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ott 23, 2001 |
Storia millenaria,  |
redazione

Ricordando David Ben Gurion

Quando vent'anni fa, all'indomani della scomparsa di David Ben Gurion, si volle in qualche modo riassumerne il pensiero e l'opera, il titolo piu' ricorrente, sia nei necrologi che nei discorsi commemorativi, fu quello secondo cui Ben Gurion doveva essere considerato come l'architetto dello stato ebraico. Ed a ben riflettere, giustamente si addice tale titolo a questa grande figura, in quanto il valore semantico dell'architetto non e' soltanto colui che si adopera per la realizzazione di un certo progetto, ma e' pure colui che partendo da un ideale e da qualcosa che appare lontano e quasi irrealizzabile, procede piano piano alla concretizzazione nella realta' di quell'ideale.

E' difficile per me, come potrete ben comprendere riassumere la vita e l'opera di Ben Gurion nell'arco di questo breve intervento. Quella vita e quell'opera svolta in favore del popolo ebraico e nella realizzazione di uno stato ebraico libero ed indipendente sono ormai oggetto dei libri di storia. Quello che invece e' mia intenzione fare, e' di riproporre alcune idee ed insegnamenti propugnati da Ben Gurion e che si ritrovano alla base della sua azione e che possono avere ancora per noi il valore d'insegnamento ed indicarci la strada da seguire.

Comincer con il ricordare come, secondo Ben Gurion, lo stato ebraico non doveva essere soltanto lo stato degli ebrei, ma il simbolo della partecipazione attiva e responsabile di tutto il popolo ebraico per la causa sionistica. Ed infatti cos egli ebbe a scrivere, quasi profeticamente, proprio agli inizi della sua attivita' all'interno dell'organizzazione sionistica:

Una patria non si offre ne' si ottiene in dono; non si riceve per un privilegio o per accordi politici; non si compra con l'oro e non si conserva con la forza. No: si consegue col sudore della fronte, deve essere la concezione storica e l'opera collettiva di un popolo, il frutto di uno sforzo comune, materiale, spirituale e morale nel corso di piu' generazioni.

Desidero pure ricordare un giudizio abbastanza rilevante che Golda Meir ebbe a dare sullo stesso Ben Gurion:

Ben Gurion era un attivista, un uomo che credeva nell'azione piu' che nell'aspirazione ed era convinto che, a conti fatti, ci che importava ed avrebbe sempre importato era quello che gli israeliani facevano e come lo facevano, non gia' ci che il mondo esterno pensava e diceva di Israele. La prima domanda che poneva a se stesso e a noi in merito ad ogni problema che venisse posto sul tappeto in quel torno di tempo, era: questa soluzione e' utile allo stato?..... in fin dei conti, sarebbe stata la storia a giudicare Israele in base alle sue azioni e non gia' alle sue dichiarazioni e alle sue attivita' diplomatiche.

Fin qu il giudizio di Golda Meir, che corrisponde pienamente al modo come noi abbiamo conosciuto la figura di David Ben Gurion e di come la storia ce l'ha tramandata. Il suo impegno, il suo attivismo e il suo pragmatismo avevano del proverbiale. Quanto, questa nuova immagine dell'ebreo finalmente padrone del proprio destino e che prendeva nelle proprie mani ogni decisione sulla propria sorte, si discostava da quell'altra tramandata per duemila anni dell'ebreo fedele alla propria tradizione dedito si allo studio e alla meditazione, ma pure soggetto alla tolleranza e alla clemenza degli altri popoli e ritenuto puro oggetto della storia e degli avvenimenti umani.

Tutti sappiamo che soprattutto, negli ultimi anni della sua vita, David Ben Gurion si applic ad uno studio serio ed approfondito dei testi biblici. Nelle parole della Bibbia, Ben Gurion non ritrovava solamente la magna charta dei diritti del popolo ebraico nei confronti della propria terra, proprio come afferma il testo del Deuteronomio: Perche' il signore D-o tuo sta per farti entrare in un buon paese: un paese di corsi d'acqua e di fonti, di acque zampillanti dalle profondita', nelle valli e sui monti; paese di frumento e orzo, di vigne, di fichi e melograni; paese di olive e di miele; paese nel quale non avrai il pane misurato e non ti manchera' nulla.

Nella Bibbia Ben Gurion ritrovava la speranza espressa dalla visione messianica dei profeti di una terra che senza scarsita' e' anche una terra senza oppressioni; una terra in cui il popolo doveva realizzare la speranza di progresso, di pace ed armonia; una terra in cui ciascuno siedera' sotto la sua vite e sotto il suo fico, nessuno verra' a turbare la sua pac, simbolo di pace per tutte le genti della terra.

Rav Elio Toaff