholem rese in un lucido tedesco. Scholem ha gia'incontrato Walter Benjamin in un club di cultura Ebraica per giovani-"un mente assolutamente originale", dissemeravigliato. Aveva diciassette anni, Benjamin cinque di piu'. Non molto dopo, si incontrarono ancora come studenti universitari (nonostante l'espulsione diScholem dalle Superiori, gli fu permesso di diplomarsi e di accedereall'Universita'). I due parlavano di fenomenologia e filologia, di socialismo estoriografia, di filosofia cinese e Baudelaire, Pindar, Holderlin;argomentavano su Brecht, Zola ed il Sionismo; erano reciprocamente immersi inKafka. Questi stupefacenti scambi -la maggior parte dei quali attraverso unacorrispondenza, durata decadi, infaticabilmente impegnata a idee, esperimenti, spesso divertenti, e, da parte di Benjamin, piuttosto elusivi- continuaronofino al sucidio di benjamin, nel 1940, in volo dalla Germania. Scholem fufrequentemente il primo lettore della piu' recente opera di benjamin, e Benjaminfu brevemente ispirato dall'esempio di Scholem nello studio dell'Ebraico, sebbene non progredi' molto oltre l'alfabeto. Entrambi questi straordinarigiovani uomini erano colpiti[17] dalla trascendente natura del linguaggio. Entrambi volevano ricreare la storiaintellettuale -Benjamin con l'incertezza del suo genio oscillante da unargomento all'altro, Scholem con la certezza di se', saltando con eruditaferocia al cuore dell'inavvicinabile calderone del misticismo ebraico[18] .

Era inavvicinabile perche' era al di fuori della corrente principale delGiudaismo, esclusa dal consenso rabbinico. Il Giudaismo canonico guardava sestesso come dato oltre il razionalismo morale: ai codici di etica, incluso ilprimato della carita', ed un coerente insieme di pratiche personali esocietarie; alle illuminazioni del midrash, il fascino della tradizione etica. Ma le mitologie ed i misteri esoterici eranoesclusi. Lo Zohar eracontrovoglia ammesso per lo studio, ma solo nella maturita', per paura cheabbagliasse gli studenti nell'irrazionalita'. Per il Giudaismo canonico, unamatura sobrieta' era tutto o, perlomeno, un significativo ideale sociale. Scholem si accorse molto presto di qualcos'altro. Diversamente da Freud, checongedo' la religione come un'illusione, Scholem piu' ambiziosamente credeva chefosse cruciale per la mente umana come il linguaggio stesso. A vent'anniscrisse a Escha Burchhardt (che piu' tardi sposo' e dalla quale divorzio')"la filologia e' veramente una scienza segreta e lasola forma legittima di scienza storica che esiste finora. E' la piu' grandeconferma della mia opinione sull'importanza centrale della Tradizione, sebbenenaturalmente in una nuova accezione. " Chiamo la sua idea la filosofia del linguaggio ebraico edesclamo'. Profeticamente,"Oh, se solo questecose un giorno fossero l'argomento di miei degni lavori!". Due annidopo, era uno studente di dottorato che descriveva la sua dissertazione"una vasta, fondamentale, filologica e filosoficamonografia su di uno dei primi testi cabalistici risalente al 1230 (...) Nienteche valga la pena di leggere che sia piu' lungo di quattro pagine e' statoscritto su quest'argomento. " Il suo lavoro sul testo,"Sefer ha-Bahir", fu d'avanguardia ed oltre[19] . Nel quadro della storiografia convenzionale ebraica, segno' una rivoluzione. Scholem stava divulgando una tradizione nascosta al di sotto, e parallela, all'espressione religiosa ebraico-normativa. Sotto l'oceano di commentiinterpretativi ne giace un altro oceano, ma in guisa esoterica ed immaginativa. L'enciclopedica ricerca di Scholem lo porto' attraverso i secoli; nessuno primadi lui ha mai sistematicamente ordinato ed investigato la varieta' delmisticismo ebraico. La posizione del giudaismo classico era che D-o e' inconoscibile:"Thou canst not see May Face"[20] . I Cabalisti cercarono non solo di definire e caratterizzare la Divinita'[21] -attraverso un tipo di fisica cosmogonica spiritualizzata- ma di sperimentarla. La Kabbalah e' stata evitata perle sue pretese di ascesa estatica al sublime nascosto; e' stata disprezzata perla sua connessione con la religione popolare e la magia.

Scholem era determinato a scoprire la piu' elevata via della tradizionesoppressa, in parte per completare e chiarificare la memoria storica, ed inparte per dischiudere gli arcani e maestosi costrutti immaginari, essi stessimeraviglie dell'intelletto umano. Era un tipo di archeologia letteraria. Il suostrumento di ricerca principale era la filologia, lo studio dei testi e la loroorigine. Scholem e' stato paragonato ad uno dei piu' grandi esegeti ecodificatori della tradizione ebraica: Maimonide, il matematico e fisico delXII secolo, che lesse la Torah con occhio aristotelico. MaMaimonide era un sostenitore del razionalismo. Scholem era in ricercadell'opposto. Egli guardava alla teosofia, come manifestata nella Kabbalah:"Queste correnti religiose all'interno del Giudaismo", spiego',"che si sforzano di arrivare ad unaconsapevolezza religiosa oltre l'apprendimento intellettuale, e che possonoessere raggiunte tramite la ricerca dell'uomo in se stesso con lacontemplazione, e l'illuminazione interiore che risulta da questacontemplazione".

Questa e' una definizione generica, data la complessita' delle moltegenerazioni e branche della Kabbalah(una parola che significa tradizione, letteralmente"cosa e' ricevuto") nella sua lussureggiante fecondita' dalprimo millennio alla sua ultima espressione nel XVII secolo. I piu' influenti ditutti questi movimenti agirono in Safed, in Gliela, nel XVI secolo, quando unacomunita' di iniziati si strinse intorno al rabbino Isaac Luria ed inizio' a comporrele stupefacenti opere che compongono quella che e' chiamata la Lurianic Kabbalah. Non solo le ideeLurianiche erano nuove, ma si espansero in una direzione originale sotto lapressione di uno dei piu' catastrofici della storia ebraica: la perquisizionedegli Ebrei spagnoli da parte dell'Inquisizione e la loro espulsione dopoun'eta' d'oro di alta creativita'. C'era gia' stato un altro esilio storico (ladistruzione del II Tempio, nel 70 d. C., inaugurante la diaspora, fu primaria) , e le sue conseguenze fragorose ebbero la loro eco nel simbolismo-cataclisma[22] . All'inizio -in verita', prima dell'inizio- la luminosa essenza di D-osoddisfaceva il pleroma[23] , il fondamento del nullaonnipresente. Poi D-o si adopero' in un atto di tsimtsum, un'auto-limitazione, contraendosi per dare luogo alla Creazione."Senza contrazione non c'e' creazione, come tutto e'Divinita'", scrive Scholem."Dunque, gia' in origine, la creazione e' un tipo di esilio, nella parte in cui D-o siritira dal centro della Sua essenza nei Suoi luoghi segreti. " Macerte luci, o scintille, o brillanti emanazioni di D-o stillano al di fuori cio'nonostante. C'erano le Sefiroth, potenzialita' o qualita' di D-o, le dieci arterie vitali, per cosi' dire, del SuoEssere. Possono essere elencate come Volonta' Primordiale, Saggezza, Intuizione, Grazia, Giudizio, Compassione, Eternita', Splendore, Tutte le Forze Fruttifere, e, per ultimo, la Shekkinah,"l'irradiazione nascosta della totalita' della vitadivina nascosta che risiede in ogni creatura esistente". Questepotenti illuminazioni divine si riversavano nei vasi del materiale del creato;troppo fragili per contenere queste magnitudini, si ruppero spargendo lescintille divine. Qualcuna rimase tra i cocci dei vasi disuniti e fu catturata, danneggiata e data all'oscurita'. A causa di questa rottura, chiamata Shevirah, i processi ideali della Creazione sono stati ostacolati e, daallora, niente e' stato al posto giusto; tutto e' esilio. A Safed ebbe origine, finalmente, il concetto di tikkun, il reintegro di cio' che era frammentato, la correzione della confusione, ilritorno dell'armonia. In questo modo, i kabbalisti della Galilea, attraverso unmito cosmologico di esilio e redenzione, furono capaci di rilevare unadisastrosa esperienza del popolo e di adombrare una visione di ristoro.

Puo' essere stato nei primi anni '40 (non ci sono testimoni in vita enessuno della corrente generazione e' certo di quando) che Scholem fu invitato aNew York per tenere una conferenza sulla Kabbalah al Seminario di TeologiaEbraica. Fu presentato da Saul Lieberman, un'eminente guida nel Talmud, e con cio' un aderente alrazionalismo ebraico."Il nonsenso e' ilnonsenso", enuncio' il professor Lieberman,"ma la storia del nonsenso e' conoscenza". Se Scholem rispose a questa ora leggendaria massima non e' conosciuto. Mal'immensita', e la passione della sua dottrina sottintendono che non incluse ilsimbolismo visionario tra gli artefatti del nonsenso.

Nel 1923, a 25 anni, Scholem emigro' in Palestina, come aveva promessodieci anni prima. Si era laureato con lode, e avrebbe potuto facilmenteottenere un impiego nell'universita' tedesca. Al contrario, arrivo' a Gerusalemmecon 600 volumi di letteratura kabbalistica e nessuna prospettiva accademica. Mac'era abbondanza di negozi di libri usati: Gerusalemme, annotava,"era satura di vecchi libri usati nella maniera in cuiuna sponda e' satura d'acqua". Dal 1925, l'Universita' Ebraica diGerusalemme fu istituita (era stato stabilito nel piano regolatore sin dal1913) , e molto prima Scholem divenne il suo primo professore di misticismoebraico. Ora inizio' quel torrente di innovativa inchiesta storica e letterariache velocemente lo contrassegno' come un luminare del XX secolo. Non era un uomoche penetrava un campo di conoscenza; lui stesso era un campo di conoscenza chepenetrava il mondo. Scriveva in un ebraico che rivaleggiava con la sua madrelingua tedesca per qualita' letteraria. Leggeva il greco, il latino, l'arabo el'aramaico. Il suo inglese era fluente e chiaro."Principali Orientamenti del Misticismo Ebraico"[24] , un trattato composto principalmente in inglese e pubblicato per la prima voltanel 1941, e' diventata l'opera introduttiva standard: la dedica e'"alla memoria di Walter Benjamin, l'amico di una vita". L'opera maggiore di Scholem,"Sabbatai Sevi:il Messia Mistico"[25] , che comparve in edizione inglese nel 1973, e' una completa storia della figuradel messia del XVII secolo che risveglio', tra le masse degli ebrei delladiaspora, la speranza di un ritorno a Gerusalemme. ; e' un libro enormementesuggestivo sulle origini della cristianita'.

Tutto questo ed altro ancora -conferenze, insegnamenti, viaggiall'estero, un secondo matrimonio con Fanya Freud- Scholem compi' durante tempidi tumulti e violenze. In Germania, la crisi dell'inflazione galoppante deldopoguerra fu seguita dall'ascesa del Nazismo. Werner, il fratello di Scholem, l'iniziale accusa di tradimento contro il quale era stata migliorata, fuarrestato di nuovo, sia come attivista comunista che come ebreo; fu infineucciso in Buchenwald nel 1940. Nei tardi anni '30, la madre vedova di Scholemed i suoi fratelli Reinhold ed Erich fuggirono in Australia. Durante gi stessianni, la Palestina fu turbata da periodiche insurrezioni arabe, specialmentenel 1920, 1921, 1929, 1936 e 1939."Per itre mesi scorsi, qui a Gerusalemme siamo vissuti in stato d'assedio", scrisse Scholem a Benjamin nell'Agsoto del 1936."C'e' una cifra considerevole di terrorismo... Pochi giorni fa uno dei mieicolleghi che insegna Letteratura Araba e' stato ucciso nel suo studio mentreleggeva la Bibbia... Nessuno sa se gli sara' gettata contro una bomba nel suocammino o dietro l'angolo". Nel giugno del 1939, disse ancora aBenjamin:"Viviamo nel terrore", eparlo' della"capitolazione degli Inglesi"-del Mandato-"nel segno della violenza". E nel 1948 ci fu un'immediata guerra quando i circostanti paesi arabi, rigettando il piano delle nazioni Unite per la ripartizione della Palestina, inviarono cinque armate d'invasione contro il neonato Stato Ebraico. Intereparti di Gerusalemme vennero distrutte od invase. Prima della sua morte, nel1982, aveva vissuto attraverso il terrore delle incursioni del 1956, la Guerradei Sei Giorni del 1967 e l'attacco dello Yom Kippur, nel 1973. Scholem defini'il suo Sionismo metafisicamente e storicamente radicato piuttosto che politico."Io non tocco il problema dello Stato", disse, definendosi anarchico. Ciononostante, si uni' ai colleghi dell'Universita'Ebraica nella costituzione, nel 1925, di BritShalom (Conferenza per la Pace) , un gruppo politico favorevole aduno stato binazionale, che voleva includere Arabi ed Ebrei negli stessitermini. Ma, da quando pochi Arabi furono attratti dall'idea e, di questi, alcuni furono assassinati da altri Arabi, la conferenza falli'. Una voltaaffermo' che da quando aveva lasciato l'Europa dietro di se' era fuoriuscitodalla Storia del mondo con l'intenzione di rientrare in quella Ebraica; ebbenesembrava che la storia del mondo avesse la misteriosa abitudine di seguire gliEbrei da qualunque parte fossero. Scholemfu costretto a sopportare il caos intermittente esattamente comeipotizzato[26] nelleteorie cabalistiche dell'esilio e redenzione.

Scrisse anche lettere. Suo padre, verso il quale non fu mai cordiale, mori' alcuni mesi dopo che Scholem fu emigrato. Ma scrisse spesso a sua madre, cherispose abbondantemente, inviandogli sempre le specialita' gastronomichefamiliari che richiedeva (marzapane e salumi). Scrisse ai suoi vecchi amiciancora in Germania, ai nuovi amici in America, ai suoi studenti, a WalterBenjamin, Theodore Adorno, Martin Buber, Hannah Arendt, Gorge Lichtheim, GorgeSteiner, Jurgen habermas, Friedrich Durrenmatt, Elias Canetti, Daniel Bell, Emil Fackenheim, Leo Strass, Franz Rosenzweig, e tanti altri. L'edizionetedesca delle lettere occupa duemila pagine. Il recentemente pubblicato"Gershom Scholem: Una Vita nelle Lettere, 1914-1982"(Harvard, 35 $) , edito e tradotto da Anthony David Skinner, e' una realistica econsiderevole collezione[27] , che lo segue dalla sua febbricitante adolescenza fino alla somma autorita' deisuoi ultimi anni. L'illuminante compendio biografico dell'editore proponepratici collegamenti da una decade all'altra, ma e' l'inflessibile voce diScholem che da' al volume la sua forza univoca ed i suoi impressionanticrescendo[28] . Nella loro inesauribile energia, le lettere mostrano un uomo esattamente doveavrebbe voluto essere, ed esattamente conscio del perche'.

I suoi corrispondenti che stavano fuggendo dalla Germania non eranocosi' sicuri. Scholem ripetutamente offri' rifugio a Benjamin, mantenendo lasperanza di un posto all'Universita' Ebraica; Benjamin vacillava incontinuazione, infine arrivando alla procrastinazione"che e' abitudine inveterata per me nelle piu'importanti situazioni della mia vita". All'esasperazione di Scholem, Benjamin stava considerando la possibilita' di un'isola al largo della Spagna."Potresti, naturalmente, fare il tuo lavoro letterarioqui", Scholem controbatte'."Gerusalemmeoffre piu' di Ibiza: prima di tutto, ci sono persone come noi, poi, ci sono ilibri... Ma ci sembra improbabile che tu potresti sentirti a tuo agio in unaterra in cui tu non abbia avuto direttamente parte... Le sole persone che possonosopravvivere a tutte le difficolta' qui sono quelle pienamente devote a questaterra ed al Giudaismo. " Benjiamin, Scholem lo riconobbe molto dopo, rifiutava qualsiasi devozione. Fu Hannah Arendt (poi Hannah Stern) , scrivendoda rifugiata nel sud della Francia, che informo' Scholem del suicidio diBenjamin.

Ma per Scholem il piu' autorevole cronista della crescente vessazioneNazista degli Ebrei fu Betty Scholem, la sua disperata madre. In un flusso diangosciate lettere da Berlino (ricordanti i diari di oppressione progressiva diVictor Klemperer[29] ) , stava registrando settimana per settimana lo stringersi del cappio tedesco."Non posso riassumere quello che sta succedendo", si doleva,"Sono completamente senza parole. Semplicemente non posso immaginare che ci sono non 10. 000 o 1. 000 rettiCristiani che rifiutano di alzare la loro voce in protesta. " Iresoconti dei suoi inutili viaggi agli uffici della polizia Nazista perchiedere informazioni riguardo all'imprigionato Werner hanno la risonanza diun'atroce predizione. Nel marzo del 1933, parlando degli avvocati, insegnati, fisici ebrei in fase di espulsione dalle loro professioni, scrisse:

E' veramente un colpo di fortuna che sei fuoridalla via del male! Ora, improvvisamente, voglio vedere tutti in Palestina!Quando solo penso al clamore suscitato tra gli Ebrei Tedeschi quando ilSionismo inizio'! Tuo padre e tuo nonno Hermann L. e l'intero Central Verein[30] si battevano il petto e dicevano con assoluta convinzione:"Siamo Tedeschi!". Ed ora ci dicono che non siamoTedeschi, dopo tutto!

A dispetto degli intervalli di relativa quiete, la popolazione ebraicadi Palestina non era interamente al di fuori dalla via del male; ma ilterrificante responso di sua madre riguardo il pericolo in Germania, anni dopoil preveggente ripudio di Scholem, lascio' un'impronta amara in molti dei suoisuccessivi cambiamenti. Scholem evito' di incontrare Heidegger (come Buber avevafatto) , perche' Heideggere era stato un impassibile Nazista. Era insofferenteverso le tendenziose distorsioni della storia Ebraica. Quando un editore di The New York Review of Books gli chiese direcensire il libro di Arthur Koestler"LaTredicesima Tribu': l'Impero Kazaro e il Suo Retaggio" la replica diScholem -"colossale impostura" fusprezzante:

Sigmund Freud disse agli Ebrei che la lororeligone fu imposta dagli Egiziani, cosicche' non vi era nulla di cui essereorgogliosi per gli Ebrei. Gli Ebrei trovarono cio' infondato ma piuttostodivertente. Ad alcuni Gentili piaceva, perche' avrebbe dato una lezione a questialtezzosi Ebrei. Arthur Koestler vuole dare loro il resto dicendo loro che nonsono neanche Ebrei e che quei dannati Askenaziti Russi, Rumeni ed Ungheresi chehanno inventato il Sionismo non hanno neanche il diritto di reclamare Israelecome loro patria, poiche' i loro antenati Kazari non l'hanno mai vista... Non c'e'altro che io possa aggiungere sull'erudizione di Koestler.

Nel 1962, in quanto parte dello sforzo post-Olocausto del dopoguerraverso il pubblico e ufficiale rimorso in Germania, Scholem fu invitato acontribuire ad un volume concepito come omaggio all'"indistruttibile dialogo ebraico-tedesco". Egli rispose conuna tagliente polemica:

Non c'e' dubbio che gli ebrei cercassero undialogo con la Germania, e da tutte le possibili prospettive e punti di vista:ora chiedendo, ora implorando e supplicando; ora strisciando sulle loro mani esulle ginocchia, ora ribelli; ora con tutti i possibili toni di dignita' persuscitare interesse[31] , ora con una mancanza di auto-rispetto di abbandonati da D-o... Nessuno harisposto a questo grido... L'infinita estasi dell'entusiasmo ebraico non ha maiguadagnato una replica in qualsiasi tono che avrebbe potuto considerare unarisposta di Ebrei a Ebrei, cioe' un tono che avrebbe orientato cosa gli Ebreiavevano da dare e non solo cosa avevano da cedere. A chi, poi, gli Ebreidovevano parlare in questo famoso dialogo ebraico-tedesco? Essi parlavano soloa loro stessi... In ultima analisi, e' vero che i tedeschi, ora, riconoscono checi fu un enorme quantita' di creativita' ebraica. Questo non cambia il fatto chenon puoi avere un dialogo con i morti.

Questa non fu la risposta piu' aspra di Scholem, sebbene non toccassenessuno delle passioni centrali del suo pensiero storico. Un anno piu' tardi, nel 1963, Hannah Arendt pubblico'"Eichmannin Gerusalemme: Rapporto sulla Banalita' del Male", un resoconto delprocesso che Adolf Eichmann, l'ufficiale superiore delle SS che ordino' ladeportazione degli Ebrei nei campi della morte e che gli agenti segretiisraeliani catturarono nel suo nascondiglio argentino. La confutazione diScholem innesco' una conflagrazione intellettuale che sfocio' oltre i confini deiloro privati scambi in una feroce pubblica disputa. Arendt e Scholem furonocalorosi corrispondenti per due decadi. Ma gia' nel 1946 una crepa -non ancoraun crepaccio- si apri' nella loro amicizia. Arendt spedi' a Scholem"Il Sionismo Riconsiderato"[32] , un saggio che lui liquido' come"manifestamenteanti-sionista, accalorata versione del criticismo comunista (...) un attocorbelleria politica". La accuso' di attaccare gli Ebrei di Palestina"per il mantenimento di una separazioneultraterrena dal resto dell'umanita' ma", argomento',"quando gli stessi Ebrei si sforzano di difendersi perloro stessi, in un mondo il cui male tu stessa non smetti di enfatizzare, tureagisci con una derisione essa stessa provocata da una qualche fonteultraterrena". Egli manifesto' il suo credo, insieme personale e politico:

Sono un nazionalista e sono completamenteimpassibile alle denunce apparentemente "progressiste"di un punto di vista che le persone reiteratamente, perfino nella mia primagiovinezza, reputavano obsoleto... Sono un "settario"e non mi sono mai vergognato di esprimere pubblicamente la miaconvinzione che il settarismo puo' offrirci qualcosa di decisivo e positivo... Non posso biasimare gli Ebrei se ignorano le cosiddette teorie progressiste chenessun altro al mondo ha mai praticato... Gli Arabi non sono stati d'accordo suuna sola soluzione che includa l'immigrazione ebraica, sia federale chenazionale o binazionale... Sono interessati prima non alla moralita' delle nostreconvinzioni politiche ma esclusivamente se noi saremo in Palestina o meno... Consideroabbondantemente ovvio (e difficilmente ho bisogno di enfatizzarlo con voi) chela carriera politica del Sionismo... ha creato una situazione piena di disparita', dubbio e compromesso, precisamente perche' ha luogo sulla Terra, non sulla Luna... Il movimento Sionista prende parte all'esperienza dialettica del Reale (ed atutte le sue catastrofiche possibilita') con tutti gli altri movimenti che se nesono fatti carico per cambiare qualcosa nel mondo concreto. [33]

Conclude accusando Arendt di puntare con cinica retorica"contro qualcosa che per gli Ebrei e' di importanza divita o di morte". Il suo punto di vista, lui credeva, era motivatodalla paura di essere classificata reazionaria,"uno dei fenomeni piu' depressivi mai visti tra i bravi Ebrei". Lo sapeva, disse, dal leggere PartisanReview.

Il vetriolo riflui' e l'affetto riprese. A lungo andare, era un'amiciziache non poteva essere sostenuta, e con l'apparizione di"Eichmann in Gerusalemme" il rispetto diScholem per Arendt si dissolse; in tarda eta' senti' che la loro disputa erastata"una delle piu' amare controversiedella mia vita". Dispose della"banalita'del male" non meglio che di uno slogan: contraddiceva e minava allabase il"male radicale" cheArendt aveva affermato ne"Le Origini delTotalitarismo", il suo primo studio. Argomento' contro la condannasenza pieta' degli Judenrat che iTedeschi avevano costretto a riempire i ghetti:"Non presumo di giudicare. Non c'ero. " Non era d'accordo sulfatto che l'accusa aveva fallito, sebbene asserisse la sua opposizioneall'impiccagione di Eichmann:"Non dovremmorendere il confronto con il passato piu' facile per i tedeschi... Ora e' un esempiotipico per tutti". Non contrasto' la critica di Arendt dei piu' debolielementi di un popolo agli estremi ma,"perla gravita' della debolezza[34] , la tua enfasi e' completamente di parte e lascia il lettore con un sentimento dirabbia e furia". Rabbia e furia ribollono da una fonte ancora piu'profonda:

e' la mancanza dicuore, l'esplicito tono malizioso che utilizzi nell'occuparti di argomenti cosi'profondamente riguardanti il centro della nostra vita. C'e' qualcosa nellalingua degli Ebrei che e' completamente indefinibile, sebbene pienamenteconcreto, quello che gli Ebrei chiamano ahavathIsrael, o l'amore per gli Ebrei. Con te, mia cara Hannah, con conmolti intellettuali provenienti dalla sinistra tedesca, non c'e' traccia diquesto... Nel trattare un argomento cosi', non c'e' posto per la dimessaespressione tedesca"riguardo al mio cuore"?

La risposta di Arendt fu completamente ostile. Nego' di provenire dallasinistra tedesca, ma dalla filosofia. Non amava nessuna nazione o collettivita'. Nella sua opinione di Sionismo, da molto gli Ebrei non credevano piu' in D-o, masolo in se stessi."In questo senso", gli disse,"non amo gli Ebrei".

Il termine di Scholem per definire cio' che e' comunemente conosciutocome"Olocausto" fu la"Catastrofe". Nella sua opera la parolaappare raramente. Ma e' chiaro dalle lettere che la Catastrofe e' una delle piu' grandi preoccupazioni della suavita ed una presenza clandestinanei suoi libri. Molti dei suoi corrispondenti erano profughi; una minoranza, tra di essi molti amici fraterni, furono suicidi. Al termine della guerra giro'per l'Europa, salvando le rimanenze delle biblioteche di Judaica etrasportandole in Palestina. Insieme a Theodor Adorno, riusci' nel preservare unaltro archivio danneggiato: le cartedi Walter Benjamin, che edito' e condussealla stampa (durante questa opera, fu felice di sapere che Benjamin era direttodiscendente di Heinrich Heine).

Nell'arena pubblica, esemplificato dalle ossessioni evidenti nellelettere private, persegui' due argomenti salienti: i motivi storici del modernoSionismo; e la colpa della germania e del suo substrato, la delusione degliEbrei Tedeschi nella loro irrequieta storia d'amore. Come per i tedeschistessi,"Io posso e parlerei agli individui", ma evitava di farlo alla collettivita'."Dovremmolasciareche il tempo faccia il suo lavoro", avviso' nel 1952. Losconvolgimento del mondo ha colpito la sua generazione e tagliato le sue mentipiu' produttive."E' inutile alimentareillusioni: abbiamo sofferto una perdita di sangue i cui effetti sullo spirito esugli scopi della conoscenza sono semplicemente inimmaginabili". Senza dubbio aveva benjamin in mente, ma anche la perdita della storiaintellettuale, specialmente nella forma della storiografia ebraica superiore. Cosi' era devoluto a Scholem di rimettere insieme manualmente la nuovastoriografia visionata, fino al momento in cui gli studenti avrebbero potutoimpadronirsi del suo lavoro e della suo retaggio. Per quanto riguarda laKabbalah, disse loro astutamente, dovevano prima leggere Kafka.

Formulava la Kabbalah come un mito; in fondo, era un moderno. E, comeun moderno paralizzato dall'eterodosso e dal simbolico, lasciava un'influenzadeduttiva oltre le sue stesse intenzioni. Negli anni a venire, i suoi studiinfluenzarono il lavoro di harold Bloom, Jacques Derida, Umberto Eco, JorgeLuis Borges, Patrick White. Queste spore letterarie vaganti lo confondevano ("e' un paese libero", disse una volta) , ma li sapeva distanti dalle sue capacita' e dalla suamissione. Gli usi della Kabbalah non erano gli incantamenti dell'arte o leingenuita' del criticismo. Per Scholem, la Kabbalah era una fiera necessita',"la vendetta del mito contro i suoi conquistatori". All'e'lite del Giudaismo classico, ed al suo giudicare eresia la Kabbalah, replicava:

Dall'inizio questo risorgere delle concezionimitiche nel pensiero degli Ebrei mistici ha fornito un legame con certi istintidella fede popolare, fondamentali impulsi sprigionanti dalla paura dell'uomocomune della vita e della morte, ai quali la filosofia ebraica non hasoddisfacentemente risposto. La filosofia ebraica ha pagato un prezzo elevatoper lo per il suo disdegno dei livelli primitivi della vita umana. Ha ignoratoil terrore di cui i miti sono fatti... Niente distingue in maniera cosi' netta ifilosofi ed i cabalisti come la loro attitudine verso i problemi del male e deldemoniaco.

Per secoli, attraverso le persecuzioni e le espulsioni, le conversioniforzate e gli incendi, sugli abissi della Catastrofe, gli Ebrei hanno soffertoil terrore. Rispondendo a queste crisi ricorrenti, l'immaginazione mistica halasciato in eredita' una cosmogonia che comprendeva l'esperienza mistica ebraica. Nel simbolismo cabalistico, con la sua tragica intuizione che il mondo e' rotto, che tutte queste cose non sono al loro posto ed che anche D-o e' in esilio, Scholem ha vide contemporaneamente una conferma del lungo travaglio delladispersione ebraica e la sua consolazione: la speranza della redenzione. Indefinitiva, vide il Sionismo.


[1] fonte:"The Heretic" di Cynthia Ozick, The New Yorker, 2/9/2002

[2] household

[3] increasingly turned

[4] both of which Scholem eventually took issue with

[5] bibliomaniacal teen-age boy haunting second-handbookshops could afford lang=3DEN-GB, ho tradotto appositamente in questa maniera poiche' non riuscivo a rendere lang=3DEN-GB haunting

[6] concise little memoir

[7] had long since been transmutedlang=3DEN-GB

[8] bewildered

[9] such a central relationship

[10] painful

[11] un-Jewish

[12] the degree (...) has acted upon us as a destructivestimulation

[13] it succeeded in freeing him

[14] perfervid

[15] views

[16] full-length

[17] beguilded

[18] into the hitherto untouchable cauldron of Jewishmysticism

[19] pioneeringscholarship, but it was far more than that

[20] letterale

[21] Godhead

[22] lo Zingarelli non riporta l'aggettivo cataclismico

[23] nella filosofia degli gnostici, la pienezza e la perfezione della vita divina

[24] "Major Trends in Jewish Mysticism"

[25] "Sabbatai Sevi: The Mystical Messiah"

[26] probed

[27] shorter collection

[28] striking crescendos

[29] reminiscent of Victor Klemperer'sdiaries of gradual engulfment

[30] letterale

[31] compelling tones of dignity

[32] Zionism Reconsidered

[33] that have taken it upon themselvesto change something in the real world

[34] to the degree that there really wasweakness