G. Fubini - L'Europa e noi
I tentativi da parte vaticana di inserire nella Costituzione europea un richiamo alla divinit o quanto meno alle radici "giudeo - cristiane" dell' Europa non possono lasciarci indifferenti.
presumibile che tali tentativi siano legati a ragioni contingenti come la
volont di bloccare l'ingresso nella Comunit europea della Turchia o di
altri Paesi di cultura islamica del Mediterraneo. Resta il fatto che poich
una Costituzione un documento destinato a durare oltre il contingente ,
tali ragioni meriterebbero di essere ignorate se non si vuole che l'Europa
nasca sul piede sbagliato.
Il richiamo alla divinit comune a molte costituzioni democratiche: cos a
quella tedesca del 1949 ("Il popolo tedesco . cosciente della sua
responsabilit davanti a Dio e agli uomini."), a quella greca del 1911
("Articolo 2, comma 2.- Il testo delle Sacre Scritture resta inalterabile.
rigorosamente vietato tradurlo in un qualsiasi altro dialetto senza la
previa autorizzazione della Chiesa di Grecia, confermata dalla grande Chiesa
di Costantinopoli."), a quella irlandese del 1937 ("Preambolo. In nome della
Santissima Trinit, dalla quale deriva ogni potenza ed alla quale bisogna
ricollegare, come nostro fine supremo, tutte le azioni degli uomini e
degli Stati, noi, Popolo d'Irlanda, riconoscendo con umilt tutti i nostri
obblighi verso il divino Signore Ges Cristo."), a quella del Lichtenstein
del 1921 ("Noi, Giovanni II, per grazia di Dio, principe sovrano del
Lichtenstein,."), a quella dei principato di Monaco del 1911 ("Noi, Alberto
I, per grazia di Dio, principe sovrano di Monaco."), alla dichiarazione di
indipendenza degli Stati Uniti del 4 luglio 1776 (".Noi, Rappresentanti
degli Stati Uniti d'America, riuniti in Congresso generale, prendiamo a
testimone il Giudice Supremo dell'Universo della correttezza delle nostre
intenzioni..."). Ma va riconosciuto che manca ogni richiamo di tal sorta
nelle costituzioni dei grandi Stati moderni salvo gli Stati Uniti d'America.
Tale carenza mi sembra il segno di una maturazione della quale doveroso
prendere atto in nome di un principio che dovrebbe essere comune quanto meno
a tutti i "Popoli del Libro": "Non pronunciare il nome di Dio invano".
un principio che impone di diffidare di chi dice che viene a parlarvi nel
nome di Dio invece che in nome di se stesso (l'hanno fatto Pietro l'Eremita,
Hitler, Khomeini, Bin Laden): la tecnica di chi non vuole assumere in
proprio la responsabilit di quello che dice o di quello che fa, e allora
scarica su Dio la responsabilit delle proprie scelte, dimenticando che la
creazione significa il distacco del creato dal creatore e quindi l'
assunzione di una responsabilit in proprio da parte dell' Uomo.
Forse il richiamo al midrash del carrubo e alla prima frase del Deuteronomio
30:12 ("(La Legge) non sta nel cielo") pu essere utile a chiarire il
concetto.
Per il richiamo alle pretese radici "giudeo - cristiane" dell'Europa il
discorso non molto diverso.
Gi queste "radici giudeo-cristiane" sono un ossimro dal quale dobbiamo
guardarci.
Ricordo che in occasione della firma del Concordato craxiano del 1984 ebbi a
rilevare l'inopportunit dell'affermazione secondo la quale "i principi del
cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano".
Scrivevo sulla "Rassegna mensile di Israel" del gennaio - aprile 1985 : "
un'affermazione che tende a creare una frattura con quanti hanno la
coscienza del contributo dato - attraverso il Risorgimento, la prima guerra
mondiale, la Resistenza - alla formazione del patrimonio culturale comune di
tutto il popolo italiano da tutti coloro che non accettano di considerare
come facenti parte del proprio patrimonio i principi del cattolicesimo".
Oggi non si pu non ricordare che le radici comuni e specifiche dell'Europa
si ritrovano nel libro "Dei delitti e delle pene" di Beccaria del 1764, nel
"Trattato della Tolleranza "di Voltaire del 1765, nel "Trattato sulla
Ricchezza delle Nazioni" di Adamo Smith del 1776, nel "Nathan il Saggio" di
Lessing del 1779, nel "Jerusalem" di Moses Mendelssohn del 1783, non meno
che negli scritti di Montaigne. Ci sono tutti: gli italiani, i francesi, gli
inglesi, i tedeschi; ci sono i cattolici, i protestanti, gli ebrei.
Con ci non si vuol dire che tutta la cultura europea stia nel secolo dei
Lumi, ignorando gli apporti greci, romani, ebraici, cristiani, arabi o
ancora di altra natura, ma si vuol rilevare che il contributo particolare
che gli Europei hanno dato al mondo, diverso da tutto quanto hanno dato gli
altri popoli, sta nell'Illuminismo e nei diritti dell'Uomo.
qui che sta la specificit europea e che forse meriterebbe di essere
ricordato.
....."In Europa la sovranit appartiene al popolo e non viene da un potere
trascendente. La libert di pensiero assoluta, al pari della libert di
religione. Le donne non subiscono per qualche ragione religiosa, una
condizione di inferiorit rispetto agli uomini. La rappresentanza politica
deve essere pluralista. I poteri pubblici non devono dipendere dall'autorit
religiosa n farvi riferimento.
Tutti questi valori sono pilastri accettati di stabilit politica ed
istituzionale dell'odierna Europa e intorno ad essi vi consenso pressoch
unanime. Sono stati recepiti dalle chiese, non concessi dalle chiese. Questa
parte del nostro patrimonio viene dall'illuminismo e dall'antica battaglia
per il trionfo della Ragione. Approfondire questa serie di valori,
verificare in quale misura sono condivisi la condizione necessaria per
generare nuovi valori e per garantire all'Unione l'identit e la coesione
che un giorno ci consentir di proporre i valori laici dell'Europa al resto
del mondo".
Michel Rocard,
ex primo ministro francese
(Dal testo elaborato in qualit di membro del gruppo di lavoro indipendente nominato dal Presidente della Commissione Europea Romano Prodi con il compito di individuare le prospettive a lungo termine della cultura nell' Europa allargata)